Chiunque può sopravvivere a cinque notti. Questa volta, non ci saranno seconde occasioni. Espandi ▽
1982. Nel primo ristorante della catena Freddy Fazbear's avviene una tragedia: la morte misteriosa di una ragazza considerata strana, Charlotte. Venti anni dopo, Abby, sorella minore di Mike, sente la mancanza dei suoi compagni di giochi. Mike sottovaluta il malcontento di Abby e così non si accorge che una minaccia mortale, ancor più temibile di quella affrontata in passato, sta per abbattersi su lui e Vanessa, l'altra sopravvissuta alla notte da Freddy's.
Il risultato è disturbante ma non necessariamente terrificante, vista l'impossibilità di sospendere l'incredulità di fronte a una trama contorta e inutilmente complicata. A ogni svolta della sceneggiatura corrisponde una spiegazione didascalica.
Per chi ha amato il videogioco l'approccio potrebbe essere completamente diverso, ma presupporre un'esperienza videoludica per poter godere appieno del film ed entusiasmarsi per i suoi personaggi significa che non stiamo guardando un film, ma al più un'appendice, un corollario "già giocato". Recensione ❯
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Il film documentario diretto dal premio Oscar Giuseppe Tornatore, con le musiche del premio Oscar Nicola Piovani. Espandi ▽
Brunello Cucinelli viene da una famiglia povera, ma non gli è mai mancato niente in termini di affetto, calore e rispetto. Dall'infanzia in un casale umbro insieme a 13 famigliari, all'adolescenza a Ferro di Cavallo, in provincia di Perugia, al trasferimento a Solomeo al seguito della fidanzata (poi moglie) Federica, il suo percorso è un'allegra scorribanda verso quella vocazione per la maglieria di qualità e l'alta moda che nascerà dopo il 25 anni e lo accompagnerà fino al presente. Ad animare l'imprenditore è una filosofia di vita appresa dai genitori, ovvero quella di comportarsi da persona perbene: con amici e parenti, con dipendenti e collaboratori, con i clienti e la sua comunità territoriale, con i partner aziendali e gli investitori cui sconsiglia di acquistare le sue azioni se non condividono la sua visione aziendale. Ed è questo il segreto del suo successo, tanto umano quanto professionale.
Cucinelli è il protagonista assoluto di Brunello - Il visionario garbato, il documentario che Giuseppe Tornatore ha girato su richiesta dello stilista che ne è produttore insieme a Masifilm; ed è un protagonista carismatico e accentratore che si racconta con il piglio del cantastorie, e la cui vicenda sembra una favola moderna. Tornatore dà molto spazio alla formazione di Cucinelli, ricreando scene della sua infanzia e giovinezza nelle quali l'imprenditore oggi settantenne si inserisce fisicamente per rivisitare il suo passato. Non possiamo sapere quanto di ciò che Cucinelli racconta attraverso la cinematografia di Tornatore sia attendibile perché viene raccontato basandosi sulla sua voce e quella dei suoi ammiratori, ma il film è aspirazionale e fonte di ispirazione in questo periodo ingeneroso e individualista, dove i concetti di comunità, di dignità dei lavoratori e di lealtà verso il prossimo sembrano… fuori moda. Recensione ❯
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Tornano alcuni temi cari alle commedie di Zalone, dal viaggio rocambolesco al confronto ricchezza/povertà, ma anche lo scontro generazionale. Commedia, Italia2025. Durata 90 Minuti.
Ill nuovo film di Checco Zalone, diretto da Gennaro Nunziante, autore insieme a Checco Zalone del soggetto e della sceneggiatura. Espandi ▽
La storia è quella di Checco, ricco e viziato erede di un impero di fabbricanti di divani, costretto ad abbandonare una vita dorata per mettersi sulle tracce della figlia adolescente scomparsa. Suo malgrado si ritrova sul Cammino di Santiago, il reticolo di percorsi di pellegrinaggio che convergono verso Santiago di Compostela. Questo inaspettato viaggio - tra fatiche, vesciche, scontri, rivelazioni - diventerà per padre e figlia un'occasione unica per conoscersi davvero. Recensione ❯
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Un film solido - classico ma contemporaneo - che parla dell'ingiustizia della condizione femminile. E dove la musica può fare tutto. Drammatico, Storico - Italia, Francia2025. Durata 110 Minuti.
Il film liberamente tratto dal romanzo Stabat Mater di Tiziano Scarpa. Espandi ▽
Venezia, 1716. Cecilia è un'orfana che la madre ha affidato all'Ospedale della Pietà, e come le altre ospiti dell'istituto ha imparato a leggere, scrivere e soprattutto suonare uno strumento musicale, nel suo caso il violino. Le musiciste più dotate dell'orfanotrofio si esibiscono in pubblico dietro ad una grata. Le ragazze vengono affidate alla guida di un prete di grande talento ma fallimentare come impresario musicale. Si tratta di Antonio Vivaldi che intuirà in Cecilia un talento simile al proprio, e un'analoga passione per la musica.
Michieletto conosce bene la musica e ne capisce il potere, e capisce anche il potere dello spettacolo, dunque crea un film colto ma accessibile al pubblico, classico ma contemporaneo, con l'aiuto di una sceneggiatura solida che punta a raccontare l'ingiustizia della condizione femminile.
Il secondo asso nella manica di Primavera è la sontuosa fotografia di Daria D'Antonio, che illumina in modo fortemente pittorico composizioni sceniche che sono quadri viventi. Terzo asso è l'interpretazione appassionata ma rigorosa di Tecla Insolia, che si conferma la migliore attrice italiana della sua generazione. Recensione ❯
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Per la prima volta sul grande schermo la più grande battaglia di Jujutsu Kaisen fino ad oggi, "L'incidente di Shibuya" Espandi ▽
Un velo cala improvvisamente su Shibuya, nel bel mezzo dei festeggiamenti di Halloween, intrappolando all'interno numerosi civili. Satoru Gojo, il più forte degli stregoni, si getta nella mischia, ignaro che stregoni neri e spiriti maledetti tramano per imprigionarlo. Accompagnato dai compagni di classe e da altri stregoni di prima classe, Yuji Itadori si tuffa in uno scontro tra maledizioni senza precedenti: l'incidente di Shibuya. In seguito, dieci colonie sparse per il Giappone si tramutano in covi di maledizioni a causa delle macchinazioni di Noritoshi Kamo, lo stregone più blasfemo della storia. Mentre ha inizio l'infernale girone dell'eccidio, allo stregone di livello speciale Yuta Okkotsu viene dato il compito di giustiziare Yuji per i crimini di cui si è macchiato. Il tremendo scontro tra i due pupilli di Satoru Gojo giunge in anteprima sul grande schermo. Goditi anticipatamente nei migliori cinema la fatidica battaglia tra Yuji e Yuta che darà inizio all'ardente terza stagione. Recensione ❯
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Un atto di opposizione e perseveranza. Un film di lotta con una fede disperata nel potere delle immagini. Drammatico, Gran Bretagna2023. Durata 115 Minuti.
In Cisgiordania, l'insegnante Basem è diviso tra la resistenza, il legame con l'allievo Adam e una relazione con una militante. Espandi ▽
Sulle montagne della Palestina coperte di ulivi, l’esercito israeliano abbatte le case e arresta chiunque resista. L’ultimo baluardo, prima della rabbia e della rassegnazione, è Basem El-Saleh, professore di lingue che ha collezionato qualche anno in prigione per insubordinazione. Insieme a Lisa, una volontaria inglese, fa quello che può contro una violenza secolare. Poi un giorno uno dei suoi ragazzi finisce assassinato da un colono. Basem posa i libri e riprende la pistola. È la ricerca di giustizia (in piena colonizzazione) a guidare il film di Farah Nabulsi, regista e attivista britannica di origine palestinese. The Teacher si impone come un film di lotta. Contro l’invisibilità e con una fede disperata nel potere delle immagini, Nabulsi scrive e dirige un dramma che è il riflesso di tutte le problematiche che affliggono i palestinesi. In un clima di “criminalità legalizzata”, come la definisce Basem, i coloni distruggono case senza motivo, minacciano e ostacolano i palestinesi in tutta impunità. Recensione ❯
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Un attore americano impreparato arriva in Italia per interpretare Leopardi. Con l'aiuto di Silvia, una coach locale, scopre poesia, amore e sé stesso. Espandi ▽
David è un giovane attore americano che ha un’agente molto scaltra, Mildred. È lei che riesce a fargli ottenere un bel ruolo di protagonista in un film diretto dal regista italiano Ruggero Mitri “Giacomo in Love”. David accetta con entusiasmo di andare a girare in Italia, ma non leggendo neanche il copione, è convinto sia la storia di Casanova. Quando arriva scopre che il Giacomo in questione è il poeta Leopardi. L’unica speranza è una coach del posto, tale Silvia. Ricca di ironia sin dalle prime scene, è una commedia non mira a raccontare la figura del poeta di Recanati, ma quella di un giovane attore americano con il pallino di diventare una star. Il risultato è una commedia romantica che incuriosisce, in alcuni momenti appassiona e può risultare una visione leggera e godibile. D’altra parte il dietro le quinte della lavorazione del film risulta troppo più interessante rispetto alla storia d’amore, e questo penalizza la visione di una love story che non emoziona abbastanza. Recensione ❯
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A Taipei, Shu-fen lotta per tenere insieme la sua famiglia, ma le iniziative delle figlie rischiano di distruggere l'equilibrio già precario. Espandi ▽
Nel mercato notturno di Taipei Shu-fen gestisce un chiosco che serve noodle: lasciata dal marito da diversi anni, sta ancora affrontando i debiti residui, faticando a gestire l’irrequieta figlia ventenne I-Ann e la piccola I-Jing di 5 anni. Mentre Shu-fen si lascia andare alla depressione, la situazione le sfugge di mano e le iniziative di I-Ann e I-Jing rischiano di compromettere ulteriormente l’equilibrio famigliare. Durante la visione di Left-Handed Girl la prima impressione potrebbe essere quella di un Florida Project in versione taiwanese, complice la presenza di Sean Baker in qualità di produttore e co-sceneggiatore. È indubbio che tornino alcuni dei temi cari al cineasta americano. Il tocco di Baker in fase di sceneggiatura si percepisce nel ritmo indiavolato e nell’attenzione a dialoghi credibili e ficcanti, tali da coinvolgere un pubblico variegato per cinefilia e capacità di attenzione. Un debutto che sa conquistare per la sincerità proposta e per l’interpretazione di un cast splendidamente assemblato. Recensione ❯
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Una nuova avventura per il ladro gentiluomo più famoso del Giappone, che insiste più del solito sul lato action. Animazione, Giappone2025. Durata 93 Minuti.
Nuovo capitolo cinematografico a oltre trent'anni dall'ultimo film della saga. Espandi ▽
Lupin e la sua gang – Jigen, Goemon e Fujiko Mine – si ritrovano coinvolti in un’avventura che ruota attorno a un antico manufatto legato a una misteriosa “stirpe immortale”: un clan sopravvissuto nei secoli grazie a poteri sovrannaturali e a un’ossessione per la conquista globale. Dopo l’incendio del suo covo segreto, Lupin viene invitato in un’isola che non è segnata su alcuna mappa e quando si avvicina alla meta il suo aereo precipita, trascinando con sé anche l’eterno inseguitore Zenigata. Sull’isola ritroveranno alcune vecchie conoscenze, sicari che in passato tentarono di eliminare il ladro dalla circolazione.
Tra inseguimenti, doppi giochi e l’immancabile presenza di Jigen, Goemon, Fujiko e del tenace Zenigata, l’avventura si sviluppa come un crescendo action che combina tecnologia, mitologia e fantascienza. Lupin III: La stirpe immortale si inserisce nel vasto mosaico del franchise con un rispetto quasi devoto per il suo canone. C’è tutto ciò che ci si aspetta da una produzione dedicata al ladro gentiluomo: l’umorismo svelto, i colpi di scena, l’alchimia collaudata della banda, la scaltrezza di Lupin e la rincorsa di Zenigata, che per la sua nemesi prova un affetto quasi paterno, nascosto sotto i doveri della legge. Eppure, proprio questa fedeltà impeccabile lascia emergere il limite dell’operazione. La stirpe immortale appare spesso un esercizio di stile ben confezionato ma poco coraggioso, che non prova a reinventare davvero la formula né a rileggerla alla luce delle sensibilità contemporanee. L’azione è spettacolare, ma raramente sorprendente; l’intreccio è solido, ma anche fin troppo prevedibile. Il risultato è un film che scorre con gradevolezza, senza però imprimersi a fondo nella memoria. Recensione ❯
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Una grande avventura cinematografica tra l'autoritratto biografico e il saggio sociologico. Una meditazione incandescente. Drammatico, Francia2024. Durata 88 Minuti.
Regista francese maggiore, cinefilo erudito, grande autore a cavallo tra il XX e il XXI secolo, Arnaud Desplechin celebra già dal titolo una qualità che rivendica come indiscutibile e fondamentale: quella di essere uno spettatore. Come Truffaut si permette il lusso di mostrare il suo “io” sullo schermo e dicendo “chi sono” ci fa capire meglio “chi siamo”. Con Spectateurs! Desplechin ritorna alle origini della sua ispirazione, ci innamora e ci incolla alla poltrona di velluto rosso attraverso un percorso cinefilo e un torrente di immagini. Posseduto, dotto, generoso, disegna un film personale e lineare da qualche parte tra l’autoritratto biografico e il saggio sociologico. Ma Spectateurs! è tante altre cose e tutte convergono verso una sola: la dichiarazione d’amore. Il cinema per vivere meglio e re-incantare il mondo. La piccola storia di uno spettatore e la grande Storia del cinema sedute accanto, in quel luogo singolare, definito dall’esperienza condivisa della sala, del grande schermo, della comunità precipitata nel buio e illuminata soltanto da un raggio di luce. Recensione ❯
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Yvonne Nguyen, un'attrice franco-vietnamita, sogna una carriera di successo nei musical. Espandi ▽
Yvonne Nguyen, un'attrice franco-vietnamita, sogna una carriera di successo nei musical, con grande disappunto della madre che preferirebbe per lei un percorso più serio. Costretta a tornare a casa della madre, le due donne si accorgono di essere diventate ormai due sconosciute. Ma nell'intimità della cucina del ristorante vietnamita di famiglia, iniziano a ritrovare un legame. Nel frattempo, Yvonne continua a inseguire i suoi sogni e finalmente ottiene l'occasione di fare un'audizione per un grande spettacolo. Recensione ❯
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Tre storie di vite spezzate sul lavoro raccontano tragedie, lutti e resistenza, dando voce a chi resta e dignità a chi non c'è più. Espandi ▽
Tre storie di vite spezzate sul lavoro. Il documentario dà voce ai sopravvissuti, esplorando l’impatto umano delle tragedie e restituendo dignità alle vittime, trasformandole da numeri a persone. Ispirato agli articoli del giornalista Marco Patucchi e al libro “Operaicidio”, scritto insieme al magistrato Bruno Giordano, il documentario rende onore e memoria ai morti sul lavoro. Luca Bianchini, che ha scritto e montato (con Giovanni Cavallini anche direttrice della fotografia) il film, ha deciso di ridurre al minimo qualsiasi intervento esterno e di ‘finzione. È dunque un film fondato sul lavoro che non vuole essere solo un atto di accusa – ma lo è certamente – contro le istituzioni che dovrebbero impedire le morti bianche ma anche un momento di riflessione collettiva sul ruolo stesso dei lavoratori e su come, lo dice bene una testimonianza, loro stessi abbiano una responsabilità quando magari sottovalutano, per un giorno o per qualche minuto, l’utilizzo delle protezioni personali. Recensione ❯
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Uscito per la prima volta nel 1991, Rolling Stones - At the Max è il film-concerto acclamato dalla critica con Mick Jagger, Keith Richards, Charlie Watts, Ronnie Wood e Bill Wyman. Girato durante lo Steel Wheels/Urban Jungle Tour del 1990, il risultato è stato il primo lungometraggio-concerto IMAX in assoluto, che mette in mostra l'incomparabile talento dei Rolling Stones e la loro capacità di riempire gli stadi. Ricco di interpretazioni che hanno segnato la carriera di successi iconici come "(I Can't Get No) Satisfaction", "Brown Sugar", "Start Me Up" e altri, il film mette il pubblico al centro della folla, dove ogni momento è esaltato dalla portata e dal suono ineguagliabili dell'IMAX. Recensione ❯
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Un racconto sulla prima espansione della 'ndrangheta nel profondo Nord, con uno stile mai indulgente sostenuto da una profonda tensione morale. Drammatico, Italia2025. Durata 129 Minuti.
L'autobiografia di un ragazzo che si ribella al suo destino criminale. Si chiama Antonio Zagari e la sua è una storia vera. Espandi ▽
Antonio Zagari, figlio di un boss calabrese trapiantato in Lombardia, capisce di non essere adatto alla malavita: uccidere per lui è fisicamente insostenibile. A poco più di vent’anni, dopo aver ammazzato, rapinato, rapito, finisce in galera. Dove decide di fermare tutto: scrivendo. A metà degli anni ’70, mentre i suoi coetanei si ribellano nelle fabbriche, nelle università, nelle piazze, Antonio lotta contro il padre, e lo farà con una vendetta peggiore della morte. Vicari è attento a costruire un racconto sulla prima espansione della ‘ndrangheta nel profondo Nord, tra i primi movimenti operai e studenteschi, con uno stile mai indulgente sostenuto da una profonda tensione morale. Liberamente ispirato all’omonimo libro di Antonio Zagari, il film inizia filologicamente con le sue parole vergate su un quadernetto in carcere. È un flusso di coscienza, tortuoso e tormentato, che ricostruisce gli anni d’oro, chiamiamoli così, dell’emigrazione al Nord delle organizzazioni criminali del Sud. Il regista sceglie di sostenere il suo racconto attraverso uno stile di racconto ‘classico’, mai adrenalinico o iperbolico, questo per non dare la sponda a possibili romanticizzazioni dei suoi protagonisti con la fascinazione delle loro azioni. Certo è una scelta che, nell’estetica cinematografica contemporanea, spiazza e forse allontana per la sua coerente inattualità ma dà conto perfettamente della posizione morale del suo regista Recensione ❯
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Ambientato in un mondo deserto e sospeso, racconta l'incontro tra una giovane ragazza che custodisce un uovo misterioso e un guerriero errante. Espandi ▽
In una città deserta e avvolta da una luce spettrale, una ragazzina vaga stringendo a sé un uovo che custodisce con devozione, senza conoscere davvero ciò che contiene. La sua routine silenziosa viene interrotta dall'arrivo di un enigmatico giovane soldato, che sembra sapere più di quanto voglia ammettere e che la segue. Nel paesaggio di rovine i due intraprendono un percorso di attesa e interrogazione, mentre simboli religiosi e presagi apocalittici affiorano dal fondo della città. Il mistero dell'uovo diventa il cuore di un viaggio metafisico che mette in discussione fede, memoria e identità.
L'uovo dell'angelo di Mamoru Oshii, realizzato nel 1985 e diventato negli anni un classico del cinema d'animazione d'autore, è una meditazione visiva sull'attesa e sul mistero, costruita con un rigore formale che sfiora l'ascetismo.
Il film è una delle esperienze più ipnotiche e influenti dell’animazione d’autore giapponese: un viaggio nell’inconscio collettivo che continua a stupire per la sua audacia formale e per la sua misteriosa dolcezza apocalittica. Recensione ❯
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