Schnabel affronta un romanzo difficile che ha avuto un percorso travagliato in un film ipertrofico e poco riuscito. Drammatico, Gran Bretagna, Italia, Cile, USA2025. Durata 150 Minuti.
Uno scrittore viene ingaggiato da un amico mafioso per un compito davvero speciale: trovare il manoscritto originale della Commedia. Espandi ▽
Nick Tosches si è autoesiliato a Bora Bora quando un amico mafioso lo invita a tornare in azione per mettersi sulle tracce del manoscritto della Divina Commedia che sembra esista veramente. Accompagnato da Louie, un killer psicopatico, inizia la ricerca lasciando dietro di sé un lungo elenco di morti ammazzati. Julian Schnabel affronta un romanzo difficile che ha avuto un percorso travagliato e si vede. Correva l’anno 2008 e Johnny Depp acquisiva i diritti per la trasposizione cinematografica del romanzo di Nick Tosches che era il secondo di un ciclo di cinque in cui lui aveva il ruolo di autore-investigatore alla ricerca del manoscritto della Divina Commedia. Il progetto però non decolla e Oscar Isaac prende il posto di Johnny Depp. Toccherebbe a Julian Schnabel dirigere ma arriva lo sciopero degli attori che il regista bypassa trattandosi di una produzione indipendente che ha l’appoggio, nonché la presenza come attore, di Martin Scorsese con un cast di tutto rispetto che prevede Al Pacino, Franco Nero, Sabrina Impacciatore e Guido Caprino tra gli altri. Come spesso accade ai progetti a lungo covati il risultato non è pari alle aspettative. Lo sdoppiamento di Nick in Dante e della sua amata Giulietta in Gemma Donati risulta meccanico nonché posticcio. Si assiste a una storia ipertrofica in cui all’ironia di livello di un John Malkovic si alterna una rappresentazione della Sicilia che definire stereotipata significa utilizzare un eufemismo. Recensione ❯
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Un racconto sulla prima espansione della 'ndrangheta nel profondo Nord, con uno stile mai indulgente sostenuto da una profonda tensione morale. Drammatico, Italia2025.
L'autobiografia di un ragazzo che si ribella al suo destino criminale. Si chiama Antonio Zagari e la sua è una storia vera. Espandi ▽
Antonio Zagari, figlio di un boss calabrese trapiantato in Lombardia, capisce di non essere adatto alla malavita: uccidere per lui è fisicamente insostenibile. A poco più di vent’anni, dopo aver ammazzato, rapinato, rapito, finisce in galera. Dove decide di fermare tutto: scrivendo. A metà degli anni ’70, mentre i suoi coetanei si ribellano nelle fabbriche, nelle università, nelle piazze, Antonio lotta contro il padre, e lo farà con una vendetta peggiore della morte. Vicari è attento a costruire un racconto sulla prima espansione della ‘ndrangheta nel profondo Nord, tra i primi movimenti operai e studenteschi, con uno stile mai indulgente sostenuto da una profonda tensione morale. Liberamente ispirato all’omonimo libro di Antonio Zagari, il film inizia filologicamente con le sue parole vergate su un quadernetto in carcere. È un flusso di coscienza, tortuoso e tormentato, che ricostruisce gli anni d’oro, chiamiamoli così, dell’emigrazione al Nord delle organizzazioni criminali del Sud. Il regista sceglie di sostenere il suo racconto attraverso uno stile di racconto ‘classico’, mai adrenalinico o iperbolico, questo per non dare la sponda a possibili romanticizzazioni dei suoi protagonisti con la fascinazione delle loro azioni. Certo è una scelta che, nell’estetica cinematografica contemporanea, spiazza e forse allontana per la sua coerente inattualità ma dà conto perfettamente della posizione morale del suo regista Recensione ❯
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Un viaggio nella vita e nell'opera di un artista che con ironia, sarcasmo e poesia ha fotografato le contraddizioni dell'Italia degli anni '70. Espandi ▽
Rino Gaetano è scomparso prematuramente ma le sue canzoni e la sua personalità sono ancora vive e stimolano riflessioni e confronti in chi si accosta alle sue produzioni. Il documentario ne propone anche gli aspetti meno noti grazie ad un amplissimo e talora inedito materiale.
Giorgio Verdelli ancora una volta centra l'obiettivo nel realizzare un ritratto che supera la definizione minimale di documentario riuscendo a mettere in luce lo spirito che animava il cantautore.
Verdelli raccoglie innumerevoli testimonianze adottando un ritmo di montaggio che di volta in volta risulta diverso ma anche sapendo cogliere, quasi fosse un architetto o uno scenografo, i luoghi e le angolazioni giuste in cui catturare i ricordi e le riflessioni dei suoi interlocutori. Recensione ❯
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In una valle messa sottosopra dall'uragano Vaia e lentamente divorata da un insetto che lascia tracce simili a geroglifici, due scienziati non convenzionali esplorano il codice segreto del bosco ferito. Espandi ▽
Nel cuore di una foresta devastata, tra tronchi abbattuti e radici scoperte, due scienziati visionari cercano un nuovo modo di dialogare con la natura: Alessandro Chiolerio, fisico che a tratti sembra un alchimista, che usa tecnologia e biologia per captare segnali elettrici dalle piante, e Monica Gagliano, ecologa visionaria che sfida la scienza moderna con i lavori su comunicazione e intelligenza delle piante, portano avanti i loro esperimenti nei luoghi dove all'uragano Vaia è seguita l'epidemia di bostrico. Recensione ❯
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Il film liberamente tratto dal romanzo Stabat Mater di Tiziano Scarpa. Espandi ▽
Primi del Settecento. L'Ospedale della Pietà è il più grande orfanotrofio di Venezia, ma è anche un'istituzione che avvia le orfane più brillanti allo studio della musica. La sua orchestra è una delle più apprezzate al mondo. Cecilia ha vent'anni, vive da sempre alla Pietà ed è una straordinaria violinista. L'arte ha dischiuso la sua mente ma non le porte dell'orfanotrofio; può esibirsi solo lì dentro, dietro una grata, per ricchi mecenati. Questo fino a che un vento di primavera scuote improvvisamente la sua vita. Tutto cambia con l'arrivo del nuovo insegnante di violino. Il suo nome è Antonio Vivaldi. Recensione ❯
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Un attore americano impreparato arriva in Italia per interpretare Leopardi. Con l'aiuto di Silvia, una coach locale, scopre poesia, amore e sé stesso. Espandi ▽
David è un giovane attore americano che ha un’agente molto scaltra, Mildred. È lei che riesce a fargli ottenere un bel ruolo di protagonista in un film diretto dal regista italiano Ruggero Mitri “Giacomo in Love”. David accetta con entusiasmo di andare a girare in Italia, ma non leggendo neanche il copione, è convinto sia la storia di Casanova. Quando arriva scopre che il Giacomo in questione è il poeta Leopardi. L’unica speranza è una coach del posto, tale Silvia. Ricca di ironia sin dalle prime scene, è una commedia non mira a raccontare la figura del poeta di Recanati, ma quella di un giovane attore americano con il pallino di diventare una star. Il risultato è una commedia romantica che incuriosisce, in alcuni momenti appassiona e può risultare una visione leggera e godibile. D’altra parte il dietro le quinte della lavorazione del film risulta troppo più interessante rispetto alla storia d’amore, e questo penalizza la visione di una love story che non emoziona abbastanza. Recensione ❯
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Il film pone l'accento sul femminicidio e sulle devastanti conseguenze di questa realtà sulle vite, in particolare su bambini e donne sopravvissuti. Espandi ▽
Nina e Giulio sono una giovane coppia di sposi che vive la propria relazione d'amore in un appartamento con un grande terrazzo. L'equilibrio che inizialmente regna fra loro ben presto si incrina: Giulio dovrà assentarsi per un lungo periodo per motivi di lavoro e questo turba improvvisamente la precaria stabilità emotiva di Nina, tormentata da ansie profonde. La protagonista inizia inoltre a nutrire dubbi sulla fedeltà del marito, arrivando a seguirlo di nascosto per le vie della città. Fra liti violente e silenzi carichi di tensione, il legame tra Nina e Giulio appare destinato a deteriorarsi in modo irreversibile.
Laura Angiulli dirige un dramma complesso e stratificato, che affronta il tema del voyeurismo all'interno di una narrazione profondamente tragica, costruita su continui rispecchiamenti e su una recitazione molto teatrale, che alterna l'eccesso al minimalismo.
Nonostante le citazioni colte e la complessità nascosta dietro a una storia apparentemente semplice, Io ti conosco risulta un lungometraggio difficile da digerire, troppo legato alla ricorsività degli eventi mostrati e a una recitazione teatrale che oscilla volutamente tra l'eccessivo e il minimale. Recensione ❯
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Il Maestro Giovanni Allevi, dopo aver affrontato la malattia, si racconta in un documentario che lo accompagna durante le prove con la sua orchestra della sua nuova composizione. Espandi ▽
Giovanni Allevi, celebre compositore e pianista, ci accompagna nel suo ritorno alla vita dopo la malattia che l’ha colpito. Le immagini in presa diretta delle prove, dei concerti e dei momenti di quotidianità – tra ospedale e fisioterapia – si alternano a confessioni inedite, interviste esclusive e testimonianze. Al cuore della narrazione il Concerto per Violoncello e Orchestra MM22 composto da Allevi nella stanza d'ospedale durante una lunga degenza oncologica. La malattia più temuta diventa così, grazie alla creazione artistica, il punto di partenza per una rivoluzione interiore che parla a tutti noi. Il ritratto Allevi – Back to Life diretto da Simone Valentini ci mostra un essere umano professionalmente diverso da come ci si può immaginare, per esempio quando dirige un’orchestra. Il Maestro Allevi si comporta con i professori d’orchestra con grandissimo garbo e pazienza anche quando magari non vanno tutti a tempo insieme. Glielo fa notare, con un mezzo sorriso. Dolcemente e gentilmente. Recensione ❯
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Quando un giovane attore esagera con la satira e dice una battuta di troppo, soprattutto se alla persona sbagliata, sarà accusato di vilipendio e emarginato dall'intero mondo dello spettacolo. È la storia di Manuel Falco che da giovane attore emergente si tramuta all'istante in un elemento indesiderato e si ritrova suo malgrado a fare il badante di Vittorio, anziano malato di Alzheimer. Solo e senza futuro Manuel si appassiona al suo nuovo e unico amico e cerca di usare i mezzi artistici per curare la malattia. Una volta entrato in contatto in clinica con la dottoressa Elisa De Blasi proverà a convincerla, forse anche per conquistarla, a fare uno spettacolo con i degenti, tra cui c'è anche Vittorio. Il "paradosso dell'attore", che ogni giorno deve ripetere un copione non suo e come se non fosse mai accaduto in precedenza, si sovrappone al "paradosso dell'Alzheimer" che ti fa dimenticare chi sei e ciò che hai fatto in giornata, ma può lasciarti ricordi antichi vividi nella mente. Manuel intuisce questa possibilità: far rinascere loro come attori nel terribile e meraviglioso gioco della vita e forse per rinascere lui stesso grazie ai suoi nuovi amici. Lo spettacolo sarà un piccolo e inaspettato successo e scuoterà l'animo della gente ridando nuova linfa a Manuel e chissà, forse, permettendogli di ritrovare la strada maestra. Recensione ❯
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Il film è liberamente ispirato a un reportage pubblicato su una rivista internazionale. Espandi ▽
Hicham è un ragazzo del Marocco che vive in un villaggio ai margini di un deserto. Viene convinto da una mediatrice a trasferirsi a Genova dove potrà guadagnare somme per lui inimmaginabili. Giunto a destinazione scoprirà che l'ambiente familiare che gli è stato promesso non è altro che un'organizzazione condotta da due persone per fornire giovani prostituti a persone insospettabili e in grado di pagare cifre elevate.
Se si pensa alla filmografia di Aurelio Grimaldi si può osservare come il tema della sessualità lo abbia da sempre interessato e come anche sia stato in grado di esplorarlo da prospettive differenti.
Grazie anche ad un parterre di qualità la denuncia arriva diretta al bersaglio mostrando un aspetto meno noto ma non per questo meno doloroso della nostra società. Una realtà contro la quale si fa troppo poco o forse addirittura nulla. Recensione ❯
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Un viaggio poetico nell'eterna infanzia, tra domande senza risposta e rimpianti per gesti mai compiuti, alla ricerca di luce nell'oscurità. Espandi ▽
Bonifacio Angius mette in scena il suo rapporto con il padre facendo interpretare se stesso da suo figlio ed assumendo il ruolo del genitore. Al contempo offre una complessa riflessione sul potere salvifico del cinema ogni volta che questo riesce a ritrovare la sua vera funzione.
Lo spazio interiore di un regista esplorato senza falsi pudori da lui stesso ma sempre con una profonda tensione verso la necessità della presenza dell'amore.
Angius, proprio perché ama in modo smisurato il cinema, quello che non cerca di imitare la realtà, conosce sicuramente i grandi classici in cui i registi hanno raccontato di sé, dei propri desideri, ansie, timori al contempo riflettendo su quello che costituiva la loro passione: il fare cinema. Recensione ❯
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Documentario di Andrea Segre che esplora il successo tra i giovani di Berlinguer - La grande ambizione, riflettendo su impegno civile e crisi della democrazia. Espandi ▽
Durante la distribuzione in Italia di Berlinguer. La Grande Ambizione, c’è stato un pubblico giovanile che ha seguito il film di Andrea Segre anche nei dibatti dopo la proiezione. Vista la partecipazione, i realizzatori hanno deciso di creare dei momenti di confronto con loro nelle sale cinematografiche, nelle università e nei luoghi di impegno civile e politico. Noi e la grande ambizione è frutto di questo viaggio nel rapporto tra vita e politica, tra individuo e società, tra paura e sogno nella generazione dei venti e trentenni di oggi. C’è dietro un’interessante idea di ascolto dei giovani su temi politici che il cinema recente, anche documentario, ha portato avanti in maniera sporadica (recentemente Futura di Pietro Marcello, Francesco Munzi e Alice Rohrwacher). Andrea Segre ritorna sui suoi passi unendo incontri e dialoghi a immagini di backstage e di scene inedite del film. Recensione ❯
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Elisabetta, avvocata brillante ma tormentata, difende il prof. Valder accusato di violenza. Tra mobbing, rifiuti morali e l'incubo dell'ex Daniele, vive nel terrore. Espandi ▽
Elisabetta è un’abile avvocata che ha appena difeso in tribunale il professor Angelo Valder, accusato di aver violentato una donna: tuttavia, a sorpresa, in tribunale la donna ritira la sua accusa, definendo il rapporto avuto con Valder come consenziente. Ma Valder non è soddisfatto: vuole fare causa alla sua università, che l’ha reintegrato ma gli fa mobbing, e vuole che sia ancora Elisabetta ad assisterlo. L’avvocata, nonostante sia in difficoltà economiche, rifiuta l’incarico, giudicando Valder “equivoco”. Nel passato di Elisabetta c’è inoltre un’ombra che la tormenta anche nel presente: l’ex fidanzato Daniele, un prepotente che la tormentava con la sua gelosia, i suoi appostamenti e la “loro canzone”. La lezione è una sorta di thriller psicologico le cui implausibilità si moltiplicano con progressione geometrica. Al di là di un’esperta regia di genere e della bravura di Matilda De Angelis, che riesce a mantenere una dignità di attrice anche nel ruolo più implausibile, il film è prima di tutto una lezione in incoerenza drammaturgica. Recensione ❯
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La storia di due amiche e di una famiglia che si troveranno ad affrontare una realtà fatta di segreti e continui colpi di scena. Espandi ▽
Questa è la storia di due amiche e di una famiglia che si troveranno ad affrontare una realtà fatta di segreti e continui colpi di scena, in un viaggio tra le parafilie ed i precari equilibri di una società immorale e perversa. Attraverso le loro vicende si avrà una fotografia in bianco e nero di una umanità che evidenzia un bisogno di continuo di novità, di comprensione e in ultima analisi di accettazione.
Tutti i personaggi saranno costretti ad affrontare le loro menzogne. Recensione ❯
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Il film è tratto dalla pièce omonima di Edoardo Erba, andata in scena nel 1993 e subito diventata uno dei più clamorosi successi del teatro contemporaneo italiano. Espandi ▽
La storia ha tre protagonisti: due uomini e una strada. Da settimane Mario e Steve si stanno allenando per partecipare alla Maratona di New York. La loro corsa ostinata nel tramonto attraversa boschi e scarpate, come tutti i giorni. Ma quella sera non è come le altre. C'è una strana inquietudine nell'aria. Nella fatica del percorso il dialogo cameratesco si fa più enigmatico e serrato, attraversato da fantasmi vicini e lontani. Mario, il più timido e il meno atletico dei due, comincia a porsi delle domande su stesso e sull'amico: sono tanti i particolari che non tornano. La verità si farà strada nella nebbia, verso un finale lacerante e sorprendente. Sullo sfondo, il mito di Filippide, il greco che corre da Maratona ad Atene per gridare "Abbiamo vinto!". Recensione ❯
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