Anno | 2024 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Canada |
Durata | 120 minuti |
Regia di | Justin Kurzel |
Attori | Jude Law, Nicholas Hoult, Tye Sheridan, Jurnee Smollett-Bell, Alison Oliver Odessa Young, Marc Maron, George Tchortov, Sebastian Pigott, Bradley Stryker, Victor Slezak, Morgan Holmstrom, Phillip Forest Lewitski, Philip Granger, Huxley Fisher, Chantal Perron, Matias Garrido, Sally Bishop, Justin Halley Melo, Tommy Clarke, Kurtis Sanheim, Jerod Blake, Rae Farrer, Daniel Doheny, Vanessa Holmes, Bryan J. McHale, Judith Buchan, David Lereaney, Stafford Perry. |
Tag | Da vedere 2024 |
MYmonetro | 2,93 su 11 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 14 ottobre 2024
Un agente FBI indaga su una serie di crimini di dubbia origine.
CONSIGLIATO SÌ
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Nordovest degli Usa, 1983. In seguito a una serie di violente rapine in banca, l'agente dell'FBI Terry Husk comincia a interessarsi al caso, seguendo una pista che conduce, anziché a criminali comuni, a un gruppo organizzato di suprematisti bianchi. Emerge la figura di un leader carismatico, Robert Matthews, che ha elaborato un ambizioso piano terroristico, mentre la scia di sangue prosegue, coinvolgendo lo speaker radiofonico ebreo Alan Berg, massacrato di fronte alla sua abitazione.
Justin Kurzel ritorna sulle vicende dell'ascesa e della caduta di Robert Matthews, leader di una frangia neonazista americana che, nei primi anni '80, ha cercato di trasformare il nordovest americano in un "bastione bianco" e di dichiarare guerra al governo federale degli Stati Uniti attraverso atti criminosi, quali rapine e attentati, in una escalation destinata ad approdare all'insurrezione armata.
Ad ispirare le gesta di Matthews, poi emulate da rigurgiti di estrema destra nel terzo millennio, fu il romanzo "The Turner Diaries", una sorta di "testo sacro" dei suprematisti bianchi più estremi. Kurzel lo utilizza come una sorta di sceneggiatura del film che Matthews proietta nella propria mente e che il pubblico del film vede messo in atto, un progetto eversivo che mira a sovvertire lo status quo.
Preservando una fedeltà rigorosa ai fatti di cronaca, Kurzel fa di questa lotta armata una questione di uomini e di individui, provando a ridimensionare il fenomeno globale e ricondurlo al trauma individuale del suo protagonista.
Come il Mein Kampf prefigurò su vasta scala il progetto di Hitler, illustrando al contempo il rancore e la frustrazione personale del futuro dittatore, così Matthews è un essere umano infuriato contro la vita e la società, ancora prima di diventare un assassino. Terry Husk e Robert Matthews non diventano più il bene e il male o la legge e il suo contrario, ma due uomini accomunati da analoghi traumi e guidati dall'inclinazione e dal destino verso lidi divergenti.
Per questo si incontrano più di una volta arma in pugno durante il film, come in un western d'altri tempi, e finiscono per non aprire mai il fuoco l'uno contro l'altro, ostacolati dalle circostanze o impossibilitati a farlo. Spesso Kurzel corre il rischio di rendere troppo didascalico il concetto, aggiungendo una riga di dialogo esplicativo di troppo, o attraverso dettagli superflui, come l'immagine allo specchio - che evidenzia l'assunto dei destini paralleli - di Robert nel confronto finale con Husk.
Il confine tra azione politica e terrorismo svanisce, rendendo Matthews una sorta di pistolero del Far West orfano di quel mondo, in cui la linea di confine razziale e socio-politica era netta e demarcata.
Come regista di attori Kurzel conferma doti non comuni: sia protagonista che antagonista sono caratterizzati in maniera memorabile. Law si cala nei panni inconsueti di un investigatore malinconico e disilluso, pieno di rimpianti, che canalizza nella caccia a Robert la sua unica speranza di redenzione. Hoult incarna la letale razionalità di un uomo capace di calcolare ogni mossa per perseguire uno scopo folle e ambizioso, senza arretrare di un passo.
I demoni del passato che tormentano Husk sembrano ripresentarsi ciclicamente, trasformando la sua missione di poliziotto in un percorso di dannazione, che significa rinunciare agli affetti, portare dolore alle famiglie di persone care e vivere costantemente sul filo del rasoio. Il dialogo emblematico tra lui e la moglie del giovane poliziotto che lo assiste nel caso diventa un confronto tra la quiete familiare e la minaccia incombente della morte, che accompagna inesorabilmente Husk. A cosa si è disposti a rinunciare per andare fino in fondo con le indagini? Il sacrificio individuale che comporta merita di essere compiuto in nome della giustizia? Domande a cui Husk non trova risposte, procedendo in una coazione a ripetere nel duello contro Matthews, che, come lui, ha lo sguardo di chi ha scrutato nell'abisso.
Probabilmente The Order avrebbe giovato del ricorso a qualche ellisse in più, ma rimane un buon prodotto di genere su un tema di scottante attualità.
L'australiano Kurzel guarda alle tensioni sociali dell'America contemporanea andando a pescare un caso di cronaca di 40 anni fa, quello di Robert Jay Mathews, leader di un gruppo armato di suprematisti bianchi che nei primi anni 80, con rapine a banche e portavalori, tentò di finanziarsi un colpo di stato. Sul caso indaga il fittizio agente dell'FBI Terry Husk, incarnato da un Jude Law massiccio e [...] Vai alla recensione »
Andando alle origini dei movimenti ultraconservatori americani, il libro inchiesta The Silent Brotherhood di Kevin Flynn sollevava nel 1989 il velo sul più pericolo gruppo terrorista americano basato su teorie neonaziste e di radicalismo di destra. A quel volume si ispira Justin Kurzel per la sua nuova opera, The Order, presentata in concorso a Venezia81.
Robert «Bob» Matthews ha gli stessi occhi azzurri di J.D. Vance e come lui è un pezzo di quell'America hillbilly di cui ha sancito la narrazione nel suo fortunatissimo memoir, Hillbilly Elegy (Elegia americana, Garzanti) divenuto un manifesto politico per la nuova destra che parla di «proletariato bianco», del «popolo dimenticato dalle élite», di un successo che arriva senza l'aiuto di nessuno.
Parte bene e finisce che copia altri film, The Order di Kurtzel in cui Jude Law è un agente Fbi sulle tracce di suprematisti bianchi negli Usa del 1983. Fanno rapine cruente per finanziare la rivoluzione razzista "White Power". Il leader Bob Matthews ha l'amante che dice: «Scusa se non è nato maschio», quando partorisce una bimba. Nelle chiese sventolano bandiere naziste.
Il campo di battaglia di The Order è fra le foreste dell'Idaho, dove nel 1983 un gruppetto di suprematisti pianifica di restituire l'America ai bianchi ricorrendo a metodi insurrezionali. Sulla base del libro inchiesta The Silent Brotherhood, l'australiano Justin Kurzel costruisce in un efficace stile di thriller politico la caccia ai neonazi da parte di un agente dell'FBI (un eccellente Jude Law candidabil [...] Vai alla recensione »
Sa parlare meglio di un recente passato, agganciandosi chiaramente al presente (al futuro?) il solido action su un'America pre-trumpiana firmato Justin Kurzel, che si butta alle spalle il pernicioso "Nitram" (Cannes 2021), per affrontare un'altra pagina di violenza americana, stavolta più pericolosa, perché corale e soprattutto razzista. Con "The order", anch'esso in Concorso, siamo nell'Idaho a metà [...] Vai alla recensione »
Prosegue la sua riflessione sulle radici della violenza, il regista australiano Justin Kurzel, che dopo il poco riuscito Macbeth e l'anodino Assassin's Creed, (mentre il più recente Nitram è rimasto inedito da noi) con The Order sembra voler tornare ai temi caratterizzanti il suo esordio, Snowtown (2011), che analizzava il percorso di fascinazione per il crimine da parte di un adolescente "difficile", [...] Vai alla recensione »
Usa, inizio anni Ottanta. Coeur d'Alene è una sonnolenta cittadina dell'Idaho dove, a sentire lo sceriffo, l'atto criminale più probabile sarebbe la pesca di frodo delle trote. È lì che va a svernare Terry Husk, un agente dell'FBI reduce da un caso finito male nell'ambiente mafioso di New York. In realtà da quelle parti iniziano ad accadere rapine sempre più frequenti: un sex shop, una banca, un assalto [...] Vai alla recensione »
Il 18 giugno del 1984 il conduttore radiofonico ebreo Alan Berg viene barbaramente ucciso a Denver. Sulla storia di Berg venne scritto un libro, poi adattato a teatro da Eric Bogosian. E proprio Bogosian, nel 1988, è il protagonista di Talk Radio di Oliver Stone, che sul grande schermo raccontava la vicenda di quello speaker così avverso al pensiero reazionario.
Le radici di The Order, nella filmografia dell'australiano Justin Kurzel, sono da ricercare probabilmente in uno dei suoi primi, affilati titoli, Snowtown, rievocazione di una serie di efferati omicidi avvenuti negli anni Novanta nella cittadina di Adelaide, nell'Australia del Sud: la riflessione intorno alla violenza insita nelle strutture comunitarie lega a ben vedere tutta la produzione del cineasta [...] Vai alla recensione »