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The Order si limita all’esposizione dei fatti e allo sviluppo di essi in forma cinematografica: un tenace agente dell'FBI, consumato dai propri demoni, e il magnetico leader di un'organizzazione di estrema destra si affrontano, tra rispetto e violenza, in una resa dei conti che non fa prigionieri.
In questo teso thriller tratto da una storia vera, emergono gli echi di un Paese lacerato, con i rigurgiti di un tempo a manifesto delle idiosincrasie odierne, in un film che è quanto mai contemporaneo pur a dispetto dell'ambientazione anni '80.
Un poliziesco diretto e senza fronzoli, secco e brutale, che preferisce mostrare e non nascondere, per un'idea di cinema che arriva scattante, rapida, ma non indolore, per aprire interrogativi su una società divisa e consumata dai fanatismi.
Il film dialoga nevroticamente con l’oggi, assumendo con scioltezza un approccio ideologico/progressista teso a denunciare e a smascherare le derive della destra americana radicale e implacabile (neonazista, bianca, razzista e felice di esserlo), guardando a modelli alti, ma mirando a una salutare ricerca di intrattenimento. The Order vaga felicemente tra l’appeal innegabile dei propri attori, tra l’impegno mescolato allo smaccato genere, tra gioia della denuncia e gusto per l’intrattenimento.
Il risultato è un film compresso, tendenzialmente riuscito, incerto tra l’affidamento al canone e la rivendicazione di una strada altra. The Order promette quel che mantiene, sospeso nell’indefinibile scelta tra fragilità autoriali e certezze strutturate.
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