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L'origine del male, un thriller prevedibile ma con attori saldi e formidabilmente opachi

Sébastien Marnier resta fedele al genere prediletto, senza rinchiudersi nelle sue forme, e firma un thriller familiare sulla fine del patriarcato, sulla società e sul prezzo delle ingiustizie istituite. Presentato a Venezia 79 (Orizzonti) e da giovedì 1° dicembre al cinema.
di Marzia Gandolfi

sabato 10 settembre 2022 - Mostra di Venezia

La vita non è stata generosa con Stéphane. Così, una sera, decide di contattare il padre, ricco imprenditore, che non ha mai conosciuto. La sua idea è di chiedergli la parte che gli spetta. Lui accetta di incontrarla, è disponibile, ma presto tradisce un lato oscuro. Stéphane, però, non è da meno. E forse non è neppure chi sostiene di essere.

Dopo Irréprochable, thriller provinciale su una cattiva ragazza, e L’ultima ora, thriller ‘scolare’ su un professore destabilizzato dai suoi studenti, Sébastien Marnier resta fedele al genere, senza rinchiudersi nelle sue forme, e firma un thriller familiare sulla fine del patriarcato, sulla società e sul prezzo delle ingiustizie istituite.

Col suo bel titolo, L’origine du mal avrebbe potuto aspirare a una dimensione metafisica, purtroppo elusa da uno script prevedibile che si limita a orchestrare il gioco al massacro dei suoi personaggi. Ma se spesso il film soffre di una certa ridondanza, può comunque contare su un gruppo di attori saldi e formidabilmente opachi capitanati da Laure Calamy, volto radioso di Chiami il mio agente!.
 

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