Mancano nel film di Stamm nuove immagini in grado di aggiornare con la loro potenza i modelli consolidati ai quali esplicitamente si ispira. Da giovedì 24 novembre al cinema.
di Roberto Manassero
Dopo un esorcismo andato a buon fine, seguito però da un inspiegabile suicidio, la giovane suora Ann decide di abbandonare la sua professione. Il risveglio di un vecchio caso la costringe però a proseguire e a scoprire una verità sconvolgente sul suo passato e su una possessione che la vedrà più coinvolta di quel che credeva…
Dev’essere difficile per gli sceneggiatori di film horror non cedere alla tentazione dell’ovvio, andando cioè a pescare da qualche parte che non sia il solito armamentario visivo e narrativo del genere, soprattutto nel caso di film sulla possessione demoniaca.
Non serve essere appassionati o addirittura esperti di horror (categoria molto frequentata sia dal pubblico sia dalla critica cinematografica) per accorgersi che il film di Daniel Stamm è un prodotto senza nuove idee (salvo forse quella dei capelli che soffocano la bambina, non a caso finita sul poster del film) e senza immagini con cui rappresentare quelle vecchie, che pure ci sono e sono parecchie.