Uno script denso sostenuto da due grandi interpretazioni: un'opera prima più che riuscita. Drammatico, Spagna2022. Durata 77 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Diego, un urbanista venezuelano, ed Elena, una ballerina contemporanea di Barcellona, si trasferiscono negli Stati Uniti con i visti approvati per iniziare una nuova vita. Espandi ▽
Elena e Diego sono una coppia che arriva negli Stati Uniti da Barcellona. Lui è un urbanista venezuelano e lei una ballerina di danza moderna. Entrambi sperano di potersi costruire un futuro lontano dai Paesi d'origine. Fatto scalo a New York, avendo però un'altra destinazione, vengono fermati dagli agenti dell'immigrazione benché siano in possesso di una documentazione regolare.
Un film basato su esperienze vissute dai due registi e sostenuto da due straordinarie interpretazioni. Questa opera prima mostra un grande controllo sia dello script che della recitazione mentre ci ricorda che i muri non si ergono solo al confine con il Messico.
Il film è stato girato in diciassette giorni e in ordine cronologico, affinché i rapporti che si instaurano tra i soggetti acquisiscano la verosimiglianza più totale. Con il finale poi ci viene sottolineato quanto agli agenti di polizia di frontiera sia consentita l'indifferenza nei confronti di chi hanno davanti indipendentemente dall'esito delle indagini. Per loro è routine. Per gli altri è vita. Recensione ❯
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Storia d'Italia all'epoca della tossicodipendenza e di Carlo Rivolta, il giornalista che capì tutto ma non riuscì
a starne alla larga. Espandi ▽
Negli Anni Settanta si diffonde il consumo e il commercio di eroina in Italia. Il giovane giornalista Carlo Rivolta è fra i primi a indagare e raccontare il fenomeno. Finirà ben presto anche lui risucchiato nel vortice dell'eroina, diventando a suo modo testimone e simbolo di un’epoca. Nel documentario La generazione perduta (premiato con il Nastro d’Argento), il regista Marco Turco torna di nuovo agli anni 70, il decennio più presente nella sua filmografia, la stagione di grandi conflitti e contraddizioni dopo la rivoluzione mancata del '68. Alternando testimonianze di tossicodipendenti riprese da materiale d'archivio, interviste a persone vicine a Rivolta e le parole dello stesso protagonista, tratte dai suoi articoli e diari, e lette dalla voce di Claudio Santamaria , si delinea un ritratto denso e problematico che non scade nell'agiografia ma scava nell'animo tormentato e scisso di un uomo, consapevole della morte precoce che lo attende. Recensione ❯
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Un horror complesso, stratificato e coraggioso nella sua apparente inaccessibilità. Horror, Australia, Gran Bretagna, Serbia2022. Durata 108 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Una storia inquietante, poetica e soprannaturale che si trasforma in una storia umana, intrisa di rituali e tradizioni macedoni. Espandi ▽
Montagne della Macedonia, 19° secolo. Tra le storie che terrorizzano gli abitanti del luogo da secoli, c'è quella di una strega cattiva chiamata la "Vecchia Zitella Maria" che ha sempre desiderato avere una figlia. Compare così all'improvviso a una donna a cui è nata da poco una bambina, Nevena. Inizialmente la vuole rapire e poi fa con lei un patto terrificante: la farà crescere dalla madre fino a quando avrà 16 anni e poi la porterà via con sé trasformandola in una strega. Intanto però la rende muta. Arriva il giorno in cui Nevena compie 16 anni e Maria arriva puntuale per reclamarla. Le insegna a trasformarsi nelle creature che uccide e poi l'abbandona. Così la ragazza arriva in un villaggio e inizia le sue metamorfosi quando prende il posto di una contadina uccisa accidentalmente. Sarà il primo dei suoi delitti che continueranno fino a quando intravede la possibilità di vivere quell'infanzia che non ha mai avuto.
Non sarai sola lascia entrare nel suo universo apparentemente inaccessibile poco per volta. Non è sempre facile e lineare nei passaggi della protagonista da un corpo e l'altro, ma è un film che sa parlare di infanzia negata e della condizione femminile senza essere esplicito.
L'esordio di Stolevski è complesso, stratificato e prova con coraggio a indicare una strada nuova nell'horror contemporaneo come hanno già fatto Eggers e Aster. Recensione ❯
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Un soldato deve ritrovare la propria quotidianità una volta tornato a casa. Espandi ▽
Lynsey, un ingegnere militare, è appena tornata negli Stati Uniti. Ha una lesione cerebrale debilitante dovuta all’esplosione di un ordigno in Afghanistan e, grazie a un’infermiera, ha iniziato un lento recupero; deve infatti riprendere a camminare e ha dei vuoti di memoria. Quando le sue condizioni fisiche migliorano, rientra a casa sua a New Orleans dove a va vivere a casa della madre con cui ha un rapporto conflittuale. Vorrebbe riprendere a fare il suo lavoro, ma il suo medico è diffidente. Nel frattempo trova un altro impiego come addetta alla pulizia delle piscine. Un giorno il suo pick-up si rompe. In officina conosce il meccanico James Aucoin che non è mai riuscito a superare il senso di colpa legato a una tragedia familiare. Sono entrambe due persone sole. Entrano gradualmente in confidenza e passano sempre più tempo insieme. Una sera però, un violento litigio sembra separarli.
L’opera prima della regista teatrale Lila Neugebauer sembra attraversata da una persistente monotonia che invece è la qualità nascosta del film, perché rivela progressivamente i due protagonisti, semina alcuni indizi e ne tiene sottotraccia altri.
Causeway, che si fonda prevalentemente sulla recitazione e una marcata impostazione teatrale, richiama, in apertura, la tradizione del cinema sui reduci di guerra, per poi diventare, anche grazie alla recitazione di Jennifer Lawrence, il racconto di un lento e progressivo ritorno alla vita. Recensione ❯
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Un romanzo sentimentale imbevuto di musica e cultura in cui si avverte il tono della grande produzione europea. Drammatico, Repubblica Ceca, Italia, Slovacchia2022. Durata 140 Minuti.
Il film ricostruisce le avventure del grande compositore settecentesco Josef Myslivecek, al tempo più ricercato di Mozart da corti e teatri d'Italia. Espandi ▽
Vita, arte e amori di Josef Myslivecek, «il boemo», musicista del XVIII secolo, che da Praga, dove era nato da una famiglia di mugnai, arriva a Venezia nel 1763 e da lì, muovendosi abilmente nel mondo dell’aristocrazia italiana, tra l’amore di una giovane dama e il piacere offerto da una potente marchesa, si afferma come uno dei principali musicisti dell’epoca.Il film del boemo Petr Václav (selezionato per aprire il Trieste Film Festival), interpretato da un cast di attrici e attori italiani, tra cui Barbara Ronchi, Elena Radonicich, Lana Vladi, Lino Musella e Diego Pagotto, si sofferma sulle composizioni del protagonista e sulle esibizioni delle sue opere, mostra il lavoro di imprenditori, promotori delle arti e critici musicali del Settecento, provando a far comprendere la «lirica seria» allo spettatore non specializzato. Le fonti sulla personalità di Myslivecek, a differenza di quelle sulla produzione musicale, sono in realtà poche, ricavate da frammenti di lettere sopravvissute all’oblio. Per questo il regista e sceneggiatore sceglie di costruire il biopic su basi sostanzialmente apocrife, immaginando i passaggi perduti della vita del protagonista e dedicando buona parte del racconto alle sue avventure sentimentali ed erotiche. Recensione ❯
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La parola ai bambini, nell'esercizio di dialogo di una classe elementare romana. Prove di socialità di un cinema 'della verità'. Documentario, Italia2022. Durata 108 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +10
Alcuni bambini ridono, discutono su delle domande universali, formando di volta in volta un cerchio dove insieme si relazionano, si ascoltano e scoprono qualcosa di nuovo, anche su loro stessi. In poche parole: crescono. Espandi ▽
Roma, 2015, quartiere Esquilino, scuola Daniele Manin. I genitori accompagnano i bambini al primo giorno di scuola elementare. Per i più piccoli della prima inizia un ciclo di apprendimento, ma oltre alle canoniche lezioni frontali previste dal programma, per loro è previsto un momento extra didattico, parimenti, se non più formativo: seduti a terra, in cerchio, in mezzo ai banchi, in presenza dell'insegnante, accettano di essere ripresi dalla regista Sophie Chiarello mentre ragionano su tante questioni, ponendosi domande molto diverse tra loro.
Cinema documentario e scuola stanno in un rapporto estremamente fecondo, potenzialmente infinito, estremamente ricco di spunti narrativi e di occasioni di liberazione emotiva.
Chi guarda è catapultato, ma senza ricatti o facili strizzate d'occhio, nella condizione forse mai completamente abbandonata di avere dieci anni, come nella canzone di Alain Souchon. Un'esperienza di scoperte affascinanti. Recensione ❯
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Un ragazzo sfuggito al genocidio armeno negli Stati Uniti torna in Armenia nel '47, dove ad attenderlo trova la dura realtà del comunismo sovietico. Espandi ▽
Da ragazzo, Charlie è sfuggito al genocidio armeno nascondendosi in un baule diretto negli Stati Uniti. Nel 1947, Charlie torna in Armenia solo per essere accolto dalla dura realtà del comunismo sovietico. L'anima del suo paese è stata soffocata sotto la cortina di ferro. Quasi subito Charlie viene arrestato e condannato per l'assurdo reato di indossare una cravatta. Per assicurarsi che i suoi modi cosmopoliti non influenzino ulteriormente gli altri detenuti, Charlie viene addirittura messo in isolamento. Recensione ❯
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Un dramedy contemporaneo in equilibrio tra realtà e finzione, performance e documento storico. Con una straordinaria Meltem Kaptan. Commedia drammatica, Germania, Francia2022. Durata 119 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
La storia vera di una donna qualsiasi che sfidò il governo americano dopo l'arresto del figlio accusato di terrorismo. Espandi ▽
Rabiye Kurnaz è una signora tedesca di origini turche dalla vita tanto normale quanto frenetica. Contro ogni previsione, dopo gli attentati dell'11 settembre 2001 suo figlio Murat viene accusato di terrorismo ed è uno tra i primi a essere spedito nel campo di prigionia di Guantanamo. Per Rabiye è l’inizio di una battaglia che dal suo mondo la porterà a sfidare i potenti del mondo. La forza del film sta nella sua interprete, Meltem Kaptan, comica, conduttrice, autrice, vera e propria mattatrice: la sua figura apparentemente anonima genera un corto circuito tra realtà e finzione, performance e documento storico. Rabiye Kurnaz vince – a prescindere dal risultato della sua battaglia – perché riesce a diventare personaggio in un mondo che nemmeno che la considererebbe come interlocutrice; impone la sua normalità e la sua fisicità prorompente come elementi disturbanti, distruttivi, affrontando i potenti con la sua ingenuità e ingegnosità. Non solo: la stessa Kaptan, forte della fama in patria, trasforma il dramma giudiziario in una commedia, sfidando la storia sul piano dello sberleffo e giocando con le attese dello spettatore che ne conosce la comicità. Recensione ❯
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Ruffini mostra con pacata ma ferma determinazione cosa significhi oggi per una famiglia il morbo di Alzheimer. Commedia, Italia2022. Durata 90 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +10
Ruffini si mette in viaggio per l'Italia alla ricerca di incontri, esperienze, confronti con persone affette dall'Alzheimer, e con chi se ne prende cura: parenti, amici, affetti. Espandi ▽
Paolo Ruffini, partendo da una richiesta postata su Instagram, incontra realtà familiari che, ad ogni latitudine del nostro Paese, hanno avuto o hanno tuttora la presenza di un congiunto affetto dal morbo di Alzheimer. In Italia circa 1 milione di persone lo vivono in prima persona e circa 3 ci entrano in contatto per l’assistenza. Con la delicatezza e leggerezza che in lui non è mai sinonimo di superficialità, Ruffini riesce a far emergere sia il dolore sia l’amore e la tenerezza che, tra mille ostacoli e difficoltà, si possono instaurare tra chi è affetto dal morbo e chi gli è vicino. Se l’Alzheimer per ora non si può guarire lo si può però curare e Ruffini, da sempre attento al sociale ce ne offre una molteplicità di testimonianze. Recensione ❯
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Giornalismo serrato, in tempo reale. Un documento destinato a diventare riferimento per altri film a venire. Documentario, USA2022. Durata 98 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Alexei Navalny ripercorre la storia del suo avvelenamento in Russia. Espandi ▽
Agosto 2020. Dopo una trasferta in Siberia “per fare un bel film sulla corruzione locale”, Alexei Navalny, avvocato russo fondatore del movimento Russia del futuro e della Fondazione anti corruzione, aperto oppositore di Putin, si sente male mentre è sul volo con cui da Tomsk sta rientrando a Mosca. Qualche giorno poco emerge la causa: avvelenamento da Novichok, agente nervino, in uso nell’esercito russo. Approfittando della riabilitazione di Navalny in un paesino della Foresta nera, il regista Daniel Roher coglie l’occasione di intervistarlo. Apologia di un self made man, testimone di Chernobyl, eroe fin troppo solitario (lo suggerisce la sequenza nella neve, ripresa dall’alto), instant movie, inchiesta collaborativa, Navalny è documento destinato a diventare punto di riferimento per altri film a venire. Recensione ❯
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Una coppia che ha adottato un bambino deve fare i conti con una donna che si finge la madre biologica. Espandi ▽
Satoko e Kiyozaku Kurihara non possono avere figli. Dopo aver valutato diverse opzioni alternative per diventare genitori, scelgono di adottarne uno e si rivolgono a Baby Baton, un luogo incantevole nella prefettura di Hiroshima dove vengono accolte ragazze incinte, spesso molto giovani, che non potranno tenere con sé la propria prole. Una di queste ragazze, Hikari, affida il figlio Asato ai Kurihara, ma cinque anni e molte vicissitudini dopo li rintraccerà per poter rivedere Asato. Recensione ❯
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Il tema della transizione di genere affrontato con sguardo affettuoso, indulgente, paterno. Documentario, Italia2022. Durata 93 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Un gruppo di amici intraprende la transizione di genere da identità femminile a maschile. Espandi ▽
Nicolò Bassetti, esploratore di paesaggi e camminatore già all'origine di Sacro GRA di Gianfranco Rosi, affronta il passaggio della linea di quattro giovani che hanno preso in mano il proprio presente per allestire un futuro finalmente su misura. Di Nel mio nome, documentario che osserva e ascolta la difficoltà del cammino di transizione e la conquista a cui porta, colpisce la dolcezza di sguardo, la costruzione pacata, senza fretta o proclami, di un racconto corale fatto di parole, immagini, ricordi, riflessioni, pensieri. Il podcast a cui lavora uno dei protagonisti, Leo, funziona da collante delle singole storie, dall'uno al molteplice, ed è da lì che Bassetti, anche autore della sceneggiatura, nonché padre di un ragazzo che ha compiuto la transizione, parte per costruire il suo film. Recensione ❯
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Due adolescenti in fuga tra amore e follia in un'opera di grande intensità sensoriale. Drammatico, Belgio, Francia2019. Durata 98 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Il dodicenne Paul vive con sua madre nell'istituto dove lei lavora come infermiera. Quando incontra Gloria, decide di fuggire con lei. Espandi ▽
Due adolescenti in fuga, verso il confine tra infanzia ed età adulta, tra amore e follia. L'ultimo lungometraggio di Fabrice Du Welz è un'opera di grande intensità sensoriale, che eleva una premessa narrativa piuttosto standard attraverso un tono, uno stile visivo e una prossimità al nervo emotivo dei personaggi che si vede raramente sullo schermo. Strenuo difensore dell'uso della pellicola, il regista belga cattura il viaggio nella natura di Paul e Gloria con realismo poetico, tra fiumi e boschi bagnati di luce come una rugiada estiva. Adoration non è però soltanto comunione dei sensi: quello sui protagonisti è un lavoro di caratterizzazione raffinato e singolare, in equilibrio sul ripido crinale delle due età abitate da Paul e Gloria. Recensione ❯
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Una ricerca antropologica su adolescenza, valori familiari, religione, odio ed estremismo nella regione più radicalizzata d'Europa. Espandi ▽
Il racconto di crescita di tre fratelli adolescenti, all'interno di una comunità salafista dell'entroterra bosniaco. Rimasti soli dopo la condanna del padre per affiliazione terroristica, si ritrovano per la prima volta a decidere la propria vita. Recensione ❯
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Un ritratto sociale e politico del Ciad contemporaneo, lucido e senza concessioni. Drammatico, Ciad, Francia, Germania, Belgio2021. Durata 88 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Un'adolescente rimane incinta ma, pur non desiderando la gravidanza, nel suo paese è illegale l'aborto. Espandi ▽
Otto anni dopo Grigris, favola umanista su un eroe fragile in un mondo pericoloso e sulla pista da ballo, Mahamat-Saleh Haroun prosegue la sua opera coerente, disegnando un ritratto sociale e politico del Ciad contemporaneo. Aborto impedito, infibulazione imposta, stupro subito, ce n’è abbastanza per cui sollevarsi e battersi. E la solidarietà femminile nasce immediata sotto i nostri occhi e contro le tradizioni secolari. Quella sorellanza spontanea è sufficiente a dare al film il suo senso. I temi trattati sono forti e restituiti con sincerità e impegno. Tuttavia a confrontarsi con le considerazioni che pongono e gli abusi che denunciano si corre sovente il rischio di accontentarsi. Una madre e una figlia è un film degno sull’indegnità ma è ‘privo’ di cinema. Dal punto di partenza non si dispiega mai un gesto potentemente cinematografico e politico. La forma resta classica, non è certo un difetto, e la forza politica ancorata principalmente al suo soggetto: il controllo sul corpo femminile e la sua marginalizzazione. Recensione ❯
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