Anno | 2022 |
Genere | Documentario, |
Produzione | Italia |
Durata | 93 minuti |
Regia di | Nicolò Bassetti |
Attori | Leonardo Arpino, Raffaele Baldo, Andrea Ragno, Nicolò Sproccati . |
Uscita | lunedì 13 giugno 2022 |
Tag | Da vedere 2022 |
Distribuzione | I Wonder Pictures |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,15 su 6 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 6 giugno 2022
Un gruppo di amici intraprende la transizione di genere da identità femminile a maschile. In Italia al Box Office Nel mio nome ha incassato 18,3 mila euro .
CONSIGLIATO SÌ
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Quattro amici - Nic, Leo, Andrea e Raff - raccontano la loro transizione di genere da femmina a maschio. A partire dalle discussioni che nascono in un podcast indipendente, la vita di ciascun protagonista è osservata da vicino, tra ricordi d'infanzia, sensazioni, traumi, paure, conquiste. Un passato di dolore apre a un presente di maggior serenità, in cui la vita di Nic, Leo, Andrea e Raff, non sempre riconosciuta giuridicamente, ancora soggetta a operazioni sul proprio corpo e a pratiche burocratiche, mette in discussione l'idea di genere e di identità.
Nicolò Bassetti, esploratore di paesaggi e camminatore già all'origine di Sacro GRA di Gianfranco Rosi, affronta il passaggio della linea di quattro giovani che hanno preso in mano il proprio presente per allestire un futuro finalmente su misura.
Di Nel mio nome, documentario che osserva e ascolta la difficoltà del cammino di transizione e la conquista a cui porta, colpisce la dolcezza di sguardo, la costruzione pacata, senza fretta o proclami, di un racconto corale fatto di parole, immagini, ricordi, riflessioni, pensieri. Il podcast a cui lavora uno dei protagonisti, Leo, funziona da collante delle singole storie, dall'uno al molteplice, ed è da lì che Bassetti, anche autore della sceneggiatura, nonché padre di un ragazzo che ha compiuto la transizione, parte per costruire il suo film.
Bologna, quasi a proseguire idealmente il finale di We Are What We Are di Guadagnino, funziona anch'essa da luogo d'accoglienza e di condivisione, una città aperta in cui Nic, Leo, Andrea e Raff, provenienti da parti diverse d'Italia, attraverso strade diverse possano arrivaare a incontrarsi e confrontarsi. Nel chiuso di una stanza come fuori, in un parco, in strada, in un locale, al lavoro.
Nic ha una compagna che gli sta insegnando a vivere della terra che coltiva, ama perdersi negli spazi urbani (proprio come Bassetti), deve ancora sottoporsi a un'operazione importante; Leo ha trovato nella radio e nella vocazione all'ascolto l'approdo che cercava; Raff costruisce e vende biciclette; Andrea invece scrive racconti... Attorno a loro il mondo non sempre li accetta o li comprende, dal film si viene a sapere che la transizione non prevede documenti intermedi (e dunque Nic si rifiuta di recarsi in posta!) e che una sentenza del Tribunale di Milano del 2017 ha stabilito come nel nostro ordinamento giuridico non ci sia spazio per un terzo genere dato dalla presenza di caratteri primari e secondari maschili e femminili, «neppure dilatando al massimo la nozione di persona»...
È da questi elementi che si capisce per contrasto quanto il viaggio dei protagonisti di Nel mio nome - che vede come produttore esecutivo anche Elliot Page, già Ellen Page e tra le personalità più note ad aver compiuto la transizione - sia ancora lungo, incompiuto, probabilmente segnato da altri ostacoli che in futuro potrebbero incrinare la serenità finalmente raggiunta da quattro nuovi amici.
Se però il film ha un limite - al di là della costruzione fin troppo tradizionale che non osa andare oltre il ritratto impressionista delle singole vite - è proprio l'idea di un viaggio in qualche modo interrotto, approdato al suo obiettivo e lì accontentatosi, come se la transizione M to F fosse semplicemente un traguardo e non anche un nuovo inizio.
C'è, insomma, nell'inevitabile eppure giustificabile egocentrismo dei protagonisti - da sempre aggrappati al loro io per non affogare - quasi un rifugio dal mondo, l'effetto della paura verso qualcosa che si preferisce non guardare. Lo sguardo di Bassetti è affettuoso, indulgente, paterno, anche se al suo film manca il coraggio di mostrare il dolore, che pure c'è - e si sente, si percepisce - negli occhi e nella voce di chi ha sofferto per darsi un nome. Vengono in mente i versi di un canzone dei Beach House, Myth: «If you built yourself a myth / You'd know just what to give / What comes after this / Momentary bliss / The consequence / Of what you do to me / Help me to name it / Help me to name it...».
In molte culture, anche separate da immensi spazi e infiniti tempi, Dio è un calligrafo e il mondo ha origine da un suo segno, cosicché non è la realtà a generare la parola, ma il contrario. Dare un nome alle cose significa allora attingere a quel potere primigenio e sacro della parola, utilizzando una capacità evocativa che tutti gli esseri umani hanno ereditato.
Nel mio nome di Nicolò BassettiBologna, oggi. Leo, Raffi, Andrea, Nic sono quattro amici di età post universitaria, accomunati dall'essere nati con un sesso anatomico femminile che dall'infanzia non corrisponde alla loro identità di genere. Il disagio psicologico derivante, detto disforia di genere, li ha naturalmente portati ad affrontare la transizione F to M (female to male, da donna a uomo).
Un nuovo nome, quello che hai scelto. Un corpo diverso, che assomiglia a ciò che sei. E alla fine della transizione (di genere) forse potrai guardarti allo specchio e riconoscerti, finalmente. Ma intanto bisogna attraversare uno spazio sospeso, senza gravità, insieme alle persone che si amano. Una terra di nessuno, dal punto di vista medico, giuridico, culturale.
Leo, Nico, Andrea e Raffi sono quattro ragazzi italiani, tra i 20 e i 30 anni, che condividono lo stesso percorso di transizione sessuale da maschile e femminile, che qui seguiamo in un tragitto di due anni abbondanti. Il documentario ci permette di monitorare l'andamento progressivo del cambiamento, attraverso video registrati dagli stessi ragazzi, in un Paese come l'Italia che riconosce giuridicamente [...] Vai alla recensione »
Alla domanda: «Sei un maschio o una femmina?» da piccolo Andrea non sapeva mai cosa rispondere e scappava via. Era una bimba ma faceva fatica a rappresentarsi come tale, e quello che sentiva, come si vedeva lo affidava ai racconti che aveva iniziato a scrivere molti presto. Questo suo stesso disagio rispetto al proprio genere, al corpo, a ciò che di sé appariva all' esterno, la confusione di un contrasto [...] Vai alla recensione »