Tra spirito didattico e divertissement, un film di cavalieri senza 'cavalieri'. Presentato Fuori Concorso a Venezia 78 e dal 14 ottobre al cinema.
di Marzia Gandolfi
Quarantaquattro anni separano i rivali di I duellanti da quelli di The Last Duel. Ieri come oggi Ridley Scott non dissimula il carattere insensato del duello. Niente è più vano e sciocco. Come dargli torto guardando due ufficiali napoleonici provocarsi per quindici anni e scagliarsi ogni dannata volta l’uno contro l’altro, spada, sciabola o pistola alla mano. Non sono meno assurdi gli scudieri medievali di The Last Duel.
L’ultimo film di Ridley Scott è opaco, un terreno limoso come i tempi in cui le leggi e la violenza degli uomini si abbattevano sulle donne e picchiavano forte. Più forte. Dimenticate l’eroe di nobile fattura che fu Russell Crowe nel Gladiatore, The Last Duel è un film di cavalieri senza ‘cavalieri’. È una storia di altri tempi ma in risonanza coi nostri. Scott fa cadere gli scudi e dietro c’è soltanto la vanità degli uomini che giocano a carte con Dio e con la vita di una donna.
Adattamento del romanzo storico di Eric Jager, The Last Duel è la storia vera di Jean de Carrouges e Jacques Le Gris, scudieri del ‘re folle’, che si affrontarono in duello a Parigi il 29 dicembre del 1386. Si sfidarono in un duello fortemente ritualizzato, lo chiamavano il “giudizio di Dio”, che avrebbe dovuto ‘ristabilire’ la verità sull’affaire de Courrages – Le Gris. Ma in The Last Duel non è mai questione di armi e di uomini, il senso è altrove e negli occhi della protagonista, che in anticipo su Thelma & Louise ‘fa giustizia’ del suo violatore.