Anno | 2020 |
Genere | Documentario, |
Produzione | Polonia |
Durata | 94 minuti |
Regia di | Eliza Kubarska |
Uscita | lunedì 7 febbraio 2022 |
Tag | Da vedere 2020 |
Distribuzione | Mescalito Film |
MYmonetro | 3,42 su 4 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 3 febbraio 2022
Una famiglia di Sherpa decide di accompagnare un gruppo di scalatori verso la vetta più impegnativa del Monte Everest. Non dovrebbero, vista la sacralità della montagna, ma lo fanno per una nobile ragione. In Italia al Box Office The Wall of Shadows ha incassato 9,8 mila euro .
CONSIGLIATO SÌ
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Dmitri Golovchenko, Sergei Nylov e Marcin Tomaszewski raggiungono la catena dell'Himalaya nepalese con l'intento di scalare l'inviolata parete est del Kumbhakarna (7710 m). Non sanno però che quella montagna è considerata sacra dalla religione locale e che quindi gli sherpa temono una vendetta divina qualora decidessero di accompagnare degli scalatori. Ce n'è però uno che, insieme a moglie e figlio e superando molti dubbi, decide di accettare l'ingaggio. C'è una ragione. Occorre procurarsi il denaro necessario per permettere al figlio di realizzare il suo sogno: studiare medicina.
Eliza Kubarska realizza un documentario che va oltre le aspettative o, forse per qualcuno, può anche deluderle. Perché dedica buona parte del tempo non alla scalata in sé ma alla famiglia dello sherpa e ai problemi che riguardano il futuro del figlio.
È questo il tema che le interessa: comprendere le basi di una religiosità che a uno sguardo occidentale può sembrare solo superstizione e che lì invece si radica in un rapporto animistico con la Natura.
Sulla leggenda che descrive la formazione della montagna si innestano racconti di incontri di uomini con la stessa alla quale viene attribuito il dono della parola e una capacità di reazione alle loro aspettative che può far propendere per una valutazione che dal sacro si muta in demoniaco. A fronte di tutto ciò c'è il desiderio di una nuova generazione che ha aspettative diverse rispetto a quelle della famiglia che andrebbero soddisfatte.
Non manca poi, ed è forse l'elemento più interessante, l'osservazione del rapporto che si instaura tra gli scalatori e gli sherpa. Gli europei guardano con ironico distacco ai riti propiziatori che vengono celebrati per far sì che la divinità comprenda le ragioni della violazione del tabù. In quel momento si ha la sensazione che sia necessario qualcosa di più della passione per la montagna per chi decide di affrontare certe imprese. Ci vorrebbe anche la comprensione delle culture locali che, in questo caso, manca o è troppo superficiale.
Per guadagnare i soldi necessari all'istruzione del figlio, una famiglia di Sherpa infrange un tabù e affronta una delle montagne più sacre: la parete est del Kumbhakarna mai scalata prima. Quando viene avvicinata da un gruppo di scalatori, per accompagnarli in un trekking fino alla parete est del Kumbhakarna in Nepal, si trova di fronte a un dilemma.
La parola agli sherpa, che guidano, invisibili, le spedizioni di uomini in cerca di vette da conquistare. La documentarista polacca Eliza Kubarska, alpinista, racconta dal punto di vista di una famiglia nepalese l'avventura di tre scalatori sulla parete inviolata del Kumbhakarma, meno alto, ma più insidioso dell'Everest. Sfumature di grigio sulle distese di ghiaccio e poi, a 7.
Quando una famiglia di Sherpa viene avvicinata da un gruppo di scalatori, per accompagnarli in un trekking fino alla parete est del Kumbhakarna in Nepal, mai conquistata, si trova di fronte a un dilemma. La vetta, considerata più impegnativa del Monte Everest, nella religione locale del Kirant è considerata una montagna sacra che non deve essere scalata.