Gli anni più belli

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Il carattere di un uomo determina il suo destino Valutazione 2 stelle su cinque

di samanta


Feedback: 75468 | altri commenti e recensioni di samanta
martedì 18 febbraio 2020

La frase di Democrito citata nel titolo è calzante per il film di Muccino. Al quale darei un consiglio: immergersi di nuovo nell'atmosfera di Hollywood che gli ha permesso di fare uno dei film più belli di questo ventennio La ricerca della felicità, un film agile, pieno di sofferenza, ma lieto, pieno di colpi di scena non sempre favorevoli, ma che alla fine fanno raggiungere al protagonista il benessere agognato per sé e il figlio piccolo a cui deve badare. Un film coinvolgente così come non lo è Gli anni più belli, siamo sinceri la trama non è originale: un gruppo di vecchi amici si ritrova nel prologo finale a cementare un vecchia amicizia, a molti è venuto in mente un rimando al film di Scola C'eravamo tanto amati, senza dubbio l'avvocato che abbandona i suoi ideali e diventa ricco sposando la figlia di un ricco palazzinaro è ripresa tale quale dal Gasmann di Scola che assomiglia all'avvocato interpretato da Scavino. 
[Spoiler] Nella prima parte i 4 protagonisti hanno 16 anni (sono interpretati da attori giovani) e siamo nel 1982, poi il film si dipana dagli anni '90 fino ad adesso. I 4 amici sono  Giulio (Pierfrancesco Savino) che diventa avvocato giovane e pieno di ideali, Paolo (Kim Rossi Stuart)  laureato in lettere, pieno di ideali per cambiare la gioventù,  finalmente dopo 10 anni di precariato mortificante diventa di ruolo, Riccardo giornalista e critico cinematografico e Gemma (Micaela Ramazzotti) una ragazza che piena di vita si affloscia, costretta lasciare Roma e il suo fidanzatino Paolo  va a Napoli e di lì scrive a Paolo che tutto è finito ed ha un fidanzato, in realtà è in un giro di droga e prostituzione, ne fugge dopo anni e ritorna a Roma si mette con Paolo, ma dopo alcuni anni lo tradisce con Giulio che nel frattempo è diventato un famoso avvocato che ha abbandonato i suoi ideali difendendo gli imputati di Tangentopoli. Ma Giulio poi abbandona Gemma per la ricchissima figlia di un importante e disonesto uomo d'affari Margherita (Nicoletta Romanoff a 40 anni costretta a fare una ventenne) intrallazzato con la politica. Quanto a Riccardo non riesce a decollare e la moglie Anna (Emma Marrone) con il figlio Arturo lo abbandona e va a vivere con un riccone a Piacenza.
Innazitutto il regista ha commesso l'errore di far recitare cinquantenni che fanno finta, salvo il finale, di essere trentenni o ancora di meno in età avrebbe dovuto cercare attori trentenni e poi invecchiarli, se la prima parte è frenetica ma in fin dei conti si tratta di ragazzi di 16 anni (in una scena è infilato pure un nudo integrale di donna che non c'entra per niente), nella seconda parte assistiamo al piagnisteo tipico della commedia all'italiana, con tutti insodisfatti del proprio stato, Giulio di avere fatti soldi ma con la moglie lo che lo cornifica in modo seriale, le famiglie sfasciate: Gemma che dopo Giulio rivede Paolo, ma ha un bambino Leonardo di 9 anni ed è divorziata dal marito che ha sposato dopo Giulio. Il prologo finale li vede tutti insieme a Capodanno a festeggiare l'anno nuovo con Giulio che arriva con la figlia Sveva dopo il rinfresco a casa del suocero e tutti rinvangono la propria amicizia. I personaggi sono ben intepretati anche se spesso, specie nelle figure di contorno, si va nella macchiettistica, desta perplessità la figura di Gemma che appare delineata molto poco psicologicamente, è una donna che appare priva di interessi, sballottata dalla vita che le scorre come l'acqua su una pietra, non è certo una di quelle figure femminili che rimagono scolpite nella storia del cinema; certamente avrebbe dovuto essere approfondita. Un film formalmente fatto bene,  che lascia non la bocca amara ma insipida  come quando si mangia una pietanza priva di gusto. Quanto ai protagonisti che appaiono, a prescindere dalla conclamata amicizia, degli sconfitti dalla vita, si applica bene la frase di Paul Bourget "se non si vive come si pensa, si finisce di pensare come si vive". Nei titoli di coda si vede la figlia di Giulio, Sveva che passeggia con il figlio di Gemma, ma le premesse della generazione precedente non promettono nulla di buono. Belle le canzoni di Claudio Baglioni.

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