folignoli
|
giovedì 5 marzo 2020
|
muccino strepitoso. attori altrettanto
|
|
|
|
Il miglior film di Muccino? Piano sequenze perfette, movimenti di telecamera ineccepibili, sguardi giusti al momento giusto. Mentre trascorre il tempo, c'è un altro film che scorre sotto lo strato principale: è quello delle emozioni che provano i protagonisti. Sono le emozioni non dette, quelle che Muccino tiene per pochi intimi, quelli che hanno una sensibilità maggiore che gli consente di percepirle. Rancori soppressi, felicità a portata di mano, sfiorata, mai raggiunta. Come Giulio, quello che si è fatto da solo, quello che ha raggiunto la ricchezza sposando la figlia del Ministro della Sanità. Ma in fin dei conti, come gli altri 2 amici, la vera gioia era quella di avere accanto Gemma.
[+]
Il miglior film di Muccino? Piano sequenze perfette, movimenti di telecamera ineccepibili, sguardi giusti al momento giusto. Mentre trascorre il tempo, c'è un altro film che scorre sotto lo strato principale: è quello delle emozioni che provano i protagonisti. Sono le emozioni non dette, quelle che Muccino tiene per pochi intimi, quelli che hanno una sensibilità maggiore che gli consente di percepirle. Rancori soppressi, felicità a portata di mano, sfiorata, mai raggiunta. Come Giulio, quello che si è fatto da solo, quello che ha raggiunto la ricchezza sposando la figlia del Ministro della Sanità. Ma in fin dei conti, come gli altri 2 amici, la vera gioia era quella di avere accanto Gemma. E probabilmente quando l'ha avuta, non l'ha saputa apprezzare, tutto lanciato nella sua carriera da avvocato. Il non detto è ciò che ferisce i protagonisti. Gemma proletaria che serve ai tavoli di una bar, che Giulio non reputa alla sua altezza da avvocato rampante. Il non detto: quello di Paolo che nella scena clou, si vede portare via l'unico amore della sua vita, Gemma, in un piano sequenza letteralmente mozzafiato che parte da sopra la scale della scuola, fino a scendere sotto con Giulio e Gemma che se ne vanno in moto, lasciando sgomento il tenero Paolo. Un amore nato alle spalle dell' ignaro professore di lettere, interpretato da un magistrale Kim Rossi Stewart, probabilmente il migliore dei 4, capace di imprimere in ogni suo impercettibile movimento un peso specifico elevatissimo. Una Roma che guarda la caduta del muro di Berlino, il dramma delle torri gemelle, una Roma che cita "La dolce vita" col bagno nella fontana di Piazza Trevi e che culla i 4 amici in vortice centripeto che riporta tutti al punto iniziale. Riccardo, la figura perdente classica nei film di Muccino, lo sconfitto dalla vita, che non vede suo figlio Arturo da molti anni perchè si è divorziato dalla moglie che ora vive a Piacenza. Anche qui il non detto: Riccardo che quando insieme a Paolo per i borghi di Roma vecchia, rivede Gemma e la riaccompagna a casa, per un momento, un brevissimo istante, sembra avvicinarsi a lei per baciarla. Troppo bella per non desiderare di farlo. E' lì a 20 centimetri dal suo viso. Basterebbe un guizzo, un rumore per far si che ella si volti e rigirandosi troverebbe la bocca di Riccardo ad aspettarla. Basterebbe un nonnulla, un pizzico di coraggio. Ma quel momento passa e i due si salutano, da amici, come lo sono sempre stati. Come in quella foto di 30 anni prima scattata in campagna, davanti alla vecchia auto rimessa in moto, pagata 500 mila lira da uno sfasciacarrozze. Tutto torna al punto iniziale nei film di Muccino. Torna l'amore covato da Riccardo per anni nei confronti della fidanzatina di Paolo. A 16 anni gli sarebbe bastata anche una ragazza brutta, tanta era la voglia di fare sesso. E torna suo figlio Arturo, quel figlio che non aveva più voluto vederlo. Torna proprio a Roma a capodanno e conosce il figlio di Gemma, la figlia di Giulio. Un film più concentrato rispetto alla folla di attori che Muccino è solito far incastrare in storie parallele che poi fa convergere. Un film fatto da 4 soli protagonisti e probabilmente dovendo lavorare su meno attori, Muccino è riuscito a raccontare meglio la loro anima, il non detto, appunto.
[-]
[+] quadri storico perfetto.. muccino un talento puro
(di mimma)
[ - ] quadri storico perfetto.. muccino un talento puro
|
|
[+] lascia un commento a folignoli »
[ - ] lascia un commento a folignoli »
|
|
d'accordo? |
|
samanta
|
martedì 18 febbraio 2020
|
il carattere di un uomo determina il suo destino
|
|
|
|
La frase di Democrito citata nel titolo è calzante per il film di Muccino. Al quale darei un consiglio: immergersi di nuovo nell'atmosfera di Hollywood che gli ha permesso di fare uno dei film più belli di questo ventennio La ricerca della felicità, un film agile, pieno di sofferenza, ma lieto, pieno di colpi di scena non sempre favorevoli, ma che alla fine fanno raggiungere al protagonista il benessere agognato per sé e il figlio piccolo a cui deve badare. Un film coinvolgente così come non lo è Gli anni più belli, siamo sinceri la trama non è originale: un gruppo di vecchi amici si ritrova nel prologo finale a cementare un vecchia amicizia, a molti è venuto in mente un rimando al film di Scola C'eravamo tanto amati, senza dubbio l'avvocato che abbandona i suoi ideali e diventa ricco sposando la figlia di un ricco palazzinaro è ripresa tale quale dal Gasmann di Scola che assomiglia all'avvocato interpretato da Scavino.
[+]
La frase di Democrito citata nel titolo è calzante per il film di Muccino. Al quale darei un consiglio: immergersi di nuovo nell'atmosfera di Hollywood che gli ha permesso di fare uno dei film più belli di questo ventennio La ricerca della felicità, un film agile, pieno di sofferenza, ma lieto, pieno di colpi di scena non sempre favorevoli, ma che alla fine fanno raggiungere al protagonista il benessere agognato per sé e il figlio piccolo a cui deve badare. Un film coinvolgente così come non lo è Gli anni più belli, siamo sinceri la trama non è originale: un gruppo di vecchi amici si ritrova nel prologo finale a cementare un vecchia amicizia, a molti è venuto in mente un rimando al film di Scola C'eravamo tanto amati, senza dubbio l'avvocato che abbandona i suoi ideali e diventa ricco sposando la figlia di un ricco palazzinaro è ripresa tale quale dal Gasmann di Scola che assomiglia all'avvocato interpretato da Scavino.
[Spoiler] Nella prima parte i 4 protagonisti hanno 16 anni (sono interpretati da attori giovani) e siamo nel 1982, poi il film si dipana dagli anni '90 fino ad adesso. I 4 amici sono Giulio (Pierfrancesco Savino) che diventa avvocato giovane e pieno di ideali, Paolo (Kim Rossi Stuart) laureato in lettere, pieno di ideali per cambiare la gioventù, finalmente dopo 10 anni di precariato mortificante diventa di ruolo, Riccardo giornalista e critico cinematografico e Gemma (Micaela Ramazzotti) una ragazza che piena di vita si affloscia, costretta lasciare Roma e il suo fidanzatino Paolo va a Napoli e di lì scrive a Paolo che tutto è finito ed ha un fidanzato, in realtà è in un giro di droga e prostituzione, ne fugge dopo anni e ritorna a Roma si mette con Paolo, ma dopo alcuni anni lo tradisce con Giulio che nel frattempo è diventato un famoso avvocato che ha abbandonato i suoi ideali difendendo gli imputati di Tangentopoli. Ma Giulio poi abbandona Gemma per la ricchissima figlia di un importante e disonesto uomo d'affari Margherita (Nicoletta Romanoff a 40 anni costretta a fare una ventenne) intrallazzato con la politica. Quanto a Riccardo non riesce a decollare e la moglie Anna (Emma Marrone) con il figlio Arturo lo abbandona e va a vivere con un riccone a Piacenza.
Innazitutto il regista ha commesso l'errore di far recitare cinquantenni che fanno finta, salvo il finale, di essere trentenni o ancora di meno in età avrebbe dovuto cercare attori trentenni e poi invecchiarli, se la prima parte è frenetica ma in fin dei conti si tratta di ragazzi di 16 anni (in una scena è infilato pure un nudo integrale di donna che non c'entra per niente), nella seconda parte assistiamo al piagnisteo tipico della commedia all'italiana, con tutti insodisfatti del proprio stato, Giulio di avere fatti soldi ma con la moglie lo che lo cornifica in modo seriale, le famiglie sfasciate: Gemma che dopo Giulio rivede Paolo, ma ha un bambino Leonardo di 9 anni ed è divorziata dal marito che ha sposato dopo Giulio. Il prologo finale li vede tutti insieme a Capodanno a festeggiare l'anno nuovo con Giulio che arriva con la figlia Sveva dopo il rinfresco a casa del suocero e tutti rinvangono la propria amicizia. I personaggi sono ben intepretati anche se spesso, specie nelle figure di contorno, si va nella macchiettistica, desta perplessità la figura di Gemma che appare delineata molto poco psicologicamente, è una donna che appare priva di interessi, sballottata dalla vita che le scorre come l'acqua su una pietra, non è certo una di quelle figure femminili che rimagono scolpite nella storia del cinema; certamente avrebbe dovuto essere approfondita. Un film formalmente fatto bene, che lascia non la bocca amara ma insipida come quando si mangia una pietanza priva di gusto. Quanto ai protagonisti che appaiono, a prescindere dalla conclamata amicizia, degli sconfitti dalla vita, si applica bene la frase di Paul Bourget "se non si vive come si pensa, si finisce di pensare come si vive". Nei titoli di coda si vede la figlia di Giulio, Sveva che passeggia con il figlio di Gemma, ma le premesse della generazione precedente non promettono nulla di buono. Belle le canzoni di Claudio Baglioni.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a samanta »
[ - ] lascia un commento a samanta »
|
|
d'accordo? |
|
roby 82
|
sabato 22 febbraio 2020
|
tra "c'eravamo tanto amati" e "ovosodo"
|
|
|
|
Prendete "Ceravamo tanto amati" di Ettore Scola, e "Ovosodo" di Virzì e otterrete "Gli anni più belli".
Un film non da cinema, molto al di sotto delle attese, con delle scene tra Favino, Stuart e la Ramazzotti recitate talmente male che pensi siano tre novelli attori.
La storia è quella dei due film, loro da giovani, le loro avventure e la vita che gli fa prendere tre strade diverse. Gli anni passano, le dissavventure anche, fino a ritrovarsi vecchi e con tanta nostralgia del tempo che fu. La ciliegina sulla torta della scopiazzatura arriva anche nel finale con la Ramazzotti e Favino che ripetono tale e quale le battute finali di Gassman e la Sandrelli del film di Scola.
[+]
Prendete "Ceravamo tanto amati" di Ettore Scola, e "Ovosodo" di Virzì e otterrete "Gli anni più belli".
Un film non da cinema, molto al di sotto delle attese, con delle scene tra Favino, Stuart e la Ramazzotti recitate talmente male che pensi siano tre novelli attori.
La storia è quella dei due film, loro da giovani, le loro avventure e la vita che gli fa prendere tre strade diverse. Gli anni passano, le dissavventure anche, fino a ritrovarsi vecchi e con tanta nostralgia del tempo che fu. La ciliegina sulla torta della scopiazzatura arriva anche nel finale con la Ramazzotti e Favino che ripetono tale e quale le battute finali di Gassman e la Sandrelli del film di Scola.
Film voto 5.
Recitazione voto 5 "Santamaria è rimasto il Paolo di "Baciami ancora" che sbaita, urla. La Ramazzotti oramai è il solito copia e incolla...tanto sa recitare solo cosi, o che lavori con Verdone o che lavori con Virzì non cambia mai. Salvo solamente Kim Rossi Stuart che recita sempre magistralmente, e una brava Emma Marrone.
Voto 4 a Gabriele Muccino, solite scene urlate tra gli attori come un classico dei suoi film, e alcune scene che a tratti sembravano improvvisate tra gli attori. Il prodotto finito è risultato un remeke spacciato per un suo film anzi il suo film della vita. Non ci siamo proprio.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a roby 82 »
[ - ] lascia un commento a roby 82 »
|
|
d'accordo? |
|
mauridal
|
lunedì 2 marzo 2020
|
quando una generazione si vuole raccontare,
|
|
|
|
Quando una generazione si vuole raccontare, allora il narratore di turno sceglie la maniera più facile e diretta , ad esempio riferire le storie del Gruppo di Amici che ridendo e scherzando dichiarano le proprie ambizioni, le conquiste , le angosce e le sconfitte. Questo film pur non rappresentando una novità originale in questa tematica generazionale, si distingue per aver centrato nel gruppo di amici di cui si parla , alcuni personaggi che rappresentano una tipologia umana realistica ed effettiva.
[+]
Quando una generazione si vuole raccontare, allora il narratore di turno sceglie la maniera più facile e diretta , ad esempio riferire le storie del Gruppo di Amici che ridendo e scherzando dichiarano le proprie ambizioni, le conquiste , le angosce e le sconfitte. Questo film pur non rappresentando una novità originale in questa tematica generazionale, si distingue per aver centrato nel gruppo di amici di cui si parla , alcuni personaggi che rappresentano una tipologia umana realistica ed effettiva. Intanto lo sviluppo della storia prende circa trent’anni di vita dei personaggi dai sedici ai cinquanta anni coincidenti storicamente con gli anni dai settanta ai novanta ,e questo lungo periodo necessariamente intreccia varie storie personali e vicende differenti tra il sentimentale e il sociale , appunto tra pubblico e privato. Ogni personaggio tra i quattro magnifici amici, rappresenta un caso in relazione all’altro, e insieme riescono ad essere gruppo , così come negli anni settanta effettivamente è successo in tante realtà italiane e non solo. Lo scenario di fondo è la città di Roma , tanto cara al regista Muccino dove si intrecciano storie ,e personaggi, tra i quali distinguo , Riccardo e Giulio interpretati al meglio da Claudio Santamaria e da Pierfrancesco Favino che riescono a rendere il senso della intera storia del film, quando l’uno rappresenta un giovane di belle speranze artistiche che non trovano però riscontro nella realtà anche e dopo varie esperienze sia nel lavoro che nella famiglia, e l’altro Giulio ,da giovane povero ma determinato che tenta la scalata al successo e vi riesce nel suo lavoro di avvocato ma rinnegando i suoi principi di uguaglianza e difesa di diritti dei deboli. Dunque una buona rappresentazione di quella bella gioventù che in precedenza già fu rappresentata nel cinema da Marco Tullio Giordana nella meglio gioventù o addirittura ancor prima da Ettore Scola in c’eravamo tanto amati. Dunque una dimostrazione che la storia si ripete e forse proprio nel caso di vicende di ricorsi generazionali ancor di più vero , pur con i dovuti distinguo. Intanto altro particolare che non può sfuggire è la presenza della morte e della nascita , nel caso delle madri di due amici e di un neonato di una coppia , la qual cosa può rappresentare una constatazione e una speranza al contempo , ovvero così come la gioventù si ripete anche la vita ha una sua logica temporale ,la morte di una vecchia madre si trasforma nei vagiti di un neonato. Il regista Muccino ormai cinquantenne si consegna al gruppo di amici , che scherza e ride come negli anni più belli , con uno sguardo di speranza alle nuove generazioni che si affacciano alla vita. (mauridal)
[-]
|
|
[+] lascia un commento a mauridal »
[ - ] lascia un commento a mauridal »
|
|
d'accordo? |
|
enzo70
|
lunedì 2 marzo 2020
|
un amarcord semplice e onesto
|
|
|
|
Quaranta anni d’Italia. Muccino racconta il Paese, le sue vicissitudini attraverso la storia di quattro amici, Giulio, Riccardo, Paolo e Gemma, dei loro sogni e delle loro disillusioni. E li racconta con un cast di altissimo livello, Favino, Rossi Stuart, Santamaria e la Ramazzotti. Quattro ragazzini che combattono per cambiare il mondo e che come tutti vengono cambiati dalle loro quotidianità, dai loro affanni. Nella prima parte del film i protagonisti sono interpretati da giovani attori che sono bravissimi, ma sicuramente sopra le righe, nell’anticipare le caratteristiche degli attori che arriveranno dopo. E’ un film onesto e gradevole, scritto e diretto bene e che trova proprio nella sua semplicità il punto di forza.
[+]
Quaranta anni d’Italia. Muccino racconta il Paese, le sue vicissitudini attraverso la storia di quattro amici, Giulio, Riccardo, Paolo e Gemma, dei loro sogni e delle loro disillusioni. E li racconta con un cast di altissimo livello, Favino, Rossi Stuart, Santamaria e la Ramazzotti. Quattro ragazzini che combattono per cambiare il mondo e che come tutti vengono cambiati dalle loro quotidianità, dai loro affanni. Nella prima parte del film i protagonisti sono interpretati da giovani attori che sono bravissimi, ma sicuramente sopra le righe, nell’anticipare le caratteristiche degli attori che arriveranno dopo. E’ un film onesto e gradevole, scritto e diretto bene e che trova proprio nella sua semplicità il punto di forza. Certo che quelli erano proprio gli anni più belli.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a enzo70 »
[ - ] lascia un commento a enzo70 »
|
|
d'accordo? |
|
lizzy
|
lunedì 31 agosto 2020
|
un''altra muccinata
|
|
|
|
Sarà che a me Muccino non mi ha mai entusiasmata e non riesco a capire il perchè di tanto "incenso" su di lui.
Sarà che di queste commedie con come sfondo tanti momenti storici ne ho visionate diverse.
Sarà che ho visto così tanti film che a questo punto se uno non ha una trama veramente interessante da propormi, e non la solita videocronaca di gente qualunque che vive una vita qualunque in un modo qualunque, allora non riesco nemmeno a non sbadigliare di fronte certe scene.
Sarà...sarà...sarà quel che sarà, ma a me questo film non sconfinfera per nulla.
E, per carità, non andiamo a toccare il capolavoro "C'eravamo tanto amati": sebbene bravi i nostri 3+3 non hanno un copione degno di nota e certe "muccinate" non si addicono a qualcuno che vuol diventare un mostro sacro (Come Gassmann, la Sandrelli e Manfredi, assieme a Satta Flores, sono) ed emergere dal piattume nazionalpopolare del nuovo millennio.
[+]
Sarà che a me Muccino non mi ha mai entusiasmata e non riesco a capire il perchè di tanto "incenso" su di lui.
Sarà che di queste commedie con come sfondo tanti momenti storici ne ho visionate diverse.
Sarà che ho visto così tanti film che a questo punto se uno non ha una trama veramente interessante da propormi, e non la solita videocronaca di gente qualunque che vive una vita qualunque in un modo qualunque, allora non riesco nemmeno a non sbadigliare di fronte certe scene.
Sarà...sarà...sarà quel che sarà, ma a me questo film non sconfinfera per nulla.
E, per carità, non andiamo a toccare il capolavoro "C'eravamo tanto amati": sebbene bravi i nostri 3+3 non hanno un copione degno di nota e certe "muccinate" non si addicono a qualcuno che vuol diventare un mostro sacro (Come Gassmann, la Sandrelli e Manfredi, assieme a Satta Flores, sono) ed emergere dal piattume nazionalpopolare del nuovo millennio.
E comunque: di eventi storici si vede ben poco, di coerenza men che meno (Spassosissimo il dichiararsi dei due fedifraghi) e datosi che qua non siamo "in una galassia lontana lontana", e che di fantascienza nella pellicola ci sono solo le canzoni di Baglioni (Ma ancora si usano per un film? Mah...), visto che di colpi di scena o evoluzioni rocambolesche della storia non possiamo aspettarcene, meglio premere il tasto del "fast forward" e finire prima possibile questo filmetto.
Che ho pronta una bella nottata con Enrico Maria Salerno e la Milo...
Almeno passo un oretta e rotti spensierata...
Ah, a proposito...adesso fan recitare pure la Marrone?
Oh, cielo!!!
Di questo passo la troveremo in coppia con Belen in qualche horror spaghetti style firmato da Dario Argento.
Con cameo di Asia, of course!!!
[-]
|
|
[+] lascia un commento a lizzy »
[ - ] lascia un commento a lizzy »
|
|
d'accordo? |
|
mardou_
|
venerdì 14 febbraio 2020
|
c'eravamo tanto amati
|
|
|
|
Qualche estate fa, su un’isoletta greca dove pensavo che soltanto in pochissimi avessimo deciso di trascorrere le vacanze, incontrai Gabriele Muccino. Ogni mattina in spiaggia e spesso la sera nella taverna che entrambi avevamo battezzato come casa, lo salutavo come fosse stato un vecchio amico. Nulla di più solo un cenno di affetto ad un regista che considero come un giovane zio, o un fratello maggiore e a cui sarò sempre riconoscente per avermi spiegato i tormenti dell’amore e dell’amicizia dell’adolescenza, nel momento esatto in cui li stavo vivendo.
I suoi primi quattro film hanno segnato non soltanto me, ma anche il cinema italiano a cavallo del terzo millennio.
[+]
Qualche estate fa, su un’isoletta greca dove pensavo che soltanto in pochissimi avessimo deciso di trascorrere le vacanze, incontrai Gabriele Muccino. Ogni mattina in spiaggia e spesso la sera nella taverna che entrambi avevamo battezzato come casa, lo salutavo come fosse stato un vecchio amico. Nulla di più solo un cenno di affetto ad un regista che considero come un giovane zio, o un fratello maggiore e a cui sarò sempre riconoscente per avermi spiegato i tormenti dell’amore e dell’amicizia dell’adolescenza, nel momento esatto in cui li stavo vivendo.
I suoi primi quattro film hanno segnato non soltanto me, ma anche il cinema italiano a cavallo del terzo millennio.
“ Ecco Fatto” “ Come Te Nessuno Mai” “ L’Ultimo Bacio” e “ Ricordati Di Me” hanno raccontato in modo originale ed incisivo quel tempo confuso e di valori in decadenza che hanno attraversato due generazioni di mezzo: la sua, dei figli del dopo Guerra, arrampicatori sociali della Prima Repubblica, e la mia, immediatamente successiva, dei Millennials che si sono dovuti reinventare sulle macerie di un paese economicamente in rovina.
Con questo nuovo lavoro, che arriva dopo la lunga esperienza hollywoodiana e due titoli opachi che sono fluiti tiepidamente nel ritorno in patria, Muccino si ispira in modo evidente al C’Eravamo Tanto Amati di Ettore Scola per tirare le somme di chi oggi conta più di cinquanta primavere.
Quattro amici, un amore conteso, la narrazione che li segue dall’adolescenza negli anni ’80 fino alla maturità odierna e che si condensa tutta in una delle scene più belle della pellicola, la corsa affannata di Micaela Ramazzotti sulle scale sempre in salita della vita.
Peccato che tutto sia troppo: troppo esasperato nella recitazione,troppo romano, troppo artefatto nel trucco e nei filtri per ringiovanire i protagonisti, troppo sviolinato ed approssimato nell’unire, stile collage, reperti storici e storia romanzata. Il risultato assomiglia pericolosamente ad una miniserie televisiva di Rai1.
Le interpretazioni potrebbero fare da contraltare ad un’operazione fallita, ma si fermano ad un tre a tre palla al centro: da un lato i bravi Pierfrancesco Favino, Kim Rossi Stuart e Nicoletta Romanoff, dall’altro il minimo sforzo impiegato da Micaela Ramazzotti e Claudio Santamaria nell’applicarsi usando la stessa posa dei precedent ruoli che li hanno portati al successo ed il pessimo esordio cinematografico di Emma Marrone.
Il finale ci risolleva dalle perplessità, in una sorta di pacificazione generale con il passato e con le scelte sbagliate e ci ricorda saggiamente di brindare, comunque, a ciò che ci fa stare bene. Come dei sopravvissuti.
Elisabetta Baou Madingou
[-]
|
|
[+] lascia un commento a mardou_ »
[ - ] lascia un commento a mardou_ »
|
|
d'accordo? |
|
loland10
|
domenica 16 febbraio 2020
|
lun(o)go romano
|
|
|
|
“Gli anni più belli” (2020) è il dodicesimo lungometraggio del regista-sceneggiatore romano Gabriele Muccino.
Il cinema italiano attorno e dopo il cinepanettonismo vario si arieggia di un muccinismo story.
Un film dove il racconto serpeggia e fa ala al corso storico aderente ad una vita forte, intensa, grama e romana. Ecco che il trambusto del dopo ‘mundial’ (1982) fa perdere verginità e ogni via maestra (ancora da venire la ‘finta’ goduria degli anni ottanta): i ragazzi ballano ancora col yuke-box e le ‘canzonette’ instradavano la vita non ‘più dolce’ di felliniana memoria.
[+]
“Gli anni più belli” (2020) è il dodicesimo lungometraggio del regista-sceneggiatore romano Gabriele Muccino.
Il cinema italiano attorno e dopo il cinepanettonismo vario si arieggia di un muccinismo story.
Un film dove il racconto serpeggia e fa ala al corso storico aderente ad una vita forte, intensa, grama e romana. Ecco che il trambusto del dopo ‘mundial’ (1982) fa perdere verginità e ogni via maestra (ancora da venire la ‘finta’ goduria degli anni ottanta): i ragazzi ballano ancora col yuke-box e le ‘canzonette’ instradavano la vita non ‘più dolce’ di felliniana memoria. Tra le strade romane (di lotte politiche, scontri e feriti) inizia un’amicizia che dura quarant’anni.
Giulio, Gemma, Paolo e Riccardo adolescenti e amici. Tra un sopravissuto (Riccardo), un sognatore (Paolo), un testardo (Giulio) e una ‘bimba’ (Gemma) che crede troppo nell’amore si instaurano episodi e storie gravi, dolci, pesanti e timide. Aspirazioni, successi e miserie nelle loro vite attraverso immagini di storia (sempre da immagini tv): la Caduta del Muro di Berlino, la discesa in campo del Cavaliere, l’undici settembre delle Torri Gemelle e le dimostranze di nuovi movimenti.
Il piattume è nel ‘darla senza remora’ come una ‘zoccola’. Ecco che il bivio è facile o la vita non serve viverla. “Brindiamo alle cose che ci piacciono”. Il film inizia con degli scoppi di Capodanno e brindisi a iosa, poi si conclude sempre con un bicchiere di vino. Tutto si aggiusta o quasi, Il ‘fuori onda’ (meglio il fuori-film) durante i titoli di coda appare inutilmente posticcio o meglio accomodante ancora di più.
Alla fine, purtroppo una storia italiana, dove entrano molti difetti dell’italico popolo e dello scialo modo dei ragazzacci romani che vogliono vivacchiare fortemente parafrasando in tono da zombie la dolce vita finita. Da un pezzo.
‘Manca Mastroianni’ dice Paolo. Appunto manca il top di ieri e di un cero acume intellettivo e di aplomb registico forte. O meglio, dicendolo in senso affettivo, fatti una ragione di vita per il cinema di oggi che arriva a questo bivio.
Il film riecheggia il mondo di ‘C’eravamo tanto amati’ (1974, di Ettore Scola), in tendenza colorata, accalcata, posticcia, bonaria e fottuta; fa pensare, illudere, irritare e commuovere. Ecco il cinema di Muccino esalta la ‘gente’ senza nessun scopo (di Monicelli solo gli umori), li lavora, li veste, li schiaffeggia e gli gira attorno per farceli salutare. Un cinema corposo e pieno di sudori e di corse: eccesso degli spazi,
Il mondo mucciniano è fermo in questi paletti e (nonostante alcune pieghe) riesce ad avere un suo piglio con una regia corposamente attenta e sinuosamente aderente ai corpi. Viva e mai dormiente. Tra un’eccitazione giovanile, un amore salutare e un ritorno d’amicizia (con una stazione di passaggi).
Eccessi e finezze, posticci e soavità vanno di pari passo. Alcune sequenze sono segno di pensare in grande. Altre sembrano andare a vuoto. O forse è la storia che si racconta che è piena falsamente..
Primo passo: il rivolgersi a noi è il timbro di Ettore Scola. Secondo passo: lo sciabordare degli amici senza scopo è quello monicelliano; Terzo passo: gli interni e le visualizza oblique sembrano risiane. Quarto passo: il tono di sottofondo continuo musicale rifà il verso ad un puzzle-cartoon; Quinto passo: la colonna sonora annulla vuoti e intensifica oltre il dovuto il cerchio di una vita lieve è amara. Sesto passo: il livore, lo scontro non arriva mai alle amarezze acri di commedie d’annata.
Ecco che il settimo passo è mucciniano un cinema suo al quadrato con colori, immagini e fotografia che decantano il movimento di camera. Un cinema ardimentoso dove il controllo sembra partire e andare fuori ordine. Appositamente con ‘romanità’ vigorosa. Una sceneggiatura di oggi (dove la provincia do Pietro Germi viene sfiorata).
Il ritorno di Giulio alla sua casa di nascita, povera con un piccolino Carletto che sembra il disperato perenne di oggi, appare un qualcosa di inutile. Come lo scontro con ‘sopravvissuto’ (Riccardo) dopo la sequenza della fontana di Trevi e Paolo che parte in auto. O meglio sai già quello che potrebbe succedere.
La parte finale ha un merito con una sequenza e un montaggio di campo e controcampo (tra un ristorante e le scale di un vecchio palazzo, tra amici e Paolo, tra un tornare e un abbraccio).
La trattoria romana e la prima bottiglia; la seconda bottiglia; forse l’ultima bottiglia nel chiamare l’oste. La corsa di Gemma e Paolo che aspetta. Una scena doppia tra un inizio e una fine.
Ecco che Muccino sa bene il mestiere, sa inquadrare, sa prendere le parti. La sua cattiveria è nel mostrarci la superficie perché sotto c’è il marciume. Un hollywoodiano a Trastevere. Ecco quello che Riccardo vorrebbe dire come critico che il film in cui recita è bellissimo. Parafrasando il Romano de’Trevi’.
Pierfrancesco Favino(Giulio), Kim Rossi Stuart (Paolo), Claudio Santamaria (Riccardo) e Micaela Ramazzotti (Gemma) recitano di schianto e di impulso, senza pause e colori sbiaditi. Il loro film è la presenza costante di voci, movimenti e urla. Con canzoni varie che ‘fanno da corsa’ per tutta pellicola. Da ‘Just an Illusion’ (Imagination) ‘Don’t you -forget about me-‘ (Simple Minds –e viene in mente ‘The Breakfast Club’, 1985, aperto e chiuso da questo famoso ‘titolo’-), da Bennato a Baglioni.
Regia: volitiva, intensa, boriosa e ritmata.
Voto: 6½/10 (***) -cinema apripista-
[-]
|
|
[+] lascia un commento a loland10 »
[ - ] lascia un commento a loland10 »
|
|
d'accordo? |
|
parsifal
|
lunedì 28 febbraio 2022
|
lezione riveduta e corretta
|
|
|
|
GLI ANNI PIU’ BELLI
Gabriele Muccino, nel 2020, realizza la sua opera più ambiziosa e, a tratti,
decisamente impegnativa; la riproposizione del capolavoro “ C’eravamo tanto amati” del Maestro Scola, riveduto e corretto, improntato all’epoca odierna. Un tentativo di riproporre un’epopea , riguardante tre amici per la pelle, sullo sfondo delle vicende storiche, nazionali e internazionali, accadute nel lungo corso della loro fervida e tormentata amicizia, attraverso gli anni. Sono inevitabile le analogie, di certo non casuali; il percorso di vita di ognuno dei protagonisti è del tutto similare a quello dei loro predecessori. Il trio Favino, Santamaria , Stuart, consolidatosi all’epoca di “ Romanzo Criminale” dà corpo e vita alla caratterizzazione, ben delineata, con indubbio talento e passione, sia attoriale che registica.
[+]
GLI ANNI PIU’ BELLI
Gabriele Muccino, nel 2020, realizza la sua opera più ambiziosa e, a tratti,
decisamente impegnativa; la riproposizione del capolavoro “ C’eravamo tanto amati” del Maestro Scola, riveduto e corretto, improntato all’epoca odierna. Un tentativo di riproporre un’epopea , riguardante tre amici per la pelle, sullo sfondo delle vicende storiche, nazionali e internazionali, accadute nel lungo corso della loro fervida e tormentata amicizia, attraverso gli anni. Sono inevitabile le analogie, di certo non casuali; il percorso di vita di ognuno dei protagonisti è del tutto similare a quello dei loro predecessori. Il trio Favino, Santamaria , Stuart, consolidatosi all’epoca di “ Romanzo Criminale” dà corpo e vita alla caratterizzazione, ben delineata, con indubbio talento e passione, sia attoriale che registica.
Giulio ( Favino) , Riccardo il Sopravvissuto ( Santamaria) e Paolo ( K.R.Stuart) sono giovani spensierati e di belle speranze. Si conoscono in una circostanza molto particolare; Riccardo, durante una manifestazione studentesca, nella quale era incappato per caso, viene gravemente ferito. Giulio e Paolo lo soccorrono e lo portano in ospedale. Da lì l’epopea ha inizio. Giulio diventerà avvocato, estremamente idealista e pronto a prestare la sua opera agli ultimi, senza voce né volto. Paolo, l’umanista, conoscerà il lungo calvario del precariato nella scuola con il sogno di diventare di ruolo. Mentre Riccardo, come il suo omologo Nicola, ruolo che fu assegnato a Satta Flores, tenterà a tutti i costi la carriera di critico cinematografico. Nella loro vita esiste una presenza femminile, ondivaga e cangiante, alla ricerca di un’ identità ; Gemma , ruolo affidato a Micaela Ramazzotti, che incarna la bellezza popolare, senza freni inibitori né scrupoli di sorta. L’ascesa inizia negli anni critici e coinvolgenti della loro gioventù. L’avvocato , inizialmente idealista e convinto di voler cambiare il sistema, incappa in un onorevole privo di scrupoli e deciso a non pagare i propri conti con la giustizia. Come l’avvocato Perego, suo omologo interpretato da Gassman, è combattuto e non vorrebbe cedere il passo a simili escamotage, ma il denaro ed il potere prendono il sopravvento. Ed anche la vita privata segue il corso di quella professionale; la figlia dell’onorevole ( Nicoletta Romanoff) giovane, bella e viziata, decide di diventare la sua compagna, a discapito di Gemma , che a sua volta aveva tradito Paolo, candido e ingenuo, per poter stare con Giulio ( la scena dell’agnizione è una degna riproposizione dell’originale). E così , le loro vite vanno avanti , su binari paralleli, tra l’inchiesta di Mani Pulite ed altri eventi come il crollo delle Torri e la nomina di ruolo per Paolo , i sogni infranti e la separazione di Riccardo, l’inarrestabile ascesa di Giulio. E tra vicende alterne, narrate con la concitazione affannosa, tipica di Muccino, si giunge al momento dell’incontro corale, in un ristorante, in cui i tre si confessano, ridendo amaramente delle loro vite. Il finale è difforme dall’originale, tende ad unire quelle vite che apparentemente era distanti, mentre Scola lasciò la conclusione aperta con un evidente senso di fallimento ed un retrogusto amaro. Ottima lezione, rielaborata e corretta, ma il Maestro resta Ettore Scola.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a parsifal »
[ - ] lascia un commento a parsifal »
|
|
d'accordo? |
|
raffele
|
martedì 18 febbraio 2020
|
tenerezza, compromesso, amicizia
|
|
|
|
i sogni, la velleità di purezza, l'ingenuità inevitabile dei 16 anni. la circostanza sanguinolenta che crea l'amicizia da commilitoni, il giuramento di eterna amicizia e soccorso. la femminilità irresistibile della splendida Gemma, spontanea come un anatroccolo pasticcione, che schianta l'afflato fra due ragazzi e li separa. il successo: quando non arriva ti smarrisci nel fallimento come uomo, marito, padre: lei perde la pazienza e se ne va, appoggiata dai genitori, con tuo figlio (ancora e sempre è la donna delusa a piantare lo squattrinato) quando arriva invece ti fagocita come un'ameba che si chiama compromesso, hai fatto i soldi, come si duol dire.
[+]
i sogni, la velleità di purezza, l'ingenuità inevitabile dei 16 anni. la circostanza sanguinolenta che crea l'amicizia da commilitoni, il giuramento di eterna amicizia e soccorso. la femminilità irresistibile della splendida Gemma, spontanea come un anatroccolo pasticcione, che schianta l'afflato fra due ragazzi e li separa. il successo: quando non arriva ti smarrisci nel fallimento come uomo, marito, padre: lei perde la pazienza e se ne va, appoggiata dai genitori, con tuo figlio (ancora e sempre è la donna delusa a piantare lo squattrinato) quando arriva invece ti fagocita come un'ameba che si chiama compromesso, hai fatto i soldi, come si duol dire. hai sposato la più classica figlia del più classico dei potenti, ammaliata da quanto sei bravo e concreto professionalmente. il lavoro da persona qualunque dell'ex amico, l'insegnante che vuol trasmettere qualcosa ai ragazzi come lui di poco prima, dopo anni di estenuante precariato. i figli coi quali non riesci a parlare, ironia malvagia, come i tuoi con te, quando eri figlio. perché parlare coi figli è uno dei mestieri impossibil che bisogna fare lo stesso, a costo di umiliarsi. il tempo che passa, segnato dai fatti della storia del tuo paese, dei mondiali di calcio, della storia del mondo. la malattia, la morte, la ruota c he gira insomma. quello che resta è l'amicizia ritrovata. un remake onesto e riveduto di "ci eravamo tanto amati", con qualche alito di "una vita difficile" in cui Favino, Rossi Stuart (ma si chiama veramente così, milanese e americano?), Santamaria e la bionda, statuaria e tenera Micaela Ramazzotti con la sua splendida vocina dalle desinenze sussurrate non temono Manfredi, Gassman e la Sandrelli. momento chiave: Riccardo accompagna a casa Gemma, lei lo bacia sul confine guancia-labbra con uno slancio erotomane, lui fa per ripartire, la macchina da squattrinato non parte. in sala si pensa ecco con la cosa che il motore non si accende, fatalmente le citofona e ci fa l'amore pure lui. e invece toh, è leale e spinge l'auto, la fa ripartire. un pigolio polemico alla Casella che commenta il fim: non so se Muccino ha la visione del mondo che dice lei, di "donne che la danno con la fionda", ma qui è come incolpare di antisemitismo il regista di Schindler's List, la frase è in bocca ad un ragazzo romano, parlano così.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a raffele »
[ - ] lascia un commento a raffele »
|
|
d'accordo? |
|
|