Una scrittura attentissima per un'opera che denuncia i cattivi maestri, senza false reticenze, senza abbandonare la speranza. Recensione di Giancarlo Zappoli, legge Francesco Buttironi.
di A cura della redazione
Ahmed ha 13 anni ed è entrato nella spirale dell'integralismo musulmano, indottrinato da un imam che, tra le altre cose, gli ripete che la sua insegnante di lingua araba è un'apostata. Ahmed, che venera un cugino martire dell'Islam, decide di procedere autonomamente e di passare all'azione.
Se in Rosetta i Dardenne seguivano da vicino la disperazione di una ragazza bisognosa di un lavoro, in questo film la disperazione sembra avere trovato ospitalità nel loro sguardo.
I due registi, attentissimi alla scrittura, costruiscono un'opera che denuncia i cattivi maestri e si permettono di spiazzare gli spettatori suggerendo una possibilità di ripensamento.
Perché i Dardenne non hanno mai smesso di sperare nelle persone che mettono in scena, senza per questo voler ricercare accomodanti happy end.
In occasione dell'uscita al cinema de L'età giovane, in sala dal 31 ottobre, Francesco Buttironi interpreta la recensione di Giancarlo Zappoli.