Una docufiction che aspirebbe ad essere un documentario su un incontro storico per il mondo contemporaneo.
di Emanuele Sacchi
Quattro amici fanno di tutto per arrivare a Pyongyang il giorno dell'incontro storico tra i presidenti delle due Coree, da sempre contrapposte.
La regola d'oro del genere documentario dice che, se le scene sono frutto di una preparazione ad hoc e quel che si presume filmato live è in realtà sceneggiato e predisposto, è meglio cercare di dissimularlo il più possibile. Vista la frequenza con cui questo avviene in Una gloriosa delegazione a Pyongyang si può quasi parlare di docufiction. Ma questo non giustifica il malvezzo dei personaggi di guardare costantemente in camera, spezzando ogni residuo di esperienza immersiva nella vicenda.
Il titolo del documentario di Pepi Romagnoli parrebbe celare un intento autoironico, attorno alla storia dell’improbabile missione a Pyongyang di quattro amici, accomunati dalla volontà di partecipare allo storico incontro tra i presidenti di Corea del Nord e del Sud.