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Elio Germano: «Ognuno di noi ha i suoi demoni e le sue... madonne»

L'attore racconta con Gianni Zanasi e Alba Rohrwacher il film Troppa grazia, presentato alla Quinzaine di Cannes e dal 22 novembre al cinema.
di Paola Casella

Troppa grazia

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Elio Germano (44 anni) 25 settembre 1980, Roma (Italia) - Bilancia. Interpreta Arturo nel film di Gianni Zanasi Troppa grazia.
giovedì 8 novembre 2018 - Incontri

Troppa grazia è un film anomalo come tutti quelli scritti e diretti da Gianni Zanasi: difficile catalogarlo secondo un unico genere. Al suo interno si muovono personaggi credibili che affrontano situazioni al limite della credibilità. Ma le relazioni (e le reazioni) sono autentiche, hanno il sapore della vita vissuta: anche per gli attori che li interpretano. Ne abbiamo parlato con il regista e parte del cast.

"Troppa grazia è un film stra-ordinario in cui si ride molto. una lettera d'amore e un'ode pagana agli artisti".
Paola Casella

Elio e Alba, nel film la vostra sembra una coppia rodata da tempo: come avete raggiunto quel livello di familiarità, da attori?
Elio Germano: Alba ed io ci conosciamo da tanti anni, abbiamo cominciato a lavorare insieme quando lei era appena uscita da Centro Sperimentale e ci troviamo bene. Inoltre ogni film di Zanasi è compartecipato: la sceneggiatura è molto precisa, ma lui è pronto a metterne in discussione ogni aspetto e personaggio, il che apre la strada a far emergere più gli esseri umani che i performer.
Alba Rohrwacher: La forza del rapporto fra i nostri due caratteri era già in sceneggiatura. C'è una scena bellissima che descrive perfettamente la fine di un amore fra due che si sono amati profondamente e che in qualche modo non riusciranno mai a lasciarsi. Prima di rivederlo sul grande schermo non avevo capito che Troppa grazia fosse una storia d'amore, e che le scene fra me ed Elio fossero lo scheletro attorno a cui tutta la vicenda si animava.

Alba, come si è rapportata con Hadas Yaron, che interpreta il ruolo della Madonna?
Alba: Quando ho conosciuto Hadas ho provato subito un sentimento di vicinanza con lei che ha facilitato il nostro rapporto artistico. Poi ci siamo trovate insieme nel campo in cui Lucia vede per la prima volta la Madonna, e quando Hadas è arrivata un venticello le ha sollevato il velo dal capo. Era come se si fosse materializzata improvvisamente, nella maniera più semplice, e da lì siamo partiti. Poi abbiamo lavorato molto di improvvisazione, guidate dalle voci di Gianni Zanasi. La scena della lotta è stata impegnativa e divertente: sono portata all'autoflagellazione, ma in genere è interiore, qui invece ha raggiunto livelli fisici notevoli, dato che si è trattato di prendersi seriamente a schiaffi (ride).


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In foto una scena del film Troppa grazia.
In foto una scena del film Troppa grazia.
In foto una scena del film Troppa grazia.

Troppa grazia è anche un film sulla capacità di credere.
Alba: Che è la base del nostro lavoro: riuscire a credere, e a far credere, a qualcosa che non esiste.
Elio: La Madonna di Troppa grazia non riguarda solo la sfera del mistico ma anche quella del magico: è anche un grillo parlante, è la coscienza di Lucia. Ognuno di noi ha i suoi fantasmi, i suoi demoni e le sue.... madonne (ride). La cosa curiosa è che in questo momento storico nessuno le obbedisce. Un tempo chi vedeva la Madonna si metteva sull'attenti, oggi si defila: "Ho da portare a casa i soldi, secondo te posso mettermi a costruire una chiesa?" Oggi uno che vede la Madonna cerca il telecomando per cambiare canale, o ci si fa un selfie, per poi postarlo sui social con la scritta: "Guarda chi ho visto oggi?".
Gianni Zanasi: Questa Madonna è un richiamo primordiale, l'ultimo per Lucia, a riconnettersi con se stessa, con la sua famiglia e la sua vita, altrimenti li perderà per sempre. Non a caso lei fa la geometra, un lavoro che ha a che fare con la terra, quella terra dove è nata e cresciuta e che per necessità economica sta tradendo: il tradimento più grande di tutti, quello definitivo. Per questo quando le appare la Madonna è molto arrabbiata.

Perché ha scelto proprio la Madonna, che non sarà quella biblica, ma è comunque un'icona religiosa?
Gianni: Perché ha una fondamentale connotazione culturale e identitaria, che viene dall'infanzia e che ci porta a credere in qualcosa che va oltre la realtà. E perché dà il via ad un corto circuito fra privato e sociale, innesca reazioni fra Lucia e le persone importanti della sua vita. Se a Lucia fosse apparso Titti o il Gatto Silvestro, l'impatto sarebbe stato meno forte.

Gianni, lei è un portatore sano di visione anomala.
Gianni: Fin da quando ero piccolo guardavo film che capivo solo in parte, come Scene da un matrimonio di Ingmar Bergman, che ho visto a 8 anni, o come i film americani anni Settanta che davano in televisione (probabilmente si riferisce a quelli della serie Rai America America dove vai?, ndr), e per me è stato un imprinting che ha sviluppato un certo tipo di sensibilità, un'emozione non controllata solo dalla logica cerebrale.

Oggi che film le piacciono?
Gianni: Quelli che mi fanno venire voglia di rivederli, da La dolce vita a Pretty Woman. Quelli che attraversano i generi, che non si chiudono nello sforzo di fare il compitino. Abbiamo bisogno di film transgender!


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