Titolo originale | La miséricorde de la jungle |
Anno | 2018 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Belgio, Francia, Germania |
Durata | 91 minuti |
Regia di | Joel Karekezi |
Attori | Stéphane Bak, Marc Zinga, Ibrahim Ahmed, Abby Mukiibi Nkaaga, Nabwiso Mathew Cédrick Mbongo Mbulu, Nsereko Mazinga Henry, Issac Kabula, Kantarama Gahigiri, Michael Wawuyo, Michael Wawuyo Jr., Nicholas Akampurira, Nirere Shanel, Joel Okuyo Prynce, River Dan Rugaju, Ronald Ssemaganda, Tebandeke Samuel, Were Edrine. |
MYmonetro | 2,99 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 5 febbraio 2019
Un sergente e una recluta devono sopravvivere insieme durante la seconda Guerra del Congo.
CONSIGLIATO SÌ
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1998. Nella giungla di Kivu, al confine tra Ruanda e Congo, la guerra non accenna a placarsi. Esercito e milizia armata combattono sanguinosamente, spesso coinvolgendo anche i civili che risiedono nei dintorni. Il sergente Xavier perde contatto con il battaglione di cui era al comando, ritrovandosi da solo con la recluta Faustin. Diversi per grado militare, per origini e per la familiarità con gli orrori della guerra, i due devono unire le forze per sopravvivere dirigendosi a ovest, “sempre a ovest”. Ma la natura è feroce, e gli altri esseri umani che si aggirano nella giungla non sono da meno.
Il regista ruandese Joël Karekezi torna a raccontare le guerre e il genocidio che hanno tormentato il paese con un road movie incentrato su due soldati, e sugli uomini dietro le uniformi.
Come nei suoi film precedenti, Karekezi è alla ricerca di un modo umano di raccontare l’inumano, e con il secondo lungometraggio si immerge nella natura di una zona di confine stringendosi attorno ai suoi protagonisti. La macchina da presa è come un terzo soldato, ancora più impaurita di Faustin ma determinata come Xavier, che preme dietro le spalle del compagno con urgenza e disperazione.
Privo di imponenti mezzi realizzativi, The Mercy of the Jungle deve lavorare di suggestione, avvalendosi soprattutto di un sound design notevole che avvolge la sfera percettiva dello spettatore e ne guida l’attenzione. La colonna sonora, che alterna percussioni a melodie che sfumano nei suoni ambientali, risplende nei momenti di quiete del viaggio di Xavier e Faustin, siano essi contemplativi di uno straordinario paesaggio naturale, o quasi giocosi, come nella scena muta del passaggio di un enorme gorilla.
Karekezi li tratta saggiamente come momenti preziosi, data la loro rarità: questo è un viaggio non verso la salvezza ma sempre più addentro l’orrore, che sembra rimanere attaccato ai volti dei due protagonisti come le costanti perle di sudore e umidità. Sarebbe difficile rendergli giustizia anche per un’opera più sofisticata dal punto di vista drammaturgico, ed è per questo che Xavier e Faustin abbassano le armi del linguaggio per affidarsi al potere dello sguardo.