Titolo originale | Jellyfish |
Anno | 2018 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Gran Bretagna |
Durata | 101 minuti |
Regia di | James Gardner |
Attori | Liv Hill, Sinead Matthews, Cyril Nri, Angus Barnett, Tomos Eames Victoria Alcock, Helen Kennedy, Robbie White, Henry Lile, Jemima Newman, Connor Mills, Jay Sajjid, Lauran Taylor-Griffin, Mark Sangster, Ria Zmitrowicz, Swainley Whipps Eden-Entwistle, Frankie Boyle, Lee David Brown, Oliver Jones (II), Pete Picton, Meredith Ryder, Chloe-Megan Child, Georgina Jones. |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,08 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 26 ottobre 2018
Una ragazza costretta a scegliere tra le sue responsabilità e la nuova passione per la commedia.
CONSIGLIATO SÌ
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Sarah Taylor non è una gran simpatia: non ha tempo per essere simpatica, con una madre bipolare che per la maggior parte del tempo non si alza dal letto, due fratelli più piccoli da accudire in tutto e per tutto, uno stipendio da portare a casa lavorando dopo la scuola, che però non basta e richiede disgustose e umilianti prestazioni extra, nel retro della sala giochi. Eppure il suo insegnante di teatro vede in lei un potenziale talento comico. Sarà in grado, Sarah, di trasformare in commedia la tragedia della sua vita?
Il film di esordio dello scrittore James Gardner lascia ammirati e un po' interdetti, come ogni novità. E come ogni novità crea futuro affondando le radici nel passato.
Cinematograficamente, il passato è quello del migliore cinema sociale inglese, alla Ken Loach di Ladybird Ladybird, ibridato col tempo odierno, dei talent show e dei film indipendenti sugli adolescenti fuori dal coro. Ma in Jellyfish c'è di più: c'è un luogo che entra da coprotagonista nel film, Margate, città marinara del Kent, che in passato fu sede di una prestigiosa scuola di teatro e che alla sua attività teatrale deve ancora la sua unica notorietà; e c'è una giovane interprete, Liv Hill, che incarna letteralmente il film, lo trasuda, eccellendo nel registro drammatico, mentre lascia contemporaneamente intravedere un potenziale ugualmente promettente in materia di commedia.
Quella di Sarah, però, non è una favola, nessuna narrazione rassicurante interviene a toglierla dai guai, che, anzi, sperimentano un crescendo drammatico portando il film in un territorio piuttosto isolato. Perché "la verità è ciò che è, non ciò che dovrebbe essere", diceva Lenny Bruce, e Sarah è un Bruce femmina e adolescente: una sick comedian che ha conosciuto anni di sommessi insulti nei suoi riguardi e ora li rimanda al mittente, amplificati dal microfono e dalla rabbia repressa.
La tenerezza dello sguardo registico di Gardner e la violenza degli insulti che Sarah trova il coraggio di indirizzare al suo pubblico si miscelano in maniera inattesa e efficace in questo dramma del quotidiano, che non promette facili fughe dalla realtà ma lascia comunque intravedere una porticina, interna alla protagonista stessa, che si situa tra la consapevolezza di sé e un abbozzo d'arte, che, una volta scoperta, può essere utile nel momento del bisogno.