Titolo originale | Diamantino |
Anno | 2018 |
Genere | Commedia, |
Produzione | Portogallo, Francia, Brasile |
Durata | 92 minuti |
Regia di | Gabriel Abrantes, Daniel Schmidt (II) |
Attori | Carloto Cotta, Cleo Tavares, Anabela Moreira, Margarida Moreira, Carla Maciel Chico Chapas, Hugo Santos Silva, Joana Barrios, Filipe Vargas, Maria Leite, Manuela Moura Guedes, Djucu Dabó, Leandro Vieira, Vitor Alves da Silva, Elisabete Pedreira, Abílio Bejinha, Vítor de Almeida. |
Uscita | giovedì 15 agosto 2019 |
Tag | Da vedere 2018 |
Distribuzione | I Wonder Pictures |
MYmonetro | 3,06 su 9 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 10 aprile 2020
Un talento del mondo calcistico perde la forza sportiva e deve ricominciare da capo la sua vita. Il film ha ottenuto 1 candidatura agli European Film Awards, In Italia al Box Office Diamantino - Il calciatore più forte del mondo ha incassato nelle prime 3 settimane di programmazione 13,2 mila euro e 8,5 mila euro nel primo weekend.
CONSIGLIATO SÌ
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Diamantino è un prodigio del pallone. Toccato dalla grazia in campo, fuori campo l'attaccante portoghese è un idiota sublime che non comprende nulla delle forze politiche che agitano il suo Paese. A un passo dalla Coppa del Mondo, perde la sua magia e sbaglia il rigore decisivo. Abbandonato dai tifosi e dal padre, che muore di infarto, Diamantino cade nella rete delle sorelle, gemelle sadiche, e di un complotto dell'estrema destra, che progetta di clonarlo per formare una super nazionale. Ma la palla è rotonda come l'amore che arriva dal mare e ha il volto di un 'rifugiato', un'agente dei servizi segreti venuta a ficcare il naso nelle sue finanze. Niente va come previsto e l'imprevisto è davvero mai visto...
Manipolazioni genetiche, transumanesimo, crisi dei rifugiati (il protagonista ne adotta uno), il calcio come nuova estetica di massa, il culto della celebrità, la sorveglianza globalizzata, i nazionalismi esacerbati, la rimonta delle destre estreme, il capitalismo sfrenato, c'è tutto questo e ancora nel film di Gabriel Abrantes e Daniel Schmidt.
Un contropiede pop e delirante che travolge tutto al suo passaggio e combina due spiriti, uno lusitano e l'altro americano. Leggero e libero come una partita di serie B, Diamantino oscilla tra satira politica e science-fiction ma è soprattutto una favola, che inverte i generi e trasforma un calciatore in una principessa salvata da una giovane guerriera. Una donna d'arme che espugna il castello decorato di azulejo nei panni di un adolescente migrante.
Diamantino, interpretato con superbo candore da Carloto Cotta, sa tutto del pallone ma niente del mondo su cui alza di colpo lo sguardo, interessandosi alla causa dei rifugiati e scivolando nelle spire di una machiavellica organizzazione fascista che, in un'ottica da Brexit sud-europea, sogna di allevare un esercito di giocatori "da Mondiale". La strumentalizzazione dello sport per indurre artificialmente la felicità nazionale è un'espediente vecchio come il mondo ma gli autori vanno oltre, puntando il dito sulla situazione attuale del Portogallo, dove il miracolo economico è una pubblicità per turisti e gli idioti del calcio la somatizzazione di una società malata. Dentro questa bolla di disfunzioni contemporanee pronta a esplodere, Abrantes e Schmidt costruiscono una riflessione sul genere.
Se il protagonista rischia di essere clonato, Diamantino stesso è ricalcato su Cristiano Ronaldo, Narciso del calcio a cui Carlota, debordante di compassione, ruba lo sguardo smarrito di bambino intrappolato in un corpo di adulto. Improntato al suo narcisismo, che lo spinge a ogni partita a esibire fieramente i pettorali, il film li converte in seni, effetto secondario di una manipolazione genetica, spingendo l'immaginario più lontano fino a pescare l'anima queer di un giocatore che mette a segno goal sovrumani.
Vittima del suo statuto mediatico, Diamantino è un'immagine senza fondo, una figurina infinitamente riproducibile (anche in laboratorio). Creatura spettacolare in preda a crisi mistiche, dei pechinesi giganteschi gli appaiono in campo indicandogli la via del goal, si cerca dietro psichedeliche nuvole rosa e in una galleria inesauribile di immagini che ritrasmettono le sue prodezze. Abrantes e Schmidt contraddicono l'immagine virile incollata come un pallone ai giocatori e disegnano sul petto una 'sfumatura' nuova di gentilezza che gonfia la maglia e turba la silhouette plastica, proiettando il calcio in un'età adulta (e turgida) di desideri nascenti.
Al largo e fuori finalmente dal mondo agonizzante del pallone, Diamantino inventa una fisionomia altra, maschile e femminile insieme in una sintesi inedita che conferisce al calciatore, elevato al rango di immortale, un sembiante finalmente umano.
Riconciliando con brio maschile e femminile, avanguardia e mainstream, immagini sintetiche e pellicola 16 mm, gli autori firmano un'opera ibrida che fugge qualsiasi classificazione e genere. Una maniera fintamente naïve di guardare l'attualità, scovando nell'eterogeneità la coscienza del mondo. Mash-up folle e inventivo, Diamantino è pronto a tutto e aperto a tutti, appassionati di calcio e non, etero e non, cinefili, cinofili e gattofili, nessuno escluso. Dribblate la noia e andate in rete. E al cinema.
Diamantino gioca nella nazionale di calcio portoghese ed è il giocatore più forte del mondo. Non si può dire che sia altrettanto intelligente immerso com’è nel suo candore primitivo fatto di immagini infantili e nessuna conoscenza del monto intorno a lui. Proprio la vista di un canotto di rifugiati durante una gita sul suo yacht, fa scattare qualcosa nel delicato equilibro [...] Vai alla recensione »
Un mix di generi sintetizzato in una storia che sceglie come modello di narrazione quello della fiaba. Diamantino, rimasto solo e senza strumenti per poter fronteggiare situazioni più grandi di lui (...che spaziano dai conflitti familiari irrisolti ai deliranti piani di un gruppo di ultranazionalisti,...o da eventuali frodi fiscali alla libertà di genere.
Diamantino (Carloto Cotta) è un calciatore che paragona ad una cattedrale dei tempi moderni uno stadio coperto. In una semifinale contro il Cile la sua squadra, il Portogallo, sta perdendo; inventa una cavalcata funambolica guidato da invisibili alleati, cani pechinesi giganti, che offuscano i percorsi “sbagliati” con una voluminosa nebbia lasciando liberi quelli “favorevoli” [...] Vai alla recensione »
BuonaseraIo non ho capacità critica estesa, non sono capace di fare recensioni detto in parole povere.Ho visto il film, invogliato dalla sua recensione. Anche secondo me è una favola ma la definisco allegorico/grottesca. Purtroppo mi sono annoiato.
Si caratterizza per la forza corrosiva e grottesca Diamantino, primo lungometraggio di Gabriel Abrantes e Daniel Schmidt, i ragazzi terribili del cinema queer che già avevano collaborato nel cortometraggio A History of Mutual Respect (2010) e nel mediometraggio Palacios de pena (2011). Il film narra la favola di Diamantino Matamouros (il bravissimo Carloto Cotta), un Michelangelo del calcio portoghese [...] Vai alla recensione »
Diamantino Matamouros è il più grande campione di calcio vivente. Quando ha la palla tra i piedi, è magico: vede barboncini giganti che lo ispirano in giocate meravigliose. Un giomo però spariscono gli animali guida e il talento: durante un'improbabile finale mondiale Portogallo-Svezia perde anche il principale riferimento affettivo e la sua carriera crolla.
Uno dei romanzi più belli di Philip Roth, a patto che si possa scegliere, racconta di un eroe popolare e di una storia (anzi: una Storia) alternativa. Il romanzo è Il complotto contro l'America, l'eroe è Charles Lindbergh. Nell'immaginazione dell'autore, l'aviatore dei record atlantici viene scelto come uomo di Hitler su suolo statunitense. E cambia il corso del '900.
Diamantino, asso portoghese del pallone, fuori dal campo è un idiota totale, manipolato da due sorelle gemelle, in stile nazi. Quando il «campione» sbaglia il rigore alla finale del mondiale (il giorno prima, era in barca...), medita il ritiro, ma, complice le due sadiche donne, finirà al centro di un complotto per clonarlo. Non è un film sul calcio, ma uno sconclusionato mix di generi che, pur cretino, [...] Vai alla recensione »
Ci si poteva aspettare qualcosa di più, da Abrantes e Schmidt, che sul corto e medio metraggio hanno per anni dato prova di un grande talento, il primo soprattutto, riuscendo a fare del sovvertimento surreale delle regole del racconto un grimaldello critico, spesso puntato verso artisti e opere di grande valore iconico. Le icone, appunto: anche un analfabeta calcistico riconosce, al minuto due, che [...] Vai alla recensione »
C'è un Ronaldo ritardato, uno che a stento raggiunge il 10% delle capacità mentali di un uomo medio ma possiede il cuore innocente di un bimbo. C'è un errore dal dischetto, nella finale dei mondiali, perché gli immaginari pechinesi giganti che ispirano l'eroe sul campo vengono d'improvviso sostituiti dalle immagini di una migrante che piange. Ci sono due sorelle d'una crudeltà oltre la soglia di quelle [...] Vai alla recensione »
Ci sono film che per volontà di chi li ha concepiti sfuggono a qualsiasi tentativo di classificazione, impedendo allo spettatore di circoscriverlo all'interno del recinto di un dato genere. Diamantino di Abrantes e Schmidt è uno di questi. Il suo DNA drammaturgico, narrativo e formale, ha nell'ibridazione il carburante che ne alimenta il motore. Con un mix di dramma, commedia surreale e fantascienza, [...] Vai alla recensione »
Diamantino, icona assoluta del calcio e simbolo dell'intero Portogallo, è capace da solo di sfondare le difese più rocciose. Nel momento cruciale della sua carriera però il suo genio si dissolve. La sua carriera è finita, e la stella sportiva cerca di dare un senso alla propria vita. Comincia in quel momento una folle odissea nella quale si confronteranno neo-fascismo, crisi migratoria, deliranti traffici [...] Vai alla recensione »