Titolo originale | A Volta ao Mundo Quando Tinhas 30 Anos |
Anno | 2018 |
Genere | Documentario |
Produzione | Portogallo |
Durata | 110 minuti |
Regia di | Aya Koretzky |
Attori | Aya Koretzky, Jiro Koretzky, Atsushi Sugita . |
Tag | Da vedere 2018 |
MYmonetro | 3,27 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 4 febbraio 2019
Un documentario dedicato al padre del regista che racconta di un viaggio intorno al mondo fatto negli anni Anni Settanta.
CONSIGLIATO SÌ
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Jiro ha quasi ottant'anni, e spazza le foglie dal suo giardino di Yokohama, in Giappone. Ma sua figlia Aya è venuta a trovarlo, armata di telecamera, per parlare del lungo viaggio che Jiro ha fatto nel mondo nel 1970, quando aveva più o meno l'età attuale di sua figlia. Attraverso le loro voci, degli effetti sonori, e soprattutto le fotografie dell'epoca scattate tra Europa, Africa e America, i due ricreano l'esperienza di un viaggio fondamentale per la vita di entrambi.
Inno all'importanza di viaggiare e di lasciarsi cambiare dal mondo, così come a quella di sapersi fermare e condividere qualcosa di profondo con un genitore o un figlio.
Su questa doppia dimensione si muove il nuovo documentario di Aya Koretzky, fatto di immagini pregne di valore storico e umano ma al tempo stesso fondato sull'idea che le immagini, da sole, non possano bastare. In Around the World When You Were My Age, le fotografie sono una prova attorno alla quale va costruita un'indagine a ritroso.
Parte del diventare adulti, del resto, è confrontarsi con l'idea di star ripercorrendo le orme dei propri genitori, chiedendosi quali e quante differenze ci siano tra noi e loro. Papà Jiro è chiamato quindi a estrarre significato dalle immagini, fianco a fianco con sua figlia, ed è ammirevole la lucidità e la profondità che i due cercano di raggiungere, senza imbarazzi.
Non è un viaggio come tanti, per giunta, questo grand tour che quasi cinquant'anni fa ampliò a dismisura la percezione che un riservato ragazzo giapponese aveva del mondo. Un connazionale incontrato in Germania, all'inizio del tragitto, è stupito di trovarlo lì. "Un viaggio del genere è raro per un giapponese adulto, devi essere un tipo molto eccentrico", gli dice. È proprio questo attrito culturale, questa distanza prospettica, a rendere il film così intrigante. C'è la storia di più di un continente, lì ad attendere tra le pieghe dei ricordi.
Non solo nelle impressioni più superficiali ed emotive (nel passare dalla Scandinavia all'Italia, si avverte il sollievo di Jiro nel trovare quello "spirito sociale" e quella "vivacità" che gli mancava), ma anche al livello più ampio della storia del ventesimo secolo e di alcune delle sue fasi più problematiche.
Ospite e interprete di un'intimità che non gli appartiene, lo spettatore è un po' voyeur e un po' flaneur, ed è difficile non sentirsi immersi nello spirito vintage che Koretzky sapientemente proietta ovunque; non c'è differenza di stile, tutto è vignettato, virato in seppia e "sporcato" dai segni del tempo. Anche, e forse soprattutto, il presente.