Titolo originale | Vinterbrødre |
Anno | 2017 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Danimarca, Islanda |
Durata | 90 minuti |
Al cinema | 2 sale cinematografiche |
Regia di | Hlynur Palmason |
Attori | Elliott Crosset Hove, Simon Sears, Victoria Carmen Sonne, Peter Plaugborg Lars Mikkelsen, Anders Hove, Stefan Mølholt, Michael Brostrup, Birgit Thøt Jensen, Jannik Jensen. |
Uscita | giovedì 25 maggio 2023 |
Tag | Da vedere 2017 |
Distribuzione | Trent Film |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,12 su 4 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 24 maggio 2023
Una faida famigliare mette a repentaglio la vita tranquilla di due fratelli. Il film è stato premiato al Festival di Locarno, In Italia al Box Office Winter Brothers ha incassato 2,5 mila euro .
CONSIGLIATO SÌ
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In una località periferica della Danimarca avvolta da un rigido inverno, due fratelli molto diversi, Emil e Johan, lavorano in una cava di gesso. Emil è un giovane stravagante e un po' disadattato, incapace di relazionarsi con gli altri, sogna un amore impossibile con la vicina di casa, si compra un fucile e vende di contrabbando ai colleghi uno strano liquore Moonshine, da lui distillato con sostanze chimiche rubate dalla fabbrica di estrazione dove lavora. Quando uno di loro si ammala, forse a causa di quel liquore adulterato, Emil viene preso di mira dal capo e dagli altri colleghi, senza trovare conforto nemmeno nel fratello maggiore Johan, più sveglio e risoluto.
Il primo film di Hlynur Pálmason mostra il conflitto tragicomico tra il singolo e la comunità, facendo già emergere lo sguardo originale e affascinante di un autore.
Presentato al Festival di Locarno del 2017, il lungometraggio d'esordio del regista islandese Hlynur Pálmason, affermatosi nel panorama europeo con i successivi A White White Day - Segreti nella nebbia (2019) e Godland - Nella terra di Dio (2022), rivela già la poetica originale di un autore, il suo stile visivo sontuoso e affascinante, influenzato dalle precedenti esperienze con il genere documentario e la videoarte.
Nato e cresciuto in Islanda, e poi trasferitosi a Copenaghen, Pálmason sceglie di ambientare il suo primo film in Danimarca, ma in un luogo così isolato e sperduto che sembra essere fuori dallo spazio e dal tempo (infatti non ci sono elementi che collochino con certezza le vicende nei giorni nostri). In questo piccolo contesto industriale, ma dominato dalla natura, Emil (interpretato dall'ottimo Elliott Crosset Hove, protagonista anche di Godland - Nella terra di Dio) è alieno rispetto a chiunque. Tenta invano di conquistare una ragazza e acquista un'arma (come il Travis Bickle di Taxi Driver) per poi imparare ad usarla guardando video tutorial in TV; ma il suo disagio sociale e psicologico non sfocia mai in una reazione violenta o rabbiosa, tranne nei confronti del fratello, per gelosia, quando lo trova a letto con la donna di cui si è segretamente invaghito.
Pálmason lo spoglia (anche letteralmente) di tutto tranne che dei suoi istinti, e il suo animo puro e selvatico non ha particolari difese. Nel conflitto tra singolo individuo e comunità ostile, Emil è destinato a rimanere schiacciato, come nella brutale e un po' buffa colluttazione con il fratello o quando si risveglia ubriaco nella neve. Il suo disperato bisogno d'amore non può essere colmato, e questo dualismo tra desiderio e frustrazione si riflette nel contrasto evidente tra il bianco abbagliante della neve e il nero del buio nella cava.
Al netto di un uso a volte fin troppo compiaciuto delle immagini, in questa tragedia un po' ridicola di un uomo alla ricerca di qualcosa a cui aggrapparsi, emerge uno sguardo registico capace di stupire cambiando direzione, anche con tocchi di ironia surreale. Un cinema sensoriale che, attraverso il suono e la fotografia grigia e raggelata, quel freddo lo fa sentire.
Deserto bianco. L'opera prima dell'islandese Hlynur Pálmason spiazza completamente lo spettatore. Non racconta una storia, la suggerisce attraverso il materiale sonoro debordante e la dipinge su una tela in 18 mm di colori desaturati, soprattutto il bianco e il blu. Proprio quando sembra prendere forma un esile filo narrativo, il finale spezza ogni illusione d'ordine, ripiombando nel buio della cava. In [...] Vai alla recensione »
Nasce dal buio il cinema di Hlynur Pálmason. I primi dieci minuti di oscurità e rumori, con rapide luci che squarciano lo schermo, voci indiscernibili e una macchina da presa convulsa a intercettare corpi o vie di fuga dentro quello che sembra un inferno primordiale, fuori dal tempo. Ma è invece una fabbrica di estrazione del gesso, sperduta in una fredda e isolata località della Danimarca.
Il pubblico italiano delle sale d'essai ha conosciuto l'islandese Hlynur Pálmason (classe 1984, si è formato e laureato in Danimarca) con il suo terzo film, il bressoniano Godland - Nella terra di Dio, presentato a Cannes nel 2022 nella sezione Un certain Regard ed evidentemente un sontuoso punto d'arrivo per padronanza dei mezzi e afflato espressivo.