cristian
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domenica 15 ottobre 2017
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villeneuve sfida se stesso e vince!
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Denis Villeneuve, regista di Prisoners e del recentissimo Arrival, sfida se stesso con Blade Runner 2049, ardito sequel del capolavoro assoluto del 1982 girato da Ridley Scott. Il confronto tra i due lavori è inevitabile quanto inutile: due epoche diverse e un paragone che a prescindere avrebbe visto perdere Villeneue, dimostratosi magistrale nel far viaggiare la sua opera su binari personali e autonomi, superando la prova brillantemente.
Anno 2049. Il blade runner, Agente K (Ryan Gosling) della polizia di Los Angeles agisce a trent’anni di distanza da Deckart (Harrison Ford).
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Denis Villeneuve, regista di Prisoners e del recentissimo Arrival, sfida se stesso con Blade Runner 2049, ardito sequel del capolavoro assoluto del 1982 girato da Ridley Scott. Il confronto tra i due lavori è inevitabile quanto inutile: due epoche diverse e un paragone che a prescindere avrebbe visto perdere Villeneue, dimostratosi magistrale nel far viaggiare la sua opera su binari personali e autonomi, superando la prova brillantemente.
Anno 2049. Il blade runner, Agente K (Ryan Gosling) della polizia di Los Angeles agisce a trent’anni di distanza da Deckart (Harrison Ford). La Tyrell è ormai fallita, i suoi replicanti dichiarati fuori legge, ma Niander Wallace (Jared Leto) riesce a riprendere il progetto dichiarando di essere capace di realizzare “lavori in pelle” perfetti e obbedienti. Durante una missione K ha a che fare con un vecchio Nexus da eliminare, ma scopre qualcosa che fa vacillare tutte le sue certezze. Deve, quindi, indagare più a fondo per scoprire la verità circa il proprio passato.
Blade Runner 2049 è innanzitutto un omaggio prima che un sequel, un ritorno ammirato e ammirevole a quelle atmosfere della Los Angeles del 1982, o meglio del 2019, dove pioggia battente e oscurità perenne camminavano a braccetto con una tecnologia super avanzata e un’umanità al collasso. Denis Villeneuve riprende, in parte, quella dimensione a cui ne unisce un’altra grazie alla quale si riescono a percepire gli anni trascorsi.
L’Agente K si muove in una città che pare più affollata di edifici altissimi e fatiscenti che di persone. Il personaggio di Ryan Gosling eredita lo scettro di Blade Runner dal Rick Deckard di Harrison Ford e si immerge in un’avventura per certi versi parallela a quella del suo predecessore.
L’umanità, intesa come modo di sentire proprio di un essere vivente, è sempre un tema di forte attrazione. La prospettiva assunta da Villeneuve mette in primo piano una domanda dal fascino millenario: cos’è che ci rende davvero umani? Le nostre origini, i ricordi di un tempo passato?
La Tyrell prima e la società di Niander Wallace poi, creano esseri il cui unico scopo è quello di obbedire, ma il fatto che questi esseri posseggano una propria intelligenza, pure tenuta periodicamente sotto controllo e sopita, li rende capaci di apprezzare il miracolo della vita.
Non sono, dunque, i replicanti più umani degli umani stessi? L’uomo rappresentato in Blade Runner 2049 vive passivamente in una società che è da tempo caduta in rovina, ha sperperato le risorse, compromesso l’ambiente, ridotto l’essere umano ad un inerme incassatore assuefatto dal decadimento che divora chi non fa della propria vita un’occasione irripetibile. I replicanti non sono altro quello che gli umani dovrebbero essere: coscienti di una spietata condizione, padroni del proprio destino e pronti a sovvertire l’ordine costituito.
Villeneuve omaggia, ringrazia e poi si discosta con ossequioso rispetto dall’inarrivabile prequel, marcando la nuova opera con la sua impronta inconfondibile, fatta di tempi dilatati ma pieni di senso e di una storia che invita a farsi svelare. Il regista canadese, maestro dei colpi di scena, scopre le carte, poi magistralmente le rimescola, confondendo e appassionando lo spettatore.
Memorabili resteranno alcune scene girate in cornici scenografiche pregevoli, in cui si respira un’aria intrisa di un passato buio, ma che pure ha avuto lampi di luce.
Ryan Gosling: Agente K
Freddo e duro come in Drive di Refn, Gosling si conferma, ancora una volta, tra i migliori attori in circolazione. Il suo Agente K vive per lavorare, disprezzato per ciò che fa, condivide l’appartamento con una donna-ologramma di nome Joi (Ana de Armas), progettata per dare affetto in un mondo che ha dimenticato l’importanza dei legami. K comunica soprattutto con la sua fisicità più che con la parola, esegue ordini e avverte un profondo turbamento a causa di ciò che scopre. Il turbinio di emozioni mai provate che lo coinvolge gli fa accantonare ogni altra cosa, l’unico scopo adesso è dare un senso alla sua vita.
Harrison Ford: Rick Deckard
Il peso degli anni si avverte sin dalla prima inquadratura che lo vede protagonista. Rick Deckard è il simbolo di un’umanità che ha perso tutto, un uomo rassegnato, consapevole di essere riuscito ad amare laddove il sistema pareva impedirlo.
Jared Leto e Sylvia Hoeks / Neander Wallace e Luv
Il ricco e potente Neander Wallace compare poco in scena, ma tanto basta per trasmettere ogni volta la sua aura negativa allo spettatore. La sua cecità, la lentezza nei movimenti e nel modo di parlare rendono bene l’immagine di un uomo complesso, tormentato, ossessionato e spietato.
Sylvia Hoeks, nei panni Luv, umile serva di Wallace, colpisce per la sua interpretazione intensa ed espressiva. La devozione smisurata nei confronti di Wallace, suo creatore, la rende una macchina spietata e disposta a tutto.
Blade Runner 2049è forse uno dei filmpiù riusciti degli ultimi anni. L’opera di Villeneuve non è, come è ovvio, ai livelli del capolavoro di Scott, ma ha il grande merito di fregiarsi di una propria identità e, in parte, di distaccarsi dall’opera madre, dando vita ad un universo pronto d’ora in avanti a camminare anche da solo.
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hollyver07
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martedì 17 ottobre 2017
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il piacere visivo non basta! poi un spot...
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Salve. Credo che nei commenti da forum sia ancora presente quello che scrissi qualche tempo fa. Sinceramente ero... "gasato" dall'idea di veder proposta un ambizioso sequel di Blade Runner. Allo stesso tempo, nonostante la scelta del regista (Villeneuve) fosse un ottimo incentivo, avevo il timore che girare un sequel fosse un semplice "esercizio commerciale"... e così, almeno parzialmente, è stato. Parlo poco della storia per evitare sgraditi spoiler (ad oggi è ancora in programmazione) mi limito ad indicare la difficoltà di Ridley Scott sceneggiatore a "patteggiare" con la necessità di rendere appetibile il prodotto, sia agli adoratori dei film sputafuoco (inteso alla grafica CG) sia a coloro che videro l'originale (di troppi anni fa.
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Salve. Credo che nei commenti da forum sia ancora presente quello che scrissi qualche tempo fa. Sinceramente ero... "gasato" dall'idea di veder proposta un ambizioso sequel di Blade Runner. Allo stesso tempo, nonostante la scelta del regista (Villeneuve) fosse un ottimo incentivo, avevo il timore che girare un sequel fosse un semplice "esercizio commerciale"... e così, almeno parzialmente, è stato. Parlo poco della storia per evitare sgraditi spoiler (ad oggi è ancora in programmazione) mi limito ad indicare la difficoltà di Ridley Scott sceneggiatore a "patteggiare" con la necessità di rendere appetibile il prodotto, sia agli adoratori dei film sputafuoco (inteso alla grafica CG) sia a coloro che videro l'originale (di troppi anni fa...) ed amarono l'ambientazione da futuristico noir che il regista allora riuscì a conferirgli. Le invenzioni narrative presenti non sarebbero malvage ma... son davvero troppo ingenue per destare una sincera sorpresa. Segnalo solo (per coloro che conoscano il libro di P.K. Dick) un dialogo tra "k" e Deckard, dove "K" chiede se il cane fosse vero. Nel libro c'è un dialogo molto simiile su un altro animale ma il significato è lo stesso (quindi un omaggio a P.K. Dick). Inoltre, non mi ha convinto per niente l'aver - chiaramente - lasciato intendere una ulteriore prosecuzione dello script. Qualcosa di più si può accennare sull'operato di Villeneuve. Ha optato per l'omaggio a Scott ed alla "sua" creatura, comprendendo il fatto che il produttore fosse proprio Scott, il regista ha proprio sbagliato a non dare un imprintig più deciso e personale al film. Si è limitato a "firmare" chiaramente alcune scene - vedasi le riprese nel "santuario con piscina" di Niander Wallace (con tanta acqua a dominare l'ambiente) - il vetro di separazione di una certa stanza e mani che si posano su esso (già in "Arrival" anche se per altri motivi) ed altre cosette che comunque non hanno chiaramente definito una propria "personalità" del film. Attori... Bene Ryan Gosling fino ad un certo punto... poi subisce la storia e pur essendo il protagonista il suo personaggio sfuma parecchio. Harrison Ford... viaggia a basso ritmo (se ci sarà un ulteriore sequel... alla Warner sono già a far riti pagani perchè non gli capiti nulla) comunque "sorprese" a parte non riesce a spaccare la storia. Qualche bel cammeo, una protagonista virtuale ed una superschizzata replicante non bastano a far decollare i ruoli "spalla" e l'intensa espressività di Robin Wright non sistema le cose. La caratterizzazione meno avvincente è quella di Jared Leto. Il mellifluo "personaggio" non lo aiutava molto ma la sua caratterizzazione non mi è parsa intonata. Ritmo narrativo e montaggio non mi sono apparsi realmente in sintonia. Vero che una struttura troppo lineare non avrebbe pemesso le necessarie pause di sospensione tra azione, dialoghi ed i momenti introspettivi inseriti nella sceneggiatura... L'insieme comunque non appare funzionale e con la giusta ritmica. Fotografia, Scenografia e C.G. ... onestamente nulla da eccepire, alta qualità a profusione. Musiche ed accompagnamento sonoro... non adeguati a conferire phatos alle immagini, bocciata senza appello. Ultima cosa... per la quale il mio gradimento del film, almeno per qualche istante, è sceso sotto la suola delle scarpe - Già in Blade Runner c'erano immagini commerciali più o meno evidenti e più o meno tollerabili. In questo B.R. 2049... l'aver "dedicato" quasi una scena intera per inquadrare un marchio automobilistico francese, tra l'altro scritto per esteso frontalmente, è stata una cosa a dir poco assurda. E' naturale che film come questo necessitino di parecchi sponsor ma esagerare... è sempre un difetto... e sembrava d'aver assistito ad un commercial d'autore. In definitiva... è un film tecnicamente ben realizzato, ottimo impatto visivo, inadeguata la colonna sonora, scene di lotta di buon impatto (nel finale) ed una consistente carenza di pathos narrativo. Riesce ad intrattenere adeguatamente per esclusivo piacere visivo ma... si perde e confonde nella sua stessa ambizione in termini di storia. Lo consiglio...? Si... soprattutto a coloro che non abbiano mai visto il "Blade Runner" di parecchi anni fa. Saluti e buona visione
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vanessa zarastro
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giovedì 19 ottobre 2017
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la città è la protagonista
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Non capisco però perché i film ormai devono sempre superare le 2 ore e mezzo, anzi, tendere alle 3. Significa che chi va al cinema, maggiormente giustificato dalla durata, è motivato a comprarsi bottigliette d’acqua, pop corn e patatine, facendo quel terribile rumore di “crick crock” per tutto il tempo del film. Per evitare tutto ciò sono andata a vedere Blade Runner 2049, di giorno feriale, in un cinema dove lo proiettavano in originale e gli spettatori erano tutti stranieri. Con grande gioia ho costatato che non ho sentino volare neanche una mosca!
Blade runner 2049 è un film la cui prima parte è un po’ troppo lenta e si vivacizza solo quando entra in scena anche Harrison Ford, a due terzi del film.
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Non capisco però perché i film ormai devono sempre superare le 2 ore e mezzo, anzi, tendere alle 3. Significa che chi va al cinema, maggiormente giustificato dalla durata, è motivato a comprarsi bottigliette d’acqua, pop corn e patatine, facendo quel terribile rumore di “crick crock” per tutto il tempo del film. Per evitare tutto ciò sono andata a vedere Blade Runner 2049, di giorno feriale, in un cinema dove lo proiettavano in originale e gli spettatori erano tutti stranieri. Con grande gioia ho costatato che non ho sentino volare neanche una mosca!
Blade runner 2049 è un film la cui prima parte è un po’ troppo lenta e si vivacizza solo quando entra in scena anche Harrison Ford, a due terzi del film. Il film è una sorta di sequel del Blade Runner di Ridley Scott 35 anni fa, considerato capolavoro assoluto da critici e pubblico.
L’agente K (ottima prova di Ryan Gosling) è un blade runner della polizia di Los Angeles ed è a caccia di vecchi Nexus (come a suo tempo Harrison Ford/Deckart ma al contrario). C’è sempre la Tyrell corporation che costruisce replicanti. La fusione tra poliziesco e fantascienza lo aveva inserito in un nuovo filone il cui successo ha di lunga superato quello del libro da cui è tratto.
Quello che mi aveva colpito nel vecchio Blade Runner l’ho trovato anche qui: in un futuro remoto super-tecnologizzato sopravvive un vecchio pianoforte aperto con gli spartiti cartacei. Anzi, qui lo ritroviamo verso l’ultima parte in versione a coda nei resti di Las Vegas. In questo film colpiscono gli interni tra nostalgia del passato e Smart-partner virtuali. L’ologramma dell’amata compagna (Ana de Armas) si coniuga con una vecchia pentola per bollire l’acqua su un fornello vintage.
La città è densissima nel suo Central Business District e, anche nel primo Blade Runner, assomiglia quasi più a New York che a Los Angeles, mentre fuori del costruito c’è solo rovina, morte, gelo. Agghiacciante è l’immagine dell’unico albero morto. “Non lo avevo mai visto!” dice la replicante Mariette (Mackenzie Davis) a K. vedendone una foto.
In questo sequel troviamo una figura nuova che è il dott. Niander Wallace (Jared Leto), il progettista di replicanti che fa “lavori in pelle”, assetato di potere e cattivissimo, l’antitesi di K. Questa figura è più in linea con i personaggi dei vari 007 o di Batman o Superman che, da malvagi, fanno il controcanto ai protagonisti.
Per le scene, che sono veramente molto belle, Villenueve è rivolto a Hampton Fancher, lo stesso del primo Blade Runner - poi sostituito da Ridley Scott. La fotografia di Roger Deakins è sicuramente una dei protagonisti di questo film. Musiche suggestive.
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elgatoloco
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domenica 24 giugno 2018
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l'enigma esisteht,
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Ormai di Philip Dick rimangono solo i personaggi(id est"umani versus replicanti")ma, complessivamente, l'imprinting di Ridley Scott("Blade Runner"classico del 1982) c'è ancora e"Blade Runner 2049"di Dennis Villeneuve ne prende lo spunto, immaginando un'epoca nella quale l'orrore c'è ancora, con dei replicanti ormai in condizione semi.piratesca ma comunque ancora attivi...La busqueda, la detection, la ricerca investigativa insomma sono ancora presenti come anche la ricerca di quanto non avrebbe dovuto essere ma è stato, comunque... Grande intelligenza visiva, accurata scelta di musiche, equamente(una scelta?)divise, singificativamente, tra Elvis Presley e Frank Sinatra, una fotografia iconograficamente interessantissima di Roger Deakins, certamente ispirata dallo stesso regista Villeneuve, erede- nella differenza, certo-di Scott, dove l'essenza del film, ossia la dicotomia tra "realtà" e "apparenza", "reale"e"virtuale"emerge decisamente meglio che in tanti tomi, complessivamente ripetitivi, di filosofia e sociologia o anche di teoria dei mass-media, ovviamente.
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Ormai di Philip Dick rimangono solo i personaggi(id est"umani versus replicanti")ma, complessivamente, l'imprinting di Ridley Scott("Blade Runner"classico del 1982) c'è ancora e"Blade Runner 2049"di Dennis Villeneuve ne prende lo spunto, immaginando un'epoca nella quale l'orrore c'è ancora, con dei replicanti ormai in condizione semi.piratesca ma comunque ancora attivi...La busqueda, la detection, la ricerca investigativa insomma sono ancora presenti come anche la ricerca di quanto non avrebbe dovuto essere ma è stato, comunque... Grande intelligenza visiva, accurata scelta di musiche, equamente(una scelta?)divise, singificativamente, tra Elvis Presley e Frank Sinatra, una fotografia iconograficamente interessantissima di Roger Deakins, certamente ispirata dallo stesso regista Villeneuve, erede- nella differenza, certo-di Scott, dove l'essenza del film, ossia la dicotomia tra "realtà" e "apparenza", "reale"e"virtuale"emerge decisamente meglio che in tanti tomi, complessivamente ripetitivi, di filosofia e sociologia o anche di teoria dei mass-media, ovviamente. Decisamente, da un punto di vista ontologico, questo cinema(SF, se si vuole)e/o la letteratura cyberg (Gibson et alii)scavano molto profondamente dal punto di vista ontologico-più o meno la funzione svolta, a suo tempo, dai film di Luis Bunuel (anni Sessanta e Settanta), da quelli di Antonioni, stesso periodo(penso a"Blow-up". Solo che negli anni Duemila "avanzati"le possibilità offerte dalla tecnologia sono tali e tante da spiazzare, da rallegrarci per la ricchezza di mezzi a disposizione. Poi, quanto agli interpreti: l'"opposizione"tra Ryan Gosling e Harrison Ford viene ad essere sempre interessante e creativa più di quanto si potese immaginare"ante eventum", la presenza di Robin Wright, Ana de Armas, Sylvia Hoeks e altri/e fa in modo che il film abbia accelerazioni impreviste e creative in modo ulteriore. Altro tema di fondo è(ed era nel film di 36 anni fa, il"capostipite"il rapporto aperto quanto problematico tra presente e passato. El Gato
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dandy
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mercoledì 30 ottobre 2019
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il non umano più umano.
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Villneuve gira sia un sequel che una sorta di rilettura del film di Scott,e non trasfigura,anzi.Nell'originale(ambientanto 2 anni dopo l'uscita di questo) si badava al ritmo e ai colpi di scena,nella natura di un noir fantascientifico,mentre qui a prevalere è il ritratto non solo del protagonista(antieroico dall'inizio)ma anche e soprattutto dalla metropoli in cui vive.Una metropoli che rispetto a quella del film di Scott a dispetto dell'incommensurabile progresso tecnologico(a Las Vegas si trovano Elvis Presley,Frank Sinatra e Marilyn Monroe resuscitati digitalmente) risulta ancora più alienante e desolatamente inumana(anche se tra K e la fidanzata ologramma Joi c'è una struggente relazione basata su sentimenti autentici).
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Villneuve gira sia un sequel che una sorta di rilettura del film di Scott,e non trasfigura,anzi.Nell'originale(ambientanto 2 anni dopo l'uscita di questo) si badava al ritmo e ai colpi di scena,nella natura di un noir fantascientifico,mentre qui a prevalere è il ritratto non solo del protagonista(antieroico dall'inizio)ma anche e soprattutto dalla metropoli in cui vive.Una metropoli che rispetto a quella del film di Scott a dispetto dell'incommensurabile progresso tecnologico(a Las Vegas si trovano Elvis Presley,Frank Sinatra e Marilyn Monroe resuscitati digitalmente) risulta ancora più alienante e desolatamente inumana(anche se tra K e la fidanzata ologramma Joi c'è una struggente relazione basata su sentimenti autentici).Ed oltre al classico discorso della totale assenza di umanità in chi gestisce la tecnologia e di ciò che programma,il regista cerca il legame con il film originale mediante un'abile colpo di scena,giocato sia sull'identità di K(data per scontata dopo la sua scoperta iniziale)sia sul rientro in scena di un personaggio cardine del prototipo.Ed azzecca lo stile lento,dilatato,asettico in qualche modo,che ingloba anche i pochi momenti d'azione.Ottime le scenografie e la fotografia scura.Memorabili le scene della "morte" di Joi,l'incontro tra Deckard e Rachel(creata sfruttando unicamente le sequenze con Sean Young del film di scott)e il finale sospeso.5 nomination e 2 Oscar(fotografia ed effetti speciali).Un'operazione che in molti hanno criticato per la solita lesa maestà,ma di fatto tutt'altro che commerciale,più metafisico e filosifo,nel rispetto del romanzo di Philph K. Dick.Volendo,la versione aggiornata dell'originale.
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fantasyfactory
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venerdì 6 ottobre 2017
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un capolavoro inutile
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Ammettiamolo: è davvero difficile confrontarsi con una pietra miliare, una di quelle opere che in qualche modo inventano uno stile nuovo e diventano un punto di riferimento, e non è un caso se per 35 anni nessuno ha avuto il coraggio di dare a Blade Runner un seguito.
A 2049 spetta il destino di tutti i sequel: Villeneuve e compagnia bella hanno cercato di fare il meglio possibile, e ci sono riusciti, probabilmente: hanno fatto un ottimo lavoro, ma di lavoro si è trattato; anche se si percepisce chiaramente che la sensibilità verso un predecessore intoccabile li ha fatti intenzionalmente volare basso. Se è apprezzabile un certo “rispetto” nei confronti del precedente film (non si sente affatto odore di mera operazione commerciale, anzi) diventa qui quasi eccessivo e assume i toni del timore reverenziale (o della furbata) tanto da somigliare quasi più a un “fan film”, un accorato omaggio, un tributo si ma senza pretese.
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Ammettiamolo: è davvero difficile confrontarsi con una pietra miliare, una di quelle opere che in qualche modo inventano uno stile nuovo e diventano un punto di riferimento, e non è un caso se per 35 anni nessuno ha avuto il coraggio di dare a Blade Runner un seguito.
A 2049 spetta il destino di tutti i sequel: Villeneuve e compagnia bella hanno cercato di fare il meglio possibile, e ci sono riusciti, probabilmente: hanno fatto un ottimo lavoro, ma di lavoro si è trattato; anche se si percepisce chiaramente che la sensibilità verso un predecessore intoccabile li ha fatti intenzionalmente volare basso. Se è apprezzabile un certo “rispetto” nei confronti del precedente film (non si sente affatto odore di mera operazione commerciale, anzi) diventa qui quasi eccessivo e assume i toni del timore reverenziale (o della furbata) tanto da somigliare quasi più a un “fan film”, un accorato omaggio, un tributo si ma senza pretese.
Ma sia chiaro: non voglio dire che è brutto, è bellissimo !
E’ “solamente” bellissimo, però: hanno davvero fatto tutti un ottimo lavoro, dicevo. Gosling mi è piaciuto; non capisco le critiche di chi l’ha definito freddo ed inespressivo: è un replicante, diamine ! Leto invece boh… a parte il fatto che per recitare tre minuti di un quasi-cameo nascosto dietro un barbone hipster e due occhi di vetro, ci poteva stare chiunque. Ford ? Doveva interpretare se stesso invecchiato di trent’anni: così è vincere facile.
Chi stravince e meritatamente è Roger Deakins: se stavolta non vince l’oscar per la fotografia, non è una cosa seria. Ogni fotogramma è da incorniciare; però anche il suo talento è “tecnicamente” perfetto, come tutto in questo film: un lavoro fatto bene. Lavoro.
Questo film contiene vari ingredienti che, se analizzati uno ad uno e paragonati (inevitabilmente) col film del 1982, quando non sono addirittura superiori sono quantomeno degnamente confrontabili; eppure Blade Runner 2049 manca totalmente di sapore: non sa nemmeno di “minestra riscaldata” (che quando è buona fa comunque piacere) sa di plastica.
Blade Runner (1982) è stato uno di quei film (o opera d’arte in generale) che quando è arrivato ha spiazzato e creato qualcosa di nuovo: ambientazioni, personaggi e musiche “alla Blade Runner” !
Ora, Villeneuve ha fatto un bellissimo, veramente bellissimo film “alla Blade Runner” come se a un bravissimo pittore si chiedesse di fare un dipinto “alla Picasso”; io non so dipingere ma so tenere in mano un coltello: sono capace pure io di tagliare una tela come Lucio Fontana, ma il mio sarebbe solo un rovinare una tela senza la potenza creativa del gesto originale.
E’ questo il punto: Blade Runner 2049 non aggiunge nulla, proprio nulla.
La nuova Fiat 500 o il nuovo Volkswagen Maggiolino sono belle auto: molto più “belle”, comode, sicure, performanti, tecnologiche, ecologiche e quanto altro si possa dire di buono di una auto, sono “migliori” in tutto e per tutto rispetto agli “originali”, ma non sono originali. Nei libri di storia o di design, non ci saranno loro, ma gli “originali” e proprio per questo motivo.
Analogamente, credo che di Blade Runner 2049 non resterà nulla, non passerà alla storia del cinema, non verrà citata nessuna frase tantomeno nessun monologo leggendario, non verrà preso ad esempio se non come ottimo lavoro.
Forse è ora che il Cinema smetta di fare "replicanti" e investa più sulle sceneggiature e meno sul marketing, che torni a far sognare perchè quello dovrebbe essere il suo senso di esistere, invece è comunque solo business e quando (forse come in questo caso) non è fatto solo per i soldi, comunque soldi in ballo ne girano parecchi e gli investitori non vogliono rischiare, vogliono cadere sul morbido: le idee originali sono rischiose ! In una recente intervista Rutger Hauer ha detto che 35 anni fa con Blade Runner aveva "visto il futuro"; oggi Blade Runner 2049 ci mostra come il cinema del 2017 non sia più capace di vendere sogni ma "solide realtà", manco fossero nell'edilizia. Pazienza. "Ho visto cose che..."
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[+] ..."e investa più sulle sceneggiature" ...
(di michelevoss)
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[+] bella recensione
(di fabcon)
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zakalwe
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sabato 7 ottobre 2017
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vangelo e non vangelis
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Manca la colonna sonora. Proprio non c'è. Non so perché non abbiano chiesto a Vangelis, dato che Ford e Olmos ci sono ancora.
La trama poi, è vecchia di 2049 anni. È un film sulla Natività e sul nuovo Messia, figlio ibrido e impossibile della specie dei creatori (Uomo) e quella delle creature (Replicanti) — Miracolo, miracolo! — celato e nascosto agli occhi del moderno Erode e venerato dagli ultimi, i reietti, i lavori pelle, che vedono in lui la possibilità di riscatto sociale e sono disposti a dare la vita, piuttosto che rinnegare la loro fede. Se ci avessero messo la colonna sonora di Ben Hur, sarebbe stato meglio. Zimmer che mi combini?
Peccato. Davvero, visto il dispiegamento di mezzi e risorse per questo film.
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Manca la colonna sonora. Proprio non c'è. Non so perché non abbiano chiesto a Vangelis, dato che Ford e Olmos ci sono ancora.
La trama poi, è vecchia di 2049 anni. È un film sulla Natività e sul nuovo Messia, figlio ibrido e impossibile della specie dei creatori (Uomo) e quella delle creature (Replicanti) — Miracolo, miracolo! — celato e nascosto agli occhi del moderno Erode e venerato dagli ultimi, i reietti, i lavori pelle, che vedono in lui la possibilità di riscatto sociale e sono disposti a dare la vita, piuttosto che rinnegare la loro fede. Se ci avessero messo la colonna sonora di Ben Hur, sarebbe stato meglio. Zimmer che mi combini?
Peccato. Davvero, visto il dispiegamento di mezzi e risorse per questo film. Si salva forse Cortana (l'amore virtuale dell'agente K — niente di nuovo, per carità: tutto già descritto da William Gibson 30 anni fa) che preannuncia la degenerazione narcisistica dell'io nel prossimo futuro. Ci sono già individui infatuati degli assistenti vocali del proprio smartphone. Il salto è breve.
No, non ci siamo. Di questo film mi rimarranno poche suggestioni. Non mi accontento di un upgrade digitale delle scenografie del primo Blade Runner, per quanto gradevole e ben confezionato.
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paolp78
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sabato 7 ottobre 2017
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si intravede un grosso sforzo
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Blade Runner, quello originale del 1982, era uno dei pochi capolavori di fantascienza a non aver miracolosamente avuto dei seguiti.
A distanza di 35 anni esce questo sequel, che rischia di essere accolto con scetticismo e magari anche con livore da parte dei fans incalliti dell'originale.
Personalmente supero questi problemi considerando il primo film un'opera a se stante, punto e basta: questo seguito non cambia nulla rispetto alla completezza della prima pellicola.
Per quanto riguarda prettamente "Blade Runner 2049" si deve dire che è un'opera evidentemente molto studiata e ben lavorata.
Le atmosfere che avevano fatto la grandezza del primo Blade Runner, non vengono rese nello stesso modo, ma questo francamente c'era da immaginarselo.
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Blade Runner, quello originale del 1982, era uno dei pochi capolavori di fantascienza a non aver miracolosamente avuto dei seguiti.
A distanza di 35 anni esce questo sequel, che rischia di essere accolto con scetticismo e magari anche con livore da parte dei fans incalliti dell'originale.
Personalmente supero questi problemi considerando il primo film un'opera a se stante, punto e basta: questo seguito non cambia nulla rispetto alla completezza della prima pellicola.
Per quanto riguarda prettamente "Blade Runner 2049" si deve dire che è un'opera evidentemente molto studiata e ben lavorata.
Le atmosfere che avevano fatto la grandezza del primo Blade Runner, non vengono rese nello stesso modo, ma questo francamente c'era da immaginarselo. Tuttavia benchè fosse impossibile ricreare in scena quella Los Angeles cupa, radioattiva e caotica, pare che qui il regista abbia deliberatamente voluto scegliere atmosfere diverse (giustificate dal fatto che rispetto al primo capolavoro, questo viene ambientato 30 anni dopo). La nuava ambientazione si caratterizza per essere più arida e fredda: tutto sommato devo dire che non mi è dispiaciuta, benchè ovviamente non all'altezza della prima.
Molto approfondita la ricostruzione della società futuristica e distopica; bene sviluppata la tematica dei replicanti-schiavi e dell'ingiusta sorte che gli tocca.
La grandezza dei personaggi del primo film non è neppure sfiorata (quelli restano indimenticabili, questi li dimenticherò subito).
La storia è molto più intricata e complessa rispetto a quella (apparentemente) semplice e diretta del primo: comunque in definitiva funzionano entrambre. Certo in questo secondo caso il lavoro di sceneggiatura era complicato dalla necessità di collegare in qualche modo le due storie, ma tutto sommato ci si è riusciti egregiamente.
Bella la trovata della donna virtuale, una novità che ha ben funzionato.
Il ruolo di Gosling in definitiva non è l'omologo di quello interpretato da Ford nel capolavoro del 1982, quanto una via di mezzo tra quel ruolo e quello che era stato di Rutger Hauer.
La trama sembra congeniata in modo tale da lasciar aperta la strada per un seguito ... staremo a vedere.
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maurizio.meres
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domenica 8 ottobre 2017
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concepire un sequel del genere non era facile
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Sono passati trent'anni per la storia del film ma trentacinque per noi,tutto è cambiato l'atmosfera futurista irreale lascia il posto ad un'altra sempre stupenda ma tremendamente violenta,il sequel non si sovrappone,il film possiede una sua propria identità,la storia è più intensa anche i personaggi recitano un ruolo più fluido e partecipe così vuole il bravissimo Villeneuve, vedere adesso questo film diventa quasi un esame per cineasti,apprezzando notevolmente di più il primo,non perché sia migliore ma perché diverso nella nostra logica di concepire il futuro e reo di aver anticipato innumerevoli scoperte e innovazioni scientifiche,così come alti film ( ricordate iPad di 2001 Odissea nello spazio) se il primo ci fece sognare questo ci riporta nella realtà che può sembrare assurda ma leggerla tra righe,sembra quasi reale,corporazioni,sette,la storia diventa quasi banale,un padre che ritrova la figlia,in un contesto ambientalistico da brividi.
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Sono passati trent'anni per la storia del film ma trentacinque per noi,tutto è cambiato l'atmosfera futurista irreale lascia il posto ad un'altra sempre stupenda ma tremendamente violenta,il sequel non si sovrappone,il film possiede una sua propria identità,la storia è più intensa anche i personaggi recitano un ruolo più fluido e partecipe così vuole il bravissimo Villeneuve, vedere adesso questo film diventa quasi un esame per cineasti,apprezzando notevolmente di più il primo,non perché sia migliore ma perché diverso nella nostra logica di concepire il futuro e reo di aver anticipato innumerevoli scoperte e innovazioni scientifiche,così come alti film ( ricordate iPad di 2001 Odissea nello spazio) se il primo ci fece sognare questo ci riporta nella realtà che può sembrare assurda ma leggerla tra righe,sembra quasi reale,corporazioni,sette,la storia diventa quasi banale,un padre che ritrova la figlia,in un contesto ambientalistico da brividi.
Ambientazioni superlative,irreali,in un colore che diventa grigio per la disumanità che l'essere umano riserva al nostro pianeta,così come vedere una Los Angeles ridotta ad un cumulo di macerie,in una megalopoli di rifiuti.
Continua sempre di più il concepimento del creare esseri umanoidi,sempre più perfetti,con una esagerata arroganza di dargli un anima,come se il creatore di questi replicanti fosse un essere superiore,il vero artefice del creato.
Ritengo da 10 e lode,la scena in cui l'ologramma di Elvis Presley sfodera una delle più belle canzoni di sempre.
Gli attori tutti veramente bravi con un Ryan Gosling molto motivato,ed un Harrison Ford discreto mattatore nell'ultima parte del film.
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sparrows81
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lunedì 9 ottobre 2017
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delusione purtoppo e colonna non all altezza
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La colonna sonora e' la maggiore delusione a questo punto anziché inventare quei frastuoni era meglio riutilizzare la vecchia eccezionale colonna. Alla fine viene appena accennata sottovoce la colonna sonora della scena finale quasi a vergognarsi di accostarla questo film, quando l'attore ha schiacciato quel vecchio juke box olografico per un attimo ho sperato partisse one more kiss baby... ,io avrei aperto il film con la colonna sonora dei titoli di coda del primo. Passiamo al film, il primo avendolo visto dopo aver giocato al video game per pc e' stato semplicemente uno shock, questo ad oggi pura delusione,probabilmente non l'ho capito e dovro' rivederlo ma per adesso bruttissimo, la scena finale un colpo di pistola,con errison ford che non riesce a mascherare l'entusiasmo per aver rubat
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La colonna sonora e' la maggiore delusione a questo punto anziché inventare quei frastuoni era meglio riutilizzare la vecchia eccezionale colonna. Alla fine viene appena accennata sottovoce la colonna sonora della scena finale quasi a vergognarsi di accostarla questo film, quando l'attore ha schiacciato quel vecchio juke box olografico per un attimo ho sperato partisse one more kiss baby... ,io avrei aperto il film con la colonna sonora dei titoli di coda del primo. Passiamo al film, il primo avendolo visto dopo aver giocato al video game per pc e' stato semplicemente uno shock, questo ad oggi pura delusione,probabilmente non l'ho capito e dovro' rivederlo ma per adesso bruttissimo, la scena finale un colpo di pistola,con errison ford che non riesce a mascherare l'entusiasmo per aver rubato la scena al protagonista bruciando in un secondo 150 minuti di film, per quanto riguarda la trama bella, ma dal primo minuto di film ho capito esattamente tutta la storia che sarebbe venuta, e poi niente il film non ti aliena positivamente come il primo i sobborghi della citta non sono cosi meravigliosamente allienanti come il primo non so sono deluso
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