carloalberto
|
sabato 14 ottobre 2017
|
sequel senza poesia
|
|
|
|
Le atmosfere sono state ricreate alla perfezione: le macchine volanti, con la scocca delle berline di oggi, che sfrecciano sotto una pioggia incessante tra grigi grattacieli su cui giganteggiano pubblicità sfavillanti con sottofondo annesso di cantilenanti ipnotiche voci orientali, i replicanti di prima generazione da ritirare perché ribelli dal mercato a cura, adesso, di un nuovo cacciatore, che ha sostituito Harrison Ford, nel frattempo invecchiato e ritiratosi in un albergo abbandonato di una distrutta Las Vegas. La colonna sonora, potente e impressionante, rende, simmetricamente, cupe le immagini di un mondo post tecnologico scampato a un disastro apocalittico. Suggestivo l’amore del nuovo blade runner per un ologramma di donna, metafora del solipsismo dell’uomo moderno sempre più immerso in realtà virtuali, come suggestiva è la suoneria del cellulare di Pierino e il lupo di Prokofiev, che richiama la bellezza di un mondo oramai perduto.
[+]
Le atmosfere sono state ricreate alla perfezione: le macchine volanti, con la scocca delle berline di oggi, che sfrecciano sotto una pioggia incessante tra grigi grattacieli su cui giganteggiano pubblicità sfavillanti con sottofondo annesso di cantilenanti ipnotiche voci orientali, i replicanti di prima generazione da ritirare perché ribelli dal mercato a cura, adesso, di un nuovo cacciatore, che ha sostituito Harrison Ford, nel frattempo invecchiato e ritiratosi in un albergo abbandonato di una distrutta Las Vegas. La colonna sonora, potente e impressionante, rende, simmetricamente, cupe le immagini di un mondo post tecnologico scampato a un disastro apocalittico. Suggestivo l’amore del nuovo blade runner per un ologramma di donna, metafora del solipsismo dell’uomo moderno sempre più immerso in realtà virtuali, come suggestiva è la suoneria del cellulare di Pierino e il lupo di Prokofiev, che richiama la bellezza di un mondo oramai perduto. Tuttavia, il film più che un sequel è un clone o, per restare nel tema, un replicante del primo Blade Runner, senza la poesia che lo ha reso memorabile, facendone un cult movie di fantascienza e rendendo immortali le lacrime di Rutger Hauer che si perdono nella pioggia.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a carloalberto »
[ - ] lascia un commento a carloalberto »
|
|
d'accordo? |
|
orione95
|
domenica 15 ottobre 2017
|
una novella sull’esistenza dall’incredibile impatto visivo
|
|
|
|
Un‘opera che non necessita di parole per trasmettere un messaggio che, nella sua palese cripticità, appare fin troppo evidente. L’umanità non è affatto una conseguenza del nascere, ma una difficile ed ardua conquista. La parabola esistenziale messa in scena dal Villeneuve si confronta con temi forse ben al di là del cinema attuale, quanto meno del genere fantascientifico. È evidente uno spasmodico tentativo di riscoprire le atmosfere dei tempi che furono, ma a ben vedere quel 1982 appare ormai piuttosto lontano. Il cinema è cambiato, noi spettatori siamo cambiati. Eppure non dispiace affatto il respiro ampiamente onirico impresso alla pellicola dal regista canadese, sempre sotto il vigile e attento controllo di Scott, il quale sembra davvero esser rimasto costretto dal suo ruolo di produttore esecutivo.
[+]
Un‘opera che non necessita di parole per trasmettere un messaggio che, nella sua palese cripticità, appare fin troppo evidente. L’umanità non è affatto una conseguenza del nascere, ma una difficile ed ardua conquista. La parabola esistenziale messa in scena dal Villeneuve si confronta con temi forse ben al di là del cinema attuale, quanto meno del genere fantascientifico. È evidente uno spasmodico tentativo di riscoprire le atmosfere dei tempi che furono, ma a ben vedere quel 1982 appare ormai piuttosto lontano. Il cinema è cambiato, noi spettatori siamo cambiati. Eppure non dispiace affatto il respiro ampiamente onirico impresso alla pellicola dal regista canadese, sempre sotto il vigile e attento controllo di Scott, il quale sembra davvero esser rimasto costretto dal suo ruolo di produttore esecutivo. Sul versante tecnico Roger Deakins compie un mezzo miracolo: la sua fotografia talmente evocativa imprime nella mente dello spettatore scenari climaticamente vivi e meravigliosamente distopici. D’altro canto da un artista come il Deakins, nominato più di dieci volte al massimo riconoscimento, non era lecito aspettarsi di meno. E se poi ad un simile genio se ne accompagna un’altro del calibro del Maestro Hans Zimmer, il gioco è fatto. Anche il comparto sonoro infatti rappresenta un vero e proprio miracolo: l’atmosfera del cult precedente rimane pressoché intatta, e (buona) parte del merito non può che attribuirsi ad un soundtrack lungamente ragionato. Dunque vittoria su tutti i fronti per l’ambizioso progetto del Villeneuve? Beh, non proprio. A ben vedere infatti Blade Runner 2049 presenta evidenti difetti che, visto il nome che porta, non può davvero concedersi. Innanzitutto non è affatto possibile ignorare il ritmo schizofrenico che talvolta il film assume, ritmo che offre il fianco a numerosi momenti di stanca, mascherati abilmente da velate riflessioni pseudo-filosofiche ed abbondanti riferimenti all’originale che tuttavia non riescono a stabilizzare il susseguirsi di scene ahimè tali da infrangere l’altrimenti godibilissimo andamento dell’opera. Infine la sfumatura forse più evidente in quello che altrimenti si presenterebbe davvero come un meraviglioso diamante: l’indecisione costante del Villeneuve, che nello spasmodico tentativo di espandere l’universo di quella che a conti fatti si imporrà presto come una saga cult del cinema contemporaneo, si lascia trasportare, ed incapace di porre un limite ai suoi sfrenati impulsi creativi, finisce coll’attingere in modo più che sfacciato da altre saghe e da altri mondi dell’immaginario collettivo fantascientifico. Tante, troppe volte dunque lo spettatore è colto, nell’estasi dei curatissimi fotogrammi che si susseguono, da una turpe sensazione di già visto. A conti fatti è forse il tempo il più grande nemico da abbattere per questo nuovo Blade Runner 2049: d’altro canto 35 anni non si lavano mica così, con un colpo di spugna. E le difficoltà incontrate dal Villeneuve nel riproporre al pubblico, un pubblico ripeto che non è più quello degli anni 80, un prodotto come Blade Runner, dal respiro quanto mai filosofico ed onirico, sono tristemente evidenti soprattutto sotto il versante dei biglietti venduti (ed in modo particolare in madre patria), complice forse anche una durata della pellicola, 152 minuti, che decisamente non si sposa con i gusti di una buona fetta del pubblico contemporaneo. Tuttavia i dati di vendita giammai hanno avvilito, ne mai dovrebbero, un giudizio imparziale su di una qualsiasi opera d’arte. Ed il cinema, lo si ricordi sempre, è prima di tutto arte, come d’altro canto più che efficacemente dimostra Blade Runner 2049. In conclusione, appare doveroso sottolineare la perfezione sul piano attoriale delle performance di Ryan Gosling (il novello protagonista agente K) e Jared Leto (il visionario Neander Wallace). Dal canto suo anche Harrison Ford c’è la mette davvero tutta nel rivestire con credibilità i panni dello storico protagonista Rick Deckard, ma forse è proprio lui, più di ogni altra componente del film, a subire l’ingrato e crudele giudizio del tempo.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a orione95 »
[ - ] lascia un commento a orione95 »
|
|
d'accordo? |
|
kriticos-one
|
mercoledì 7 febbraio 2018
|
il conservatorismo...della gioconda
|
|
|
|
Iniziamo col condividere circa parole, la prima è: conservatorismo, da wikipedia stralcio "il conservatorismo consiste nell'impedire alle cose di accadere finche non siano prive di pericoli". Chi continua a esaminare quest'opera dal punto di vista di quel "giorno" che fummo folgorati 35 anni fa...del BLADE RUNNER, dalla sua originalità-singolarità, e quant'altro che non oso ripetere poichè ben commentato da tutti o quasi..ebbene, ritengo abbia dimenticato cosa è il conservatorismo. La Gioconda mica si può rifare... ma, dalla Gioconda nasce un "sequel" d'arte... ma se si continua a guardare alla Gioconda a ciò che fu l'impatto emotivo, piu che tecnico e non solo artistico.
[+]
Iniziamo col condividere circa parole, la prima è: conservatorismo, da wikipedia stralcio "il conservatorismo consiste nell'impedire alle cose di accadere finche non siano prive di pericoli". Chi continua a esaminare quest'opera dal punto di vista di quel "giorno" che fummo folgorati 35 anni fa...del BLADE RUNNER, dalla sua originalità-singolarità, e quant'altro che non oso ripetere poichè ben commentato da tutti o quasi..ebbene, ritengo abbia dimenticato cosa è il conservatorismo. La Gioconda mica si può rifare... ma, dalla Gioconda nasce un "sequel" d'arte... ma se si continua a guardare alla Gioconda a ciò che fu l'impatto emotivo, piu che tecnico e non solo artistico..ebbene, "il conservatorismo ...nell'impedire che le cose accadono (o si facciano) se non son prive di pericoli"... Semplicemente mi distanzio fortemente da chi semplicemente paragona senza osservarne le arti espresse in questo SEQUEL...Ebbene questa è la seconda parola:SEQUEL...Cioè: che fa seguito...wikipedia illumina in questo caso... Difatti il Regista 1.segue, cioè prende spunto ma non imita, non solo poiche la gioconda non puoi...ma perche Lui sa cosa deve fare e cosa non gli passa neanche lontanamente per il cervello di fare: una seconda Gioconda!... Sic...e 2. il Film, l'opera ha molti aspetti contenutistici di valore, troppi?...(L'unico troppo..e il finale che è davvero di troppo con quel combattimento un po di stile Hollywoodiano...ma è la sua unica pecca)...a me piace quasi 3 ore..non è quanto dura il punto, ma appunto, cosa contiene... Fa bene a non divenire famoso sto film pe le musiche poiche lascia gia diverse frasi e dialoghi che necressitano conoscenze in vari campi spirituali, direi Biblici..e non solo, filosofici ma mai troppo alti..da non essere afferrati, ma, ma..se pero ci si libera dalla Gioconda, e la si lascia andare.. come i ns anni che non ci sono più.. come il fulmine che ci colpi quel dì di 30....fà. Questo è un sequel ... fatto molto bene TECNICAMENTE-NARRATIVAMENTE(proprio per le difficolta che la "giocconda lascia dietro di se), con ottimi contenuti non proprio soliti, che non vuole essere nient'altro.. tantomeno la Giocond..essa, conserviamola nei ns cuori, ma non temiamo di guardarla evolversi, e divenendo altro..qualcosa di non proprio ciò che emozioni antiche richiedevano...proseguiamo-sequel, appunto!Le due scene del primo Blade Runner...che tutti in particolare ricordiamo...(non oso ricordarle)...qui non ci sono...Qui vi è un proseguo della strada che fu creata dal Primo Blade runner.. Quindi: complimenti al coraggio e alla maestria del regista e Co.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a kriticos-one »
[ - ] lascia un commento a kriticos-one »
|
|
d'accordo? |
|
edenartemisio
|
giovedì 12 ottobre 2017
|
l'antico codice degli umani
|
|
|
|
Lo aspettavamo in tanti questo Blade Runner 2049. Certo il confronto con il precedente, un capolavoro assoluto, era inevitabile. Sembra, però, che il secondo abbia retto molto bene e sono molti che l'hanno apprezzato con entusiasmo, ritenendo che abbia tutte le carte in regola per stare allo stesso livello del film del 1982, col solo limite, se così si può dire, "di non essere il primo" e, per questo motivo, di essere carente di originalità. Eppure la stessa critica, non sempre benevola con i sequel, si è mostrata favorevole.
Vale anche la pena osservare che, nonostante le azioni si svolgano in un'atmosfera simile, una Los Angeles in un futuro sempre più inquietante e buio, il cuore della storia è diverso.
[+]
Lo aspettavamo in tanti questo Blade Runner 2049. Certo il confronto con il precedente, un capolavoro assoluto, era inevitabile. Sembra, però, che il secondo abbia retto molto bene e sono molti che l'hanno apprezzato con entusiasmo, ritenendo che abbia tutte le carte in regola per stare allo stesso livello del film del 1982, col solo limite, se così si può dire, "di non essere il primo" e, per questo motivo, di essere carente di originalità. Eppure la stessa critica, non sempre benevola con i sequel, si è mostrata favorevole.
Vale anche la pena osservare che, nonostante le azioni si svolgano in un'atmosfera simile, una Los Angeles in un futuro sempre più inquietante e buio, il cuore della storia è diverso.
Nella bellissima storia raccontataci nel 1982, ci ha commosso Roy Batty (Rutger Hauer), un replicante, una creatura artificiale, più bella e intelligene dello stesso creatore e perfino con un mondo di emozioni che ne certificano un'umanità piena. Roy non ha scelte da fare, se non quella di combattere per allungare la sua esistenza o almeno per non essere soppresso prima del decorso del suo programmato tempo di vita.
In Blade Runner 2049, l'agente K (Ryon Goslin), replicante di nuova generazione e poliziotto che caccia i rimanenti replicanti ribelli di vecchia generazione, è abituato a fare il suo lavoro e a stare al suo posto, eppure si ritrova a dover fare delle scelte che arricchiscono maggiormente la sua umanità.
Cosa accade se la persona che cerchi è quella che non avresti mai voluto trovare? Cosa accade se un padre, accusato di non essere stato presente, rivela la verità più cruda, ma la sola che possa trovare comprensione. A volte per proteggere la persona amata è necessario rimanerne lontano. Siamo di fronte al paradosso dell'affermazione di un valore attraverso la sua negazione.
L'agente K ora deve fare scelte sempre più difficili e dolorose. Questa volta non siamo soltanto di fronte ad un replicante che ha acquisito le emozioni degli umani, ma di fronte ad un uomo che sa seguire il suo destino obbedendo anche ad una legge morale, ad un codice umano così antico che si perde nella notte dei tempi, la protezione di quel che rimane della sua famiglia.
L'agente K capisce la lezione impartitagli dal vecchio cacciatore e va incontro al suo destino. In silenzio, però. La mancanza di parole intensificano maggiormente la poesia del momento. Le parole non servono più da tanto tempo.
Yupsos
[-]
[+] scusa
(di rudy_50)
[ - ] scusa
|
|
[+] lascia un commento a edenartemisio »
[ - ] lascia un commento a edenartemisio »
|
|
d'accordo? |
|
ziosam
|
lunedì 16 ottobre 2017
|
mah. anzi, anche no.
|
|
|
|
Mah. Anzi, più che "mah", "anche no". Sarà perchè era stato pompato ad arte dalla macchina promozionale della Warner, con tanto di laute mance (immagino) ai critici americani che avevano sfoderato paragoni con Tarkovsky, ma già dai trailers sentivo puzza di bruciato. Intendiamoci, non è un film brutto, non è una serie B nè una serie C, diciamo che è un brutto film di serie A. Ma d'altronde, il progetto era ambizioso: produrre il sequel di una delle pietre miliari della cinematografia, che ha influenzato l'immaginario collettivo di milioni di persone, sarebbe stato un po' come vincere i mondiali due volte di seguito.
[+]
Mah. Anzi, più che "mah", "anche no". Sarà perchè era stato pompato ad arte dalla macchina promozionale della Warner, con tanto di laute mance (immagino) ai critici americani che avevano sfoderato paragoni con Tarkovsky, ma già dai trailers sentivo puzza di bruciato. Intendiamoci, non è un film brutto, non è una serie B nè una serie C, diciamo che è un brutto film di serie A. Ma d'altronde, il progetto era ambizioso: produrre il sequel di una delle pietre miliari della cinematografia, che ha influenzato l'immaginario collettivo di milioni di persone, sarebbe stato un po' come vincere i mondiali due volte di seguito. Mi spiace, Dennis Villeneuve: eliminato alle qualificazioni. Fotograficamente la pellicola è anche buona, punto della bandiera, benchè il richiamo alle ambientazioni dark della pellicola originale sia stato snaturato. Per non parlare delle musiche, che scimmiottano vagamente Vangelis ma che di certo non entreranno nella storia come le sue.
Il film è inutilmente lento, lineare, prevedibile anche nel colpo di scena. Non si vede l'ora che finisca, ed in effetti non finisce mai. Il protagonista è accettabile, benchè da Ryan Gosling ci si possa aspettare solo Ryan Gosling - espressività pari a quella di un gatto di marmo, ma "dopotutto è un androide", si saranno detti. Però anche Rutger Hauer era un androide... E il cattivo di turno? Nulla più che una via di mezzo fra Carmelo Bene e Jodorowsky. Fortuna Harrison Ford: da quando entra in scena lui è tutta un'altra cosa, e non è nostalgia ma onore al merito. Peccato che ce lo abbiano fatto assaggiare solo nell'ultima ora. La parola che meglio lo riassume è "pretenzioso": a tratti confuso, con riferimenti raffazzonati all'originale. Ha lo stesso difetto di Interstellar di Nolan: è una gigantesca supercazzola prematurata. Voto 6 solo perchè è di serie A.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a ziosam »
[ - ] lascia un commento a ziosam »
|
|
d'accordo? |
|
mauridal
|
lunedì 23 ottobre 2017
|
cercasi androide bella presenza
|
|
|
|
BLADE RUNNER 2049
BR2049, potrebbe essere il nome proprio di un replicante che difettando di nomi , diventa difficile chiamarli ma in effetti è una sigla del film sequel Blade Runner2049, che non è un replicante del film di Ridley Scott, ma un racconto a seguito del primo BR , ormai considerato main film caposcuola del genere. Tuttavia il film di Villeneuve , possiede alcuni tratti originali e cogliendo appieno le sfumature e dopo una lettura dei molteplici livelli di significato , possiamo anche definirlo come un film di realtà virtuale che ricerca una verità umana , fatta di corpi veri e di sentimenti veri, quelli soliti, amore, paura, angoscia del presente ma anche del futuro , che i poveri replicanti artificiali già vivono , a differenza di noi umani spettatori, forse qualcuno replicante di se stesso, che invece viviamo in questo mondo scisso tra materia reale e virtuale, dove i confini razionali diventano spesso labili.
[+]
BLADE RUNNER 2049
BR2049, potrebbe essere il nome proprio di un replicante che difettando di nomi , diventa difficile chiamarli ma in effetti è una sigla del film sequel Blade Runner2049, che non è un replicante del film di Ridley Scott, ma un racconto a seguito del primo BR , ormai considerato main film caposcuola del genere. Tuttavia il film di Villeneuve , possiede alcuni tratti originali e cogliendo appieno le sfumature e dopo una lettura dei molteplici livelli di significato , possiamo anche definirlo come un film di realtà virtuale che ricerca una verità umana , fatta di corpi veri e di sentimenti veri, quelli soliti, amore, paura, angoscia del presente ma anche del futuro , che i poveri replicanti artificiali già vivono , a differenza di noi umani spettatori, forse qualcuno replicante di se stesso, che invece viviamo in questo mondo scisso tra materia reale e virtuale, dove i confini razionali diventano spesso labili. Il tratto originale di questo BR2049, è schematizzando , la ricerca di una umanità perduta e la coscienza di un mondo e, e di una vita più naturale,ovvero genuina , autentica che il mondo reale contemporaneo, non possiede più soverchiato da contaminazioni tossiche e inquinamenti vari, e continue minacce alla salute e al benessere . Tutte cose che una società extra mondo di esseri facsimili umani non hanno ma che nel film e nel personaggio di K . il replicante più umano, si ricordano ancora , come se non fossero mai scomparse, dalla faccia dell'universo. Come non sostenere il povero K nella sua ribellione agli ordini Superiori di eliminare Dekard/HarrisonFord ultimo vecchio replicante sfuggito alla epurazione ,infatti tutti noi spettatori , parteggiamo per i due ,il vecchio e il giovane ,replicanti sì , ma pieni di emozioni. Dunque una eterna lotta tra buoni e cattivi , dove qui c'è un cattivissimo logorroico Wallace che ci scarica una serie di prediche inutilmente noiose. Infine un tema di interesse filmico è l'ologramma che smaterializza i corpi e nella più bella delle scene del film , addirittura è usato per compenetrare romanticamente le due figure maschile K e femminile Joi protagoniste dell'unica storia d'amore possibile tra androidi, ma la geniale invenzione del film è un strumento tipo telecomando, chiamato l'emanatore che in mano a K richiama e fa sparire a piacimento l'amata Joi tramite ologramma, e chissà che non sia la futura soluzione ai tanti conflitti di coppia odierni. (mauridal).
[-]
|
|
[+] lascia un commento a mauridal »
[ - ] lascia un commento a mauridal »
|
|
d'accordo? |
|
ennio
|
domenica 12 novembre 2017
|
perplessità confermate, scarsa la sceneggiatura
|
|
|
|
Lo so non è facile fare un sequel a distanza di molti anni, anche per un regista di formazione spielberghiana come Villeneuve. Il prodotto però è risultato peggiore delle ragionevoli aspettative, innanzitutto in tema di montaggio e sceneggiatura. Del resto, troppe distopìe spazio/temporali messe qua e là nel film distorcono la percezione stessa della visione consequenziale (leggi sequel). Di fronte alla comprensibile stonatura di un Harrison Ford-finto anziano, la regìa non sa inventare nulla di meglio del vecchio trucco hollywoodiano di invertire l'apparenza duale del protagonista, rendendolo di fatto vassallo del suo passato. Anche in tema di colori e ritmi si poteva fare decisamente meglio, teniamo conto che tutto sommato lo spazio profondo è più facilmente modificabile in laboratorio.
[+]
Lo so non è facile fare un sequel a distanza di molti anni, anche per un regista di formazione spielberghiana come Villeneuve. Il prodotto però è risultato peggiore delle ragionevoli aspettative, innanzitutto in tema di montaggio e sceneggiatura. Del resto, troppe distopìe spazio/temporali messe qua e là nel film distorcono la percezione stessa della visione consequenziale (leggi sequel). Di fronte alla comprensibile stonatura di un Harrison Ford-finto anziano, la regìa non sa inventare nulla di meglio del vecchio trucco hollywoodiano di invertire l'apparenza duale del protagonista, rendendolo di fatto vassallo del suo passato. Anche in tema di colori e ritmi si poteva fare decisamente meglio, teniamo conto che tutto sommato lo spazio profondo è più facilmente modificabile in laboratorio. Mah... speriamo in un non-sequel ulteriore.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a ennio »
[ - ] lascia un commento a ennio »
|
|
d'accordo? |
|
ilcirro
|
lunedì 16 ottobre 2017
|
sarebbe un capolavoro, ma...
|
|
|
|
L'attesissimo sequel del leggendario film di Ridley Scott si rivela un'opera magmatica e complessa. L'apparato spettacolare è a dir poco eccezionale, soprattutto grazie a una colonna sonora potentissima e a un affascinante complesso di ricostruzioni distopiche mutuate non solo dal film originale. A far discutere sono senz'altro le scelte di sceneggiatura: incredibilmente, le rivelazioni fondamentali della trama sono piazzate tutte all'inizio e, a dire il vero, lo spettatore le capisce ancor prima che siano esplicitate. Da qui si dipanano molte linee tematiche narrate con tempi eccessivamente dilatati, fino ad arrivare ad un non-finale che rimanda tutto ad un altro possibile sequel.
[+]
L'attesissimo sequel del leggendario film di Ridley Scott si rivela un'opera magmatica e complessa. L'apparato spettacolare è a dir poco eccezionale, soprattutto grazie a una colonna sonora potentissima e a un affascinante complesso di ricostruzioni distopiche mutuate non solo dal film originale. A far discutere sono senz'altro le scelte di sceneggiatura: incredibilmente, le rivelazioni fondamentali della trama sono piazzate tutte all'inizio e, a dire il vero, lo spettatore le capisce ancor prima che siano esplicitate. Da qui si dipanano molte linee tematiche narrate con tempi eccessivamente dilatati, fino ad arrivare ad un non-finale che rimanda tutto ad un altro possibile sequel. Peccato. Un maggior rispetto per lo spettatore non avrebbe guastato: che senso ha raccontare una storia di 2 ore e 35 minuti senza concludere quasi nulla? Eppure i temi aperti dal fim sono affascinanti e potenzialmente incendiari: la sostanziale incomunicabilità tra uomo e donna, con il sesso che diventa sempre più virtuale, lo sviluppo dell'intelligenza artificiale e del suo affrancamento dal creatore umano, la nascita di forme di vita pseudoumane che desiderano competere con l'uomo, il significato dell'essere padre/madre e figlio, tanto in chiave umana, quanto biblica, la memoria come elemento qualificante della vita materiale, ecc..
Tanta carne al fuoco: un paradiso per gli amanti della fantascienza. Ma è un po' come avere tutti gli ingredienti sul tavolo e rimandare il dolce ad un'altra occasione.
In sostanza si è scelto di abortire un capolavoro definitivo per apparecchiare un nuovo sequel, quanto mai azzardato. La sconfitta, o per lo meno, la sudditanza del cinema al cospetto della tv seriale. Speriamo che le intenzioni siano altre, ma Blade Runner non meriterebbe di finire come un triste simualcro di The Walking Dead.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a ilcirro »
[ - ] lascia un commento a ilcirro »
|
|
d'accordo? |
|
mattomarinaio
|
lunedì 16 ottobre 2017
|
apprezziamo l'impegno
|
|
|
|
Le aspettative erano bassissime. Abituati a decine di seguiti e remake pensati esclusivamente per sfruttare la nostalgia dei fan e trasformare vecchi classici in nuovi franchise adatti ad un pubblico più vasto e affezionato possibile, non ci si può immaginare altro che mediocrità. Questa volta però, la scelta di ingaggiare Denis Villeneuve ci ha dato un segnale si speranza riguardo all’opera che la produzione cercava di ottenere. Il risultato? … sopra ogni aspettativa.
Fin dalle prime immagini ci accorgiamo che l’intenzione era veramente ambiziosa, e l’impegno ai massimi livelli.
[+]
Le aspettative erano bassissime. Abituati a decine di seguiti e remake pensati esclusivamente per sfruttare la nostalgia dei fan e trasformare vecchi classici in nuovi franchise adatti ad un pubblico più vasto e affezionato possibile, non ci si può immaginare altro che mediocrità. Questa volta però, la scelta di ingaggiare Denis Villeneuve ci ha dato un segnale si speranza riguardo all’opera che la produzione cercava di ottenere. Il risultato? … sopra ogni aspettativa.
Fin dalle prime immagini ci accorgiamo che l’intenzione era veramente ambiziosa, e l’impegno ai massimi livelli. Villeneuve si è dimostrato un’ottima scelta confermando tutte le capacità già dimostrate nel bellissimo “Arrival”, confezionando un prodotto di qualità: moderno, visivamente superbo, rispettoso dello stile e dell’atmosfera del "Blade Runner" dell'82. Figlio di un cinema sofisticato, fatto di dettagli, di analisi, lontano dalla frenesia del cinema odierno, Villeneuve utilizza alla perfezione i potenti mezzi a sua disposizione per prendere spunto dall’universo di Blade Runner ampliarlo, portando i protagonisti oltre i confini dei pochi set dell’originale, inventando nuovi ambienti curati in ogni dettaglio, visivamente straordinari e realistici. Grazie ad un ritmo lento ma ben calcolato, immagine dopo immagine, sequenza dopo sequenza, lo spettatore si trasforma in investigatore accanto al protagonista. Chi è in sala ha infatti tutto il tempo di osservare con attenzione ogni dettaglio delle scenografie, dei costumi, delle espressioni dei protagonisti, come se fosse un compare di K il cacciatore di replicanti interpretato da Ryang Gosling.
Purtroppo, nonostante i buoni risultati, questo Blade Runner 2049 non è esente da difetti. L’eccessiva lentezza ostentata in alcune scene che non ne avevano bisogno è una delle critiche più diffuse. Nel film originale, l’alternanza di ritmo era uno strumento grazie al quale il regista poteva comandare a piacimento l’interesse dello spettatore, convogliare le attenzioni e stimolare emozioni. In questo film invece si adotta la solita soluzione per tutta la durata del film, conferendo la medesima importanza ad ogni singolo fotogramma con conseguente appiattimento delle dinamiche narrative.
Anche tra i protagonisti c’è qualche personaggio criticabile. Se nel film di Ridley Scott non si percepisce la presenza di buoni e cattivi ma solo di esseri appartenenti a diverse realtà che cercano di difendere e preservare la loro vita, in questo nuovo capitolo ci troviamo di fronte alle solite figure standard dell’action movie americano. Un grave calo di stile è ad esempio il personaggio di Wallace (malamente interpretato da Jared Leto), il classico scienziato pazzo e incompetente, invidioso del suo geniale predecessore. Altrettanto imbarazzante è la sua segretaria tuttofare; una replicante assassina, rabbiosa e sadica che elimina chiunque intralci i suoi piani. Non a caso Hanz Zimmer scrive per lei un tema musicale che ricorda quello di Terminator. Luv (così si chiama la terminatrice) è anche protagonista dei peggiori cliché da film di sere B, ovvero l’abitudine di ferire e lasciare in vita il suo nemico, permettendogli di tornare più agguerrito che mai (e questo per ben due volte!). Davvero ottimo invece il personaggio di Sapper, interpretato da Dave Bautista,
Altra nota dolente è la mancanza di originalità e di coraggio. Per paura di rivelare troppo e risolvere gli interrogativi con i quali il film dell’82 ci aveva lasciati, questo capitolo non racconta nulla di nuovo, non reinventa e non stupisce, ma si limita a farci rivedere con occhi più maturi, quello che già sappiamo, o ad inserire situazioni già viste in decine di sceneggiature di fantascienza. Dove nel primo film si viveva il dramma dei replicanti, così diversi, tanto meravigliosi quanto limitati, qui ci troviamo davanti a creature che non invidiano niente degli umani se non la loro libertà, e la sceneggiatura scivola ancora una volta sul solito scontro fra razze (si consiglia la visione de “Il secondo rinascimento” contenuto in “Animatrix”, o “I figli degli uomini” di Alfonso Cuaròn, se proprio non si vuole riprendere in mano la saga de “Il pianeta delle scimmie”).
Veniamo adesso alle scenografie, alla fotografia, alle luci, a tutto ciò che ha reso del buon vecchio “Blade Runner” un capolavoro visivo. Per il suo nuovo film, Villeneuve sceglie di aumentare la sensazione di claustrofobia attraverso una fitta nebbia e una pioggia inarrestabile riuscendo sì nell’intento, ma offuscando la bellezza delle inquadrature aeree cittadine, che in questo modo, nonostante le tecnologie odierne, non restituiscono l’impatto delle riprese di Ridley Scott. Le scene metropolitane inoltre faticano a replicare la sensazione originale di sporcizia e decadenza maleodorante dell’originale, avvicinandosi ad un’iconografia del futuro più classica, pulita e ordinata, ben lontana da quell’immaginario cyberpunk che “Blade Runner” aveva contribuito a creare.
Nonostante i numerosi difetti che non lo rendono il capolavoro acclamato da molti, il film resta comunque piacevole, maestoso, trascinante, e meritevole di visione.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a mattomarinaio »
[ - ] lascia un commento a mattomarinaio »
|
|
d'accordo? |
|
ansku
|
lunedì 23 ottobre 2017
|
manca il genio. inutilmente lento.
|
|
|
|
La storia è banale, forzatamente tirata per continuare dalla fuga di Blade Runner e Rachel, che chiudeva il precedente. Nella migliore delle ipotesi una buona intenzione, mal sviluppata.
Il mondo descritto dal primo era visionario, e abbracciava la vita quotidiana e quella specifica dei protagonisti: qui no.
[+]
La storia è banale, forzatamente tirata per continuare dalla fuga di Blade Runner e Rachel, che chiudeva il precedente. Nella migliore delle ipotesi una buona intenzione, mal sviluppata.
Il mondo descritto dal primo era visionario, e abbracciava la vita quotidiana e quella specifica dei protagonisti: qui no. Il film è clausrofobico, non garda al di la di personaggi piuttosto piatti.
Le intuizioni nel primo blade runner erano geniali. Molte le ritroviamo nel mondo di oggi. Qui non c'è proiezione.
I personaggi, tutti, erano ben delineati: dal "riparatore" di automi, al team dei replicanti. Daryl Hannah e Rutger Hauer avevano personaggi se volete di secondo piano rispetto alla storia, ma erano perfettamente definiti tanto che al secondo viene consegnata una delle battute chiave del film.
Qui siamo molto, molto lontani dall'epica di queste figure ed anche le figure centrali, come quella della "figlia" posta al centro dell'intera storia, sono deboli.
La lentezza del primo (rivedetevelo) era giustificata dai contenuti. In questo rimane solo la lentezza di una liturgia ripetuta senza ricordarsi il motivo.
Ci sono clamorosi incongruenze di sceneggiatura (perchè lo lasciano vivo quando prelevano Harrison Ford, per esempio) che sembrano forzature per consentire la prosecuzione di una storia inconsistente.
La scena della navetta in acqua, che segue un inverosimile attacco di un'utilitaria ad un convoglio militare, rasenta il ridicolo.
[-]
[+] bravo
(di jennyx)
[ - ] bravo
|
|
[+] lascia un commento a ansku »
[ - ] lascia un commento a ansku »
|
|
d'accordo? |
|
|