Tsili

Film 2014 | Drammatico, 88 min.

Regia di Amos Gitai. Un film con Sarah Adler, Meshi Olinski, Lea Koenig, Adam Tsekhman, Andrei Kashkar. Cast completo Genere Drammatico, - Israele, Russia, Italia, Francia, 2014, durata 88 minuti. distribuito da Microcinema. - MYmonetro 3,13 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento venerdì 5 settembre 2014

Il film è l'adattamento del romanzo di Aharon Appelfeld.

Consigliato sì!
3,13/5
MYMOVIES 3,00
CRITICA
PUBBLICO 3,25
CONSIGLIATO SÌ
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Critica
Premi
Cinema
Un'opera inserita nel dramma storico di cui rimuove, quasi completamente, le allusioni.
Recensione di Marzia Gandolfi
mercoledì 3 settembre 2014
Recensione di Marzia Gandolfi
mercoledì 3 settembre 2014

Tsili è una giovane donna fuggita ai rastrellamenti nazisti. Riparata nella foresta intorno a Černivci, costruisce un nido di rami e foglie in cui si accomoda molto presto Marek, ebreo come lei in cerca di rifugio. Tra parole, silenzi, violenza e amore, Tsili e Marek imparano a conoscersi e a dimenticare il fragore della guerra. Perduto Marek, forse in cerca di cibo, forse alla ricerca di altri nidi, la ragazza corre a perdifiato verso la liberazione e una messe di ebrei diretti alla volta del mare e della Terra promessa. Finita in ospedale, insieme ai sopravvissuti ai campi di concentramento, Tsili racconterà la sua storia di abbandono e di speranza dentro un mondo che sembra averla smarrita per sempre.
Liberamente ispirato al romanzo di Aharon Appelfeld ("Paesaggio con bambina"), scrittore israeliano sopravvissuto alla Shoah, Tsili è la nuova pietra che compone il coerente edificio cinematografico di Amos Gitai. Architetto della memoria, di cui attraversa da sempre i territori, evocando il passato e rimettendo in discussione i fondamenti della società israeliana, Gitai ha ridotto all'essenziale la biografia dello scrittore, a sua volta trasfigurata nel romanzo, in tutti i suoi romanzi. Fuggito dal campo di concentramento, Appelfeld trovò rifugio nel bosco di Bukovine, sua regione di origine, e soltanto diversi anni dopo avvertì l'urgenza di fare della sua drammatica esperienza un'opera narrativa.
Un' "autobiografia esterna", come la definisce l'autore, della sua vita interiore, che comprende tutti dolori patiti ma sviluppati altrimenti, declinati al femminile, privati di sentimentalismo e affettazione. Al centro di "Paesaggio con bambina" e di Tsili c'è una ragazzina bionda, che l'autore israeliano 'incarna' in tre attrici, due corpi e una voce off, per spezzare la radicalità della messa in scena. Radicalità derivata dal romanzo che destoricizza gli avvenimenti attraverso una singolare tessitura della materia narrativa, che combina dettagli concreti e l'assenza di qualsivoglia nesso di casualità. Gitai mette in scena il paradosso di Appelfeld realizzando un'opera inserita nel dramma storico di cui rimuove, quasi completamente, le allusioni. Fuori campo restano pure gli eventi biografici della giovane e disorientata protagonista, riparata dentro una foresta e rivelata soltanto nell'epilogo.
Le notazioni che permetteranno allo spettatore di contestualizzare la Storia in cui Tsili agisce, arrivano invece 'per voce' di Marek, ebreo come la ragazza dentro la tragedia della Shoah. È allora il metodo narrativo di Appelfeld a diventare soggetto del film di Gitai, proseguendo l'indagine sull'identità ebraica, che per estensione diventa un ragionamento sull'identità israeliana. E come per i romanzi di Appelfeld, anche per Tsili l'oggetto in questione non è solo (e tanto) la Shoah o la persecuzione ebraica ma la sua (ri)elaborazione artistica. Lo scrittore offre al regista una chiave possibile e altra di rappresentazione della Shoah, che combacia gli elementi biografici, il reale e il suo adattamento. Sospeso, come gli ebrei sopravvissuti ai campi, davanti al mare e al sogno sionista, Tsili pizzica il violino di Alexey Kochetkov ed elude il pathos.
Il film di Gitai allora suona klezmer, parla poco e parla yiddish, concentrando la realtà interiore della sua protagonista e producendo un gioco di specchi, dove il reale agisce come traccia e il fantastico come genere. Gitai applica al suo cinema l'arte dell'essenzialità e dell'eufemismo, trovando grazie e attraverso Appelfeld un linguaggio nuovo per dire l'indicibile, filmare il silenzio e opporsi allo Shoah Business.

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PUBBLICO
RECENSIONI DALLA PARTE DEL PUBBLICO
venerdì 19 settembre 2014
vanessa zarastro

Siamo negli anni ’40 e Tsili è una ragazza sfuggita, quasi per caso, alla cattura dei nazisti. La ragazza era stata abbandonata dalla famiglia (per accudire la casa in loro assenza), mimetizzatasi in un vecchio capanno è stata ignorata perfino dai nazisti, quindi è sopravvissuta. Tsili si nasconde in un bosco che dovrebbe trovarsi in Ucraina vicino al confine tra Romania [...] Vai alla recensione »

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