Anno | 2014 |
Genere | Thriller |
Produzione | USA |
Durata | 113 minuti |
Regia di | Atom Egoyan |
Attori | Ryan Reynolds, Scott Speedman, Rosario Dawson, Mireille Enos, Kevin Durand Alexia Fast, Peyton Kennedy, Bruce Greenwood, Brendan Gall, Aaron Poole, Jason Blicker, Aidan Shipley, Ian Matthews, Christine Horne, William MacDonald, Ella Ballentine, Jim Calarco, Michael Vincent Dagostino. |
Tag | Da vedere 2014 |
MYmonetro | 3,04 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 28 gennaio 2021
Dopo Devil's Knot, il nuovo noir di Atom Egoyan.
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CONSIGLIATO SÌ
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Sono passati otto anni da quando Cass, la bambina di Matthew e Tina Lane, è stata rapita. Da allora suo padre non ha mai smesso di cercarla. Schiacciato dal senso di colpa (di una distrazione fatale) e dal dolore della compagna, Matthew percorre ostinato le strade bianche di neve che hanno inghiottito la sua bambina. Mentre la polizia indaga, provando a infiltrarsi in una sofisticata rete di pedofili, e Tina perde la testa, sorvegliata (e provocata) dal mostro che le ha sottratto Cass, Matthew prosegue la sua personale indagine, infilando la strada battuta dall'orco.
Dopo Il dolce domani, che riprendeva "Il pifferaio di Hamelin", e dopo Il viaggio di Felicia, che rileggeva in chiave contemporanea "La Bella e la Bestia", Atom Egoyan ci racconta un'altra favola nera sullo sperdimento esistenziale. Cass, Matthew, Tina, Jeffrey e Nicole, i due ispettori assegnati all'indagine, hanno perduto, ciascuno a suo modo, il proprio orizzonte di riferimento. Prigionieri del proprio passato e dentro un paesaggio congelato, hanno ancora una chance di sopravvivere, ritrovandosi e ritrovando Cass, rapita da un malvagio Sarastro. Perché Captives apre con Mozart e la sua 'regina della notte', il più alto e terribile momento de "Il Flauto magico", in cui una madre canta il bene strappato. Rievocata e ripresa, l'aria mozartiana è il principio musicale (e ideale) del film, che allude alla cattiveria latente della madre, ottenebrata dal dolore, che rispecchia la realtà del mostro, la coazione a ripetere di un modello cerimoniale-sacrificale (accoglienza e martirio), che intende i virtuosismi di 'follia' dei protagonisti e l'intermittenza emotiva di un dramma ancora in corso. Cortocircuitando passato e presente, dolore subito e inferto, Egoyan 'guida' i suoi personaggi verso un dolce domani e fuori da un cerchio magico che imprigiona e non dà tregua. A condurli attraverso la deterritorializzazione contemporanea e alla scomparsa dei limiti (etici), l'autore prepone Cassandra, che ha il dono della profezia. Diversamente dal suo doppio mitologico, Cass è ascoltata dal padre, a cui fornisce i codici per penetrare la fortezza del nemico e la prigione dorata del passato. La promessa di vita che Cass porta con sé e dentro i suoi pochi anni vince sul Male e sulla sua recidività, messa in scena attraverso paesaggi di solitudine e disperazione. La presenza di strumenti di riproduzione dell'immagine, una costante nel cinema del regista canadese, alimenta la dialettica esterno-interno di un thriller dolente e crudele, che scava costantemente la superficie delle apparenze.
Egoyan restringe progressivamente il cerchio d'azione e degli spazi, da fuori a dentro (camera, ufficio furgone, auto), mettendo a fuoco l'interiorità dei personaggi mentre il disegno del tempo cinematografico si frantuma con l'innesto di flashback liquidi e indistinguibili dal 'presente'. Brani di tempo che si ricompongono un po' alla volta a delineare la storia e a interfacciare ieri e oggi. Come nei suoi film precedenti le vittime non si vedono, i bambini uccisi, di cui Cass è il volto biondo e scampato, stanno sotto la superficie, cristallizzati dentro lo schermo di un computer, inghiottiti dal ghiaccio incrinato, portati via, uccisi dentro.
Il regista canadese ci ha sicuramente abituati a vderlo trattare tematiche forti, e anche scomode. Dai fatti di cronaca (vedi Devil's Knot) a quelli inventati ma tristemente ispirati a realtà ben più crude e spaventose che riguardano migliaia di bambini in tutto il mondo. Così, anche nel ultimo sforzo registico di Egoyan abbiamo a che fare con argomenti come la pedofilia, [...] Vai alla recensione »
Canada. Lasciata la figlia per pochi istanti sola in macchina per comprarle una torta, un padre vede disintegrarsi la propria vita: la figlia è scomparsa, la mamma lo accusa di essere stato negligente, la polizia nutre qualche sospetto e lui è schiacciato dai sensi di colpa. L'uomo però non si lascia abbattere e dopo otto anni pare essersi messo sulla strada giusta.
E' incredibile come Egoyan cominci sempre i suoi film e li continui, con una pacatezza incredibile eppure raggiunga il suo scopo: qui di una reale rete che avvolge tutti i protagonisti e che appare inscalfibile, fino alla soluzione finale, tanto tragica quanto precipitosa. Ma nel suo andare avanti e indietro nel tempo, un particolare non mi è stato chiaro; l'ispettrice è stata [...] Vai alla recensione »
Il regista armeno, naturalizzato canadese, Atom Egoyan gira una pellicola con cui tratta tematiche delicatissime e si cimenta in una tecnica narrativa particolarmente complessa; queste due scelte sicuramente coraggiose, sono però affrontate in un modo totalmente inadeguato, sicché l’opera che ne scaturisce è quasi impresentabile, a tratti persino ridicola.
Può essere che l'enigma non esista, come afferma Wittgenstein, in ambito materiale, di quella realtà che empiricamente riusciamo a"conoscere"(forse), ma, riprendendo una vecchia affermazione greca, esso esiste in ambito psichico e di relazioni infraumane, come sembra dimostrare anche questo film di Atom Egoyan, "The Captive"(2014), dove il rapimento di una bambina è in realtà il pre-testo(letteralmente, [...] Vai alla recensione »
Mi imbatto per caso su questo thriller che inizio a guardare incuriosito dall'ottimo cast essendo un fan di Ryan Reynolds. Che dire, film deludente dall'inizio alla fine, gli addetti alle indagini completamente inutili, nemmeno ci provano a trovare la scomparsa, anzi danno addosso al padre innocente. Le reazioni dei personaggi sono irrealistiche e la trama inconsistente.
come al solito assistiamo a votazioni del tutto arbitrarie che affibbiano un misero tre stellette ,ad uno dei migliori thriller del decennio, roba che fa concorrenza e non a caso a history of violence ,e alla promessa dell'assassino. il motivo è semplicissimo non è cinema holliwoodiano! ambientazione stupenda con attori superiori alle tanto osannate star americane ,sceneggiatura e [...] Vai alla recensione »
A distanza di otto anni dalla scomparsa della figlia, il padre sovrastato dai sensi di colpa e colpevolizzato costantemente dalla moglie, è in continua ricerca della figlia, l'uomo è convinto che la ragazza sia ancora viva. Ritmi blandi, continui flashback che a volte disturbano lo spettatore, per un noir atipico con lunghe pause di riflessione per poi accellerare di colpo in un finale [...] Vai alla recensione »
Non del tutto convincente, specialmente nei colpi di scena che portano alla soluzione del caso. Così così.