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It Follows & Co, l'horror risorge dalle sue ceneri

Il nuovo film di David Robert Mitchell è un oggetto sconosciuto e formidabile che gioca abilmente con tutte le varianti possibili del concetto di following. Al cinema.
di Roy Menarini

It Follows

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It Follows è un notevole esempio di horror intelligente, teso, capace di rendere credibile una incomprensibile minaccia ultraterrena inserendola perfettamente nella realtà quotidiana.
domenica 10 luglio 2016 - Focus

Il fan dell'orrore al cinema vive sempre un sentimento misto di eccitazione e frustrazione. Al mondo, e poi distribuiti in Italia, si girano spesso horror derivativi e inconsistenti. Per il proprio dosaggio settimanale, senza cui l'appassionato fa fatica a tirare avanti, la soddisfazione del desiderio è rara, e - in termini psicoanalitici - spesso fallimentare. Poi, talvolta, ci si trova di fronte a oggetti sconosciuti e formidabili come It Follows che, insieme a Babadook, The Witch e una manciata di opere recenti, dimostra come questo genere sia sempre in grado di risorgere dalle ceneri.

Giova ricordare che l'horror è il più potente strumento cinematografico per saldare in un colpo solo le ossessioni inconsce dello spettatore e le metafore sociali più ardite. L'horror fa diventare tensione e paura i nodi del presente, incaricandosi di incarnarle nel vero senso della parola.
Roy Menarini

Quale miglior allegoria sui social network e i follower del film di David Robert Mitchell? Come se fosse uno stress test sul rapporto profondo che si instaura tra un profilo e i suoi contatti, It Follows immagina la maledizione di un essere umano che ti segue ovunque. Uno dei segreti della paura al cinema è il senso di disagio e di pericolo che si insinua ovunque. In questo senso, il regista deve essere in grado di caricare di tensione tutto lo spazio rappresentato, facendo percepire al personaggio (e allo spettatore) che ogni luogo oscuro, ogni latenza, ogni ombra può nascondere il male - e James Wan è indiscusso campione della rappresentazione orrorifica degli interni nel cinema di questi anni.


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Tutte le varianti possibili del concetto di "following"

Qui la situazione è leggermente diversa, e originale proprio per questo. Il follower anonimo e spietato giunge da lontano, è uno qualsiasi, procede che è ancora un puntino all'orizzonte ma non si ferma davanti a nulla. Lo percepisce solamente la vittima, mentre tutt'intorno sembra che la vita prosegua normalmente.

Mitchell non solo rende per metafora la dimensione di solitudine che rischia di innescarsi nel rapporto umano via social network, ma chiarisce anche le dinamiche dello stalking, in cui la vittima fa crescere senza volerlo la pericolosità del nemico, mentre la comunità minimizza.
Roy Menarini

In buona sostanza It Follows gioca con tutte le varianti possibili del concetto di "following". Probabilmente, quella della sessuofobia è una falsa pista. Se i personaggi devono fare l'amore per poter liberarsi del follower, non significa che il film di Mitchell abbia a che fare con l'AIDS o la paranoia erotica dei teen agers (peraltro narrati con dolcezza e comprensione, e non come carne da macello per appassionati di slasher). Piuttosto, è un altro elemento che complessifica i rapporti tra le cerchie di amici: scaricare una responsabilità su un altro è la pratica più diretta dell'adolescente in età di egocentrismo angoscioso e di narcisismo assolutorio.


La messa in scena e la lezione di John Carpenter

Ovviamente, non è sufficiente enunciare il progetto di un racconto morale sulla contemporaneità in forma di horror per farlo funzionare. Ma Mitchell dimostra di avere tutti gli strumenti cinematografici adatti per la riuscita. I principali sono di messa in scena. La lezione è quella di John Carpenter, per cui "less is more". In Carpenter il male procede sempre dritto per la sua strada, la camminata lenta e inarrestabile di Halloween, Fog, Il signore del male ha la medesima importanza del caracollare ubriaco degli zombi di George A. Romero. Lo stesso i follower di Mitchell, appaiono implacabili, camminando su una linea retta che si conclude sul corpo del bersaglio.

Inoltre, in un horror che si rispetti, sono importanti l'inizio e la fine. Ebbene, l'incipit di It Follows è maiuscolo, giocato com'è tra campo e fuori campo, spiazzante e misterioso per lo spettatore. Mentre il finale, in cui si insinua il dubbio, è molto più ambiguo e indeterminato di tanti horror dove l'unica parola d'ordine è riaprire la trama sperando nel sequel.


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