Titolo originale | Alléluia |
Anno | 2014 |
Genere | Drammatico, Thriller |
Produzione | Francia, Belgio |
Durata | 95 minuti |
Regia di | Fabrice Du Welz |
Attori | Lola Dueñas, Helena Noguerra, Laurent Lucas, David Murgia, Stéphane Bissot Renaud Rutten, Philippe Résimont, Anne-Marie Loop, Édith Le Merdy, Pili Groyne, Sorenza Mollica, Lara Persain. |
Tag | Da vedere 2014 |
MYmonetro | 3,50 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 4 giugno 2015
Il film è tratto da una storia vera accaduta negli Stati Uniti nel 1947. Al Box Office Usa Alleluia ha incassato 5,6 mila dollari .
CONSIGLIATO SÌ
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Gloria e Michel si conoscono tramite un sito di appuntamenti online e già la prima notte scoppia la passione. La mattina seguente Michel chiede in prestito dei soldi a Gloria e le dà un numero di telefono falso, ma la donna non si arrende e cerca di rintracciarlo.
Esponente dell'ondata del nuovo cinema estremo di lingua francese, quella che unisce Alexandre Aja, Gaspar Noè e un capolavoro come Martyrs, il belga Fabrice Du Welz conferma con Alleluia di disporre di un tocco ineguagliato per disturbare lo spettatore, trasmettergli inquietudine e trascinarlo poi con sé sui binari del delirio. Un talento di certo consapevole, ma non per questo meno impressionante, che non lascia al caso neanche un'inquadratura: nella scena di seduzione iniziale, ad esempio, i primi piani parziali, in cui la figura di un personaggio copre il viso dell'altro, prefigurano già la simbiosi che si verrà a creare tra i due e la singolarità di questo rapporto. Per Michel (già con Du Welz in Calvaire) sono i traumi dell'infanzia ad averlo portato con la sua dura scorza ad essere ciò che è, un mercante di attenzioni sessuali e sentimenti. Per Gloria sono le radici profonde e insondabili di una solitudine aggravata dalla macabra professione notturna all'obitorio ad aver gettato i semi per la trasformazione.
Due anime smarrite che trovano un punto di contatto nel sabba orgiastico della violenza, stabilendo un legame autentico in un mondo condannato all'infelicità. Gli altri sono "soli e tristi", grida con disprezzo Gloria, che sottomette tutto, persino gli aspetti familiari, alla conquista di una seconda possibilità che passi dall'unità di coppia: la sua maschera distorta, il suo ghigno da strega - fantastico il lavoro della almodovoriana Lola Duenas (Volver) - sono la feroce incarnazione di questo concetto.
Du Welz ritorna sulle vicende di Raymond Fernandez e Martha Beck, i Bonnie e Clyde del delitto passionale già oggetto di diversi adattamenti cinematografici, avverando così la profezia di John Waters, che immaginava un aggiornamento del cult I killers della luna di miele all'epoca degli appuntamenti online. Difficile però prefigurare una simile visione del fatto, un viaggio allucinante nei recessi dell'animo umano che esplora la solitudine di due esseri viventi e l'effetto scatenante, in termini di perdita di freni inibitori, causato dall'illusione di una via d'uscita da questa condizione. Come una luce accecante che arriva a rischiarare tenebre prolungate nel tempo, così la mutazione improvvisa di Gloria cancella le normali convenzioni sociali, erodendo a fondo il concetto stesso di natura umana e il suo discrimine dal ferino. Un rogo dello status quo in favore di un possibile ordine altro, reso con forza dall'immagine della danza attorno al fuoco. Du Welz accompagna il processo con mirabile maestria, immortalando la discesa nel gorgo della follia con una fotografia sgranata, che gli permette di alternare quadri statici che paiono dei Vermeer al dinamismo epilettico di sequenze ultraviolente, trovando il modo, mirabilmente, di spiazzare nel contenuto quanto nella forma (l'inserto musical associato alla scena più macabra).
Dramma psicologico con accenni horror che attraverso il tema della classica coppia maledetta(ispirandosi alla vera storia di Raymond Fernandez e Martha Beck) sa costruire un'atmosfera torbida e opprimente(spezzata da occasionali guizzi surreali),attaccandosi ai personaggi e facendoli scontrare più tra loro stessi che con la realtà che li circonda.
Non ho forza ne coraggio di spendere parole; dev'essere il torpore dell'azione che lascia l'arte. Magnifico