ruger357mgm
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martedì 6 agosto 2013
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insolito
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A partire dalla tematica il film non si presta ad una facile comprensione: The Master affronta la controversa genesi della pseudo-setta religiosa negli anni '50, Scientology; la disamina riesce alla perfezione, delineando tutti i tratti e le influenze della "Causa" a partire dalla risposta all'ipnosi, passando per la psicanalisi freudiana fino ad arrivare alle caratteristiche della morale cristiano cattolica. Al contempo viene messo in luce il vero volto ridicolo e ipocrita di quello che si rivela un culto, costruito sull'immagine del solo buffo Ron Hubbard. Ad un soggetto tanto complesso si affianca un cast elevato, che espone il tutto con una performance versatile ed efficace, talvolta schizofrenico, come il protagonista stesso, e talvolta aberrato, come Freddy, personaggio d'effetto che si esprime al meglio parlando pochissimo, nella sottile contrapposizione tra uomini fisicamente, moralmente ed umanamente opposti, ma folli allo stesso modo.
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A partire dalla tematica il film non si presta ad una facile comprensione: The Master affronta la controversa genesi della pseudo-setta religiosa negli anni '50, Scientology; la disamina riesce alla perfezione, delineando tutti i tratti e le influenze della "Causa" a partire dalla risposta all'ipnosi, passando per la psicanalisi freudiana fino ad arrivare alle caratteristiche della morale cristiano cattolica. Al contempo viene messo in luce il vero volto ridicolo e ipocrita di quello che si rivela un culto, costruito sull'immagine del solo buffo Ron Hubbard. Ad un soggetto tanto complesso si affianca un cast elevato, che espone il tutto con una performance versatile ed efficace, talvolta schizofrenico, come il protagonista stesso, e talvolta aberrato, come Freddy, personaggio d'effetto che si esprime al meglio parlando pochissimo, nella sottile contrapposizione tra uomini fisicamente, moralmente ed umanamente opposti, ma folli allo stesso modo. Di rilievo sono anche le parti femminili, in particolar modo nei monologhi abilmente recitati che tuttavia rischiano di sembrare leggermente forzati. La sceneggiatura, prevalentemente al chiuso, è ben studiata e dettagliata: non altrettanto si può dire per una colonna sonora scialba, perloppiù strumentale, e scontata nei pochi brani cantati. La fotografia merita un posto a sé, degna di lode. Il pregio ed il grande limite della pellicola è il coinvolgimento che c'è e non c'è: per i primi 70 minuti è difficile capire in che direzione ci spinga il regista, forse troppo.
Un bel film, ma non quello che si aspettava.
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andreador
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venerdì 5 luglio 2013
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film sopravvalutato
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Il film è sopravvalutato dalla critica, tuttavia ottima la recitazione soprattutto di Hoffman.
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stefanoadm
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mercoledì 3 luglio 2013
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no guru non method no teacher
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Dopo film discreti e il quasi capolavoro “Il petroliere”, Paul Thomas Anderson stecca, almeno un po’.
“The master” ha ritmo lento e dilatato, le svolte narrative sono troppo distanti l’una dall’altra per tenere desta l’attenzione dello spettatore.
Joaquin Phoenix e Philip Seymour Hoffman ce la mettono tutta. Il primo è ripiegato in un’incapacità di esprimersi che lo segna anche nel corpo, gli curva la schiena, gli cuce la bocca. Il secondo è formidabile nei suoi sguardi penetranti, eloquente, addirittura capace di trasformare una fisicità per nulla elegante in efficace strumento di comunicazione. Non mancano momenti straordinari.
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Dopo film discreti e il quasi capolavoro “Il petroliere”, Paul Thomas Anderson stecca, almeno un po’.
“The master” ha ritmo lento e dilatato, le svolte narrative sono troppo distanti l’una dall’altra per tenere desta l’attenzione dello spettatore.
Joaquin Phoenix e Philip Seymour Hoffman ce la mettono tutta. Il primo è ripiegato in un’incapacità di esprimersi che lo segna anche nel corpo, gli curva la schiena, gli cuce la bocca. Il secondo è formidabile nei suoi sguardi penetranti, eloquente, addirittura capace di trasformare una fisicità per nulla elegante in efficace strumento di comunicazione. Non mancano momenti straordinari. Visivamente bellissima la sequenza in cui Phoenix salta come clandestino sulla barca che gli cambia la vita. Disturbanti i test per provocare, piegare e controllare Freddie Quell. Straniante la festa che vede Lancaster Dodd ballare e cantare fra donne improvvisamente nude (ossessioni riaffioranti del nuovo adepto?). Commovente il dialogo tra il protagonista che scopre di essere rimasto lontano da casa troppo a lungo e la madre della ragazza un tempo amata.
Passaggi intensi, valorizzati da una fotografia notevole. Ma anche punti da unire per comporre il disegno complessivo con tratti di penna troppo troppo lunghi.
Il finale sembra dire che un minimo di serenità si trova quando, abbandonati i guru, si da’ il giusto e relativo peso alle sovrastrutture del pensiero. Sovrastrutture, labirinti, teorie fantasiose o cerebrali che la pellicola di Anderson solletica in modo insistito. “The master” termina quasi suggerendo di scrollarsi di dosso un atteggiamento psicologico che il film ispira / asseconda per 134 dei suoi 137 minuti! Se lo spettatore accoglie l’invito, la tentazione di prendere le distanze dal lavoro di Anderson è pressoché invincibile.
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zummone
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mercoledì 19 giugno 2013
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ambiguo e affascinante
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Lo diremo subito, non è un film facile. L'ultima pellicola del talentuoso P. T. Anderson si ispira alla figura di R. L. Hubbard, fondatore di Scientology. Già, perchè "The master" è un film discontinuo, a tratti prolisso, faticoso, ma non privo di un magnetismo ambiguo e fascinoso: come quello che il personaggio di Lancaster Dodd (P.
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Lo diremo subito, non è un film facile. L'ultima pellicola del talentuoso P. T. Anderson si ispira alla figura di R. L. Hubbard, fondatore di Scientology. Già, perchè "The master" è un film discontinuo, a tratti prolisso, faticoso, ma non privo di un magnetismo ambiguo e fascinoso: come quello che il personaggio di Lancaster Dodd (P. S. Hoffman) esercita sul protagonista Freddie (J. Phoenix), reduce di guerra con problemi nervosi, mezzo alcolista e violento represso. L'incontro casuale tra i due, li unirà per anni in un rapporto fraterno e ossessivo, ambiguo e doloroso, fortissimo e complicato. Sullo sfondo l'America degli anni '50, appena uscita dalla Guerra Mondiale, e il sogno americano in tutto il suo splendore e le sue contraddizioni. Un finale sospeso, che riconcilia la storia con l'inizio, una sceneggiatura complessa, fatta di silenzi e molte inquadrature fisse, una bella fotografia che ricostruisce bene l'epoca. Su tutto, una grande prova di recitazione dei protagonisti: Phoenix e Hoffman (entrambi premiati a Venezia, insieme a un Leone d'argento per la regia!), in grado di dipingere sfumature sottili dei loro due personaggi, il reduce disadattato e in cerca di sè, il guru affascinante e visionario; a loro si somma la performance di Amy Adams, la giovane e decisa moglie di Dodd. Tutti e tre in corsa per Golden Globes e Oscar!
Anderson, dopo i film corali come Boogie Nights o Magnolia e gli indimenticabili ritratti di Ubriaco d'amore e Il petroliere, firma un film sotto le righe e, al contempo, potente (su tutte la scena del primo colloquio registrato tra i due protagonisti), apologo sul fascino perverso e il disperato bisogno di credere, di avere un leader, di sognare un futuro.
Senza giudizi, lasciando libero lo spettatore di farsi la sua idea.
Da vedere, su cui riflettere, da analizzare.
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brucemyhero
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martedì 11 giugno 2013
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the master
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L'unica cosa importante e' che Joaquin Phoenix sia tornato. La sua, manco a dirlo, e' una interpretazione superlativa. Come ho sempre detto e pensato: "Dategli una parte drammatica, da dannato, e il risultato sara' pressoche' ineguagliabile". Joaquin IS BACK!
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vitel88
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martedì 28 maggio 2013
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quando finisce il film???
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Quando finisce il film? Questa e' la domanda che mi sono posto durante la visione di The Master.
Cast eccellente ,ottima l'interpretazione di Joaquin Phoneix ma nulla di piu'.
Film noioso, narrato dal regista Paul Thomas Anderson in modo confusionale.
La storia racconta di un ex-militare , Freddie Quell ,tornato dalla seconda guerra mondiale con problemi piscologici dovuto al grande stress che l'uomo ha dovuto affrontare.
A poco servono le cure che l'esercito gli offre,Freddie ha anche una forte ossessione per il sesso e problemi di alcolismo, facendosi cocktail di vari prodotti non tanto commestibili.
Dopo una sbronza si trova su una barca senza sapere come ci fosse arrivato.
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Quando finisce il film? Questa e' la domanda che mi sono posto durante la visione di The Master.
Cast eccellente ,ottima l'interpretazione di Joaquin Phoneix ma nulla di piu'.
Film noioso, narrato dal regista Paul Thomas Anderson in modo confusionale.
La storia racconta di un ex-militare , Freddie Quell ,tornato dalla seconda guerra mondiale con problemi piscologici dovuto al grande stress che l'uomo ha dovuto affrontare.
A poco servono le cure che l'esercito gli offre,Freddie ha anche una forte ossessione per il sesso e problemi di alcolismo, facendosi cocktail di vari prodotti non tanto commestibili.
Dopo una sbronza si trova su una barca senza sapere come ci fosse arrivato.
A bordo di questa nava incontrera' Lancaster Dodd, massimo esponente di un movimento denominato "la causa" una specie di setta religiosa.
Freddie inizia a partecipare alle attività della setta e, Lancaster cerca di usare un metodo di introspezione sperimentale su di lui.
L'ex-militare sembra giovare dei metodi di Lancaster al punto che diventa uno dei membri portanti della "causa".
Tra i due avviene una lite e, Freddie decide di andarsene .
Dopo qualche tempo l'uomo riceve una telefonata da Lancester invitandolo a tornare da lui per curarsi,Freddie torna dal suo maestro e , nonostante abbia la possibilità di rimanere, sceglierà di andarsene , decidendo di tornare alla sua vecchia vita e i suoi vecchi problemi,ricordando amaramente gli insegnamenti .
La critica e' stata molto positiva ,ma il mio giudizio e' assolutamente negativo....137 minuti di pura noia.
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marco8
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martedì 21 maggio 2013
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sarebbe un bel film?
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I bei film sono altri....Sconclusionato, noioso, poco chiaro. Basta?
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corvo attano
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venerdì 26 aprile 2013
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non resta nulla ...
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Un film che a mio a parere non lascia nessuna traccia rilevante,sembra alludere a scientology ma non viene confermato mai ,uniche note positive Joaquin Phoenix e Philip SeymourHoffman.
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pensierocivile
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sabato 9 marzo 2013
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il bisogno di complementarietà
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Più che la descrizione di un rapporto, più che l'analisi fra corrotto e corruttore, a me sembra che THE MASTER racconti essenzialmente la ricerca, il bisogno dell'altro da parte del protagonista che, nella prima parte del film ricorda il tempo in cui questo bisogno si era tramutato "forse" in amore, che poi si ritramuterà in rispetto o fascinazione per il maestro, che poi tornerà ancora una volta a rivestirsi d'amore e ancora ritorno, fino al finale. Chiara dunque la necessità di completamento con l'altro, di complementarietà, chiara la triste coscienza di sè e della propria pochezza. Il film, nella sua glacialità, si snoda in questo rapporto discepolo-maestro con livelli ben distinti, da una parte la possibilità finalmente di evolvere, di emancipare o semplicemente di crescere e diventare altro da ciò che si è stati, dall'altra lo studio di una personalità difficile, complessa, anarchica, ribelle, scontrosa, ma naturalmente fragile e indifesa.
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Più che la descrizione di un rapporto, più che l'analisi fra corrotto e corruttore, a me sembra che THE MASTER racconti essenzialmente la ricerca, il bisogno dell'altro da parte del protagonista che, nella prima parte del film ricorda il tempo in cui questo bisogno si era tramutato "forse" in amore, che poi si ritramuterà in rispetto o fascinazione per il maestro, che poi tornerà ancora una volta a rivestirsi d'amore e ancora ritorno, fino al finale. Chiara dunque la necessità di completamento con l'altro, di complementarietà, chiara la triste coscienza di sè e della propria pochezza. Il film, nella sua glacialità, si snoda in questo rapporto discepolo-maestro con livelli ben distinti, da una parte la possibilità finalmente di evolvere, di emancipare o semplicemente di crescere e diventare altro da ciò che si è stati, dall'altra lo studio di una personalità difficile, complessa, anarchica, ribelle, scontrosa, ma naturalmente fragile e indifesa. Il tutto giocato fra le imponenti interpretazioni di Joaquin Phoenix, tutta fisica e irruente, e di Philip Seymour Hoffman, tutta intellettuale, sottile, vibrante. Amy Adams accompagna i due e la freddezza del costrutto con un personaggio di struttura, rigidissima; Anderson si sottomette lascia il palcoscenico ai due e ammira la loro bravura.
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lugarina
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lunedì 4 marzo 2013
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il tema delle sette affrontato in modo laico
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Ho appena finito di vedere il film, mi è piaciuto molto, proprio per come è stato trattato il tema delle sette, dal di dentro, racconrando la storia di due persone, con posizioni sociali e ruoli differenti, entrambe con un diverso ma complementare disturbo psichico, che proprio da questo rapporto cmq trarranno, per la parte di strada che percorrono insieme, un appoggio e un aiuto per la loro vita: certo, ripeto, i ruoli sono molto diversi e il finale per Freddie Quell è più amaro e triste.
Gli attori sono molto bravi, conoscevo Hoffman per altre magnifiche interpretazioni, mentre Phoenix lo conoscevo meno, così come l' interprete femminile, Amy Adams, anche lei notevole.
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Ho appena finito di vedere il film, mi è piaciuto molto, proprio per come è stato trattato il tema delle sette, dal di dentro, racconrando la storia di due persone, con posizioni sociali e ruoli differenti, entrambe con un diverso ma complementare disturbo psichico, che proprio da questo rapporto cmq trarranno, per la parte di strada che percorrono insieme, un appoggio e un aiuto per la loro vita: certo, ripeto, i ruoli sono molto diversi e il finale per Freddie Quell è più amaro e triste.
Gli attori sono molto bravi, conoscevo Hoffman per altre magnifiche interpretazioni, mentre Phoenix lo conoscevo meno, così come l' interprete femminile, Amy Adams, anche lei notevole......complimenti davvero!!
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