nodubs
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domenica 3 marzo 2013
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tedio
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Una noia mortale, lo dico in tutta franchezza.
Per fare breve almeno la recensione posso solo dire che è molto confuso, ma senza essere nè emozionante nè interessante nè (ovviamente) divertente.
Il rapporto tra i due protagonisti è al centro della narrazione, il punto è che non si capisce perchè, visto il risultato.
Quando però un film tanto acclamato mi suscita questi commenti, devo fare uno sforzo per capire cosa sia piaciuto agli altri.
Rimane solo un appiglio al quale attaccarsi per salvare qualcosa (oltre a una buona fotografia) : gli attori. Infatti si sono sentite decantare le grandissime interpretazioni di Seymour Hoffman e Phoenix, e in un film costruito su di loro, mi pare il minimo.
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Una noia mortale, lo dico in tutta franchezza.
Per fare breve almeno la recensione posso solo dire che è molto confuso, ma senza essere nè emozionante nè interessante nè (ovviamente) divertente.
Il rapporto tra i due protagonisti è al centro della narrazione, il punto è che non si capisce perchè, visto il risultato.
Quando però un film tanto acclamato mi suscita questi commenti, devo fare uno sforzo per capire cosa sia piaciuto agli altri.
Rimane solo un appiglio al quale attaccarsi per salvare qualcosa (oltre a una buona fotografia) : gli attori. Infatti si sono sentite decantare le grandissime interpretazioni di Seymour Hoffman e Phoenix, e in un film costruito su di loro, mi pare il minimo.
C'è un unico problema al riguardo: la distribuzione nelle sale del film doppiato.
A causa di questo malcostume italiano ho potuto solo intravedere la recitazione dei due attori (Phoenix fa smorfie e ha dei tic, roba che di solito colpisce molto il pubblico), per il resto mi sono sorbito due ore e mezza di Pannofino con la raucedine che bercia e canticchia canzoncine mal tradotte.
Non un gran che, davvero, quindi se proprio volete vederlo, procuratevi la copia in lingua originale, almeno.
(ma secondo me è noiosissimo lo stesso).
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alien46
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domenica 3 marzo 2013
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finalmente!
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Finalmente, un film dove a fare la differenza è la storia, coinvolgente struggente e mai banale, con attori che non risparmiano energie fino quasi a non riconoscersi. Phoenix per fortuna è tornato piu forte e piu bravo di prima.Un grande film!
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alien46
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domenica 3 marzo 2013
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phoenix è tornato
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fedson
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domenica 24 febbraio 2013
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il maestro di tutti noi.
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L'affresco proposto da Anderson, a cinque anni di distanza dal suo capolavoro "Il Petroliere", tende a rappresentare nuove ed emblematiche caratteristiche e numerosi sinistri aspetti che albergano nella mente dell'uomo, stavolta a sfondo di rapporto, di una congiunzione, di una sorta di legame padre-figlio. Padre, rappresentato dall'enigmatica figura del "Maestro". Chi è il Maestro? Qual è il suo obiettivo? Che rapporto ha con noi? Perché ci desidera? Perché ci governa? Cosa ci insegna? Domande alle quali Anderson dona una risposta esemplare tramite figure, visioni ed eventi simbolici. Il Maestro dice di essere un filosofo, un fisico nucleare, un medico, uno scrittore e, più importante, un uomo afflitto da una profonda curiosità che lo spinge a conoscere lo sconosciuto e l'ignoto, quest'ultimi raffigurati dalla figura di Freddie (Phoenix), allegorica immagine del "figlio" indisciplinato e governato dall'istinto (proprio come un animale).
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L'affresco proposto da Anderson, a cinque anni di distanza dal suo capolavoro "Il Petroliere", tende a rappresentare nuove ed emblematiche caratteristiche e numerosi sinistri aspetti che albergano nella mente dell'uomo, stavolta a sfondo di rapporto, di una congiunzione, di una sorta di legame padre-figlio. Padre, rappresentato dall'enigmatica figura del "Maestro". Chi è il Maestro? Qual è il suo obiettivo? Che rapporto ha con noi? Perché ci desidera? Perché ci governa? Cosa ci insegna? Domande alle quali Anderson dona una risposta esemplare tramite figure, visioni ed eventi simbolici. Il Maestro dice di essere un filosofo, un fisico nucleare, un medico, uno scrittore e, più importante, un uomo afflitto da una profonda curiosità che lo spinge a conoscere lo sconosciuto e l'ignoto, quest'ultimi raffigurati dalla figura di Freddie (Phoenix), allegorica immagine del "figlio" indisciplinato e governato dall'istinto (proprio come un animale). Sarà proprio questo Maestro (Hoffman), a renderlo parte della sua setta, innescandogli in testa idee e teorie che porteranno Freddie ad una conoscenza di se stesso e del mondo mai vista e mai avuta. Ma chi è in realtà questo Maestro? Egli è simbolo dell'infinita conoscenza, della saggezza, della soluzione a tutti i problemi, del potere assoluto; ma, cosa più rilevante, è simbolo della figura paterna che ogni figlio ha e che vede indistruttibile, razionale, forte, sincera e amorevole, proprio come il protagonista Freddie vede Lancaster Dodd (il Maestro). Essendo Padre, il Maestro ha quindi una sua compagna, una donna, una moglie, la signora Peggy Dodd (Amy Adams), figura dell'indiscutibile potere femminile che risiede in ogni famiglia e sui suoi componenti (padre/marito in primis). Il vero Maestro, infatti, non è Lancaster, ma la moglie Peggy, che incarna l'immancabile presenza femminile in un rapporto concreto, umano o amorevole che sia, una figura materna che Freddie brama sin dall'inizio (e nel finale, se si pensa alle due scene in cui il protagonista si costruisce una donna di sabbia per abbracciarla e coccolarla, proprio come fa un figlio con la legittima madre) e di cui lo stesso Padre ne è succube, soggetto e vittima (ciò viene indicato tramite la breve scena in cui il Maestro si fa masturbare dalla moglie, segno della sua impotenza e schiavitù nei confronti della stessa). Tutto questo viene rappresentato dal regista in chiave leggermente psichedelica, che tende verso una rappresentazione cruda e diretta di quelle che sono i fatti, le teorie e le visioni dei personaggi secondo un'accuratissima fotografia di puro impatto e un riflessivo montaggio in stile "andersoniano". Un quadro di pure visioni ed immagini struggenti, che più di una volta potrebbe lasciare un po' l'amaro in bocca (specie per la mancanza di una concreta narrazione, se non figurativa), ma che fa riflettere intensamente durante il film; il che può essere considerato da una parte una sorta di "passo falso" per la carriera cinematografica dello stesso Anderson, ma dall'altra un modo per conoscere più a fondo lo stile e le idee del regista. Immagini e simbologie emotivamente amare, ma niente male nel complesso.
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antonio canzoniere
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mercoledì 20 febbraio 2013
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alla ricerca del padre
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Negli anni 40, Freddie, marine con disturbi psichici, incontra Lancaster Dodd, mistico che crea una comunità religiosa reclutando "spaesati" da far aderire al gruppo, basato su teorie stile "giro di vite". Tra i due scatta così una simbiosi malvista dalla moglie del medium. Finale elegiaco. Dopo "Il petroliere", Paul Thomas Anderson ha trovato un'autentica epoca d'oro del suo cinema che trova le sue radici filologiche in Rousseau e Freud, ma qui le sue tematiche preferite sono al massimo della raffinatezza. La storia di Freddie è il riassunto di un sistema sociologico, quello americano, puro e immacolato alla Henry James ma storpiato dagli effetti della WWII, in cui, un po' come narrato ne "Da qui all'eternità", trova nuove pulsioni da espiare e da tarpare con una nuova identità creata dalle ceneri di un antico puritanesimo che sta alla base di una mentalità dei padri.
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Negli anni 40, Freddie, marine con disturbi psichici, incontra Lancaster Dodd, mistico che crea una comunità religiosa reclutando "spaesati" da far aderire al gruppo, basato su teorie stile "giro di vite". Tra i due scatta così una simbiosi malvista dalla moglie del medium. Finale elegiaco. Dopo "Il petroliere", Paul Thomas Anderson ha trovato un'autentica epoca d'oro del suo cinema che trova le sue radici filologiche in Rousseau e Freud, ma qui le sue tematiche preferite sono al massimo della raffinatezza. La storia di Freddie è il riassunto di un sistema sociologico, quello americano, puro e immacolato alla Henry James ma storpiato dagli effetti della WWII, in cui, un po' come narrato ne "Da qui all'eternità", trova nuove pulsioni da espiare e da tarpare con una nuova identità creata dalle ceneri di un antico puritanesimo che sta alla base di una mentalità dei padri. Perché un fondo, di questo si tratta: trovare un "Padre", un ideale che possa porre fine ad uno smarrimento interiore, magari Dio, lo stato o un santone incantatore. In questo il regista sfoga i lati più torbidi del suo cinema dallo sguardo obliquo, (uno dei pochi insieme a quello di Jane Campion che riesca a mettere in immagini nitide e delicate sentimenti torbidi e confusi) dando importanza vitale alla forza cerebrale delle menti dei personaggi e i corpi di un Trio divino di attori: un Phoenix che va dal corpo all'anima in un metodo anti Actors' Studio, Seymour Hoffmann irraggiungibile e una Adams indimenticabilmente puntuta. Un film metafisico che sconfina poi nel melodramma alla Fassbinder, soprattutto quando va in scena il rapporto servo-padrone dei protagonisti, che ricorderà ai più attenti "Il diritto del più forte". E come non rimembrare Hanna Schygulla e co con una trama così? Indimenticabile. Premio per la regia e Coppa Volpi ex aequo a Venezia 2012
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donni romani
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venerdì 15 febbraio 2013
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due grandi attori per una storia riuscita a metà
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Grandissima prova attoriale dei due protagonisti nel nuovo film di Anderson, un duetto-duello fra Joaquin Phoenix e Philip Seymour Hoffman che lascia però un po' l'amaro in bocca per l'andamento della sceneggiatura che accompagna l'evoluzione del rapporto maestro allievo, ma senza picchi emotivi o slanci narrativi. Freddie Quell torna dalla seconda guerra mondiale con quello che oggi chiameremmo disturbo da stress post traumatico, e naturalmente gli psichiatri dell'esercito poco possono contro la sua rabbia e la sua inquietudine, i lavori si susseguono ai lavori, le risse alle risse, l'abuso di alcool si trasforma in una sperimentazione di misture fortissime.
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Grandissima prova attoriale dei due protagonisti nel nuovo film di Anderson, un duetto-duello fra Joaquin Phoenix e Philip Seymour Hoffman che lascia però un po' l'amaro in bocca per l'andamento della sceneggiatura che accompagna l'evoluzione del rapporto maestro allievo, ma senza picchi emotivi o slanci narrativi. Freddie Quell torna dalla seconda guerra mondiale con quello che oggi chiameremmo disturbo da stress post traumatico, e naturalmente gli psichiatri dell'esercito poco possono contro la sua rabbia e la sua inquietudine, i lavori si susseguono ai lavori, le risse alle risse, l'abuso di alcool si trasforma in una sperimentazione di misture fortissime. L'incontro con Lancaster Dodd però cambia la sua vita, perchè Dodd è un uomo carismatico, affabulatore, manipolatore ed è a capo di una specie di setta, "La Causa", fatta da familiari ed amici, in cui professa la reincarnazione, la psicanalisi da strapazzo, la cura della leucemia con il recupero dei ricordi di vite precedenti e l' educazione emotiva attraverso l'ipnosi e un morbido quanto insistente lavaggio del cervello fatto di sedute, confronti dialettici ed esperimenti improvvisati. Freddie si lascia sedurre dall'idea di appartenere a qualcuno, di non essere più un solitario sbandato e nevrotico, e così si unisce a Dodd e ai suoi seguaci, non riuscendo però a controllare la violenza, gli attacchi di rabbia, lo scetticismo profondo. I due uomini sono uno di sostegno all'altro, perchè non esiste maestro senza allievo, non esiste plagio senza qualcuno che si faccia plagiare, e non esiste forza senza debolezza con cui confrontarsi, perciò è vero che Freddie ha bisogno di Dodd per placare i suoi istinti sessuali e la rabbia che lo divora, ma altrettanto Dodd ha bisogno di Freddie, come dei tanti adepti che si sottopongono alle sue sedute, per esistere, per avere un ruolo, per non scomparire. C'è una grande tristezza nell'animo dei due uomini, che si aggrappano l'un l'altro e ogni tanto si sfidano e si allontanano senza mai riuscire a staccarsi del tutto, mentre le figura della moglie di Dodd, una Amy Adams dura e se possibile anche più manipolatrice del marito, del figlio che non crede ai sermoni del padre e del genero che cerca invece di accattivarselo, ci riportano alle miserie e alla quotidiana meschinità familiare, perchè dietro ad un guru che forse crede davvero alle proprie teorie e forse no, c'è pur sempre un uomo che ha paura della solitudine e del fallimento. L'impianto narrativo, estremamente lento non aiuta ad "entrare" nel film, ma l'interpretazione complementare ed ipnotica di Phoenix e Seymour Hoffman trascina il film e lo mantiene ad uno standard non originale ma coinvolgente, non inquietante ma struggente, e il confronto finale in penombra fra due vite irrecuperabili è di perfetto equilibrio emotivo.
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elisirr
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mercoledì 13 febbraio 2013
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bianco e nero: l'impossibile grigio
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Come nella più scontata dicotomia, bianco e nero, non può coesistere il grigio (commistione tra bianco/maestro e nero/servo), questo tira e molla tra due forze così uguali e diverse al contempo porterà ineluttabilemente ad una frattura. Il girare attorno come due elettroni al proprio atomo-ego è l'unica strada percorribile per queste due anime in pena. Non può esistere coesione se non privando i propri "io" dell'alimento principe, le ossessioni di entrambi.
Come Lucifero venne cacciato dal Regno dell'Altissimo poichè ribellatosi e non più sottoposto, al pari il servo si è reso libero, sereno di riprendere ciò che aveva accantonato e messo in disparte per seguire i dettami del maestro.
Se ritenevo difficile una replica alle vette de il Petroliere mai considerazione fu così felicimente errata.
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Come nella più scontata dicotomia, bianco e nero, non può coesistere il grigio (commistione tra bianco/maestro e nero/servo), questo tira e molla tra due forze così uguali e diverse al contempo porterà ineluttabilemente ad una frattura. Il girare attorno come due elettroni al proprio atomo-ego è l'unica strada percorribile per queste due anime in pena. Non può esistere coesione se non privando i propri "io" dell'alimento principe, le ossessioni di entrambi.
Come Lucifero venne cacciato dal Regno dell'Altissimo poichè ribellatosi e non più sottoposto, al pari il servo si è reso libero, sereno di riprendere ciò che aveva accantonato e messo in disparte per seguire i dettami del maestro.
Se ritenevo difficile una replica alle vette de il Petroliere mai considerazione fu così felicimente errata.
Capolavoro.
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piris
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martedì 12 febbraio 2013
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film anomalo
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Un film davvero originale, come soggetto e come svolgimento, con una potenza di immagini rara ma non estetizzante. Come sempre nei film di Anderson, i personaggi sono così forti che consentono grandi interpretazioni ad attori magnicifi.
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alexesis
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lunedì 11 febbraio 2013
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the master: capolavoro incompreso?
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Elogiato dalla critica,criticato dal pubblico. E' un gioco di parole quello che accompagna l'uscita del film nelle sale americane; trend poi proseguito anche all'uscita nelle sale nostrane.
Il tema trattato nella pellicola non e' di facile comprensione,soprattutto per noi italiani,in quanto fa riferimento al fenomeno pseudo religioso "Scientology",diffusosi a macchia d'olio e in via preponderante negli U.S.A.
I riferimenti al movimento sono presenti ma vengono volutamente oscurati per dare più risalto al rapporto che si viene a instaurare tra i due protagonisti,interpretati da Joaquin Phoenix e Philip Seymour Hoffman:il primo interpreta un reduce della Seconda Guerra Mondiale,turbato dall'esperienza vissuta e che spesso sfoga i suoi istinti nell'alcool,preparando degli intrugli letali;Ed e' qui che entra in gioco il Maestro,che si propone di aiutarlo per dimostrare a se stesso che le conoscenze su cui poggiano le sue teorie filosofico-religiose trovino applicazione e che non si rivelino dei castelli di sabbia.
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Elogiato dalla critica,criticato dal pubblico. E' un gioco di parole quello che accompagna l'uscita del film nelle sale americane; trend poi proseguito anche all'uscita nelle sale nostrane.
Il tema trattato nella pellicola non e' di facile comprensione,soprattutto per noi italiani,in quanto fa riferimento al fenomeno pseudo religioso "Scientology",diffusosi a macchia d'olio e in via preponderante negli U.S.A.
I riferimenti al movimento sono presenti ma vengono volutamente oscurati per dare più risalto al rapporto che si viene a instaurare tra i due protagonisti,interpretati da Joaquin Phoenix e Philip Seymour Hoffman:il primo interpreta un reduce della Seconda Guerra Mondiale,turbato dall'esperienza vissuta e che spesso sfoga i suoi istinti nell'alcool,preparando degli intrugli letali;Ed e' qui che entra in gioco il Maestro,che si propone di aiutarlo per dimostrare a se stesso che le conoscenze su cui poggiano le sue teorie filosofico-religiose trovino applicazione e che non si rivelino dei castelli di sabbia. Sarebbe stato facile per il regista criticare Scientology,dando in pasto al pubblico ciò che si aspettava e in un certo senso il fallimento al botteghino del film e' da imputare alla sua complessità. Non adatto a tutti,"The Master" rimane un prodotto di buon livello,che aiuta a riflettere sull'esistenza dell'uomo.
Voto : 7,5
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