dario
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sabato 19 settembre 2015
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pasticciato
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Un pasticcio elegante, con bujona regia e buona interpretazione, ma sceneggiato male. La ricerca psicologica e la pratica psicanalitica sono elementari. Troppe ripetizioni e una gran confusione espressiva, limitata da evidente incapacità di trattare il tema. Noia.
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lella sabadini
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domenica 29 marzo 2015
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deludente e noioso
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Attratta dalla bravura degli attori , specialmente lo scomparso P. S. Hoffman, ho tentato ben due volte di guardare il film fino alla fine ma, cosa che mi capita raramente, non ci sono proprio riuscita. L'andamento troppo lento non riesce a coinvolgere, ci si aspetta sempre che ccada qualcosa di illuminante, importante che renda un film degno di essere ricordato e invece...
Joaquin Phoenix è bravo ma a volte insistendo sui tic e gli atteggiamenti del suo personaggio arriva quasi alla caratterizzazione. Peccato.
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enzo70
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lunedì 29 dicembre 2014
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interpreti maestosi per un film complesso
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La complessità del lavoro di Anderson è interamente trasposta in questo film dagli esiti incerti che, in gran parte, si affida alle straordinarie interpretazioni di Joaquin Phoenix e Philip Seymour Hoffman. I disturbi mentali di un ex marine, Freddie, vengono curati attraverso l’analisi introspettiva, in parte affidate a tecniche ipnotiche, effettuata da Lancaster Dodd. La diversità dei due personaggi, nevrastenico il primo ed in preda a violenti impulsi sessuali, razionale e fascinante il secondo, fondatore di una scuola di pensiero con evidenti riferimenti a Dianetics, è il filo conduttore del film. I dialoghi tra i due personaggi, infatti, irrorano la pellicola, dando un senso di profondità alla solitudine che, di fatto, prevale su tutti gli altri sentimenti.
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La complessità del lavoro di Anderson è interamente trasposta in questo film dagli esiti incerti che, in gran parte, si affida alle straordinarie interpretazioni di Joaquin Phoenix e Philip Seymour Hoffman. I disturbi mentali di un ex marine, Freddie, vengono curati attraverso l’analisi introspettiva, in parte affidate a tecniche ipnotiche, effettuata da Lancaster Dodd. La diversità dei due personaggi, nevrastenico il primo ed in preda a violenti impulsi sessuali, razionale e fascinante il secondo, fondatore di una scuola di pensiero con evidenti riferimenti a Dianetics, è il filo conduttore del film. I dialoghi tra i due personaggi, infatti, irrorano la pellicola, dando un senso di profondità alla solitudine che, di fatto, prevale su tutti gli altri sentimenti. Phoenix riesce perfettamente ad interpretare il ruolo dello psicopatico, nelle sue diverse sfaccettature, mentre, al solito, maestosa è l’interpretazione di Hoffman e la scena della festa ispirata ai culti dionisiaci entra tra i cult del cinema degli ultimi anni. Il film soffre di un ritmo narrativo lento che lo rende abbastanza impegnativo, anche perché ogni singola sfumatura diventa elemento necessario per comprendere a fondo il passaggio successivo. Nel complesso un film difficile che va gustato con calma e con la necessaria concentrazione, come, d’altronde, tutti i film del regista californiano.
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luigi chierico
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venerdì 30 maggio 2014
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magistrale
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Non c’è una storia da raccontare, c’è un film che occorre vedere. Mi riferisco a tutti coloro che vanno al cinema per apprezzare una grande interpretazione, talora sopra le righe, tanto da poterla definire eccezionale. Paul Thomas Anderson, per dirigere e realizzare questo film e questo soggetto, ha messo insieme una formidabile coppia: Joaquin Phoenix ( Freddie Quell) e Philip Seymour Hoffman (Lancaster Dodd) da cui non ci si poteva aspettare di meglio. E’ diretto a chi vuole ascoltare dialoghi serratissimi, con parole che vengono fuori come lapilli da un vulcano, valgano per tutte quelle profferite dai due protagonisti messi in 2 celle comunicanti. Tra le accuse ed i silenzi “Sono l’unico a cui piaci ed io ho chiuso con te”.
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Non c’è una storia da raccontare, c’è un film che occorre vedere. Mi riferisco a tutti coloro che vanno al cinema per apprezzare una grande interpretazione, talora sopra le righe, tanto da poterla definire eccezionale. Paul Thomas Anderson, per dirigere e realizzare questo film e questo soggetto, ha messo insieme una formidabile coppia: Joaquin Phoenix ( Freddie Quell) e Philip Seymour Hoffman (Lancaster Dodd) da cui non ci si poteva aspettare di meglio. E’ diretto a chi vuole ascoltare dialoghi serratissimi, con parole che vengono fuori come lapilli da un vulcano, valgano per tutte quelle profferite dai due protagonisti messi in 2 celle comunicanti. Tra le accuse ed i silenzi “Sono l’unico a cui piaci ed io ho chiuso con te”. Ci sono brani musicali e momenti di ilarità indescrivibili allorché Lancaster, “scrittore, fisico,medico,filosofo teoretico, ma soprattutto uomo”, intona il “Ramingo” in una scena onirica tra i suoi assistiti, messi al nudo nel corpo dopo che nell’anima e nel proprio IO. È questa la sua psicanalisi,riportare i suoi pazienti al passato da dove sono venuti. Una metempsicosi al rovescio, perché per tornare a stare bene occorre tornare al passato. Questo principio andrebbe adottato da tutto il mondo moderno che sta consumando il progresso nel nulla, nella disoccupazione, nella fame, in una voragine senza ritorno. Estremamente forte la scena che segue mentre la moglie gli dice ”puoi fare quel che vuoi purché io non venga mai a saperlo, e che non lo sappiano coloro che ci conoscono”. Una mistificazione. L’impegno profuso da Lancaster, con metodi e sistemi apparentemente inutili e stravaganti, quanto paradossali, per salvare Joaquin, reduce di guerra fatto a pezzi, preso dall’alcol e dal sesso, a lungo andare, e nel film si vede fissando un punto, torna sereno a casa della sua ex fidanzata che però “ora si chiama Doris Day , come la stella del cinema”. Ha ragione il “filosofo teoretico” allorché dice “Se siamo noi a non aiutare quell’uomo, allora siamo noi che abbiamo fallito”. Da sottolineare alcune parole pronunciate da Lancaster “filosofo” valide per ogni uomo :”Se sai vivere senza un maestro torna indietro, sarai l’unico nella storia”.Il segreto per vivere sta nella voce che è dentro i nostri corpi, l’arte è ascoltarla. Il film si chiude con un canto colmo di amore e tristezza, di dolcezza e poesia…io voglio andare sulla dolce barca in cima… Chi non ha mai desiderato, almeno una volta nella propria vita, prendere una barca per andare lontano,lontano dal proprio “Piccolo mondo antico” fatto di miseria e meschinità? In “Il vecchio e il mare” il barcaiolo ascolta la voce di quel mare che invece Joaquin Phoenix, , vittima di una società che lo ha mandato a combattere un nemico non suo, vede solo arrivargli a qualche metro quando, rimasto ancora con compagna la solitudine, torna a giocare con la sabbia vicino al mare, solo per foggiare immaginarie forme femminili. Pregevole regia di Paul Thomas Anderson , ottima prova per Joaquin Phoenix, Philip Seymour Hoffman ( che purtroppo non potremo più rivedere), fugaci ma valide presenze di Amy Adams, Laura Dern, Ambyr Childers . 2012 Chigi chibar22@libero.it
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francesco2
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venerdì 2 maggio 2014
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note a margine
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A quanto ho già scritto, in risposta ad alcuni commenti in questo sito sul film "The Master", desideravo aggiungere qualche altra considerazione.
Intanto, spero di non apparire pedante se esprimo la mia meraviglia per la mancanza di osservazioni sull'ironia attinente il mondo delle sette, magari -Questo è vero- in alcuni punti ripetitiva ed un pò autocompiaciuta (Ma è P.T. Anderson, che già sembrava autocompiaciuto nell'ottimo "Petroliere", meno in "Magnolia", il suo capolavoro). Il film non si cristalizza solo sul rapporto tra i due personaggi maschili, che ne sono ovviamente i protagonisti principali, ed il cui rapporto, quando Phoenix usa sistemi "Poco ortodossi" contro gli oppositori del Guru, ha anche la funzione di preservare la setta stessa.
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A quanto ho già scritto, in risposta ad alcuni commenti in questo sito sul film "The Master", desideravo aggiungere qualche altra considerazione.
Intanto, spero di non apparire pedante se esprimo la mia meraviglia per la mancanza di osservazioni sull'ironia attinente il mondo delle sette, magari -Questo è vero- in alcuni punti ripetitiva ed un pò autocompiaciuta (Ma è P.T. Anderson, che già sembrava autocompiaciuto nell'ottimo "Petroliere", meno in "Magnolia", il suo capolavoro). Il film non si cristalizza solo sul rapporto tra i due personaggi maschili, che ne sono ovviamente i protagonisti principali, ed il cui rapporto, quando Phoenix usa sistemi "Poco ortodossi" contro gli oppositori del Guru, ha anche la funzione di preservare la setta stessa. Ed a proposito di personaggi non maschili, è deliziosa -A dir poco- la scena in cui la Adams rivendica che questo gruppo sta risorgendo come una fenice. Il tutto accompagnato da una musica lenta, cadenzata, che ricorda -E'un caso?- "Twin Peaks", serial TV in cui Lynch esplorava la realtà proprio tramite il paranormale.
Ma forse bisognerebbe interrogarci di più anche sulla prima scena, dove lo stesso Phoenix plasma -Appunto- con la sabbia un corpo umano. Una facile metafora?non sarà che questo momento, dove chi plasma l'altro è anche -E soprattutto- un artista, racchiude il senso del film?
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stefano bruzzone
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mercoledì 30 aprile 2014
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un pasticcio
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Dramma ambientato negli anni cinquanta e incentrato sul rapporto tra un intellettuale carismatico e un giovane vagabondo, The Master è un film pesantissimo e privo di uno straccio narrativo. Difficile da comprendere, ma forse perchè nulla ci viene spiegato e quindi non c'e' nulla da comprendere, il film brilla solo per la buona prova dei protagonisti bravi entrambi trascinandosi per oltre 2 ore in un confusionario valzer di momenti che in sostanza nulla ci raccontano. Un pasticcio di una noia mortale difficile da seguire sino alla fine. Strappa la sufficenza solo per la bravura del compianto Hoffman.
Voto: 6
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folgore94
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martedì 11 febbraio 2014
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un macigno
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Ottime le interpretazioni dei due attori principali,ma un film veramente pesante e con una sceneggiatura abbastanza caotica
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giagu14
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lunedì 20 gennaio 2014
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noioso lento
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Film noioso lento, senza storia
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no_data
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venerdì 1 novembre 2013
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the master della recitazione
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Un film intenso, splendidamente recitato, senza sbavature. Ma poi Phoenix in questo ruolo è un portento. Certo gioca molto anche la curiosità di sapere qualcosa di più su Scientology; vedere sin dove si è spinto il regista nel suo sguardo sulla vita del suo fondatore e che giudizio ne trae. In ogni caso Phoenix impersona il reietto di tutti i tempi.
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blu bell
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lunedì 16 settembre 2013
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noioso
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Mamma mia che noia, ho preferito andare a dormire!
Uno dei film piu' brutti che io abbia mai visto, e dire che ho pure pagato x comprarlo su sky.
Che errore.La storia di due ubriaconi e nulla piu'
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