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L'irresistibile fascino dei padrini

Travolta farà il superboss John Gotti. Di Pino Farinotti.
di Pino Farinotti

John Travolta (in foto) interpreterà il celebre boss mafioso John Gotti Senior in Gotti: Three generations, film biografico diretto da Nick Cassavetes.
John Travolta (John Joseph Travolta) (70 anni) 18 febbraio 1954, Englewood (New Jersey - USA) - Acquario. Interpreta John Gotti Sr. (In trattative) nel film di Joe Johnston Gotti: In the Shadow of My Father.

lunedì 11 aprile 2011 - Focus

Domani 12 aprile Marc Fiore, produttore esecutivo, terrà una conferenza stampa in cui annuncerà al mondo che stanno per iniziare le riprese del film Gotti: Three generations. Si racconterà la vicenda di John Gotti, il celebre leader mafioso, capo del clan Gambino, morto in prigione nel giugno del 2002. Il movimento americano del cinema è eccitatissimo, le previsioni dicono che il film potrebbe ripetere l’enorme successo dei Padrini di Coppola. Dunque niente di strano, ma c’è molto di più. Gotti non sarà solo una gangster story come ce ne sono state molte, sarà molto di più, una ditta, un reality.
Il modello gangster-padrino ha regole precise che sono state codificate dal cinema. È un cattivo che è stato rubricato ad eroe. Il controeroe naturalmente non è un’invenzione del cinema o della cultura recente. Il “fascino di Satana”, non nasce con Vito Corleone o con Hannibal Lecter, arriva da molto lontano, ne troviamo segni nella tragedia greca, in Shakespeare, nel romanzo gotico, nel cinema espressionista del nord. Il “satana” di maggior fascino è proprio il padrino Brando. È lui il primo motore. Vito Corleone arriva nel 1901, bambino, solo, con un principio di tubercolosi, a New York. Sopravvive e comincia a organizzarsi. I crimini sono una difesa. Sì, una difesa della famiglia intesa come moglie e figli e parenti stretti. Poi la famiglia diventerà la gang. Ma don Vito è un garante della comunità siciliana. Si sostituisce all’autorità latente ed estranea, dirime le liti, raddrizza i torti, vendica, se è il caso. Tutti guardano a lui come a un monarca. Certo, nel frattempo vende liquori, garantisce protezione ai negozi, foraggia giudici e politici. Ma, secondo quella morale parallela, a fin di bene. Brando è talmente autorevole da codificare la morale parallela come la Morale. Stiamo tutti dalla sua parte. Ci sarà una ragione se Il Padrino è il film culto di Barack Obama, proprio per il senso, l’applicazione, la protezione, la devozione verso la famiglia. Naturalmente il codice cattivo di Brando-Corleone deve avere qualche crepa. E così, il Padrino, quando una famiglia meno “nobile” glielo propone, non si presta al mercato della droga: “è un cattivo bissenis, porterà sfortuna”. Gli emergenti cercano di ucciderlo per quel rifiuto. Sopravvive e si ritira. Quel mondo senza onore non fa più per lui. I figli non avranno quella remora.

Soprano
Il passaggio generazionale della morale e del business è ben rappresentato da Gandolfini-Soprano: morale parallela, figuriamoci, se c’era qualche stupida scoria morale di cui disfarsi, Soprano ha provveduto. Il grande successo dei Soprano è strettamente connesso al momento contemporaneo, sociale e tutto il resto. Mettiamola con una formula semplice: più sei cattivo, più funzioni.
Con Gotti l’aspetto morale, se così vogliamo chiamarlo, è grottesco. Si plaude al futuro successo e tanto basta. Pochi giorni prima che morisse suo padre, John Gotty jr gli fece visita in prigione per dirgli che non sarebbe stato il suo “erede” e che avrebbe cambiato vita. Insomma si sarebbe redento. Una redenzione che comunque gli aveva portato via del tempo, nove anni dietro le sbarre. Fra le nuove opzioni del figlio del padrino c’era il cinema. E quale sceneggiatore avrebbe potuto inventare una storia più cinematografica di quella di John primo. Così Junior ha deciso di produrre il film. E come esecutivo ha scelto, per coerenza, un altro che ha conosciuto le sbarre, Marc Fiore, il conferenziere detto sopra. Il ruolo del padrino è già stato attribuito, a John Travolta, quello di junior è stato offerto a James Franco che non ha ancora accettato. Il regista sarà Nick Cassavetes, che è … soltanto figlio di quel grande autore che era John. E nessuna sbarra per i Cassavetes.

Rocky&Rambo
Il ruolo del “vecchio” era stato proposto anche a Sylvester Stallone, che ha declinato dopo averci riflettuto, neppure molto. Stallone con Rocky e Rambo è il modello del doppio eroe assoluto americano. Proprio non poteva prestarsi a un modello opposto. Il gangster sarebbe stato un esercizio d’attore che Stallone avrebbe certo risolto al meglio, e il contro-eroe ha sempre rappresentato una seduzione spesso irresistibile per gli attori, soprattutto per i divi che volevano emanciparsi da un carattere convenzionale e monocorde. Ma ha resistito, ha preferito tutelare la sua vecchia immagine scontata e garante. Troppa gente si sarebbe sentita tradita. John Travolta è un’altra cosa. Toni Manero era un eroe meno coriaceo, si poteva anche trasgredire. E poi John ha trasgredito volentieri. Volendo concedere una franchigia al killer di Pulp Fiction, così pieno di ironia, ricordo suoi ruoli di cattivo vero, in Nome in codice: Broken Arrow, dove faceva un ufficiale dell’aeronautica che ruba una testata atomica, oppure in Face/off – Due facce di un assassino, in cui era l’alter ego cattivissimo di Nicolas Cage, un vero mister Hyde peggiore dell’originale.

Accrediti
Sembra che domani i posti in conferenza stampa non saranno sufficienti per tutti gli accrediti richiesti; il film costerà 70 milioni di dollari, solo in parte guadagnati con la borsa o il commercio di alimentari; il produttore Junior è il protagonista vero e sarà assiduo sul set per dare indicazioni di prima mano a Travolta che lo impersona; Senior era persona di discreta violenza: qualche decina di omicidi e botte da orbi anche in famiglia, ma Junior ha detto che sarà imparziale, dirà solo verità; e se non sarà imparziale chi… lo farà notare ai produttori con precedenti per crimini e violenze?
Adesso il mondo attende con trepidazione la presentazione e con insopportabile impazienza il film che farà dimenticare Brando e Coppola. Bello.

P.S. L’apparato di Gotti è da colosso ma noi, nel nostro piccolo, ci siamo arrivati prima. Con Renato Vallanzasca galeotto (neppure ex) consulente sul set del suo alter ego Kim Rossi Stuart. Unica differenza: il bel René non aveva capitali da investire. Comunque la soluzione è stata trovata.

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