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Omaggio in 3D a un'amicizia durata 40 anni

Wim Wenders a Berlino con un film su Pina Bausch, genio della danza contemporanea.
di Giovanni Bogani

La premiere del film Pina del regista tedesco Wim Wenders.

lunedì 14 febbraio 2011 - Incontri

BERLINO. Ecco Wenders. Il guru del cinema d'autore. Berlinese di elezione, americano per amore di John Ford e di Easy Rider, cittadino del cinema, e del mondo. Il regista degli angeli sopra Berlino, dei viaggi dello sguardo fino alla fine di ogni orizzonte. Sessantasei anni, e la voce di sempre. Quieta, precisa, con una dolcezza nitida, straordinaria in un tedesco. Racconta il suo primo film in 3D, Pina. Un film nato per amore e per amicizia. Il film che avrebbe dovuto fare insieme a Pina Bausch, il genio della danza contemporanea, sua amica da quarant'anni. Il film che si è trovato a fare, invece, “su” di lei. In sua memoria. Con i ballerini e le ballerine della sua compagnia, il Tanztheater a Wuppertal. Wuppertal, cittadina di provincia tedesca, sospesa tra la Ruhr e la foresta. Anche il film è bagnato da scenari di archeologia industriale. Affonda in distese di foglie, erba, radici. Per poi ritornare tra palcoscenici spogli, polvere, rumori, legno.

Applausi, alla proiezione stampa oggi alla Berlinale, dove il film è stato presentato, fuori concorso, in prima mondiale. Entusiasmo e applausi per un film senza divi. Un documentario, si sarebbe detto una volta. Sempre, nella sua carriera, dopo un film di finzione Wenders ha trovato rifugio, ha cercato la freschezza dello sguardo nel reale. Un film senza parole. Parlano solo i gesti, la musica, i corpi. Le parole affiorano dopo, nell'incontro stampa con Wenders. Lui, camicia blu, giacca nera, capelli color bosco di betulle d'inverno, occhiali grossi e tondi, modula la voce da violoncello.

Wenders, lei pensava a questo film da anni. Che cosa è accaduto, con la scomparsa di Pina Bausch?
“Tenevo moltissimo a questo progetto insieme: ma proprio perché volevamo farlo in 3D, era necessario attendere che si perfezionasse la tecnologia. Ce l'avevamo fatta. Ci separavano due giorni dall'inizio delle riprese, nel giugno 2009, quando Pina è mancata. Ho pensato immediatamente di non fare più il film. Che non avesse senso, privo di lei. Poi, proprio il pensiero di Pina mi ha spinto a continuare. Per lei, per tutti coloro che hanno lavorato con lei. Ma sarebbe stato un film diverso”.

Il progetto iniziale vi vedeva seguire le tournée della compagnia?
“Sì: saremmo andati in Sudamerica e in Asia. Pina sarebbe apparsa nel film, durante le prove, mentre accompagnava i ballerini. Sarebbe stata il personaggio centrale. A me piace viaggiare. Mi sarebbe piaciuto attraversare i continenti per questo progetto, farne in qualche modo un road movie”.

Invece, ha ritrovato Wuppertal, dove aveva girato Alice nelle città. La stessa metropolitana sospesa, i luoghi di “Alice” quasi quarant'anni dopo.
“È un luogo cardine per tutto il film, Wuppertal. È a Wuppertal che Pina ha lavorato per quarant'anni. Il suo lavoro nasce proprio dalla gente di Wuppertal, tutta la sua ispirazione viene da lì. Quando giravamo, peraltro, è successo un miracolo: è venuto il sole! Chi conosce Wuppertal sa che è un fenomeno quasi sconosciuto, da quelle parti...”. Negli anni, Wim degli angeli ha trovato, strada facendo, anche l'ironia.

Come è stato girare in 3D? Come è riuscito a entrare nell'intimità delle coreografie?
“La cinepresa per il 3D è tutto fuorché 'invisibile'. E ce n'erano due, in scena. La gru era un dinosauro. Non era possibile ignorarla. Ma conoscevo bene quelle coreografie, e siamo riusciti se non altro a non intralciare i movimenti dei danzatori. Loro hanno imparato a danzare come se la cinepresa non esistesse”.

Quale è stato, per lei, l'insegnamento ricevuto dal film, l'arricchimento che ne ha avuto?
“Dopo quarantacinque anni di cinema, si ha l'impressione di saper fare il proprio lavoro. Beh, girando il film ho capito che non ero mai stato capace di decifrare il movimento, di comprenderlo, come Pina riusciva a fare. Lei mi ha fatto sentire un debuttante. E questo è stato un regalo immenso. Mi sono rinnovato, completamente”.

Tra coloro che hanno danzato nel film, e che hanno lavorato a lungo con Pina Bausch, c'è Barbara Kaufmann.

Miss Kaufmann, che cosa ha significato, per lei, lavorare con la Bausch?
Pina mi ha detto: apriti. Sempre. Non aver paura di mostrare te stessa. Quello che veramente mi ha dato, più di ogni altra cosa, è il coraggio di mostrarmi senza sentirmi giudicata. Si parla spesso di amore, quando si parla di lei. Ed è vero. Il suo primo, e più importante messaggio, è un messaggio di amore”.

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