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Il mio non è un film sul Natale

Il regista norvegese Bent Hamer presenta a Roma Tornando a casa per Natale.
di Luca Marra

Una scena del film Tornando a casa per Natale di Bent Hamer.

venerdì 26 novembre 2010 - Incontri

Non chiamatelo cinesalmone” è l’indicazione che il moderatore Federico Pontiggia dà in conclusione della conferenza stampa di Tornando a casa per Natale, il film di Bent Hamer che ora in Norvegia è secondo solo a Harry Potter e uscirà in Italia il prossimo 3 dicembre distribuito da Bolero Film in 15 copie iniziali.
A Roma era presente il regista Bent Hamer che con questo film ha vinto il premio per la miglior sceneggiatura al Festival di San Sebastian. La pellicola è un incrocio di storie, legami e malinconia nelle ore precedenti il Natale nella cittadina di Skogli, Norvegia.
“Non volevo fare un film sul Natale - premette il regista Hamer - per me quella natalizia è la migliore atmosfera per i racconti del film e per i suoi personaggi estremi. Come il 1° Gennaio, quando ognuno tira le somme dei propri progetti. Sono ambivalente rispetto a questa festa, amo l’idea dello stare insieme a Natale, ma oggi comincia troppo presto e si sottolinea solo l'aspetto commerciale. Non sono religioso, ma ho ricordi religiosi, la religione è importante per il Natale”. L’ultimo lavoro del regista di Factotum è ispirato a “Only Soft Present Under Tree”, una serie di racconti brevi del norvegese Levi Henriksen. “Ho scelto sei racconti da questo libro che mi ha suggerito mia moglie - spiega Bent Hamer - la sfida è stata integrarli anche con prologo ed epilogo creati da me, ma soprattutto far sfiorare queste storie. Incrociarle per fare poesia”. Per questa poesia era necessaria molta neve nelle ambientazioni, cosa che ha creato non pochi problemi: abbiamo girato in Svezia perché le statistiche prevedevano neve abbondante che però non c'è stata. Ma gli svedesi avevano la ‘neve garantita’ che trasportavano via camion, 6 convogli all’ora. È stata dura però nel film c’è pochissima neve digitale”. Una moderazione che vale anche per le scelte sonore, basate prevalentemente sui rumori e su un intenso brano finale affidato al fedele compositore John Erik Kaada, di cui Hamer racconta: “Io e lui lavoriamo sempre insieme, John non si preoccupa solo della musica ma di tutti gli aspetti del film, così come gli scenografi e tutti gli altri autori di Tornando a casa per Natale. La musica è un lavoro che comincia molto presto ed è delicato; attraverso un suono sbagliato puoi distruggere tutto quello che vuoi dire. Il brano finale, ‘Home for Christmas’ di Maria Mena, l’ho scelto per uno dei personaggi femminili e rappresenta la sua scelta, ognuno è la scelta che fa”.
Oltre a vincere al San Sebastian, il film di Hamer ha fatto la prima apparizione al Toronto Film Festival: “Scrivo sempre storie locali che però viaggiano molto - sottolinea l’autore scandinavo - questo è anche un racconto di solitudine. Molti norvegesi si lamentano con me e, scherzando, mi rimproverano di rappresentarli come soli; ovviamente non è vero, forse c’è questo stereotipo perché la Scandinavia non è popolatissima. La solitudine, per me, è solo un modo per far trasparire le emozioni. Una persona sola è fragile e le emozioni vengono prima a galla”.
Chissà se riuscirà ad emergere, tra cinepanettoni d’ordinanza in centinaia di copie, anche questo film natalizio di malinconia e poesia.

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