mariat. sammarco
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mercoledì 9 febbraio 2011
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un memorabile innesto che si frantuma inesorabile
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Un viaggio nella percezione della percezione delle realtà umane. Un percorso lungo e tortuoso tra i meandri del subconscio. Particolarmente attento a sottolineare la labile e, per certi versi introvabile, differenza tra la così detta realtà ed il mondo immaginifico del sogno. Una sottile membrana per alcuni, qui rappresentata, dal legame insolubile ed instabile con il passato, che si ripropone agli occhi dello spettatore, sotto forma di mondo real-fittizio (Di Caprio).
La “trovata” del sogno come porta per accedere al subconscio altrui, con l'intenzione di estirpare-
innestare un segreto-idea, così delineata, è carina, anche se sembra faccia eco, per certi versi a Matrix (vedi l'accesso alla dimensione virtuale).
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Un viaggio nella percezione della percezione delle realtà umane. Un percorso lungo e tortuoso tra i meandri del subconscio. Particolarmente attento a sottolineare la labile e, per certi versi introvabile, differenza tra la così detta realtà ed il mondo immaginifico del sogno. Una sottile membrana per alcuni, qui rappresentata, dal legame insolubile ed instabile con il passato, che si ripropone agli occhi dello spettatore, sotto forma di mondo real-fittizio (Di Caprio).
La “trovata” del sogno come porta per accedere al subconscio altrui, con l'intenzione di estirpare-
innestare un segreto-idea, così delineata, è carina, anche se sembra faccia eco, per certi versi a Matrix (vedi l'accesso alla dimensione virtuale).
La prospettiva realistica del film è questa e bisogna accettarla così com'è, evitando di razionalizzare, altrimenti non si capirebbe...
La pellicola fin dal primo attimo invita a lasciarsi andare, ma è l'avanzare dei minuti, che poi, effettivamente, evita di abbandonarsi completamente.
Tutto appare talmente enorme e meraviglioso all'inizio che ci si aspetterebbe di rimanere colpiti positivamente dalle sequenze successive, si resta invece spiazzati.
Il materiale è organizzato spesso malamente, disomogeneo, poco scorrevole, privo di un filo totalmente logico, confuso, troppo lungo da risultare noioso,
La costruzione è nel complesso grandiosa, eppure lascia spaesati, immersi in una sensazione di estrema insoddisfazione.
Probabilmente è la stesura stessa della sceneggiatura che pecca, manca del detonatore giusto in più e più punti, perché si possa parlare di opera. A tratti banale, pare più esponibile ad un sistema prettamente commerciale.
Il film c'è, a sprazzi. Alcuni spunti potrebbero determinare girati memorabili, ma è come se rimanessero incompiuti o mal realizzati.
Restano disattese alcune tracce di sceneggiatura pura, che si sarebbero potute sviluppare perfettamente a partire dall'input Di Caprio, relativo all'affermazione secondo la quale avrebbe già operato l'innesto; è invece, abbastanza scontato, ad un certo punto della “discesa”, su chi abbia sperimentato tale tecnica!
“L'edificio” architettonico dei livelli onirici progettato da Arianna, al fine di accedere al subconscio di un giovane miliardario ed immettergli lo spunto di dividere il patrimonio del padre, è troppo semplice.
Così pare ovvia la scena finale, in cui si lascia in bilico l'ipotesi che ci si trovi nella realtà...
Insomma una banalità.
Rimane ancora un dubbio sulla scala immaginata ed utilizzata da Arthur nel secondo livello del sogno, il suo appunto. Dovrebbe prendere spunto dal paradosso di Penrose, in realtà se così fosse, la rampa, sia pure immaginifica ed impossibile, sarebbe del tutto errata.
Resta da dire che la recitazione dell'ex angelo di “Titanic”, risulta, con il passare degli anni, più matura e consapevole, in questo caso, in grado di rendere perfettamente l'inquietudine del personaggio.
Joseph-Gordon Levitt, il manovratore è estremamente capace di interpretare il braccio destro di Di Caprio, favoloso nelle scene con assenza di gravità, che tra l'altro sono le migliori dal punto di vista degli effetti speciali.
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federinik
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sabato 25 settembre 2010
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l'innesto più grande
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Inception. Innesto. Iniezione. Insetto. Quindi, parassita. Crea la sua radice per non staccarsi più. La stessa sensazione che si prova una volta usciti dalla sala dove è stato proiettato il suddetto film.
Costruzioni di scenografie mirabolanti, trucchi ed inseguimenti mozzafiato, sparatorie ed esplosioni di una credibilità unica, una tempesta di neve, specchi nel bel mezzo di un ponte, strutture rotanti con all’interno il peso della gravità. Cose mai viste, perché reali nel loro modo di porsi surreali.
Dom Cobb (Leonardo Di Caprio) è un abile ladro di idee segregate all’interno di sogni, con qualche problema legato ai ricordi di sua moglie (Marion Cotillard), che non cessa di tormentarlo perché custode di un segreto.
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Inception. Innesto. Iniezione. Insetto. Quindi, parassita. Crea la sua radice per non staccarsi più. La stessa sensazione che si prova una volta usciti dalla sala dove è stato proiettato il suddetto film.
Costruzioni di scenografie mirabolanti, trucchi ed inseguimenti mozzafiato, sparatorie ed esplosioni di una credibilità unica, una tempesta di neve, specchi nel bel mezzo di un ponte, strutture rotanti con all’interno il peso della gravità. Cose mai viste, perché reali nel loro modo di porsi surreali.
Dom Cobb (Leonardo Di Caprio) è un abile ladro di idee segregate all’interno di sogni, con qualche problema legato ai ricordi di sua moglie (Marion Cotillard), che non cessa di tormentarlo perché custode di un segreto. Dom è un must nello spionaggio industriale ed ha una missione da compiere, l’ultima spiaggia che potrebbe condurlo dai propri figli, atto impedito perché accusato di omicidio nel suo Paese. Deve riuscire a fare il contrario, innestare un’idea e forma, quindi, un team di esperti che lo faciliteranno in un compito pieno di rischi per lui. Il lavoro di Cobb somiglierà a quello di un regista alla ricerca di validi collaboratori, suggeriti dall’anziano mentore uomo-guida (di nuovo Michael Caine, spalla-certezza). Costruiranno tre livelli, grazie soprattutto all’architetto dei sogni Ariadne (Ellen Page), una giovane curiosa che imparerà e capirà in fretta, oltre i quali non dovranno scendere poiché vi è il limbo, il punto di non ritorno. E li costruiranno anche grazie all’aiuto di Yusuf (Dileep Rao), un chimico inventore di un siero potentissimo per far addormentare il sognatore, di Eames (Tom Hardy), un magnifico falsario, di Arthur (Joseph Gordon-Levitt), la spalla ideale, lo stratega attiva-disattiva sogno. Il gruppo-troupe dovrà innestare la nuova idea nella mente di Robert Fischer (Cillian Murphy), figlio di un uomo potente ma malato e vicino alla morte, capo di un impero multinazionale destinato ad essere ereditato dal figlio, e che Saito (Ken Watanabe) vuole a tutti i costi impedire per farsi spazio con il suo, e da lui nasce infatti la rischiosa missione per Cobb.
Christopher Nolan entra definitivamente nel limbo dei maestri con questo impressionante capolavoro. Come ammesso da lui stesso, ci sono le ispirazioni e i riferimenti(il Kubrick di 2001, Resnais, Blade Runner), e alcune citazioni (una spruzzata di James Bond).
Ma vi è soprattutto l’influenza del genio letterario del poeta argentino Jorge Luis Borges. Borges parlava di una sfera rotante del diametro di 2 o 3 centimetri apparsa su una scala ad uno dei personaggi del racconto de l’Aleph.
Vi è questa sfera che non cessa mai di volteggiare nel film, oggetto custode di segreti inconfessabili, simbolo e strumento di un’illusione.
Lo aiutano nell’impresa Hans Zimmer su tutti, con una colonna sonora invadente ed insinuante, e le grandi interpretazioni di tutto il cast, ennesima conferma di un equilibrato ed intenso Leonardo Di Caprio, una stregante Marion Cotillard, un’adorabile Ellen Page, e soprattutto, due sorprese emergenti, Joseph Gordon-Levitt e Tomas Hardy.
Dopo questa eterna visione, tutti gli altri film sembreranno più vecchi.
Lui va oltre, va oltre tutti i riferimenti e le inevitabili influenze.
E come un parassita ci si è installato nella mente per non lasciarla più, perché quella è la sua scena del crimine.
Ci ha innestato un’idea bruciante, devastante.
L’idea del meccanismo dell’amore e della modificazione della morte.
Sublime.
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giugy3000
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domenica 26 settembre 2010
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l'impero della mente
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Pochi registi hanno la gran dote di essere straordinariamente brillanti in un crescendo di storie di una complessità devastante, perchè l'intricato si porta dietro per forza di cose o la noia o la freddezza e purtroppo non possiamo promuovere Christopher Nolan a pieni voti proprio per questo. L'idea di base è una delle più geniali della settima arte, non a caso ci sono voluti più di dieci anni per portarlo confezionato nelle sale, difatti il susseguirsi ossessivo di incastri, di sogni dentro sogni e di molteplici piani narrativi (ve ne sono be cinque!) rende praticamente impossibile, nonchè poco consigliato, ricostruirne una trama secondo la fabula.
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Pochi registi hanno la gran dote di essere straordinariamente brillanti in un crescendo di storie di una complessità devastante, perchè l'intricato si porta dietro per forza di cose o la noia o la freddezza e purtroppo non possiamo promuovere Christopher Nolan a pieni voti proprio per questo. L'idea di base è una delle più geniali della settima arte, non a caso ci sono voluti più di dieci anni per portarlo confezionato nelle sale, difatti il susseguirsi ossessivo di incastri, di sogni dentro sogni e di molteplici piani narrativi (ve ne sono be cinque!) rende praticamente impossibile, nonchè poco consigliato, ricostruirne una trama secondo la fabula. Si può solo dire che il protagonista è il giovane Cobb e che il suo lavoro consiste nello scoprire i segreti nella mente della persone. Quando un magnaccio della finanza giapponese gli chiederà però di ribaltare il suo principio lavorativo e morale per favorire l'innesto (l'inception) di un pensiero nella mente di un rampollo miliardario, Cobb entrerà in una spirale di eventi senza tregua che lo riporteranno dalla sua famiglia, persa tempo addietro.Dire di più comporterebbe rivelare troppi dettagli che a loro volta andrebbero motivati da un'altra infinità di dettagli.
Nolan,da sempre astuto fabbricatore di "imperi della mente" alla David Lynch, scava nel più profondo delle sue inspirazioni e si chiede quale caratteristiche potrebbe avere un film costruito macchinalmente come un labirinto da cui uscire passo dopo passo, segno dopo segno...e lo trova: solo il nostro incoscio può essere ottimo pane per i suoi denti.Come in un gioco di scatole cinesi i sogni dell'impianto che Cobb fa costruire ad Arianna(ottima citazione dal famoso mito) sono incassati l'uno nell'altro perchè, come giustamente sottolinea il protagonista all'inizio della sua impresa, non si può instillare un proposito nella mente di una persona se non ricostruendo su più piani la sua vita modificandone gli eventi chiave per intimarlo a compiere lui stesso il cambiamento nella sua mente, senza che nessuno glielo suggerisca (stessa "tecnica" a cui doveva stare attento Martin McFly quando in Ritorno al futuro non doveva compromettere il suo passato famigliare).
Dalla prima all'ultima ogni scena è d'impatto, considerando che si fa un bassissimo uso di effetti speciali(e non sembrerebbe affatto!) Nolan ha da un lato vinto la sua scommessa: portare sul grande schermo e rigorosamente NON in 3D un film a più dimensioni mentali dove tutto viene a galla con un precisione imbarazzante e non c'è un solo interprete che non meriti una candidatura all'oscar; la migliore di tutte l'attrice di Juno, Ellen Page, che si riconferma dotatissima nel ruolo dell'architetto di sogni.
...e quindi?E' proprio questo il punto. C'è un "e quindi" senza risposta in tutto questo capolavoro di costrutto di mondi, reali ed immaginari, immaginari e poi reali.Dove sta il senso profondo di un film del genere?Cosa rimane dopo?Chi sono questi personaggi? Ovviamente non stiamo svalutando il tutto ad una mera finzione senza scopo perchè se il piano narrativo è onirico e fantastico nessuno pretende di farselo piacere come thriller reale, ma...che spessore può avere un film del genere a parte un sublime piacere visivo e una sorta di gioco intellettuale "a chi riesce a capire l'intreccio per primo e nel minor tempo possibile?" Nolan è un piccolo genio ma ha ancora molto strada da fare per essere considerato davvero il nuovo Kubrick, che moltissimi, errando a mio parere, hanno già visto come tale. Non c'è passione, non c'è introspezione e soprattutto alla lunga ci si stanca di sentir ripetere nove volte al minuto "E' reale?No, stiamo ancora sognando. Ne sei sicuro?E se ti stessi sbagliando?". Il troppo storpia e come sempre in questi casi, quando si punto allo stupefacente, al kolossal mentale, si finisce per sacrificare la parte più interessante e che invece non mancava ad Harrison Ford in Blade Runner, ovvero il dubbio esistenziale. Non ci si emoziona e non ci si prende perchè alla fine i personaggi paiono anch'essi della proiezioni senza spessore, che se uccidessimo con una pistola ritornerebbe in vita talmente ci sembrano perfetti e tutti d'un pezzo. Tant'è che mi pare significativo che a fine film quasi tutta la fila dietro la mia a fine proiezione abbia urlato "Tutto qui?Ma non doveva finire che era tutto solo un sogno?Bastardi". Bastardo Nolan non lo è affatto, ma non ci innesta di certo in noi con questa sua ultima creazione l'idea di capolavoro.
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giacdonez
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mercoledì 29 settembre 2010
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e il cucchiaio di matrix che faceva, scusate?
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Ho visto Inception colmo di pregiudizi positivi, con l'ansia che lo spettacolo iniziasse e mi cambiasse la vita. Nei giorni precedenti avevo letto decine di recensioni adoranti, visto tutte le versioni del trailer per non arrivare impreparato. E un po' per fame.
Ne si parlava come il capolavoro del 2010, “il nuovo Matrix”, la definitiva conferma di Christopher Nolan nell'Olimpo dei registi.
Dopo due ore e venti sono uscito annoiato, deluso, soffocato dalla confusione di cose inutili. Con la sensazione che a questo film manchi molto, e che allo stesso tempo sia troppo pieno.
I veri capolavori non vengono paragonati a niente che li abbia preceduti. Quindi già il fatto che Inception fosse paragonato a The Matrix avrebbe dovuto farmi pensare.
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Ho visto Inception colmo di pregiudizi positivi, con l'ansia che lo spettacolo iniziasse e mi cambiasse la vita. Nei giorni precedenti avevo letto decine di recensioni adoranti, visto tutte le versioni del trailer per non arrivare impreparato. E un po' per fame.
Ne si parlava come il capolavoro del 2010, “il nuovo Matrix”, la definitiva conferma di Christopher Nolan nell'Olimpo dei registi.
Dopo due ore e venti sono uscito annoiato, deluso, soffocato dalla confusione di cose inutili. Con la sensazione che a questo film manchi molto, e che allo stesso tempo sia troppo pieno.
I veri capolavori non vengono paragonati a niente che li abbia preceduti. Quindi già il fatto che Inception fosse paragonato a The Matrix avrebbe dovuto farmi pensare. Ma mentre il film dei fratelli Wachowski ti porta all'immedesimazione, a tifare per Neo (perchè combatte per la libertà del genere umano, per la nostra libertà), quello di Nolan non dà innanzitutto possibilità di coinvolgimento. Perchè dovrebbe starmi a cuore la causa di un riccone asiatico che nemmeno conosco? Forse perchè il tema dell'energia è caro a tutti? Ma allora, perchè relegarlo a una semplice battuta?
In tutto il film mi è sembrato che succedesse poco o niente. Tanti spari, tante esplosioni, il risvolto psicologico della moglie di Cob. Ma quindi? Non sarebbe stato meglio tagliare qualche sparatoria (come la lunghissima e già vista battaglia sulla neve) e approfondire temi più originali e interessanti come l'architettura del sogno e le possibilità che può dare un'esperienza del genere?
E poi, perchè quel finale? La trottola che gira. Ok, a molti sarà piaciuto, molto d'impatto. Ma ripeto, quindi? Abbiamo davvero visto un'intero film sapendo fin dall'inizio che tutto si giocava sull'ambiguità di ciò che Cob vedeva (della serie, “sogno o son desto?”)? Dov'è il colpo di scena? La sorpresa finale è il fatto che non ci sia sorpresa? Il finale non finale tanto caro ai critici? Sinceramente, non ho capito nemmeno questa scelta.
E non capisco tuttora come sia possibile paragonarlo a un (vero) capolavoro, quale è The Matrix. Forse per le analogie (scopiazzature?) tanto lampanti? Come il fatto che per entrare nella realtà parallela, i protagonisti debbano semisdraiarsi ed entrare in uno stato simile a quello di trans. O come il fatto che in questo film le città si pieghino su se stesse. E il cucchiaio di Matrix che faceva, scusate?
In definitiva, Inception non mi ha coinvolto, mi è scivolato addosso senza macchiarmi. Non credo di non averlo capito o di non essermi sforzato a farlo. Io credo che guardare un film sia un atto passivo. E' il film che, nella sua passività, deve essere capace di rapire lo spettatore, attivandolo. Soprattutto per questo genere di film “cervellotici”.
Forse necessito di una seconda visione. Appena trovo la voglia.
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dario
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mercoledì 2 febbraio 2011
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labirintico
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Troppa confusione e troppe lungaggini per svolgere un tema altamente problematico, che in effetti non si sa da che parte prendere. Sceneggiatori e regista fanno a gara per confondere le carte, sino ad incartarsi essi stessi. Si salvano un po' con la concessione ad una visionarietà non dozzinale, per quanto risaputa, e con qualche trovata originale. Risultato? Un fumettone con poco capo e tanta coda che un po' sorprende, allieta gli occhi, e non poco annoia.
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kalibano
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lunedì 27 settembre 2010
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matrix? lontano anni luce...
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già da subito, con il susseguirsi delle prime battute, ci si trova dentro ad un labirinto inestricabile. un rebus dove è fortemente compromessa la capacità intellettiva dello spettatore che riesce difficilmente ad appigliarsi ad un sia pur tenue indizio. diamo per scontato che la realtà dei sogni è spesso meno virtuale del quotidiano, ma in questo film da dove bisogna partire per seguire il filo di arianna che ci porti ad una uscita liberatoria?
indiscutibile la bravura di DiCaprio, di Marion Cotillard e dello stesso regista Nolan. come indiscutibili gli effetti speciali che si susseguono e sui quali comunque oggi non ci meravigliamo più di tanto.
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già da subito, con il susseguirsi delle prime battute, ci si trova dentro ad un labirinto inestricabile. un rebus dove è fortemente compromessa la capacità intellettiva dello spettatore che riesce difficilmente ad appigliarsi ad un sia pur tenue indizio. diamo per scontato che la realtà dei sogni è spesso meno virtuale del quotidiano, ma in questo film da dove bisogna partire per seguire il filo di arianna che ci porti ad una uscita liberatoria?
indiscutibile la bravura di DiCaprio, di Marion Cotillard e dello stesso regista Nolan. come indiscutibili gli effetti speciali che si susseguono e sui quali comunque oggi non ci meravigliamo più di tanto.
Mi chiedo: ma bisogna proprio scendere ai livelli più oscuri e profondi del subconscio onirico per trovare una emozione? una soluzione? un affetto rimosso? un qualcosa che ci faccia amare ed accettare la realtà per come ognuno di noi distintamente la vede...?
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carlita
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domenica 3 ottobre 2010
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self inception
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Un film d'azione che faccia sognare con spettacolari effetti e un filo di trama, molto lieve, tanto che si riesce a dimenticare. Dopo la prima ora- ora e mezza, lo spettatore stenta a ricostruire la trama, quanto è conivolto in ciò che Nolan astutamente gli innesta in testa: una serie di scatole cinesi che debbono essere tutte aperte per poter arrivare alla più piccola, che è anche l'anima di tutta la storia. Peccato che per arrivarci, ci metta veramente troppo tempo. Sembrerebbe che anche all'interno di un tema così interessante come lo è il mondo onirico, tutto venga mosso dal sentimento, motore infinito di ogni azione umana, atroce o sublime che sia.
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Un film d'azione che faccia sognare con spettacolari effetti e un filo di trama, molto lieve, tanto che si riesce a dimenticare. Dopo la prima ora- ora e mezza, lo spettatore stenta a ricostruire la trama, quanto è conivolto in ciò che Nolan astutamente gli innesta in testa: una serie di scatole cinesi che debbono essere tutte aperte per poter arrivare alla più piccola, che è anche l'anima di tutta la storia. Peccato che per arrivarci, ci metta veramente troppo tempo. Sembrerebbe che anche all'interno di un tema così interessante come lo è il mondo onirico, tutto venga mosso dal sentimento, motore infinito di ogni azione umana, atroce o sublime che sia. Trovo DiCaprio ancora una volta eccezionale,Marion Cotillard non è da meno, quando è così, anche il giudizio si fa molto più arduo.
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pepppo
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domenica 17 ottobre 2010
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tantissima forma...zero sostanza
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Dispendio di risorse ai massimi livelli, del resto quando Hollywood si muove, non lo fa mai a sproposito. Location sparse per il globo, suoni perfetti, fotografia nitida, musiche al posto giusto.
Una pellicola fredda con un di Caprio che sembra essere uscito sempre da un centro estetico di ultima generazione. Tutti tinti e pinti, dall'ultima comparsa al protagonista.
E poi?
La sostanza dov'è...nel solito finale scontatissimo con relativo lieto fine?
Film pessimo, senza cuore nè anima e se questo è il cinema mainstream siam messi davvero male...tra interpretazioni sciatte, finte emozioni e dialoghi ai limiti della superficialità.
Citando Hitchcock, nel mezzo della visione di un film di un suo collega.
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Dispendio di risorse ai massimi livelli, del resto quando Hollywood si muove, non lo fa mai a sproposito. Location sparse per il globo, suoni perfetti, fotografia nitida, musiche al posto giusto.
Una pellicola fredda con un di Caprio che sembra essere uscito sempre da un centro estetico di ultima generazione. Tutti tinti e pinti, dall'ultima comparsa al protagonista.
E poi?
La sostanza dov'è...nel solito finale scontatissimo con relativo lieto fine?
Film pessimo, senza cuore nè anima e se questo è il cinema mainstream siam messi davvero male...tra interpretazioni sciatte, finte emozioni e dialoghi ai limiti della superficialità.
Citando Hitchcock, nel mezzo della visione di un film di un suo collega..."continuate pure...io me ne vado al cinema"
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(di marta86)
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domenico argondizzo
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mercoledì 27 ottobre 2010
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dom cobb o leopold bloom
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È immediato il paragone con Matrix. Inception è meglio riuscito perché la storia non si avvita su sé stessa e, soprattutto, perché non colloca l’indagine sull’io entro una cornice apocalittica. La trama della parte reale è, infatti, esile; profonda la navigazione nel sogno. Per corroborare la bontà del taglio minimalista, si potrebbero citare molte creazioni letterarie; basti però una azzardata comparazione: Inception sta a Matrix, come Solaris sta a 2001 Odissea nello Spazio.
Se Dom Cobb non può riuscire a risalire, per gradi, allo stato cosciente, la spiegazione del film è, prosaicamente, che non dipende da lui.
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È immediato il paragone con Matrix. Inception è meglio riuscito perché la storia non si avvita su sé stessa e, soprattutto, perché non colloca l’indagine sull’io entro una cornice apocalittica. La trama della parte reale è, infatti, esile; profonda la navigazione nel sogno. Per corroborare la bontà del taglio minimalista, si potrebbero citare molte creazioni letterarie; basti però una azzardata comparazione: Inception sta a Matrix, come Solaris sta a 2001 Odissea nello Spazio.
Se Dom Cobb non può riuscire a risalire, per gradi, allo stato cosciente, la spiegazione del film è, prosaicamente, che non dipende da lui. Ma in generale, il nostro mondo interiore, in formazione progressiva, può condizionare il nostro comportamento nella fase di veglia (volutamente non dico reale), e qualche volta può diventare una prigione le cui pareti gradualmente si restringono fino a schiacciarci.
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patrickbateman47
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domenica 26 settembre 2010
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non è un capolavoro però è un buon film
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Inception è un buon prodotto,non è certo quel filmone che volevano far credere,ma alla fine più che Nolan stesso o la pubblicità in se è stata la gente stessa e i fan di Nolan a montarsi la testa da soli,Nolan stesso nelle interviste non ha mai detto di voler fare chi sa quale capolavoro ma solo un buon film di intrattenimento che piacesse a tutti ed è verissimo,come film di intrattenimento siamo a dei livelli superiori peccato che sul piano introspettivo siamo su livelli più superficiali.
Grazie a Memento,Insomnia e The prestige (na se vogliamo anche Nolan si fece giustamente la fama di regista autore (cosa che mi ha reso suo fan),il problema sorge con film ad alto e altissimo budget come i 2 Batman e Inception dove Nolan per obbligo di produzione deve fare film più apetibili per il grande pubblico e quindi sacrificare la sua vena autoriale,per carità non bisogna fraintendermi adoro i Batman di Nolan come ho apprezzato Inception,capolavori si ma solo nell'intrattenere,Il cavaliere oscuro ha il prego di rischiare di più di immettere delle tematiche e della morale niente affatto banali il che lo rende il superiore dei 3,ma torniamo a Inception,un film che scava nei meandri della mente ma che alla fine la mente rimane per usare parole di Nolan stesso "la scena del delitto" e niente di più,mentre in Matrix la mente era il protagonista in Inception la mente è lo sfondo e tutto ruota intorno al colpo che la banda deve fare,Nolan cerca di creare un piatto ricco di varie spezie per renderlo più saporito,come mescolare azione a thriller a noir a storia d'amore,fatto sta che il piatto è molto buono che sul momento è pesante ma che alla fine va giù liscio ma alla fine senti che quei sapori sono leggeri e che li hai già sentiti.
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Inception è un buon prodotto,non è certo quel filmone che volevano far credere,ma alla fine più che Nolan stesso o la pubblicità in se è stata la gente stessa e i fan di Nolan a montarsi la testa da soli,Nolan stesso nelle interviste non ha mai detto di voler fare chi sa quale capolavoro ma solo un buon film di intrattenimento che piacesse a tutti ed è verissimo,come film di intrattenimento siamo a dei livelli superiori peccato che sul piano introspettivo siamo su livelli più superficiali.
Grazie a Memento,Insomnia e The prestige (na se vogliamo anche Nolan si fece giustamente la fama di regista autore (cosa che mi ha reso suo fan),il problema sorge con film ad alto e altissimo budget come i 2 Batman e Inception dove Nolan per obbligo di produzione deve fare film più apetibili per il grande pubblico e quindi sacrificare la sua vena autoriale,per carità non bisogna fraintendermi adoro i Batman di Nolan come ho apprezzato Inception,capolavori si ma solo nell'intrattenere,Il cavaliere oscuro ha il prego di rischiare di più di immettere delle tematiche e della morale niente affatto banali il che lo rende il superiore dei 3,ma torniamo a Inception,un film che scava nei meandri della mente ma che alla fine la mente rimane per usare parole di Nolan stesso "la scena del delitto" e niente di più,mentre in Matrix la mente era il protagonista in Inception la mente è lo sfondo e tutto ruota intorno al colpo che la banda deve fare,Nolan cerca di creare un piatto ricco di varie spezie per renderlo più saporito,come mescolare azione a thriller a noir a storia d'amore,fatto sta che il piatto è molto buono che sul momento è pesante ma che alla fine va giù liscio ma alla fine senti che quei sapori sono leggeri e che li hai già sentiti.
Inception non è certo il miglior film di Nolan,si avvicina a Memento ma non lo raggiunge ed molto lontano anche dalle vette di The prestige,il film è originale ma soffre di qualche carenza artistica,si vede molto che Matrix ha influenzato tantissimo il film come si vede che la storia d'amore prende tematiche pari pari a Shutter Island oltre che qualche venatura di blade runner qua e la.
Se Matrix e Blade Runner sono per me da 10,Inception è sicuramente da un 7/8 pieno.
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