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Impiantare un'idea nel cinema americano

Cosa ci dicono Inception e L'ultimo dominatore dell'aria sullo stato dei blockbuster?
di Edoardo Becattini

Ispirazione
Christopher Nolan (Christopher Johnathan James Nolan) (53 anni) 30 luglio 1970, Londra (Gran Bretagna) - Leone. Regista del film Inception.

martedì 28 settembre 2010 - Approfondimenti

Ispirazione
True inspiration is impossible to fake». È il principio su cui si gioca Inception: si può fingere una vera ispirazione? È possibile ingannare il principio di creatività e confondere un orientamento per un'intuizione? Uno stimolo indotto per una pura pulsione? La complessa missione del "dream team" di DiCaprio è volta esattamente a dimostrare che le idee possono impiantarsi, non senza fatica, nelle menti altrui e propagarsi come un virus solo se adeguatamente semplici ed elastiche nel loro stato germinale. È uno, certamente non l'unico, dei principi attraverso cui il film di Christopher Nolan riflette sul cinema, oltre a raccontarci un'avventura avvincente, tanto che possiamo utilizzarlo per guardare allo stato del blockbuster americano all'alba di un nuovo decennio di cinema. E, nello specifico, possiamo utilizzarlo guardando al notevole successo appena ottenuto nel week-end d'apertura italiano sia da Inception (400.000 spettatori) che da L'ultimo dominatore dell'aria di M. Night Shyamalan (250.000 spettatori), e cercare di capire che cosa sogni il grande cinema americano contemporaneo e che idee cerchi di impiantare nel suo spettatore.
Apparentemente, i due film parrebbero avere ben poco in comune, a partire dal fatto che nell'ultima estate hanno segnato le due estremità della ricezione critica, con Inception e Nolan portati in trionfo dalla stampa di tutto il mondo e Shyamalan e il suo "predestinato" Aang dileggiati come una delle peggiori trasposizioni fantasy della storia recente. Il culmine e l'abisso dello stato del blockbuster, ma che - a dispetto, o forse proprio in funzione, della loro ricezione diametralmente opposta - condividono diversi elementi. A cominciare dai rispettivi registi, a tutti gli effetti due personalità non scolastiche del sistema hollywoodiano che amano collaborare alla stesura oppure scrivere di proprio pugno le sceneggiature dei loro film. Due artigiani legati alle corde del thriller e ossessionati dal colpo di scena finale, entrambi da più parti associati a torto o a ragione a Hitchcock anche grazie alla loro abilità nel manipolare le mente degli spettatori e a mescolare sapientemente intrattenimento e riflessione autoriale.

Innesto
Sia Inception che L'ultimo dominatore costruiscono mondi tecnologicamente complessi e visivamente incendiari a partire da un innesto semplice. A ben guardare, l'architettura barocca di sogni implicati e montaggi paralleli di Inception si serve di un innesto essenziale per elevarsi: un genere come l'heist film, il tipico film in cui una banda escogita un "ultimo colpo grosso". L'archetipo della grande rapina è sufficiente a Nolan per progettare mondi onirici dove si fondono mille immaginari diversi e si confondono su vari livelli di complessità cinema e videogioco, pittura e letteratura, Kubrick e Hitchcock, Cronenberg e Michael Mann, Chris Marker e Alain Resnais, Escher e Francis Bacon, Philip Dick e William Gibson, in un'orgia di possibili riferimenti più o meno celati che richiama le operazioni di Tarantino o dei Wachowski. Shyamalan parte invece dalla trama di un cartone animato recente dai richiami new age per riportare l'epica del fantasy all'essenzialità delle fiabe originarie. L'innesto de L'ultimo dominatore si riduce così a uno scontro fra forze del male e forze del bene all'interno del quale si costruisce il percorso di formazione di un ragazzino predestinato. Anziché guardare ai mondi infinitamente articolati del Signore degli anelli, Shyamalan punta dritto all'infanzia e rende esplicita e comprensibile la morale della sua storia, sviluppandovi intorno solo successivamente una notevole complessità visiva attraverso un uso massiccio di effetti digitali e delle più recenti mode tecnologiche.
Ma se sia Nolan che Shyamalan giocano con un'idea essenziale ed elastica come quella di un archetipo, perché in un caso l'innesto pare attecchire e nell'altro no?

Germinazione
Nel tentativo da parte dei due autori di parlare ad un pubblico ampio ma specifico (più "adulto" per Nolan, più giovane per Shyamalan), solo Nolan riesce a integrarsi al sogno collettivo della contemporaneità e ad entrare nei labirintici mondi narrativi della serialità televisiva sapendo bene come uscirvi. In un certo senso, mentre Inception è un blockbuster che si sogna film d'autore, L'ultimo dominatore è un film d'autore (cioè in linea con l'amore per le fiabe classiche dell'autore Shyamalan) troppo proiettato al passato di una narrazione genuina per potersi sognare blockbuster a tre dimensioni. Gli occhiali del 3D di Shyamalan rivelano questa discrasia temporale, laddove invece la piccola trottola di Nolan riesce a sviare lo sguardo dello spettatore per permettergli di compiere il suo numero di prestigio e somigliare a mille film contemporaneamente continuando a sembrare del tutto originale. In passato questa stessa magia era riuscita a Jurassic Park all'inizio degli anni novanta e a Matrix poco prima dell'inizio del 2000. L'innesto per un blockbuster di successo passa quindi attraverso i sogni della tecnologia, siano essi di clonazione preistorica, di rivoluzione cyberpunk o di architettura onirica. Nolan l'ha capito e se ne è servito per piegare a suo piacimento tanto città come Parigi che il peso della forza di gravità, facendo ben attenzione a mantenere lo stato di sogno e a non permettere allo spettatore di risvegliarsi.
Messo così fuori gioco l'Avatar di Shyamalan, rimane da capire per il futuro quale semplice innesto potrebbe attecchire di più fra il mondo alternativo e trasognante dell'Avatar di James Cameron e quello speculare e in assenza di gravità di Nolan. In sostanza, rimane da capire se i blockbuster sogneranno immagini stereoscopiche oppure no.

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