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Il grinta, il libro

Il confronto tra due Americhe contrapposte in un western contemporaneo che ha ispirato il film.
di Fabio Secchi Frau


giovedì 17 febbraio 2011 - Libri

La recensione ***
Una bambina di quattordici anni si aggira da sola in un villaggio del Far West. Si comporta da adulta. Lo è diventata dopo che un uomo ha sparato a suo padre ed è fuggito a cavallo. È l’incipit, crudo e destabilizzante, del romanzo “Il grinta” (2011, Giano) di Charles Portis (già autore di “Maestri di Atlantide”). Confine fra l’Arkansas, il Texas e il Territorio Indiano. Ogni giorno decine di persone muoiono o per la malaria, o per un regolamento di conti, o perché condannati per qualche reato e quindi impiccati. La piccola Mattie Ross vuole che l’assassino di suo padre, Tom Chaney, faccia parte del terzo gruppo. Il responsabile delle disgrazie della sua famiglia deve finire sotto la legge del Giudice Parker che lo impiccherà esattamente come impicca tutti gli altri criminali. Ma sa benissimo di non potergli dare la caccia da sola, ha bisogno di qualcuno di più “adulto” di lei. A questo punto, si mette a cercare il più cattivo sceriffo della zona. La scelta ricade sul vecchio e rude Reuben Cougburn, riconoscibilissimo per la sua benda sull’occhio. Ma non è l’unico sulle tracce di Chaney, c’è anche il ranger LaBoeuf che si preoccupa da tempo di seguire ogni mossa dell’assassino e di trovare vendetta per conto di un’altra famiglia che è stata distrutta dalle sue malefatte. In tre, partono dall’Arkansas con il rischio di non tornare. Charles Portis ha uno sguardo lucido, onesto e struggente, spietato e umano su un’America yankee che ha perduto il suo senso più profondo di culla di culture diverse. L’America di allora è incarnata alla perfezione dal personaggio di Tom Chaney: violento, imbottito di razzismo e efferatezza, costretto a fuggire per i troppi omicidi commessi. Ma c’è l’altra America, quella che, sebbene sia gretta e ignorante, cerca comunque di fare parte del Bene, anche quando i metodi non sono esattamente ortodossi o legali. Questo scontro è visibilissimo in questo magnifico romanzo che non poteva non tramutarsi per ben due volte in due western hollywoodiani di pregevolissima fattura. Merito di Portis e della sua scrittura che, da bravo lettore di Mark Twain e Jonathan Lethem, ha interiorizzato le loro lezioni di letteratura.

In sintesi
La piccola quattordicenne Mattie Ross cerca vendetta. Suo padre è dentro una bara perché un fuorilegge gli ha sparato e lei vuole vedere impiccato il suo assassino. Ma non può fare tutto da sola, ha bisogno di qualcuno più esperto. La scelta ricade su “Il Grinta” ovvero il vecchio sceriffo Reuben Cougburn. L’uomo dalla benda sull’occhio è la pistola più calda del Far West. Con un pagamento di 100 dollari, la giovane Mattie parte con Cougburn a cavallo a caccia di Tom Chaney, determinata ad assicurarlo alla legge. Ma nel suo cammino in quella valle di lacrime che è il West e le sue brulle terre del Texas e dell’Arkansas, dovrà fare i conti con il giovane ranger LaBeouf e altri minacciosi criminali, contro la vera comprensione di quella che è l’America di quegli anni, contro l’assassino di suo padre e, non ultimo, contro il destino. Una lezione di vita che Mattie si porterà addosso anche da adulta.

L’autore
Charles McColl Portis, conosciuto semplicemente come Charles Portis, è nato il 28 dicembre 1933 a El Dorado, in Arkansas. Autore americano è conosciuto per aver firmato “Norwood” (1966) e il romanzo western classico “Il Grinta” (1968), entrambi adattati cinematograficamente. Figlio di Samuel Palmer e di Morgan Smith Portis, nasce e cresce a El Doraro. Durante la guerra di Corea, Portis entra negli U.S. Marine Corps, dove acquista il grado di sergente. Dopo aver ricevuto la licenza nel 1955, si iscrive alla University of Arkansas di Fayetteville, dove ne esce laureato in giornalismo nel 1958. Inizia la sua carriera di scrittore quando è ancora uno studente universitario, facendo pubblicare qualche articolo dall’Arkansas Traveler e dal Northwest Arkansas Times. Dopo la laurea, diventa un reporter e per ben due anni entra a far parte della redazione dell’Arkansas Gazette. Trasferitosi a New York, per quattro anni lavora al New York Herald-Tribune. È conosciuto per i suoi forti articoli che denunciavano la violazione dei diritti civili che venivano calpestati soprattutto al Sud. Il New York Herald-Tribune è così entusiasta del suo lavoro che decide di mandarlo a Londra come corrispondente. Purtroppo, Portis ci rimarrà ben poco in Inghilterra, scegliendo nel 1964, di tornare in Arkansas e di diventare scrittore a tempo pieno. Il suo primo romanzo “Norwood” (1966) gli dà il primo successo che sarà confermato da “Il Grinta” (1968) e da “Maestri di Atlantide”. Attualmente, vive in Messico.

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