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Tsui Hark, ritorno alla New Wave

Detective Dee si ricollega tematicamente al primo film dell'eclettico regista.
di Emanuele Sacchi

In foto Andy Lau in una scena del film Detective Dee e il mistero della fiamma fantasma di Tsui Hark.
Andy Lau (Lau Fok Wing) (63 anni) 27 settembre 1961, Hong Kong (Hong Kong) - Bilancia. Interpreta Il Detective Dee (Di Renjie) nel film di Tsui Hark Detective Dee e il mistero della fiamma fantasma.

giovedì 25 agosto 2011 - Approfondimenti

Con la sua ambientazione storica e il sottofondo giallo dell'intreccio (assassino misterioso e investigatore, per quanto sui generis, sulle sue tracce), Detective Dee e il mistero della fiamma fantasma rappresenta un ritorno alle origini per Tsui Hark, ricollegandosi tematicamente al suo primissimo film, The Butterfly Murders, inizio di una carriera tale che la definizione “entusiasmante” assomiglia a un eufemismo assai riduttivo.
Tsui Hark, nato come Tsui Man-kong, è un cinese, cresciuto in Vietnam, che ha studiato in America per poi vivere e lavorare a Hong Kong. Il perfetto esempio di melting pot panasiatico che, nei casi in cui si combina a un talento fuori dal comune, produce un taglio del tutto peculiare in termini di sincretismo culturale tra culture geograficamente vicine ma per mille ragioni lontane, come quelle del sud-est asiatico. Benché si tratti indubitabilmente di uno dei registi più importanti degli ultimi trent'anni, quantomeno limitandosi all'Asia, la fama di Tsui Hark ha raramente varcato come avrebbe meritato i confini di Hong Kong. Certo non per la critica, specie quella francese, attenta alle sue gesta fin dagli anni '80, ma il pubblico occidentale a tutt'oggi non lo conosce come un John Woo o un Jackie Chan, neanche lontanamente. I motivi sono complessi, legati in parte a scelte infelici del regista, specie durante il periodo “americano” della sua carriera, ma anche al fatto che rispetto a Woo, ad esempio, l'eclettismo sfrenato di Hark e il suo soffermarsi su temi o canoni fondamentali del pensiero e della tradizione cinese lo rendono inevitabilmente più ostico per un pubblico meno smaliziato sulle faccende d'Oriente. Proprio con Woo si stabilisce un dualismo peculiare: all'epoca del 1986 John Woo è sostanzialmente un fallito; regista da quasi vent'anni, ha attraversato tutti i generi senza riuscire nel colpaccio. Tsui se la passa molto meglio in termini di fama e consenso critico ma il pubblico non è dalla sua parte, se non a fasi alterne. I due uniscono le loro forze – Woo regista, Tsui produttore - per un remake di Story of a Discharged Prisoner di Lung Kong, storia di amicizia, amore e redenzione di un gangster pentito: il nome del remake sarà A Better Tomorrow e il suo successo planetario cambierà le vite di entrambi oltre che la storia recente del cinema (Quentin Tarantino, per non citare che un nome). Dopo un sequel ancora più riuscito, l'inevitabile litigio: Woo, avviato a diventare una superstar, girerà la sua versione del terzo episodio della serie, il capolavoro A Bullet in the Head, mentre Hark concluderà la trilogia di A Better Tomorrow con lo struggente episodio (Anita Mui e Chow Yun-fat coppia memorabile) ambientato a Saigon, con la sensibilità propria solo di un apolide sino-vietnamita. Prima dell'incontro con Woo per Tsui Hark c'è stata l'esperienza alla TVB, emittente che ha recato in grembo i maggiori talenti dela futura New Wave di Hong Kong, culminata con il debutto alla regia nel 1979 con The Butterfly Murders: storia di un intrigo ambientato nel passato remoto cinese con tanto di whodunit e di assassino che cela abilmente la sua natura. Proprio come in Detective Dee l'intrigo si dipana sul piano politico e sulla sfida tra fede nella superstizione e razionalità scientifica. L'approccio sperimentale e lievemente iconoclasta del nostro verso i canoni wu xia, unito a un nichilismo di fondo, costituirà il viatico per un trittico di opere dai toni cupi e dalla violenza inusitata. We' re Going to Eat You racconta di un villaggio dedito al cannibalismo dove Dangerous Encounters – the 1st Kind sconvolge con la sua storia di violenza gratuita e atti terroristici con riferimento ai moti del 1967 e all'angoscia crescente nell'ex-colonia; sorta di Arancia meccanica di Hong Kong, sarà fortemente censurata, un'eccezione in un paese tendenzialmente liberale come quello dell'allora autonoma Hong Kong, rendendo la versione integrale una rarità per collezionisti. Dopo qualche excursus nella commedia leggera, con Zu Warriors from the Magic Mountain (1983) Tsui cerca per la prima volta di realizzare qualcosa che si avvicini alla sua ambiziosa idea di un affresco fantastico della mitologia wu xia cinese; nonostante l'intervento di tecnici con alle spalle l'esperienza di Star Wars, gli effetti speciali non sono all'altezza della fantasia del regista, ma quanto si vede è già sufficiente a lasciare gli occhi spalancati a tutte le latitudini (lo stesso John Carpenter ne prenderà spunto per il misto di magia e mistero dell'antica Cina di Grosso guaio a Chinatown).

I decenni d'oro '80 e '90: a Hong Kong è l'era di Tsui Hark
Gli anni '80 sono stati un decennio forse irripetibile per Tsui Hark: regista di capolavori come Shanghai Blues (1984), raffinata commedia-musical con un occhio alla Hollywood che fu, o Peking Opera Blues (1986), attore in Final Victory (1987, sceneggiato da Wong Kar-wai) e produttore di titoli che incarnano l'essenza del cinema di Hong Kong, come Storia di fantasmi cinesi, The Killer e il succitato A Better Tomorrow, Hark sembra avvalorare l'ipotesi che il dogma dell'infallibilità in natura esista e sia verificabile. Il decennio successivo comincia sotto lo stesso segno. Tsui riprende uno dei personaggi tipici della narrativa cinese, figura tra realtà e leggenda, quel Wong Fei-hung che mescola spiritualità confuciana all'impegno politico nell'indipendentismo cinese di inizio '900 al fianco di Sun Yat-sen, per farne un action hero incarnato dal prodigioso Jet Li. Il risultato sarà la saga di Once Upon a Time in China (ben 6 episodi, anche se solo i primi tre sono di livello elevato), una rivoluzione per il cinema di arti marziali gong fu pian, che da qui in avanti dovrà fare i conti con le gesta di Jet Li. Dopo le pregevoli digressioni nel melò (The Lovers) e nella commedia (A Chinese Feast), con altrettanti classici, Tsui ritorna al wu xia nel 1995 con The Blade, per rielaborare in chiave moderna la parabola dello spadaccino con un braccio solo, topos del cinema di Chang Cheh e degli Shaw Brothers degli anni '60 e '70. La rivoluzione tecnico-visiva di The Blade, ancor oggi avanguardistica, precede la sfortunata parentesi a Hollywood di Tsui, che darà alla luce un paio di action con Jean-Claude Van Damme, i poco riusciti Double Team e Hong Kong colpo su colpo. Troppo acuto il contrasto tra una tecnica di lavorazione basata su una sceneggiatura continuamente in evoluzione e sull'improvvisazione come quella di Tsui a Hong Kong e i rigidi schemi produttivi delle major di Hollywood. Lo Tsui Hark che torna nella madrepatria sembra aver smarrito qualcosa del suo tocco magico: Time and Tide e The Legend of Zu vantano più di una sequenza memorabile, ma sembrano capitalizzazioni su quanto già sperimentato, anziché pionieristiche reinvenzioni, come quelle a cui sino ad allora Tsui aveva abituato. Gli anni successivi vedranno il regista sempre più smarrito in produzioni poco convincenti e non ancora amalgamato con la Hong Kong della riunificazione, condizionata dalla nuova Cina e dai suoi parametri produttivi. Se Seven Swords, film d'apertura della Mostra del Cinema 2005, ha rappresentato il primo tentativo di rinverdire i fasti del wu xia fantasy con il respiro tipico di Tsui per l'epos e la risoluzione attraverso duelli spettacolari quanto moralmente risolutivi, è Detective Dee e il mistero della fiamma fantasma il segnale inequivocabile che lo Tsui Hark che ha segnato gli anni '80 e '90 è tornato tra noi, proprio ripartendo dalla tematica che diede inizio alla sua carriera. Le prime immagini di The Flying Swords of Dragon Gate, nuova epopea in 3D in cui Tsui ritrova Jet Li nei panni del protagonista, non lasciano dubbi sul fatto che la strada maestra sia stata ormai ritrovata.

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