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Bitch Slap e il cinema dell'eccesso

Rick Jacobson riporta al cinema le atmosfere dei b-movies di Russ Meyer.
di Letizia Rogolino

Una scena del film Bitch Slap.
America Olivo (Ameríca Athene Olivo) (46 anni) 5 gennaio 1978, Van Nuys (California - USA) - Capricorno. Interpreta Camero nel film di Rick Jacobson Bitch Slap - Le superdotate.

giovedì 21 luglio 2011 - Approfondimenti

Il prossimo 22 luglio arriva al cinema un nuovo b-movie tutto al femminile, intitolato Bitch Slap, per la regia di Rick Jacobson. In un vortice di sangue, botte e sex appeal si svolge l’avventura di tre ragazze, Trixie, Camero ed Hel, ognuna con una propria storia alle spalle ma un unico destino, ovvero quello di trovare un insieme di diamanti nascosti nel deserto americano vicino ad una roulotte. La prima è una spogliarellista, la seconda una killer professionista e corriere della droga ed Hel è una donna d’affari. Tra rocamboleschi inseguimenti a bordo di macchine potenti e scontri all’ultimo sangue con coloro che si mettono sulla loro strada, le tre ragazze toste e vestite con abiti succinti, seguono le indicazioni del loro prigioniero Gage che ha nascosto tempo prima il tesoro e sa dove cercare.
Questo film di Jacobson è assolutamente un inno ai b-movies, e soprattutto ai film stile exploitation, in cui il contenuto viene volontariamente tralasciato, per dare ampio spazio ad una forte estetizzazione. Infatti, in Bitch Slap, come nei film precedenti dello stesso genere, la linea narrativa è costruita su tre temi fondamentali, ovvero violenza, sesso e sangue, linee guida di un genere cinematografico che si è diffuso soprattutto tra gli anni 60 e gli anni 80, portando al successo film poveri di contenuto ma innalzati da una pubblicità incalzante.
Quando parliamo di film predecessori di Bitch Slap, non possiamo che alludere a Faster Pussycat, Kill! Kill! di Russ Meyer del 1965, un vero e proprio cult movie a cui si sono ispirati tutti i registi che hanno continuato la tradizione, come Tarantino, Rodriguez e Sam Raimi. Meyer porta sullo schermo la violenza attraverso il corpo femminile, in un periodo storico in cui il sesso, l’evoluzione ed emancipazione della donna stavano vivendo nell’ombra dei tabù e della negazione di libertà. Nel suo film le spogliarelliste, Verla, Rosie e Billie, vagavano per le deserte strade americane a bordo di auto mozzafiato, seminando morte e terrore intorno a loro. Rapinavano, sequestravano ed uccidevano chiunque, fino ad arrivare ad una stazione di servizio in gestione ad un vecchio fattore paralitico e il figlio ritardato, che avevano molti soldi nascosti all’interno della loro fattoria. Le donne erano pronte a tutto per quel denaro.
Russ Meyer con questo film dona al cinema il vero e proprio prototipo di un genere che può assumere diversi nominativi: b-movies, exploitation film o persino “tough women movie”, poiché le protagoniste sono donne toste come uomini, che truccate e sexy, si aggirano armate fino ai denti, senza avere paura di uccidere e abbracciare il crimine pienamente. La miscela esplosiva è creata dal binomio donna e violenza, arricchita da scene d’azione dinamiche e piene di adrenalina e tanto sangue che scorre. Queste caratteristiche non possono che ricordarci i film di Quentin Tarantino e, sulle orme di Bitch Slap, il pensiero va soprattutto a Grindhouse – A prova di morte dove un gruppo di ragazze sono perseguitate da uno psicopatico (Kurt Russell) a bordo della sua auto completamente nera, o Kill Bill, diviso in due parti, incentrato sulla difficile missione di vendetta della sposa interpretata da Uma Thurman, che diventa la guerriera Black Mamba e affronta mille nemici e disavventure per riabbracciare la figlia ed uccidere il responsabile delle sue disgrazie. La donna è veicolo di violenza, ma non solo come distruzione, ma soprattutto come forza di riscatto sul genere maschile e come provocazione, temi che negli anni sessanta suonavano davvero come una novità assoluta, ma oggi sono comunque attuali e interessanti per lo spettatore di questo genere di film.
Da Faster Pussycat, Kill! Kill! fino a Bitch Slap, la pellicola trasuda la trasgressione, un erotismo patinato e un’ eccessiva esasperazione di tutto, a partire dalla sceneggiatura fino ad arrivare ai dialoghi forti e incisivi tendenti spesso a battute volgari e all’assurdo.
Si respira la vera e propria liberazione della violenza senza freni, e le regole della normale moralità sono oggetto di un gioco di scomposizione e ricomposizione a piacimento del regista e dello stesso spettatore. Queste caratteristiche formali sono poi, quasi sempre, arricchite da una scelta stilistica cinematografica davvero unica e interessante. Da Meyer a Tarantino, passando per Rodriguez (regista dell’ultimo b-movie Machete), i film di questo genere sono realizzati secondo un’ estetica pop che influenza la colonna sonora, i dialoghi, la fusione di più generi in un solo prodotto e inquadrature fumettistiche con colori forti e sparati. Il contrasto accentuato dona quell’effetto di pellicola sporca, unica e suggestiva. Quest’ultimo effetto a volte è presente lungo tutto il film, a volte, come in Kill Bill o Grindhouse- a prova di morte è riscontrabile solo per poche scene. La colonna sonora, tuttavia, gioca un ruolo fondamentale, tanto che il pubblico già da poche note del trailer, distingue un certo tipo di musica e capisce di stare per vedere b-movies ed exploitation film.
Si tratta di film ricchi di citazioni e colpevoli del cosiddetto guilty pleasure, ovvero un piacere visivo travolgente, in cui sangue, sensualità e morte si uniscono creando un vortice di emozioni che arriva sullo schermo come un vortice di colori.
Se si apprezzano, l’importanza del contenuto e di una trama ben strutturata, passa in secondo piano, perché lo spettatore in questione si sente soddisfatto vedendo una sorta di fumetto misto all’horror, dove belle donne arrabbiate sicuramente non guastano.
Queste ultime, se in Bitch Slap e in Faster Pussycat, Kill! Kill! sono un gruppo criminale che incute timore perché armate e senza scrupoli, in Kill Bill o Grindhouse, Tarantino le presenta come vittime che si vogliono vendicare dei loro carnefici e dal momento in cui vengono offese, tirano fuori la loro grinta e il loro carattere diventando una sorta di eroine malvagie. Si fanno giustizia da sole, relegando la figura maschile ad un essere stupido e indifeso, non superiore persino per forza fisica.

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