loxcobra
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sabato 17 luglio 2010
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@ cormac mccarthy
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Sono perfettamente d'accordo con te. Io purtroppo non lo potei vedere al cinema ma, consapevole del successo ottenuto, lo comprai in DVD. Nel suo genere è un film realmente unico e penso che bisognerebbe distaccarsi dalla banalità di chi considera il finale un'americanata e avvicinarsi più al vero senso di ciò. Ai mille temi toccati da questa ora e mezza di emozioni, alcuni proposti con forza e vigore (come lo sfruttamento minorile e il maltrattamento), altri in modo molto molto velato come la modernizzazione dell'India e il suo lento accedere nella comunità globale. Il gioco televisivo "il Milionario" è infatti quì simbolo della modernità che comincia ad entrare un po' dappertutto.
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Sono perfettamente d'accordo con te. Io purtroppo non lo potei vedere al cinema ma, consapevole del successo ottenuto, lo comprai in DVD. Nel suo genere è un film realmente unico e penso che bisognerebbe distaccarsi dalla banalità di chi considera il finale un'americanata e avvicinarsi più al vero senso di ciò. Ai mille temi toccati da questa ora e mezza di emozioni, alcuni proposti con forza e vigore (come lo sfruttamento minorile e il maltrattamento), altri in modo molto molto velato come la modernizzazione dell'India e il suo lento accedere nella comunità globale. Il gioco televisivo "il Milionario" è infatti quì simbolo della modernità che comincia ad entrare un po' dappertutto. E sono proprio questa modernità e questa globalizzazione che cominciano a sconquassare le tradizioni e il modo di essere.
Una delle frasi forse più importanti del film "Da accattone a Marajah, questo è il tuo destino" nasconde un significato unico: l'abbattimento del sistema a caste, padrone della società indiana da immemorabile tempo. Con la consapevolezza che questo passo si può fare solo se si è realmente puri di cuore (come il nostro protagonista), solo con l'ausilio di ideali e sentimenti veri, cose per le quali vale la pena lottare e perseverare sempre, simboleggiati nel film dall'amore per Latika. Un film campione, da tutti i punti di vista. Sia da quello tecnico, per la maestria nell'uso della sceneggiatura, della fotografia della musica (come hai ben evidenziato tu) ma anche per i contenuti, per l'aspetto umano e per riuscire a regalare 120 minuti di emozioni, di coinvolgimento e di riflessione a noi spettatori. Un film secondo me fatto per i bambini, non dal punto di vista dell'età, naturalmente, ma per chi ha ancora il cuore di un bambino, per chi si sa ancora stupire ed emozionare in un lieto fine di questa bellezza, accompagnato da una musica di una dolcezza straordinaria. Nego con tutto me stesso le persone (sempre immancabili) che giudicano una storia d'amore emozionalmente ideale un'americanata, sopratutto se raccontata in modo talmente impeccabile e capace di stupire ancora. Nego chi si sofferma sul balletto finale, forma comunque di felicità e divertimento; nego chi considera la domanda da 20.000 rupie improbabile e banale perchè forse non sono andati dietro a tale scelta e non ne hanno capito il reale significato. Complessivamente posso solo fare i miei più sinceri complimenti al regista, agli attori e a tutti coloro che ci hanno lavorato e devo ringraziarli per avermi donato un qualcosa di indescrivibile tramite un loro prodotto fatto con cuore, passione e competenza. Grazie
(e a chi non lo avesse ancora capito, questo non è un film che vuole essere un documentario; ma vuole documentare realtà per lasciarci dei valori)
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lucido71
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giovedì 20 maggio 2010
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un amore da milionario
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Devo dire che ero un po' scettico su questo film, sul filo indiano, e sul regista, che avevo ammirato in 28 GIORNI DOPO, e condannato in SUNSHINE... ed ora son qui, a premiare (anch'io) questa bella pellicola, sicuramente da vedere. Bisogna aspettare una ventina di minuti, x uscire probabilmente dallo spaccato reale e melmoso indiano, ma poi assistiamo ad un bello spettacolo. Certo, la trama è romanzata e poco credibile, del resto, x esser Il Milionario, bisogna pur sempre "Sognare". CONSIGLIATO. Ottima regia, montaggio, fotografia e soprattutto le soundtracks. Xché è sotto il genere "commedia"??
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frankl92
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martedì 30 marzo 2010
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danny che la forza sia con te!
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Al contrario delle opere precedentemente fatte dal regista Boyle questa è decisamente pessima. Attori scandalosi per la maggior parte, il protagonista non aveva un volto aveva un maschera. E il gerry scotti indiano sembrava un gangster fallito che se la tirava come se fosse dio. Non dico che fosse cosa facile interpretare questi ruoli; ma sicuramente per come sono stati interpretati si poteva trovare di meglio. Al di là degli attori si possono trovare senza fatica innumerevoli difetti per non parlare del patetico tentativo di far colare lacrime agli spettatori che invece versano lacrime per i sette otto euro che anno speso per vdere il film. Non è un pessimo film, ha comunque le sue qualità ma davvero è un'ingustizia consegnare nelle mani di quest'opera 8 statuette che potevano andare benissimo a chi se le sarebbe meritate sul serio.
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Al contrario delle opere precedentemente fatte dal regista Boyle questa è decisamente pessima. Attori scandalosi per la maggior parte, il protagonista non aveva un volto aveva un maschera. E il gerry scotti indiano sembrava un gangster fallito che se la tirava come se fosse dio. Non dico che fosse cosa facile interpretare questi ruoli; ma sicuramente per come sono stati interpretati si poteva trovare di meglio. Al di là degli attori si possono trovare senza fatica innumerevoli difetti per non parlare del patetico tentativo di far colare lacrime agli spettatori che invece versano lacrime per i sette otto euro che anno speso per vdere il film. Non è un pessimo film, ha comunque le sue qualità ma davvero è un'ingustizia consegnare nelle mani di quest'opera 8 statuette che potevano andare benissimo a chi se le sarebbe meritate sul serio. ma aihmè al giorno d'oggi tutto accade e questo sembra un evidente tentativo di pubblicizzare in occidente la Bollywood indiana.
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marialop
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martedì 9 marzo 2010
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contrasto tra culture
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Il merito di questo film , che gli ha valso l'Oscar, credo stia nel contrasto tra la descrizione della realtà della cultura indiana con scenari e situazioni carichi di pathos e scioccanti dal punto di vista umano e la fatuità e la superficialità del mondo televisivo, tipica caratterizzazione del mondo occidentale. Tramite il quiz televisivo il protagonista riesce ad avere un riscatto dalla vita disperata che ha condotto fino ad allora diventando straricco rispondendo a tutte le domande che gli vengono poste: per un gioco del destino le risposte fanno parte del suo bagaglio umano, vengono tirate fuori dalla memoria con una serie di flashbak sulla sua infanzia.
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Il merito di questo film , che gli ha valso l'Oscar, credo stia nel contrasto tra la descrizione della realtà della cultura indiana con scenari e situazioni carichi di pathos e scioccanti dal punto di vista umano e la fatuità e la superficialità del mondo televisivo, tipica caratterizzazione del mondo occidentale. Tramite il quiz televisivo il protagonista riesce ad avere un riscatto dalla vita disperata che ha condotto fino ad allora diventando straricco rispondendo a tutte le domande che gli vengono poste: per un gioco del destino le risposte fanno parte del suo bagaglio umano, vengono tirate fuori dalla memoria con una serie di flashbak sulla sua infanzia.
Tramite il mezzo televisivo Jamal si ricongiunge con la ragazza amata fin da bambino dalla quale le vicissitudini della vita lo avevano sempre allontanato.
L'occidentalizzazione, la globalizzazione, svolgono un ruolo salvifico. E' questo il messaggio che il regista vuole lanciare. Nel finale tutto ciò è sancito dal ballo sincopato in vero stile Bollywood.
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cirokisskiss
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venerdì 5 marzo 2010
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the millionaire
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La apparente difficile storia di Jamal Malick che viene gradualmente ripercorsa grazie alla sua scalata al milione ad un noto quiz televisivo, si trasforma in un film sorprendente,trascinante ma sopratutto emozionante. La frenesia delle immagini ci trasporta in un mondo difficile, ma che viene vissuto con un alternanza di momenti drammatici e divertenti in un mix ,che aggiunto alla strepitosa colonna sonora del film, lo rende una delle vere e proprie rivoluzioni cinematografiche degli ultimi anni, una piccola perla da gustare col sorriso sulle labbra. Molti i temi trattati, forse non tutti sviscerati fino in fondo, ma ben evidenziati per tenere a galla le problematiche.Ottimo!
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marmellata25
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domenica 14 febbraio 2010
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bello e toccante.
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Bellissimo, un ottimo film. Una trama profonda e molto originale. Non aggiungo altro..
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dani alfieri
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venerdì 12 febbraio 2010
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la scalata verso l'amore, lo sviluppo e il milione
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Una sola ed ultima domanda separano Jamal Malik, "chai-wallah" ('ragazzo che porta il tè') indiano di un call center, dal vincere 20 milioni di rupie in un celebre quiz televisivo. Allo spettatore (cinematografico) viene chiesto, nell'incipit del film, come ha fatto ad arrivare sin qui. Sospettato di aver imbrogliato il ragazzo è quindi torturato e interrogato dalla polizia indiana, del tutto inconsapevole che domande e risposte siano profondamente e incredibilmente interconnesse con la sua vicenda personale, intessuta dall'infanzia gravosa negli slum di città e dall'incontro con Latika, unico e puro amore di Jamal, che costituisce anche la sola ragione per cui il diciottenne partecipa allo show: la ragazza infatti segue quotidianamente la trasmissione, unico mezzo che le permette di "evadere".
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Una sola ed ultima domanda separano Jamal Malik, "chai-wallah" ('ragazzo che porta il tè') indiano di un call center, dal vincere 20 milioni di rupie in un celebre quiz televisivo. Allo spettatore (cinematografico) viene chiesto, nell'incipit del film, come ha fatto ad arrivare sin qui. Sospettato di aver imbrogliato il ragazzo è quindi torturato e interrogato dalla polizia indiana, del tutto inconsapevole che domande e risposte siano profondamente e incredibilmente interconnesse con la sua vicenda personale, intessuta dall'infanzia gravosa negli slum di città e dall'incontro con Latika, unico e puro amore di Jamal, che costituisce anche la sola ragione per cui il diciottenne partecipa allo show: la ragazza infatti segue quotidianamente la trasmissione, unico mezzo che le permette di "evadere". L'ottavo lavoro cinematografico di Danny Boyle (“Trainspotting”), spiazza critica e fan, proponendo un'atipica favola moderna che attinge dal romanzo "Le dodici domande" di Vikas Swarup, ambientata in un’India di fine millennio, povera e malsana. Sin dal principio del film, alle “risposte definitive” del quiz si alternano le spiegazioni che il protagonista dovrà dare alla polizia, le quali ci trasportano, tramite un sapiente uso del flashback, nel pieno delle complessità della realtà indiana, dove ad attori famosi che girano in elicottero, si allega la povertà dei bambini delle baraccopoli, costretti a corse sfrenate per scappare da attacchi di fanatici musulmani, o ad architettare sottili stratagemmi che consentano loro di guadagnare (rubando) ciò di cui necessitano per sostentarsi. Jamal vive in prima persona, seppur con l'innocenza di un bambino, la miseria e l’asprezza di quest'India degradata, nella quale è costretto a spalleggiarsi con il fratello Salim, in una continua lotta per la sopravvivenza che li farà crescere, facendo affiorare in loro personalità e scelte differenti, che li porteranno inevitabilmente verso destini diametralmente opposti. Boyle mostra di sapersi destreggiare egregiamente e con maturità anche in un nuovo continente, impadronendosi delle strade di Mumbai così come aveva fatto per Edimburgo in “Trainspotting”. La “banalità” della storia d’amore, con il seguente e scontato lieto fine, viene quindi messa in secondo piano, surclassata dalla vera protagonista, l’India, oggetto della fredda analisi del regista britannico, con le sue incongruenze sociali, le sue disparità classiste, ma anche talvolta con i suoi paesaggi e le sue tradizioni. La scelta del cast formato da bambini e adulti è ben curato, su tutti Dev Patel (già visto nella serie “Skins”) nel ruolo del protagonista e Anil Kapoor nei panni del conduttore dello show. Da perfetto contorno a tutta la vicenda funge la colonna sonora di Allah Rakha Rahman, famoso compositore sulla scena indiana, che riesce nel difficile intento di far sì che i ritmi delle sue canzoni formino un tutt’uno con la trama. Si capisce quindi che il film è tutt’altro che una semplicistica favola d’amore che, dopo un’infinita odissea, si conclude prevedibilmente in modo lieto: nella figura del protagonista, infatti, si riflette lo spirito di tutto un popolo, che si immedesima nell’ascesa verso il traguardo finale di Jamal, ed esulta, come fossero conquiste proprie, ad ogni risposta esatta del ragazzo. Questi quindi incarna propriamente il sogno di progresso e di sviluppo, culturale e sociale, di una nazione intera, che, chissà che un giorno, non finisca fatalmente per avverarsi.
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francesco2
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sabato 6 febbraio 2010
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un bluff "milionaire"......
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Un ragazzo che non ha mai studiato ma ha imparato tutto dalla vita(Vedi che bella(?)retorica sulla cultura "Pratica" contrapposta a quella "Libresca"!)decide di partecipare ad un gioco (Meritatamente?) famosissimo per ritrovare il suo amore già ritrovato ma poi di nuovo perduto,trova un aguzzino tale da metterlo in difficoltà e consegnarlo addirittura alla polizia(Ma non aveva che fare?), la quale dopo averlo torturato si convince che fosse sincero, giusto giusto per permettergli di vincereeeeeeeeeee!
Sì, perché lui sa praticamente tutto, quel poco che non sa lo intuisce...Sa per la vita che ha avuto, una carrellata di luoghi comuni come non ne vedevo da un pezzo, aguzzini che lo torturano(Ancora!), persone misteriosamente ritrovate ma poi rinnegate che alla fine (E qui il film si/ci dà il colpo di grazia) preferiscono morire che lasciare la sua bella nelle mani dello stronzo.
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Un ragazzo che non ha mai studiato ma ha imparato tutto dalla vita(Vedi che bella(?)retorica sulla cultura "Pratica" contrapposta a quella "Libresca"!)decide di partecipare ad un gioco (Meritatamente?) famosissimo per ritrovare il suo amore già ritrovato ma poi di nuovo perduto,trova un aguzzino tale da metterlo in difficoltà e consegnarlo addirittura alla polizia(Ma non aveva che fare?), la quale dopo averlo torturato si convince che fosse sincero, giusto giusto per permettergli di vincereeeeeeeeeee!
Sì, perché lui sa praticamente tutto, quel poco che non sa lo intuisce...Sa per la vita che ha avuto, una carrellata di luoghi comuni come non ne vedevo da un pezzo, aguzzini che lo torturano(Ancora!), persone misteriosamente ritrovate ma poi rinnegate che alla fine (E qui il film si/ci dà il colpo di grazia) preferiscono morire che lasciare la sua bella nelle mani dello stronzo.Chi sostenga che questo sia cinema d'autore parla, a volte, di cinema videoclip.Ma questo non è necessariamente un insulto ma neanche un complimento, non passiamo sempre da un estremo all'altro.E spero che qualcuno non scomodi "Forrst Gump":Quello è un meraviglioso saggio sulle coincidenze della vita e sul ruolo dell"Utile(In tutti i sensi)idiota,questa è solo una cretinaggine che finge di riscattare i più deboli.
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[+] cinema videoclip
(di marialop)
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roberta gilmore
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lunedì 25 gennaio 2010
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sopravvalutato
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un buon film, indubbiamente... ma non da vincere addirittura 8 oscar... assolutamente sopravvalutato!!!
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the lady on the hot tin roof
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domenica 24 gennaio 2010
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l'amore trascendente
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"Slumdog Millionaire". Letteralmente "il milionario dai bassifondi" ("slumdog" è "il cane dei bassifondi" ed indica dispregiativamente gli abitanti dei "slums", baraccopoli o bassifondi, comunque si vogliano chiamare le zone di estrema povertà delle grandi città), a differenza del titolo italiano capace soltanto di togliere la sottigliezza di significato all'originale, come spesso accade nelle traduzioni. L'eccesso boyliano è alla base di questo film ma assume una portata ben diversa: qui l'eccesso è la cruda realtà, la sporcizia, la disperazione e la violenza che dominano ancora oggi nelle zone povere di Mumbai e tutti gli elementi che compongono questo quadro tremendamente realistico sono resi alla perfezione dalla empatica fotografia di Anthony Dod Mantle.
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"Slumdog Millionaire". Letteralmente "il milionario dai bassifondi" ("slumdog" è "il cane dei bassifondi" ed indica dispregiativamente gli abitanti dei "slums", baraccopoli o bassifondi, comunque si vogliano chiamare le zone di estrema povertà delle grandi città), a differenza del titolo italiano capace soltanto di togliere la sottigliezza di significato all'originale, come spesso accade nelle traduzioni. L'eccesso boyliano è alla base di questo film ma assume una portata ben diversa: qui l'eccesso è la cruda realtà, la sporcizia, la disperazione e la violenza che dominano ancora oggi nelle zone povere di Mumbai e tutti gli elementi che compongono questo quadro tremendamente realistico sono resi alla perfezione dalla empatica fotografia di Anthony Dod Mantle. Tuttavia, era necessario un regista per definizione "eccessivo" e morbosamente attratto dai mali della società, ed in questo Danny Boyle è il massimo esponente, al fine di far volare questo film con la forza dell'immaginazione ed evitare che si riducesse a mero documentario. Il risultato è, secondo me, un capolavoro del cinema contemporaneo grazie all'originalità della storia e della sua messa in scena, con particolare menzione nei confronti del montaggio mozzafiato di Chris Dickens e della colonna sonora di A.R. Nahman, il cui ritmo è tale da far pulsare il sangue in tutto il corpo per tutta la durata del film. La sceneggiatura di Simon Beaufoy spazza via ogni retorica, passa attraverso il filtro del sense of humour, quello che fa ridere anche nel bel mezzo di una tragedia, ammicca a Bollywood verso la fine del film, parla con il linguaggio onesto e spontaneo di un bambino nella prima parte del film e costruisce un dramma familiare dal respiro epico in quella centrale. Bravissimi gli attori, da noi sconosciuti, anche se in patria qualcuno di loro è assai famoso: in particolare brilla per espressività il giovane protagonista, Dev Patel, capace di comunicare con un sorriso ciò che neanche dieci pagine di monologo potrebbero equiparare. Mentre scorrevano i titoli di coda le mie guance erano rosse ed il mio corpo danzava al ritmo della musica contro qualsivoglia meccanismo volontario avessi intenzione di attivare: consiglio fortemente di vedere questo film nelle sale cinematografiche per farvi coinvolgere completamente e mi avvio alla conclusione. Per me questo è sicuramente un film epico, in quanto è, in definitiva, una lunga e contrastata storia d'amore, trascendente rispetto al percorso di chi soffre immense perdite per arrivare, utilizzando le parole dell'istrionico e ambiguo conduttore televisivo Prem Kumar, interpretato alla perfezione da Anil Kapoor, "dalle stalle alle stelle" ed è la costante che guida le azioni eroiche, in senso non convenzionale, del protagonista.
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[+] de gustibus...
(di gianni b.)
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