Revolutionary Road |
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Un film di Sam Mendes.
Con Kate Winslet, Leonardo DiCaprio, Kathryn Hahn, David Harbour, Ryan Simpkins.
continua»
Titolo originale Revolutionary Road.
Drammatico,
durata 119 min.
- USA, Gran Bretagna 2008.
- Universal Pictures
uscita venerdì 30 gennaio 2009.
MYMONETRO
Revolutionary Road ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
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tra sogni e benpensanti
di olgaFeedback: 0 |
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sabato 7 febbraio 2009 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Dopo dodici anni, rieccoli insieme, per fortuna profondamente cambiati in meglio e più maturi, anche se non vogliono sentirselo dire! Questa volta il naufragio non avviene in mare ma su uno sfondo di linde case americane anni ’50 dai colori confetto e prende spunto da un’opera letteraria, non dalla cronaca. Il soggetto è tratto infatti da un romanzo di Richard Yates, autore poco noto e oggi rivalutato, che demolisce a colpi di piccone l’immagine del sogno americano e della famigliola di quegli anni conformisti e pieni di sepolcri imbiancati. Nel film, come avviene un po’ per tutte le opere di Sam Mendes, tutto sembra già chiaro dalle due sequenze che scorrono prima dei titoli di testa: si tratta solo di aspettare che il dramma si compia. Ma l’attesa, pur se ognuno capisce dove si andrà a finire, è di quelle che ti tiene sospesa, tale è l’incalzare e crescendo dell’angoscia, tale la rarefazione delle parole o il loro mutasi in urlo, tale è la bravura dei due attori. Lei specialmente, devo ammetterlo, è stata una sorpresa, poiché finora l’avevo vista come interprete sostanzialmente insignificante. Eccola invece nel ruolo di una donna vera, April, che non accetta la condizione che i tempi e il suo essere moglie le hanno preparato al posto dei sogni. E’ l’eterno conflitto tra aspirazioni e realtà, tra la purezza dei desideri giovanili e gli inevitabili compromessi del tempo che la coppia protagonista attraversa. April soprattutto vive la sua esistenza come una gabbia che via via le si stringe addosso e le pesa. Questo perché è la più forte, la più consapevole, la più ribelle, decisa a non rientrare nello stereotipo della mogliettina di quel periodo. Lui, Frank (Leonardo Di Caprio) è un uomo debole, influenzabile, sostanzialmente immaturo anche se scontento; prova ad assecondare il progetto della compagna, che gli prospetta un trasferimento a Parigi, meta ambita dei giovani americani di allora, per ricominciare daccapo e provare a realizzarsi . Ma il marito ben presto ritornerà sulle sue decisioni, complice un’inaspettata promozione e un altro evento altrettanto inaspettato. E’ l’ennesima delusione: la vicenda si avvita su se stessa, la coppia litiga, lui non si sente capito, si tradiscono a vicenda, arriva l’odio, lo svuotamento di ogni affinità o progetto. Proprio perché è la più ferita e lucida sarà April a provocare la tragica svolta finale. A fianco dei due personaggi principali, altri secondari, tra cui il figlio squilibrato di amici anziani perbenisti ed insulsi, mentre il folle (Michael Shannon) è in realtà l’unico ad aver capito cosa si agita dietro le apparenze e i rituali. Ben tratteggiata anche la coppa di amici con i suoi bravi scheletri nell’armadio e i colleghi d’ufficio, grigi e infelici senza saperlo, parte di quell’esercito di impiegati tutti uguali, anche nel cappello, che la metropolitana della grande città vomita fuori al mattino nell’orario d’ufficio. Grande la musica di Thomas Newman, drammatica e quasi da requiem in alcuni punti, capace di far lievitare quel senso di soffocante attesa di cui ho detto sopra. Non si può tacere poi della fotografia dilatata, bellissima nei primi piani di cui si colgono le minime vibrazioni e nei controluce dei due personaggi. Luce particolarmente intensa quella di molte scene, iperrealista, quasi un blocco-immagine nei momenti clou del racconto.
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