Andare a cinema e aspettarsi di assistere ad una storia d’amore, siamo sinceri, ad una grande storia d’amore… quanti di noi sono entrati in sala con questa aspettativa? E perché? Forse perché ancora conservavamo impresse nella memoria le scene spettacolari di Titanic, la grandezza di un amore che così bene avevano rappresentato i due protagonisti… quella stessa grandezza l’aspettavamo anche in quest’altro capolavoro, vero? Invece Revolutionary Road non è affatto una storia d’amore, Revolutionary Road ci racconta la negazione dell’amore, e ce la racconta con la stessa maestria e la stessa grandezza con cui in Titanic si raccontava una “grande storia d’amore”. Il film, infatti, riesce con profonda realtà a mettere a nudo la debolezza e la meschinità dell’animo umano in certe sue manifestazioni, anche di fronte all’amore. I due protagonisti, una apparentemente felice coppia sposata a cui non manca niente, si portano dentro, nell’apparenza delle loro vite vissute nell’amore, un rancore profondo per quello che la loro vita si aspettavano fosse e invece non è stata. E la loro vita è diversa da quello che avevano sempre sognato a causa proprio dell’amore, che li aveva costretti, con la nascita del primo figlio, a trasferirsi in una piccola cittadina, a condurre una vita lontana dalle loro aspirazioni e a diventare, lui, un impiegato nella fabbrica che un tempo aveva dato da vivere al padre e che fin da piccolo aveva odiato, lei, una casalinga che dovrebbe dare tutto il suo amore ai figli e accudire la casa. Questa situazione a lungo andare diventa insostenibile per entrambi e l’orgoglio prende il sopravvento sull’amore. In particolare, la moglie arriva a diventare cattiva, a progettare la fuga e quasi ci riesce, nascondendo tutto questo dietro una falsa volontà di far piacere al marito, se non fosse per quel bimbo che, come il primo, arriva inaspettato a far crollare tutti i suoi piani. Nemmeno l’amore materno per la creatura che porta in grembo frena l’orgoglio di una donna che sente la propria vita starle troppo stretta addosso. Quel bambino diventa un ostacolo a quella fuga che in realtà sta preparando esclusivamente per se stessa, così prova a disfarsene anche all’insaputa del marito. In queste scene è rappresentata tutta l’animalità del genere umano, il suo orgoglio e la sua inadeguatezza nell’affrontare certe situazioni di vita vissuta che, appunto, non sono sempre come ce le fanno vedere certi films. La donna diventa, in questa situazione, come quegli animali che mangiano i figli, ed è una cosa molto triste da vedere. Il marito, dal canto suo, pur avendo avuto un tempo le stesse aspirazioni e gli stessi desideri della moglie, riesce a trovare, nella vita che gli è toccata, la forza e la volontà di andare comunque avanti, anche con gioia, grazie all’amore che ha per la sua famiglia, in primo piano la moglie. La sua famiglia diventa il suo unico scopo di vita e solo per essa accetta la mediocrità di un lavoro a cui non ha mai aspirato. Tra i due protagonisti il più realista e, perché no, il più coraggioso, resta proprio l’uomo, perché il coraggio sta nell’affrontare la vita di tutti i giorni, no nello scappare da essa, per quanto possa essere dura. Per concludere con un paragone letterario, è come stabilire chi sia più coraggioso, l’ Ulisse di Omero che torna a casa o quello di Joyce che continua il suo viaggio solitario nel mondo senza tornare alla sua terra? Ebbene, secondo me il primo: è coraggioso l’uomo che affronta la vita, no quello che scappa.
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giuver
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domenica 8 febbraio 2009
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attenzione invece x damisp!
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Mi meraviglio che la redazione abbia "passato" il tuo commento sgradevole se non inopportuno! Un consiglio per te: ognuno è libero di avere la sua opinione ma quantomeno mettila nel tuo spazio e non in commento alla recensione di un altro utente! Così vai a rovinare lo scritto di chi, a differenza tua, ha trovato il film tutt'altro che "una mezza cagata" (volendo usare il tuo oxfordiano linguaggio) e anzi, ha parlato di passioni e sentimenti che il film trasmette ma che probabilmente solo tu non hai recepito.
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sirio
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domenica 8 febbraio 2009
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linguaggio oxfordiano...
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Non mi è piaciuto il film e nemmeno il commento di vergiu, e soprattutto trovo assurdo il paragone con l'Ulisse omerico o di Joyce, ma da questo ad usare linguaggi da caserma... è una cosa così bella, in un momento di generale appiattimento televisivo, avere degli spazi di discussione dove sentirsi spettatori cinefili e critici, da evitare di inquinare con un linguaggio da bassa caserma. Lasciamo le "mezze cagate" al Grande Fratello di Mediaset o a "Dimmi la verità" della RAI. Qui abbiamo di meglio, da proporre la nostra opinione.
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vergiu
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domenica 8 febbraio 2009
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commenti costruttivi
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E' bello leggere interventi interessanti, anche se non in sintonia con il tuo, ciò che non piace è leggere commenti poco costruttivi come quello di danisp. Sirio, perchè trovi poco inopportuno il confronto? Naturalmente il mio paragone si ferma solo al "coraggio di affrontare la vita"... mi piacerebbe ricevere una risposta! Cmq grazie per il tuo intervento!!
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vergiu
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domenica 8 febbraio 2009
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ops...
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volevo dire poco opportuno!Scusatemi!
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sirio
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domenica 8 febbraio 2009
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il coraggio di affrontare la vita
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Il coraggio di affrontare la vita... mi sembra purtroppo che nel film non si tratti mai di tale argomento, che comunque è un archetipo nel cinema. Nei due personaggi non ho visto mai alcuna forma di coraggio, nemmeno nel figlio folle. O meglio, il figlio folle mi è sembrato il classico, stantio "pazzo" che essendo pazzo può dire ciò che vuole... ma qui siamo alle radici dello spettacolo. E non sono per niente d'accordo con la nomination all'Oscar per tale attore. Parliamone.
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vergiu
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domenica 8 febbraio 2009
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parte 1
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Indubbiamente hai ragione nel pensare che il “coraggio” non è l’elemento principale del film. I due protagonisti cercano entrambi di scappare dalla loro vita e nemmeno Leo (che alla fine è quello tra i due che rimane un pò più con i piedi per terra e comincia ad accettare la sua vita) agisce con convinzione e “coraggio”. Ma dire che il film non tratta proprio questo argomento per me non è giusto. Il ruolo interpretato da Leo è stato bollato come codardo da alcuna critica e, la stessa moglie, nel film, lo definisce un fallito perché non va oltre la vita che ha. Ho pensato che il film, tra le righe, volesse evidenziare anche questo: due persone a confronto che partono dalla stessa voglia di vivere e realizzare le loro alte aspirazioni ma poi, come spesso succede, si scontrano con quella che è la vita, dura e piena di rinunce.
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Indubbiamente hai ragione nel pensare che il “coraggio” non è l’elemento principale del film. I due protagonisti cercano entrambi di scappare dalla loro vita e nemmeno Leo (che alla fine è quello tra i due che rimane un pò più con i piedi per terra e comincia ad accettare la sua vita) agisce con convinzione e “coraggio”. Ma dire che il film non tratta proprio questo argomento per me non è giusto. Il ruolo interpretato da Leo è stato bollato come codardo da alcuna critica e, la stessa moglie, nel film, lo definisce un fallito perché non va oltre la vita che ha. Ho pensato che il film, tra le righe, volesse evidenziare anche questo: due persone a confronto che partono dalla stessa voglia di vivere e realizzare le loro alte aspirazioni ma poi, come spesso succede, si scontrano con quella che è la vita, dura e piena di rinunce. A questo punto a ognuno tocca decidere se fuggire con l’illusione di approdare in terre più felici e lasciarsi qualche scheletro alle spalle o se affrontare le
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vergiu
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domenica 8 febbraio 2009
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parte 2
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proprie responsabilità. Io considero più coraggioso chi compie la seconda scelta, come fa Leo nel film o come fa l’Ulisse di Omero rispetto a quello di Joyce. Ripeto, sicuramente non è l’elemento principale del film ma comunque ho voluto sottolineare come i due protagonisti agiscano differentemente di fronte al senso di insoddisfazione per la vita che li accomuna. Il paragone, che forse ad alcuni può sembrare forzato, voleva evidenziare questo aspetto del film, il coraggio di andar avanti restando coi piedi per terra piuttosto che aspirare sempre a ciò che non si ha o non si è potuto realizzare. Questo è un lato, seppur un po’ nascosto, che mi ha colpito molto nella storia dei due protagonisti.
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proprie responsabilità. Io considero più coraggioso chi compie la seconda scelta, come fa Leo nel film o come fa l’Ulisse di Omero rispetto a quello di Joyce. Ripeto, sicuramente non è l’elemento principale del film ma comunque ho voluto sottolineare come i due protagonisti agiscano differentemente di fronte al senso di insoddisfazione per la vita che li accomuna. Il paragone, che forse ad alcuni può sembrare forzato, voleva evidenziare questo aspetto del film, il coraggio di andar avanti restando coi piedi per terra piuttosto che aspirare sempre a ciò che non si ha o non si è potuto realizzare. Questo è un lato, seppur un po’ nascosto, che mi ha colpito molto nella storia dei due protagonisti. Per quanto riguarda la nomination all’oscar mi trovi molto d’accordo. Infatti , a mio modo di vedere, il ruolo del “pazzo” è il meno opportuno del film. Rappresenta il classico errore di molti film nei quali si sente l’esigenza di avere un personaggio che spieghi come dovrebbero andare le cose,
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vergiu
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domenica 8 febbraio 2009
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parte 3
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quasi il pubblico non fosse in grado di arrivarci da solo. E’ fin troppo poco realistico, poi, che con i suoi scarsi interventi riesca sempre a capire tutto di tutti come per magia. Al di là del discutibile ruolo, non vedo nemmeno l’interpretazione all’altezza di un oscar. L’attore mi è sembrato poco bravo ad interpretare la parte rivelando il suo personaggio alla fine ben meno “pazzo” di quello interpretato dalla stessa Kate Winslet. Forse più che pazzo, lo considererei un emarginato sociale a causa del suo disprezzo per la società dell’epoca.
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roby
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lunedì 9 febbraio 2009
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frank, l'egoista!
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se è vero che il "pazzo" dice la verità, se ricordi bene ad un certo punto insinua che Frank abbia ingravidato April apposta, per non partire. Questo il punto! Quando Frank accusa April di essere una cattiva madre è il momento in cui mostra tutta la sua basezza d'animo. Perché mente, non vuole partire, ha già un'amante, si disinteressa completamente della moglie. Non l'ama. L'aiuto che le porge serve solo a lavarsi la coscienza sporca. E' destinato ad essere un frustrato infelice come tutti gli altri. April ad un certo punto dice che ci vuole coraggio per vivere la vita che si vuole, in realtà loro la vita la subiscono.Quello che voglio dire è che i personaggi sono alla pari, entrambi immaturi, entrambi egoisti, entrambi mentono, entrambi non si amano più.
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se è vero che il "pazzo" dice la verità, se ricordi bene ad un certo punto insinua che Frank abbia ingravidato April apposta, per non partire. Questo il punto! Quando Frank accusa April di essere una cattiva madre è il momento in cui mostra tutta la sua basezza d'animo. Perché mente, non vuole partire, ha già un'amante, si disinteressa completamente della moglie. Non l'ama. L'aiuto che le porge serve solo a lavarsi la coscienza sporca. E' destinato ad essere un frustrato infelice come tutti gli altri. April ad un certo punto dice che ci vuole coraggio per vivere la vita che si vuole, in realtà loro la vita la subiscono.Quello che voglio dire è che i personaggi sono alla pari, entrambi immaturi, entrambi egoisti, entrambi mentono, entrambi non si amano più. Tu invece hai voluto salvare Frank.
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roby
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lunedì 9 febbraio 2009
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2
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errata corrige: bassezza d'animo ;-)
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lenticchia80
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venerdì 20 febbraio 2009
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hai visto un altro film
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Secondo me hai visto un altro film, questo film è vero proprio perchè nn ci sono nè vinti nè vincitori! A Frank si deve la colpa di non avere abbastanza coraggio da lasciarsi la sua vita mediocre alle spalle, ad April quella di essere troppo immatura e sognatrice.Frank lo fa apposta a mettere incinta April proprio xkè nn ha le palle per ricominciare una nuova vita. April abortisce xkè se ricordi Frank le dice "Allora che ci fai ancora qui in questa casa, xkè porti in grembo il mio bambino". April scappa ed urla a Frank di lasciarla in pace perchè ha bisogno di pensare. E così decide di abortire per rompere qualsiasi legame con Frank (se ne andrà dalla sua casa e nn porterà più in grembo il suo bambino!)e x morire (se ricordi bene dopo la 12sima settimana ci sarebbero stati rischi per lei e il bambino).
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Secondo me hai visto un altro film, questo film è vero proprio perchè nn ci sono nè vinti nè vincitori! A Frank si deve la colpa di non avere abbastanza coraggio da lasciarsi la sua vita mediocre alle spalle, ad April quella di essere troppo immatura e sognatrice.Frank lo fa apposta a mettere incinta April proprio xkè nn ha le palle per ricominciare una nuova vita. April abortisce xkè se ricordi Frank le dice "Allora che ci fai ancora qui in questa casa, xkè porti in grembo il mio bambino". April scappa ed urla a Frank di lasciarla in pace perchè ha bisogno di pensare. E così decide di abortire per rompere qualsiasi legame con Frank (se ne andrà dalla sua casa e nn porterà più in grembo il suo bambino!)e x morire (se ricordi bene dopo la 12sima settimana ci sarebbero stati rischi per lei e il bambino). Frank nn diventa un padre amorevole, vive divorato dal senso di colpa (la scena della panchina, struggente!), ma ad April nn è andata meglio: lo ribadisco hai visto un altro film!
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campeador
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martedì 14 gennaio 2014
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il ruolo della donna
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Ho trovato il tuo commento davvero interessante e perspicace, complimenti!! Non sono d'accordo, tuttavia, nel ritenere l'uomo il più corraggioso. Credo che bisognerebbe riflettere maggiormente sul ruolo imposto alla donna nella società di quel tempo (e spesso e volentieri anche in quella dei giorni nostri). Certamente tra i due il più realista è l'uomo, però le sue rinunce sono più "facili", più indolore. Per la donna la rinuncia, invece, equivale ad accontentarsi di rimanere in casa ad allevare i figli.Nella mia personale visione, credo anche io che la donna dovrebbe trovare la maggiore fonte della propria felicità nel occuparsi del focolare domestico e crescere i figli dell'uomo che ama, dal quale, naturalmente, deve ricevere amore e rispetto.
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Ho trovato il tuo commento davvero interessante e perspicace, complimenti!! Non sono d'accordo, tuttavia, nel ritenere l'uomo il più corraggioso. Credo che bisognerebbe riflettere maggiormente sul ruolo imposto alla donna nella società di quel tempo (e spesso e volentieri anche in quella dei giorni nostri). Certamente tra i due il più realista è l'uomo, però le sue rinunce sono più "facili", più indolore. Per la donna la rinuncia, invece, equivale ad accontentarsi di rimanere in casa ad allevare i figli.Nella mia personale visione, credo anche io che la donna dovrebbe trovare la maggiore fonte della propria felicità nel occuparsi del focolare domestico e crescere i figli dell'uomo che ama, dal quale, naturalmente, deve ricevere amore e rispetto. Tuttavia i tempi sono cambiati (e non solo per la crisi economica che impone il doppio stipendio). Non me la sentirei di condannare, ne tantomeno di tacciare di "scarso amore" per la famiglia, il comportamento di una donna che, insime al proprio ruolo di moglie e madre, voglia coltivare le proprie passioni, realizzare le proprie aspirazioni lavorative.
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