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La battaglia dei tre regni e gli eroi di John Woo

John Woo adatta per il grande schermo un romanzo del XIII secolo.
di Emanuele Sacchi

John Woo: il cantore degli eroi

martedì 20 ottobre 2009 - Approfondimenti

John Woo: il cantore degli eroi
L'Eroe, quello con la A maiuscola, costituisce quasi un sottogenere nel cinema di Hong Kong. In buona parte grazie alla lezione di Chang Cheh (o Zhang Che, a seconda delle traslitterazioni), quella di un cinema in cui l'eroe, spesso in contrasto con le autorità, fosse al centro e attorno a lui, ai suoi amici fidati e alle sue nemesi, ruotasse tutto il film. A differenza del grande King Hu – l'altro maestro del wu xia pian anni '60 e '70 – in Cheh è lo stesso stile a piegarsi alle esigenze del superomismo macho, con ampio uso di zoom e ralenti che arrivino allo scopo senza tante storie. John Woo, che di Chang Cheh fu allievo, ha fatto tesoro di quell'intuizione per fare della sua carriera un monumento alla celebrazione dell'eroismo, per l'entusiasmo dei fan e dei vari emuli che hanno invano tentato di riprodurne lo stile e per il dileggio o lo scetticismo dei molti detrattori. Un linguaggio forte, semplice e diretto, ideato per impressionare e conquistare senza intermediazioni, non può che portarsi appresso delle critiche, con le quali Woo ha sempre convissuto. Una carriera ormai ultratrentennale (primo lungometraggio The Young Dragons nel 1973) che l'ha visto, specie all'inizio, alle prese con la commedia – un titolo per tutti, Plain Jane to the Rescue – ma in seguito sempre più con il noir e il gangster movie, fino al trittico costituito da A Better Tomorrow 1 e 2 e The Killer che lo ha reso immortale, conquistando Quentin Tarantino, i Cahiers du Cinéma e moltitudini di neo-fan del(l'allora) misterioso cinema di Hong Kong. Tanto da portare John Woo a Hollywood, acclamato come un nume dell'action movie. La trasferta hollywoodiana, ormai giudicabile col senno del poi e con sguardo distaccato, è fatta di luci ed ombre: un solo film all'altezza della sua fama, quel Face Off che reinventa le regole del noir rimescolando le identità di Eroe e Anti-eroe, una perla poco capita (Windtalkers) e il resto da dimenticare o quasi. Ma il ritorno a casa è tutt'altro che mesto e in sordina: John, con il consueto approccio temerario, prende di petto una delle battaglie più importanti della storia cinese, raccontata – e fortemente riadattata a scopo narrativo - in un romanzo del tredicesimo secolo di Luo Guanzhong, per restituirle lo spirito originario e mettere in scena un kolossal epico per proporzioni e realizzazione.

Da Il romanzo dei Tre Regni a La battaglia dei Tre Regni
Dal mio punto di vista – afferma lo stesso Woo - gli aspetti più interessanti de "Il romanzo dei Tre Regni" non sono i suoi personaggi soprannaturali, idealizzati dall'autore, ma il vero eroismo che mostrano i protagonisti. Nel mondo ci sono diversi tipi di eroi, ma a me piacciono quelli che sono esseri umani, veri. Vedo molte similitudini in quello che per me caratterizza un eroe e i protagonisti dei Tre Regni".
Il romanzo di Luo Guanzhong è tuttora un libro molto letto in tutto l'Estremo Oriente e negli anni ha ispirato ogni genere di fumetti, manga e videogiochi. Personaggi come Zhuge Liang, l'elegante stratega che non prende parte alla battaglia ma la studia e comprende prima ancora che essa abbia luogo, o Zhou Yu, eroe indomito, romantico e infallibile (molto meno nel romanzo che nel film di Woo, in verità), non potevano essere affidati a due attori qualsiasi. E John Woo propende per un suo beniamino come Tony Leung, per lungo tempo sotto la sua ala prima di divenire star internazionale, e per il bel Takeshi Kaneshiro, con cui sin qui non aveva mai lavorato ma che insieme a Leung, complice la mano di Wong Kar-wai, ha già regalato momenti indimenticabili dalle parti di Hong Kong Express. Ma sono molti i personaggi in gioco e molti gli attori di grido utilizzati, da Chang Chen a Vicki Zhao, sino al giapponese Shidou Nakamura, apprezzato caratterista (Lettere da Iwo Jima, Ping Pong) che qui non può che interpretare il kamikaze della situazione – è noto che John tra i molti pregi non ha mai avuto quello di usare il fioretto - per un corpus narrativo che nella versione originale supera le quattro ore. La versione rimaneggiata da Woo per l'Occidente, lunga quasi due ore in meno, leva spazio a molte vicende collaterali e a farne le spese sono più le storie d'amore (tra cui quella deliziosa che vede protagonista il personaggio di Vicki Zhao) che le scene di battaglia, impressionanti per meticolosità e coreografia. Qualche cifra per rendere l'idea delle proporzioni di La battaglia dei Tre Regni: 8 mesi solo per costruire le navi, delle quali la più grande misura 38 metri. Per ricreare Red Cliff è stato costruito un monte di 12 metri e mezzo d'altezza, completo di fortezza e torre di controllo in cima. 203 giorni di riprese, 80 milioni di dollari di budget. Per una volta ben spesi fino all'ultimo centesimo.

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