nedbill
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venerdì 16 maggio 2008
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i coen si trasportano in un paese per tutti.
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I Coen ci trasportano in un paese che per vecchi decisamente non è, ma neanche per giovani. Nessuno si vorrebbe trovare alle calcagna un killer spietato come quello interpretato dal sempre bravo Javier Bardem. Uccide in un modo insolito, senza nessun sentimento leggibile negli occhi. Come un vero killer. Di quelli che solo la celluloide sa regalare, ma non celluloide di basso livello. I Coen hanno dimostrato nei film precedenti, di avere un talento innato a narrare una storia attraverso campi lunghi, primi piani e piani americani, e questo film ne é la consacrazione definitiva. Quando un uomo fondamentalmente onesto (Josh Brolin) decide di tenere una valigetta stracarica di denaro trovata in mezzo al deserto, onesto non lo è più.
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I Coen ci trasportano in un paese che per vecchi decisamente non è, ma neanche per giovani. Nessuno si vorrebbe trovare alle calcagna un killer spietato come quello interpretato dal sempre bravo Javier Bardem. Uccide in un modo insolito, senza nessun sentimento leggibile negli occhi. Come un vero killer. Di quelli che solo la celluloide sa regalare, ma non celluloide di basso livello. I Coen hanno dimostrato nei film precedenti, di avere un talento innato a narrare una storia attraverso campi lunghi, primi piani e piani americani, e questo film ne é la consacrazione definitiva. Quando un uomo fondamentalmente onesto (Josh Brolin) decide di tenere una valigetta stracarica di denaro trovata in mezzo al deserto, onesto non lo è più. La gente gli muore davanti, di fianco e intorno ma lui non si ferma. Il potere dei soldi facili. Uno sceriffo (Tommy Lee Jones)che è troppo vecchio di fronte a tanta violenza e il suo vice che è troppo giovane per prendere troppo sul serio tutto L'orrore e il sangue che gli si para davanti. I fratelli Coen con questo film ci inseriscono in un mondo (il confine Messicano) che non è di nessuno. Nessuno lo possiede. Ne i più anziani e saggi,ne i trafficanti di droga ne gli uomini onesti, seppur con tanto ingegno. Una natura selvaggia dove sopravvive solo chi spara più in fretta e possibilmente alle spalle,dove sopravvive chi ha fortuna con il lancio della moneta, un mondo dove i soldi facili non hanno valore, un mondo dove i killer oltre a essere psicopatici non usano armi convenzionali per uccidere.
Le ambientazioni sono polverose,aride e calde, quasi a sottolineare la pericolosità dei luoghi. Ma niente serpenti assonagli in giro. Niente coyote o bestie feroci. L'unica bestia in questo deserto è l'uomo e non c'è modo di fermarlo. Vedetelo e amatelo. Un film per tutti che va apprezzato per la perla che è.
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catilina
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sabato 30 gennaio 2010
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l'antonioni fiammingo
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Il deserto e il suo silenzio ingombra da subito lo schermo di "No Country For Old Men". La voce vissuta dello sceriffo Bell accompagna le fotografie del Texas che scorrono sublimi. Sembra una mostra di Caspar David Friedrich in versione yankee.
Il capolavoro dei Coen è un thriller multiforme, composto di tre storie che la trama lega fra loro. La fissità di pensiero e azione dei tre protagonisti rende vano ogni tentativo di contatto, che in fatti il beffardo montaggio alternato non mai realizzerà, se non via telefono ovvero tra morto e vivo.
Llewelyn Moss è un operaio cui piace cacciare, e quando capita sul luogo di una strana resa dei conti fra narcotrafficanti, decide di intraprendere un viaggio disperato, che certo lo condurrà alla morte.
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Il deserto e il suo silenzio ingombra da subito lo schermo di "No Country For Old Men". La voce vissuta dello sceriffo Bell accompagna le fotografie del Texas che scorrono sublimi. Sembra una mostra di Caspar David Friedrich in versione yankee.
Il capolavoro dei Coen è un thriller multiforme, composto di tre storie che la trama lega fra loro. La fissità di pensiero e azione dei tre protagonisti rende vano ogni tentativo di contatto, che in fatti il beffardo montaggio alternato non mai realizzerà, se non via telefono ovvero tra morto e vivo.
Llewelyn Moss è un operaio cui piace cacciare, e quando capita sul luogo di una strana resa dei conti fra narcotrafficanti, decide di intraprendere un viaggio disperato, che certo lo condurrà alla morte. L'occasione di Llewelyn non è di cambiare identità; sono due milioni di dollari, più un mitra e una pistola, e tanti chili di cocaina lasciati su la scena della strage.
La voce di Ed Tom Bell quando fa da narratore, suona abbattuta, preannunzia la vanità di ogni sforzo che lo sceriffo compirà per attuare la legge o almeno per salvare Llewelyn. La volontà di far qualcosa per sentirsi uomo è quello stesso impulso che Michelangelo Antonioni aveva impresso al suo David Locke, e che i Coen riprendono dal regista italiano per creare quei desolati Llewelyn e Bell.
Anton Chigurh condivide con gl'altri la disperazione di un personaggio che la trama non riesce a cambiare. E' diverso tuttavia, classico nel senso che è un folle. La sua è volontà di ammazzare, con ogni tecnica, fosse pure un'ingombrante bombola d'ossigeno collegata a una pistola da macello.
Nel deserto texano che sconfina in Messico, la musica non serve, suonano già quanto basta i sussurri del silenzio. E quando la scena si sposta in luoghi civilizzati, sono sempre i rumori a risonare, a far degli oggetti un motivo poetico, particolari impressi su la pellicola con fiamminga cura. Per tutto ciò regge il pretesto poetico di un silente deserto che ha invaso l'animo di chi vorrebbe agire. In verità è la fissazione dell'immagine la cifra poetica della pellicola dei Coen. Se la storia e la trama hanno una verosimiglianza assicurata dalla tradizione filmica stessa, intere scene e personaggi si rivelano privi di senso. La più thrillante scena della pellicola è quella che si svolge nelle stanze del Regal Motel, dove Llewelyn, i messicani e Anton si trovano vicini. Quanto a rigore razionale la scena in questione è un monstrum cinematografico: è in realtà impossibile che le azioni si siano svolte in quel modo. Non diversamente Carson Wells è privo di storia, e la profonda conoscenza di Anton di cui va fiero, lo fa inciampare in misera fine, che poi non è chiaro come un tale sprovveduto possa vantarsi di conoscere a fondo il killer più pazzo della storia del cinema.
La verosimiglianza poetica è dai Coen fatta a pezzi, e la continuità della storia è ricostruita per via dei particolari descritti e sentiti, e di un senso percepibile che non sia basato su la coerenza tra immagine e azione. Tutto funziona alla grande, dopo il totale cortocircuito di ogni meccanismo filmico. Sono sublimi fotografie, come le undici che aprono la scena, che si succedono ventiquattro al secondo per tutta la pellicola. E quell' auto che appare d'un tratto, e ti fa saltare sul divano, ti fa credere che è solo il solito deficiente che è passato col rosso. Ed è in vece molto di più, è il grande cinema dei giorni nostri.
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g. romagna
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sabato 6 marzo 2010
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non è un paese per vecchi
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Estremo sud degli Stati Uniti. Anton, uccisore seriale, sta seminando cadaveri. Tra le sue vittime appositamente scelte finisce anche una banda di narcotrafficanti. Llewelyn, uomo del posto, si trova sul luogo del delitto e, in una delle macchine ivi rimaste, trova una valigia con dentro un'enorme somma di denaro. Anton, che stava tornando in quel momento per recuperarla, cerca di ucciderlo. Llewelyn riesce a scappare con i soldi lasciando lì il suo pick-up, ed Anton riesce a risalire alla sua identità dal numero di telaio; poi, grazie ad una ricetrasmittente che era nascosta dentro la valigia, si mette sulle sue tracce. La caccia all'uomo è senza esclusione di colpi.
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Estremo sud degli Stati Uniti. Anton, uccisore seriale, sta seminando cadaveri. Tra le sue vittime appositamente scelte finisce anche una banda di narcotrafficanti. Llewelyn, uomo del posto, si trova sul luogo del delitto e, in una delle macchine ivi rimaste, trova una valigia con dentro un'enorme somma di denaro. Anton, che stava tornando in quel momento per recuperarla, cerca di ucciderlo. Llewelyn riesce a scappare con i soldi lasciando lì il suo pick-up, ed Anton riesce a risalire alla sua identità dal numero di telaio; poi, grazie ad una ricetrasmittente che era nascosta dentro la valigia, si mette sulle sue tracce. La caccia all'uomo è senza esclusione di colpi. Nel frattempo, il boss dei narcotrafficanti, tramite un suo intermediario, cerca di recuperare il malloppo. Le cose per lui non vanno però per il verso giusto. Anche la moglie di Llewelyn viene coinvolta nella questione, ed il marito cerca di salvarla portandola ad El Paso e caricandola sul primo aereo possibile... Incalzante, crudo ed avvincente, con questo film i Coen danno un ulteriore prova della loro consistente capacità filmica. Non è forse il migliore dei loro lavori, ma sicuramente quello in cui la concezione morale che attraversa tutto il loro corpus cinematografico si esplica con maggior forza e chiarezza. Il quadro è, però, bisogna dirlo, piuttosto desolante: è la violenza a farla da padrona ed a dominare qualunque individuo, in una spirale dalla quale è impossibile uscire una volta che vi si viene risucchiati. Chi ne ha a che fare quotidianamente pur senza esserne complice, un po' per assuefazione ed un po' per desiderio di tranquilla sopravvivenza, ha cercato di somatizzarla e - seppur, inevitabilmente, non con grandi risultati - di viverla, nonostante tutta la sua drammaticità, come se fosse una componente dell'esistenza da dare per assodata. Come in Sam Peckinpah, con la differenza che qui, alla fine dei giochi, sono sempre i cattivi a farla franca ed i bambini - almeno loro! - sono risparmiati da questa connotazione violenta e malvagia. Bravissimo Javier Bardem nel ruolo di Anton.
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moretti.
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lunedì 26 luglio 2010
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i coen vanno oltre la violenza visiva.
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In America il Texas è anche il deserto dell'anima. E proprio in questa terra arida lo sceriffo Bell si trova a dover osservare impotente la fuga di un uomo braccato da un folle killer. Che i Coen siano grandi non c'è dubbio e film di ampia varietà(sia di toni che di generi) lo dimostra.
"Non è un paese per vecchi" aldilà dell'apparenza del genere thriller, si rivela molto più profondo di quanto sembri. Dove altri registi si sarebbero fermati a mostrare la violenza e basta i Coen ci mostrano altro. Uccidere ferisce la nostra anima fino a dissanguarla ed è quello che succede a Moss, il protagonista, e il suo inseguitore, Chigurh.
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In America il Texas è anche il deserto dell'anima. E proprio in questa terra arida lo sceriffo Bell si trova a dover osservare impotente la fuga di un uomo braccato da un folle killer. Che i Coen siano grandi non c'è dubbio e film di ampia varietà(sia di toni che di generi) lo dimostra.
"Non è un paese per vecchi" aldilà dell'apparenza del genere thriller, si rivela molto più profondo di quanto sembri. Dove altri registi si sarebbero fermati a mostrare la violenza e basta i Coen ci mostrano altro. Uccidere ferisce la nostra anima fino a dissanguarla ed è quello che succede a Moss, il protagonista, e il suo inseguitore, Chigurh. Quest'ultimo sembra essere più un guscio vuoto, un pezzo di carne senz'anima che uccide per motivi personali, ignorando il denaro e calpestando la vita umana. Quella di Moss è una fine inevitabile. Messo di fronte al male dell'uomo e alle nefandezze di cui è capace, l'uomo comune(o quasi) come lui può solo soccombere.
Lo sceriffo Bell, spettatore passivo che vorrebbe essere attivo, si scopre incapace di affrontare e gestire tutte le morti che gli si presentano e abbandona una lotta che sa già di aver perso in partenza.
Dei quattro Oscar forse sarebbe stato meglio dare a "Il Petroliere" quello come miglior film e prendere quello per la miglior fotografia al sempre nominato e mai vincitore Roger Deakins.
Eccellente Bardem, qui al suo meglio dopo "Mare Dentro", tanto da mettere in ombra i pur sempre bravi Tommy Lee Jones e Josh Brolin. E' bello vedere anche che Kelly McDonald non è rimasta la ragazza di Trainspotting ma che è maturata come per bene.
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ivan91
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martedì 24 agosto 2010
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la malvagità umana
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un film diretto benissimo dai grandi fratelli chen che con questo lavoro toccano l'apice della carrriera realizzando un film sulla malvagità umana e su come questa possa distruggere il vecchio per far posto al nuovo dove non esistono regole e principi; la società sta andando a pezzi è questo quello che il film vuole trasmettere alllo spettatore e il loro intento è quello di mostrare un briciolo di umanità in un mondo che è gorvenato dalla follia ci riescono grazie alllo sceriffo tommy lee jones. un film che non finisce bene e che lascia denttro un inspiegabile malessere. il sogno finale non e altro che una metafora quel "poi mi sono svegliato" indica che lo sceriffo pè tornato alla cruda realtàe il suo stesso sogno è un utopia.
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un film diretto benissimo dai grandi fratelli chen che con questo lavoro toccano l'apice della carrriera realizzando un film sulla malvagità umana e su come questa possa distruggere il vecchio per far posto al nuovo dove non esistono regole e principi; la società sta andando a pezzi è questo quello che il film vuole trasmettere alllo spettatore e il loro intento è quello di mostrare un briciolo di umanità in un mondo che è gorvenato dalla follia ci riescono grazie alllo sceriffo tommy lee jones. un film che non finisce bene e che lascia denttro un inspiegabile malessere. il sogno finale non e altro che una metafora quel "poi mi sono svegliato" indica che lo sceriffo pè tornato alla cruda realtàe il suo stesso sogno è un utopia.ormai è sempre digfficile trovere un fuoco da qualche parte, oscar meritatissimi.
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shadow
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sabato 23 ottobre 2010
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agghiacciante...
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Tratto dal romanzo di Cormac McCarthy, Non è un paese per vecchi è una violenta storia che si svolge nel Texas: Llewelyn Moss, un semplice operaio veterano del vietnam, trova per caso una borsa contenente somma di denaro esorbitante. Troppo denaro per lasciarlo lì, così dopo aver deciso di tenersi i soldi, l'uomo si troverà a dover scappare sia da una banda di banditi messicani, sia da Chigurh, uno psicopatico assassino assoldato per recuperare il denaro. Alla violenza e al male che rappresenta Chigurh si contrappone l'umanità e il bene simboleggiato dallo sceriffo Ed Tom Bell, un vecchio nostalgico, il quale non riesce a comprendere la violenza in cui si trova l'america, un paese non per vecchi.
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Tratto dal romanzo di Cormac McCarthy, Non è un paese per vecchi è una violenta storia che si svolge nel Texas: Llewelyn Moss, un semplice operaio veterano del vietnam, trova per caso una borsa contenente somma di denaro esorbitante. Troppo denaro per lasciarlo lì, così dopo aver deciso di tenersi i soldi, l'uomo si troverà a dover scappare sia da una banda di banditi messicani, sia da Chigurh, uno psicopatico assassino assoldato per recuperare il denaro. Alla violenza e al male che rappresenta Chigurh si contrappone l'umanità e il bene simboleggiato dallo sceriffo Ed Tom Bell, un vecchio nostalgico, il quale non riesce a comprendere la violenza in cui si trova l'america, un paese non per vecchi. Diretto magistralmente dai fratelli coen e interpretato da un cast eccellente dove Javier Bardem da volto a uno dei più terribili antagonisti della storia cinematografica, Non è un paese per vecchi non è niente di meno che un capolavoro. Mirabolante caso di film privo di colonne sonore ma che riesce lo stesso a tenere col fiato sospeso tutto il tempo lo spettatore.
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armilio
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mercoledì 15 agosto 2012
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la presunzione dell'uomo
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Già Machiavelli, 500 anni fa, parlava della fortuna come di una componente fondamentale delle nostre vite: non si può evitare di essere investiti dalla sfortuna o dal destino avverso, l'abilità sta nello sfruttare al massimo i momenti migliori e nel limitare i danni in quelli peggiori.
Eppure l'uomo, per sua natura, tende ad avere la presunzione di poter controllare ogni cosa della sua vita: "se lavorerò abbastanza bene, potrò ottenere qualunque cosa voglio". Questo viene considerato un pensiero razionale, contro l'irrazionalità del caso e del caos.
Lo sceriffo e il killer rappresentano proprio questi 2 estremi: ordine e caos.
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Già Machiavelli, 500 anni fa, parlava della fortuna come di una componente fondamentale delle nostre vite: non si può evitare di essere investiti dalla sfortuna o dal destino avverso, l'abilità sta nello sfruttare al massimo i momenti migliori e nel limitare i danni in quelli peggiori.
Eppure l'uomo, per sua natura, tende ad avere la presunzione di poter controllare ogni cosa della sua vita: "se lavorerò abbastanza bene, potrò ottenere qualunque cosa voglio". Questo viene considerato un pensiero razionale, contro l'irrazionalità del caso e del caos.
Lo sceriffo e il killer rappresentano proprio questi 2 estremi: ordine e caos. Ovviamente lo sceriffo deve difendere l'ordine costituito, mentre il killer porta caos nel suo agire, ma c'è di più: I Coen mettono in bocca allo sceriffo parole che mostrano una volontà di poter controllare il mondo, di poter trovare un senso in quel che succede, di poter fermare i cambiamenti della società; mentre mettono in bocca al apparentemente "pazzo" Killer parole nichiliste, crude, più dure delle pallottole con cui uccide le sue vittime, che riconoscono alla fortuna - rappresentata dalla moneta - un grande potere. Il Killer diventa il Dio Caos in azione, ma potrebbe stare bene anche vestito da "morte" con tanto di falciatrice: una scheggia impazzita guidata solo dalla sua volontà e da una sua particolare "filosofia" nichilista, e non dalla morale o dalla ragione.
E in questo quadro, quindi, trova senso il sogno finale dello sceriffo, che trova un rifugio accogliente solo nel sogno da cui si sveglia; perché nel mondo reale ha vinto il Caos.
Spiegato quindi quello che penso sia il senso del film, perché "solo" 3 stelle? perché in realtà i Coen non affondano il colpo. Non approfondiscono un argomento che non è certo nuovo alla cinematografia e alla letteratura. Iniziano con un registro noir a tratti grottesco, molto piacevole, ma il film non decolla mai e finisce - volutamente - pieno di buchi nella trama e con dei discorsoni moralizzanti finali, mentre il vero capolavoro sarebbe stato lasciar passare il senso del film senza "spiegone": del resto è così che fanno i grandi scrittori.
Il film quindi lascia un senso di incompiutezza per cui non può certo essere definito un capolavoro.
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biso 93
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martedì 1 ottobre 2013
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un vero capolavoro
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Un film che sfrutta un'ambientazione western con un tocco moderno, per condurci attraverso la violenza a tratti nichilista ( considero questa teoria filosofica un pilastro portante di no country for old men), in una caccia del gatto al topo, silenziosa, solitaria ed inquietante. Una storia cruda in cui nessuno viene risparmiato e che è pervasa da un forte messaggio morale. NOn è un paese per vecchi! Lo sceriffo tommy lee jones viene a schiantarsi con un mondo del quale non si sente più in grado di combattere e tanto meno vivere. Josh Brolin sii ritrova in mezzo ad una vicenda di droga nel più casuale dei modi e non riesce ad uscirne, proprio perchè da questo mondo non possiamo uscirne! La violenza non è gratuita ma è un prezzo da pagare.
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Un film che sfrutta un'ambientazione western con un tocco moderno, per condurci attraverso la violenza a tratti nichilista ( considero questa teoria filosofica un pilastro portante di no country for old men), in una caccia del gatto al topo, silenziosa, solitaria ed inquietante. Una storia cruda in cui nessuno viene risparmiato e che è pervasa da un forte messaggio morale. NOn è un paese per vecchi! Lo sceriffo tommy lee jones viene a schiantarsi con un mondo del quale non si sente più in grado di combattere e tanto meno vivere. Josh Brolin sii ritrova in mezzo ad una vicenda di droga nel più casuale dei modi e non riesce ad uscirne, proprio perchè da questo mondo non possiamo uscirne! La violenza non è gratuita ma è un prezzo da pagare..tratto dal romanzo di Mccarthy questo film a mio parere è il migliore affresco reppresentante la società moderna. Tecnicamente mostra una regia sublime, una recitazione impeccabile, Javier bardem è semplicemente straordinario; non è un film per tutti ma è il mondo di oggi e volenti o non volenti ne siamo parte!
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rmarci 05
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giovedì 27 giugno 2019
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un film intriso di brutalità e rassegnazione
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I fratelli Coen firmano la loro opera più drammatica e disperata, intrisa di una brutalità che è riscontrabile soprattutto nel gelido sguardo del perfetto Javier Bardem, ma anche nel perfetto utilizzo della fotografia, negli scarsi ma efficaci dialoghi e nell’espressione rassegnata di Tommy Lee Jones di fronte alla delirante situazione del mondo contemporaneo, dominato dalle imprevedibili regole del caso e dal potenziale distruttivo della violenza, i cui effetti si riversano anche sugli innocenti senza alcuna pietà. Ciò che angoscia maggiormente , comunque, è “l’inesprimibile senso di malessere” (M.
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I fratelli Coen firmano la loro opera più drammatica e disperata, intrisa di una brutalità che è riscontrabile soprattutto nel gelido sguardo del perfetto Javier Bardem, ma anche nel perfetto utilizzo della fotografia, negli scarsi ma efficaci dialoghi e nell’espressione rassegnata di Tommy Lee Jones di fronte alla delirante situazione del mondo contemporaneo, dominato dalle imprevedibili regole del caso e dal potenziale distruttivo della violenza, i cui effetti si riversano anche sugli innocenti senza alcuna pietà. Ciò che angoscia maggiormente , comunque, è “l’inesprimibile senso di malessere” (M. Morandini) che si insinua nello spettatore, dovuto all’insensatezza di tutto il meccanismo di omicidi e violenza, alla reazione impotente della giustizia e, soprattutto, alla direzione sempre più preoccupante che sta prendendo il mondo, che dà l’idea di essere una strada senza via d’uscita. In conclusione, un film a metà tra western di frontiera ed intrigo hitchcockiano che trascende tutti e due i generi per occuparsi di un discorso più complesso (che condanna, inoltre, lo stile di vita tipicamente americano) in cui non c’è quasi spazio neanche per il raffinato umorismo tipico dei due registi, che gestiscono il tutto con triste consapevolezza ed ammirevole lucidità. Tutte le scelte stilistiche, come l’assenza della colonna sonora o la violenza esplicitamente realistica, sono funzionali al racconto. Uno dei migliori film dei fratelli Coen, imperdibile.
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josy
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giovedì 5 febbraio 2009
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non è un paese per vecchi imho
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Da un mondo totalmente impazzito i Fratelli Cohen pescano un cowboy mezzatacca,un killer anticonvenzionale ed uno sceriffo nostalgico.La narrazione procede per rumori martellanti e per immagini molto forti che resteranno a lungo impresse nella mente dello spettatore,mentre i dettagli,di solito il "condimento" della vicenda,svolgono inaspettatamente un ruolo di primo piano divenendo punto focale e motore dell'intera vicenda. Il cattivo di turno è l'assassino interpretato magistralmente da Javier Bardem. Non è uno psicopatico o un pazzo altrimenti non avrebbe una morale,fermi principi o un'etica tutta sua nichilista e fondata sull'imprevedibilità della vita. E' il suo nichilismo che gli permette di uccidere a sangue freddo e lanciando la monetina si abbandona volutamente alla casualità della sorte.
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Da un mondo totalmente impazzito i Fratelli Cohen pescano un cowboy mezzatacca,un killer anticonvenzionale ed uno sceriffo nostalgico.La narrazione procede per rumori martellanti e per immagini molto forti che resteranno a lungo impresse nella mente dello spettatore,mentre i dettagli,di solito il "condimento" della vicenda,svolgono inaspettatamente un ruolo di primo piano divenendo punto focale e motore dell'intera vicenda. Il cattivo di turno è l'assassino interpretato magistralmente da Javier Bardem. Non è uno psicopatico o un pazzo altrimenti non avrebbe una morale,fermi principi o un'etica tutta sua nichilista e fondata sull'imprevedibilità della vita. E' il suo nichilismo che gli permette di uccidere a sangue freddo e lanciando la monetina si abbandona volutamente alla casualità della sorte.La sua filosofia viene confermata dall'incidente finale;può schivare pallottole e sopravvivere a decine di sparatorie,ma dopotutto è il destino a decidere una morte sempre dietro l'angolo. Come in un lancio di una monetina.
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