matteo
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martedì 11 marzo 2008
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un nuovo western alla sergio leone?
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Più che una recensione classica, vorrei sottolineare, sperando di non cedere a facili illusioni, come alcuni aspetti del film possano ricordare i film western di Sergio Leone. Citerò solo alcuni aspetti. Il ritrovamento di millioni di dollari si verifica nel deserto in mezzo ad un gruppo di cadaveri, di cui uno ancora vivo che chiede l'acqua; ciò innesca un lungo inseguimento attorno ai soldi (Il buono, il brutto ed il cattivo). Il killer psicopatico assomiglia all'Indio Volontè, psicopatico pure e che gioca con la sue vittime, lasciando loro l'illusione di poter scegliere il proprio destino (per qualche dollaro in più: anzichè la moneta, usava l'orologio-carillon). La scena del killer che arriva al Motel e di Moss che lo aspetta: dominata dal rumore dei passi (in Leone era il rumore degli speroni: mi aspettavo che Bardem entrasse all'improvviso dalla finestra.
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Più che una recensione classica, vorrei sottolineare, sperando di non cedere a facili illusioni, come alcuni aspetti del film possano ricordare i film western di Sergio Leone. Citerò solo alcuni aspetti. Il ritrovamento di millioni di dollari si verifica nel deserto in mezzo ad un gruppo di cadaveri, di cui uno ancora vivo che chiede l'acqua; ciò innesca un lungo inseguimento attorno ai soldi (Il buono, il brutto ed il cattivo). Il killer psicopatico assomiglia all'Indio Volontè, psicopatico pure e che gioca con la sue vittime, lasciando loro l'illusione di poter scegliere il proprio destino (per qualche dollaro in più: anzichè la moneta, usava l'orologio-carillon). La scena del killer che arriva al Motel e di Moss che lo aspetta: dominata dal rumore dei passi (in Leone era il rumore degli speroni: mi aspettavo che Bardem entrasse all'improvviso dalla finestra....!). Solo la convinzione finale che il mondo "possa essere diviso in due" viene ribaltata: in fondo è una persona comune che, per soldi, decide di entrare in un gioco pericoloso mettendo a rischio anche la vita dell'unica persona che lo ama, sua moglie, venendo meno a quelli che doveno essere saldi principi di vita. All'opposto, il gelido killer non abbandoma mai le sue "regole"....
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[+] sssso, nnnniii, no... direi di no!
(di gus da mosca)
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[+] ----dimenticavo il titolo.
(di gus da mosca)
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[+] colto nel segno (a parte leone)
(di ye viga)
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chiara carmeni
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sabato 15 marzo 2008
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non è un film per vecchie abitudini
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Non è un paese per ignavi, per chi sceglie il sentiero più tranquillo senza rischiare mai, per chi compie continue scelte di mezzo, per chi non prende posizioni precise, per chi trascorre una vita mediocre aspettando il pensionamento.
Non è un paese per deboli, per chi non dorme la notte per portare acqua a chi ne ha bisogno.
Non è un paese ma una giungla: non intendo l'anarchia e il caos della criminalità texana, intendo le leggi della giungla, le leggi della natura e del più forte, la parabola darwiniana della selezione naturale.
Chigurh vince perchè è il più forte, possiede la freddezza spietata del predatore, implacabile e preciso, è lui la specie dominante dell'orizzonte moderno, dove gli sciacalli come Llewelyn si imbattono sulle carcasse dei corpi morti depredando ora denaro e non più carne.
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Non è un paese per ignavi, per chi sceglie il sentiero più tranquillo senza rischiare mai, per chi compie continue scelte di mezzo, per chi non prende posizioni precise, per chi trascorre una vita mediocre aspettando il pensionamento.
Non è un paese per deboli, per chi non dorme la notte per portare acqua a chi ne ha bisogno.
Non è un paese ma una giungla: non intendo l'anarchia e il caos della criminalità texana, intendo le leggi della giungla, le leggi della natura e del più forte, la parabola darwiniana della selezione naturale.
Chigurh vince perchè è il più forte, possiede la freddezza spietata del predatore, implacabile e preciso, è lui la specie dominante dell'orizzonte moderno, dove gli sciacalli come Llewelyn si imbattono sulle carcasse dei corpi morti depredando ora denaro e non più carne.
Non è un paese da lieto fine melenso e dove il bene trionfa sempre, paradigma a cui il cinema ci ha per anni abituato e anestetizzato, è il tronfo del vivere “secondo natura”, dove il più forte è chi si sa curarsi le ferite da solo, senza passare per un ospedale, che resiste al dolore e si rialza per non diventare da predatore preda.
In natura ci sono due modi per morire, oltre alla vacchiaia: la selezione naturale già annoverata, e la casualità, ovvero il moderno testa o croce, metafora del beffardo caos in cui anche “il cattivo” potrebbe morire per caso a causa di un incidente stradale senza doverci necessariamente salutare nel gran finale e da capro espiatorio dell' intero sistema, così come Llewelyn, l'eroe, che muore, lasciandoci questa sorprendente sensazione di coito interrotto dove il male sopravvive perchè più forte della morale cristiana del bene comunque trionfante, perchè anche il bene ormai, è diventato vecchio e non è un paese per vecchi.
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valterth
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giovedì 21 ottobre 2010
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connessione fra idealita' ed attualita'
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Recentemente ho rivisto il film ad un cineforum e devo dire che il film a distanza di tempo si e' rivelato di una staordinaria attualita'- Il film e' uno straodinario esempio di connessione tematiche , che spaziano dalla lotta alla criminalita' ed alla droga, alla convivenza fra giovani ed anziani ed alle marginalita' sociali. La pellicola ci racconta che chi e' ai margini o addirittura escluso dalla generale fruizione dei beni economici tende a dimenticare i piu' importanti valori umani come la comprensione e l'affettuosa assistenza privilegiando il denaro come unica panacea. E' un film intrigante e sociologico che mette a nudo la societa' Americana e di riflesso parte del vecchio Continente.
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Recentemente ho rivisto il film ad un cineforum e devo dire che il film a distanza di tempo si e' rivelato di una staordinaria attualita'- Il film e' uno straodinario esempio di connessione tematiche , che spaziano dalla lotta alla criminalita' ed alla droga, alla convivenza fra giovani ed anziani ed alle marginalita' sociali. La pellicola ci racconta che chi e' ai margini o addirittura escluso dalla generale fruizione dei beni economici tende a dimenticare i piu' importanti valori umani come la comprensione e l'affettuosa assistenza privilegiando il denaro come unica panacea. E' un film intrigante e sociologico che mette a nudo la societa' Americana e di riflesso parte del vecchio Continente. Ci fa' comprendere a mio avviso come l'emarginazione non e' un fenomeno riducibile alla individualita' delle situazioni ma e' un processo sociale tra i piu' gravi che rischia se non adeguatamente affrontato di far regredire la nostra civilta'. A volte rivedere un film ( che tempo fa' avevo giudicato mediocre ) fa bene ed aiuta a riflettere e rivedere alcuni posizioni precedentemente assunte. I f.lli Coen ci hanno voluto con il film trasmetterci un messaggio forte ricordandoci che la marginalita' urbana e territoriale, poverta' e neo poverta', droga , devianza e criminalita' sono figlie del consumismo e che la relativa sottovalutazione si traduce nella mancanza di rispetto generazionale. non e' un paese per vecchi !!!!
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desaparecido
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giovedì 3 ottobre 2013
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unico nel suo genere
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Solo chi ha la mente veramente aperta può cogliere il senso di questo film. I fratelli Cohen sono fra i registi più versatili del Panorama americano, e con questo film lo dimostrano a pieno. Anton Chighur rappresenta quella parte di criminalità che apparentemente non ha un senso, le persone che uccidono semplicemente per il gusto di farlo, senza ottenere nulla in cambio, se non che il piacere. La storia ne è piena. Tommy Lee Jones che veste i panni del superlativo sceriffo Tom Bell , ne è il testimone, che già col suo monologo iniziale riesce a far capire quello che poi è il senso del film in se, e nonostante non trovi giusto mettere in gioco la sua vita per questa criminalità che mai avrà una risoluzione,e che mai avrà un fine da la caccia a Chighur cercando di evitare ulteriori morti .
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Solo chi ha la mente veramente aperta può cogliere il senso di questo film. I fratelli Cohen sono fra i registi più versatili del Panorama americano, e con questo film lo dimostrano a pieno. Anton Chighur rappresenta quella parte di criminalità che apparentemente non ha un senso, le persone che uccidono semplicemente per il gusto di farlo, senza ottenere nulla in cambio, se non che il piacere. La storia ne è piena. Tommy Lee Jones che veste i panni del superlativo sceriffo Tom Bell , ne è il testimone, che già col suo monologo iniziale riesce a far capire quello che poi è il senso del film in se, e nonostante non trovi giusto mettere in gioco la sua vita per questa criminalità che mai avrà una risoluzione,e che mai avrà un fine da la caccia a Chighur cercando di evitare ulteriori morti . Eccellenti le interpretazioni del fuggitivo Josh Brolin, dello psicopatico Javier Bardem, che decide chi vive o meno con il suo testa o croce attrvaerso il lancio di una monetina, e del rassegnato ma comunque coraggioso sceriffo Bell, interpretato da Tommy Lee Jones.
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[+] sarebbe morto dopo due - tre scene
(di mdelgaudio)
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claudiofedele93
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domenica 16 marzo 2014
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un grande film degno dei coen: cinico e spietato!
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Texas 1980. Siamo al confine tra Stati Uniti e Messico, in un paese che sembra aver abbandonato i vecchi valori per cadere in preda ad una violenza cieca e incontrollata; tale violenza si incarna perfettamente nello psicopatico Chigurh (Javier Bardem), sicario di professione munito di una micidiale filosofia di vita ed una morale perversa. Il suo avversario è lo sceriffo Bell (Tommy Lee Jones) un uomo del passato, vecchio, stampo che non sa farsi una ragione riguardo alla perdita dei valori e dei cambiamenti repentini del mondo e della società. Entrambi sono alla ricerca di Llewelyn Moss (Josh Brolin) che trovatosi accidentalmente in una sparatoria in mezzo al deserto adesso sta fuggendo con una borsa piena di soldi.
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Texas 1980. Siamo al confine tra Stati Uniti e Messico, in un paese che sembra aver abbandonato i vecchi valori per cadere in preda ad una violenza cieca e incontrollata; tale violenza si incarna perfettamente nello psicopatico Chigurh (Javier Bardem), sicario di professione munito di una micidiale filosofia di vita ed una morale perversa. Il suo avversario è lo sceriffo Bell (Tommy Lee Jones) un uomo del passato, vecchio, stampo che non sa farsi una ragione riguardo alla perdita dei valori e dei cambiamenti repentini del mondo e della società. Entrambi sono alla ricerca di Llewelyn Moss (Josh Brolin) che trovatosi accidentalmente in una sparatoria in mezzo al deserto adesso sta fuggendo con una borsa piena di soldi. Tutti agiscono spinti da una necessità ineluttabile, in un mondo dove solo gli spietati sopravvivono e dove si può scegliere soltanto in quale ordine abbandonare la propria vita.
Una regia sempre raffinata ed impeccabile ed un plot narrativo che sa il fatto suo, ecco le fondamenta su cui si basa il cinema dei Coen ed anche in questo caso, come per gran parte (se non tutti) dei loro lavori i due fratelli non mancano il bersaglio riuscendo, alla fine, a portare a casa un prodotto al passo con i tempi, dal passato recente chiama in causa il nostro presente, intriso di quella spettacolarità e quella morale dilaniante e spaventosamente reale. Ecco, dunque, il mondo in cui agiscono i personaggi usciti dalla penna di McCarthy, un universo privo di idee, di morale e buoni sentimenti. Si potrebbe pensare ad una visione un po’ troppo azzardata ed una rappresentazione eccessiva della società, eppure, se ci guardiamo attorno possiamo comprendere con i nostri occhi che quanto orchestrato da questi due cineasti non è ormai tanto diverso dalla vita che affrontiamo tutti i giorni, un’esistenza che si trascina sempre più verso il caos e l’odio.
Ecco dunque un duello a tre nelle vaste praterie del Texas, un inseguimento ove ogni componente ha la sua fede e la sua prospettiva di vita, aspetti che però hanno poca rilevanza di fronte al fatto che prima o poi, in un mondo brutale come questo, tutto ciò a cui teniamo verrà trascinato o portato via da qualcuno. Un film che, dunque, parla di uomini crudeli e di uomini sconfitti, che fa della violenza non un fattore estetico (e qui potremmo chiamare in causa Tarantino) ma un elemento costante, un aspetto comune nonché sempre presente in noi ma sopratutto attorno a noi dal quale è bene difendersi.
Dietro ad una regia sempre attenta, a cui non è oggettivamente possibile obbiettare la minima svista, al di là delle belle panoramiche e delle tante riprese ricche di pathos, in No Country for Old Men vi è sopratutto una sceneggiatura che sa il fatto suo, la quale si dimostra essere costantemente ricca di dialoghi, a volte riempiti di quel sarcasmo tanto geniale quanto grottesco che contraddistinguono le opere de “Il Regista a due Teste”, che meritano assolutamente di entrare nell’immaginario collettivo e di sequenze spettacolari, condite da un perenne mancanza di tracce audio il cui scopo è quello di enfatizzare in ogni momento l’azione e concentrare l’attenzione dello spettatore.
A concludere il tutto, vi è un cast d’eccezione dove a farla da padrone è senza ombra di dubbio lo spagnolo Bardem nelle vesti di Anton Chigurh, un sicario dal passato oscuro nonché volto ed essenza del male, una figura che è difficile dimenticare sia per il perverso carisma che per il modo in cui immediatamente, fin dalla prima sequenza, riuscirà ad attirare l’attenzione dello spettatore con i suoi modi ambigui e le sue frasi talvolta apparentemente prive di senso. Ottime, inoltre, le scenografie e la fotografia capaci di ricreare ad hoc le atmosfere degli anni ’80 e della frontiera americana dell’epoca.
Non è un Paese per Vecchi è il capolavoro dei Coen? Difficile dirlo, in tutta sincerità, ma se così non fosse rimane comunque un prodotto imperdibile ed uno dei migliori film degli ultimi anni. E’, forse ad un primo impatto, la loro opera più ordinaria e quadrata sotto certi punti di vista, ma rimane comunque una pellicola potente che mescola spettacolarità e morale (ma lascia da parte la retorica) dove è impossibile annoiarsi e rimanere delusi. Dinanzi ad una carriera che comprende produzioni che hanno dato vita a film cult come Il Grande Lebowski, Fargo e Il Grinta è davvero difficile capire dove No Country for Old Men si inserisca e se ciò di cui si è appena scritto sia davvero il miglior lungometraggio mai realizzato dai due fratelli. Al di là di frivoli dubbi e vane incertezze, questo eccellente lavoro resta da vedere e rivedere da appassionati, fan e spettatori casuali ma che hanno molta voglia di conoscere e sperimentare la vera settima arte perché nella sua semplicità e nella sua grottesca morale si respira a pieni polmoni l’animo e l’essenza del cinema di Joel ed Ethan Coen.
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aliasname
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giovedì 24 novembre 2016
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maestria in pellicola
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Non so cosa si possa dire quando finisci di vedere un film e rimani senza parole dalla bellezza
di alcune scene, di alcuni dialoghi, alcune scene ti rimangono impresse da quanto sono ben realizzate,
l'ho trovato originale, surreale, psicologico, d'azione...un mix
di tutto il bello del cinema dosato perfettamente, avrei dato 5 stelle se non fosse andato , a mio parere,
troppo oltre con la violenza gratuita alla tarantino...non ne aveva assolutamente bisogno, il film
è un capolavoro già dalla prima inquadratura.
Da vedere assolutamente.
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mary
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lunedì 11 agosto 2008
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bardem, oscar meritato
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Ne "Non e' un paese per vecchi" il messaggio morale e' esplicito, ma troppo esasperate le scene di violenza e la crudelta' dell'improbabile killer-psicopatico (interpretato egregiamente dal premio oscar Javier Bardem)che nella pellicola e' sicuramente fulcro della malvagita' ma ovviamente non e' il personaggio dal quale possano scaturire messaggi morali o etici.
Il regolamento di conti fra spacciatori di droga e' la scena dominante del film, nella quale di imbatte Moss, e' lo stesso Moss che con lucida e intricata determinazione ci dimostrera' come la morale e l'onesta' possano essere annullate dal ritrovamento del denaro proveniente dalla droga.
Per ultimo, l'anziano sceriffo Bell, che poco convinto e ormai stanco del suo lavoro, cerchera' di porre fine alla carneficina che impazza durante tutto il film.
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Ne "Non e' un paese per vecchi" il messaggio morale e' esplicito, ma troppo esasperate le scene di violenza e la crudelta' dell'improbabile killer-psicopatico (interpretato egregiamente dal premio oscar Javier Bardem)che nella pellicola e' sicuramente fulcro della malvagita' ma ovviamente non e' il personaggio dal quale possano scaturire messaggi morali o etici.
Il regolamento di conti fra spacciatori di droga e' la scena dominante del film, nella quale di imbatte Moss, e' lo stesso Moss che con lucida e intricata determinazione ci dimostrera' come la morale e l'onesta' possano essere annullate dal ritrovamento del denaro proveniente dalla droga.
Per ultimo, l'anziano sceriffo Bell, che poco convinto e ormai stanco del suo lavoro, cerchera' di porre fine alla carneficina che impazza durante tutto il film.
Le denuncie sono importanti, ma non si comprende se occorra avvalorarle con tanta spietatezza e crudelta', in America, come in Europa, la consapevolezza della perdita di valori, di morale, di etica e' argomento di discussione ogni giorno.
La pellicola dei f. Coen aggiunge tanto ribrezzo al tema decisamente drammatico, e lascia una grande delusione.
che affronta
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[+] ma...nn hai capito il film allora
(di ricca)
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il_marco
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mercoledì 20 giugno 2012
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folle ritratto di una moderna frontiera
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Due sono i milioni di dollari in una valigetta trovata in un deserto e altrettanti sono gli uomini che ne desiderano bramosamente il contenuto. Una fuga, una corsa attraverso gli spazi sconfinati, aridi e afosi del deserto texano, quasi al limite del confine messicano. Sembrerebbe un caro vecchio Western alla Sergio Leone, ma qui siamo negli anni ottanta: ci sono automobili, fucili con silenziatori, motel e cimici elettroniche e non indiani, saloon e carrozze . Ma la barbara crudeltà non è per questo minore, qui umanizzata da un tenebroso e inpenetrabile Anton Chigurh, un killer su commissione intenzionato a recuperare la ricca valigetta, finita per caso tra le mani di un operaio, Llewelyn Moss, sposato con una graziosa fanciulla di nome Carla.
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Due sono i milioni di dollari in una valigetta trovata in un deserto e altrettanti sono gli uomini che ne desiderano bramosamente il contenuto. Una fuga, una corsa attraverso gli spazi sconfinati, aridi e afosi del deserto texano, quasi al limite del confine messicano. Sembrerebbe un caro vecchio Western alla Sergio Leone, ma qui siamo negli anni ottanta: ci sono automobili, fucili con silenziatori, motel e cimici elettroniche e non indiani, saloon e carrozze . Ma la barbara crudeltà non è per questo minore, qui umanizzata da un tenebroso e inpenetrabile Anton Chigurh, un killer su commissione intenzionato a recuperare la ricca valigetta, finita per caso tra le mani di un operaio, Llewelyn Moss, sposato con una graziosa fanciulla di nome Carla. Javier Bardem, meritatamente premio Oscar, interpreta quello che si può definire un personaggio angosciante e senza alcun briciolo di bontà, innarrestabile persino di fronte alla morte e di fronte alle suppliche; il caschetto scuro sulla testa è il tipico tocco grottescho alla Coen, che ne determina anche la caratterizzazione. Un pazzo che usa una bombola di ossigeno compresso per scassinare porte e uccidere persone e lascia il loro destino nelle mani di una moneta. Ma c'è anche un altro protagonista, lo sceriffo Bell (interpretato ottimamente da Tommy Lee Jones) che segue esterefatto tutte le vicende di sangue e, ormai in età pensionabile si sente inadeguato ai tempi, riconoscendo l'inumana violenza dei delitti. Il personaggio è sostanzialmente esterno alla trama principale, infatti non incontrerà mai di persona nè Anton nè Llewelyn. Si limita a commentarne gli episodi, una sorta di spettatore, come lo è il pubblico che sta visionando la pellicola. Il film si conclude con un suo stranissimo monologo onirico, che non ha alcuna attinenza con la trama nè un'apparente significato logico, lasciandoci perplessi e disorientati.
La regia dei più famosi fratelli registi d'america è molto raffinata e pignola, niente è lasciato al caso, complice una solida sceneggiatura e il romanzo dal quale è tratto il soggetto. Il film può essere interpretato in diverse chiavi e tutte sono tutt'altro che superficiali. La tensione e sunspance a momenti raggiunge livelli quasi insopportabili e ogni attore, anche i più marginali recitano egregiamente. Unica nota negativa è l'irritante lentezza di alcuni passaggi, che ne compromette una seconda visione. Insomma, un film non di facile comprensione e non per tutti ma certamente un capolavoro. 5 stelle pienamente meritate.
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v
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giovedì 27 marzo 2008
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l'innovazione c'è, e non ce ne accorgiamo
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"Non è un Paese per Vecchi" si prende a merito la palma di miglior film dell'anno.
Ma non voglio dilungarmi più di tanto celebrando Fotografia, Sceneggiatura o Cast, argomenti già trattati più volte da chi mi ha preceduto. Intendo soffermarmi piuttosto su ciò che di nuovo c'è in questa pellicola e che forse, mi permetto di dire, non c'era prima. Mi riferisco in primo luogo all'uso, o meglio, al mancato uso del commento musicale. E' chiaro che non si vuol affermare che, prima dei fratelli Coen, e dopo l'avvento del sonoro, nessuno abbia adottato la scelta di non usufruire del mezzo musicale come mezzo di comunicazione/trasmissione. Si vuol sottolineare il particolare non da trascurare (sempre permettendomi, qualora vi siano critici cinematografici in linea.
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"Non è un Paese per Vecchi" si prende a merito la palma di miglior film dell'anno.
Ma non voglio dilungarmi più di tanto celebrando Fotografia, Sceneggiatura o Cast, argomenti già trattati più volte da chi mi ha preceduto. Intendo soffermarmi piuttosto su ciò che di nuovo c'è in questa pellicola e che forse, mi permetto di dire, non c'era prima. Mi riferisco in primo luogo all'uso, o meglio, al mancato uso del commento musicale. E' chiaro che non si vuol affermare che, prima dei fratelli Coen, e dopo l'avvento del sonoro, nessuno abbia adottato la scelta di non usufruire del mezzo musicale come mezzo di comunicazione/trasmissione. Si vuol sottolineare il particolare non da trascurare (sempre permettendomi, qualora vi siano critici cinematografici in linea...) che il film è di genere Thriller/Drammatico, e che per questo genere di film l'uso del commento musicale è spesso risolutivo per creare un'atmosfera di "suspense". In "Non è un Paese per Vecchi" la suspense è sempre presente, costante, addirittura crescente a tratti, e senza l'ausilio sottofondi acustici fatta eccezione per i rumori d'ambiente. E' questa la vera innovazione dei due fratelli registi, una scelta forte, forse rischiosa, anti-hollywoodiana, ma vincente. Funziona.
Per il resto da segnalare un'ottima Sceneggiatura, una altrettanto buona scelta degli interpreti.
Il film vale una seconda visione per appezzarne ancor più l'originale linguaggio filmico.
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dj tuca
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venerdì 28 marzo 2008
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un quasi capolavoro...
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un vero peccato...i fratelli Cohen vincono meritatamente l'Oscar come miglior film e miglior regia (oltre al meritatissimo oscar per l'attore non protagonista vinto da Bardem), ma alcune piccolissime pecche non gli consentono di entrare nell'olimpo dei miei film preferiti....ad esempio, come può essere che un uomo col braccio rotto e tutto insanguinato possa camminare tranquillamente per strada senza che accada nulla?
ma a partr questi piccolissimi difettucci, il film è un (quasi) capolavoro, assolutamente da vedere, grandi interpretazioni (oltre a Bardem, ottimo Tommy Lee Jones), grande sceneggiatura, tendione sempre alta e scene crude al punto giusto....
e poi ci sono alcuni tocchi di classe degni di oscar, come le modalità di uccisione del killer, il suo atteggiamento "tranquillo" da psicopatico e un finale da grande regia.
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un vero peccato...i fratelli Cohen vincono meritatamente l'Oscar come miglior film e miglior regia (oltre al meritatissimo oscar per l'attore non protagonista vinto da Bardem), ma alcune piccolissime pecche non gli consentono di entrare nell'olimpo dei miei film preferiti....ad esempio, come può essere che un uomo col braccio rotto e tutto insanguinato possa camminare tranquillamente per strada senza che accada nulla?
ma a partr questi piccolissimi difettucci, il film è un (quasi) capolavoro, assolutamente da vedere, grandi interpretazioni (oltre a Bardem, ottimo Tommy Lee Jones), grande sceneggiatura, tendione sempre alta e scene crude al punto giusto....
e poi ci sono alcuni tocchi di classe degni di oscar, come le modalità di uccisione del killer, il suo atteggiamento "tranquillo" da psicopatico e un finale da grande regia....
sicuramente oscar (e soldi dal mio portafogli) meritati!
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[+] sicuramente ci sono films migliori
(di alex)
[ - ] sicuramente ci sono films migliori
[+] ma non sono molti
(di 3nto)
[ - ] ma non sono molti
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