ginmetal
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mercoledì 3 marzo 2010
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ottimo film ma qualche dubbio...
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Diciamo che non se ne vedono molti di film come questo, e sicuramente i Coen sono riusciti a raccontarcelo in un modo particolare, in un modo diverso da come uno spettatore medio si aspettasse.
Alcuni registi lo avrebbero raccontato sicuramente da un altro punto di vista, forse concentrandosi di più sulla spettacolarizzazione delle scene di violenza.
Purtroppo però non riesco a comprenderlo del tutto e mi piacerebbe che qualcuno di voi, che lo avete valutato da quattro stelle in su scrivendo commenti molto vaghi su quanto sia bello questo film, mi spieghi realmente cosa si aspettava da questo film e cosa ne ha tratto.
Credo che molti abbiano espresso pareri positivi solo per il fatto che sia stato diretto dai Coen, che senza dubbio sono ottimi registi, ma in realtà di questo film non hanno capito nulla.
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reitano10
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giovedì 25 febbraio 2010
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peccato per il finale
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Un film davvero bellissimo, sono stato due ore incollato allo schermo. Ho amato tutti i personaggi.
Peccato per il finale, io adoro i finali ad effetto...
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gigieppetto
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venerdì 12 febbraio 2010
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recondito
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mancava un film come questo. Poca storia, pochi dettagli, ma grande cura delle impressioni che la regia suscita. non solo le camere di albergo, i lunghi corridoi bui rendono ansiosi, ma anche i luoghi più calmi e tranquilli come può esserlo una placida città del messico. é sconcertante come riescano i fratelli coen a provocare le sensazioni giuste al momento giusto nonostante le ambientazioni avverse. Ci fanno vedere ciò che vogliono e a nascondono la parte che distoglierebbe l'attenzione. I personaggi ci danno la prima impressione che noi intuiamo non sia conclusa in quel singolo evento, ma ha prospettive più ampie, le quali elucubrazioni sono lasciate a noi spettatori. I dialoghi spalancano la mente verso un baratro di pensieri e considerazioni senza mai permetterci di saltarci dentro.
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mancava un film come questo. Poca storia, pochi dettagli, ma grande cura delle impressioni che la regia suscita. non solo le camere di albergo, i lunghi corridoi bui rendono ansiosi, ma anche i luoghi più calmi e tranquilli come può esserlo una placida città del messico. é sconcertante come riescano i fratelli coen a provocare le sensazioni giuste al momento giusto nonostante le ambientazioni avverse. Ci fanno vedere ciò che vogliono e a nascondono la parte che distoglierebbe l'attenzione. I personaggi ci danno la prima impressione che noi intuiamo non sia conclusa in quel singolo evento, ma ha prospettive più ampie, le quali elucubrazioni sono lasciate a noi spettatori. I dialoghi spalancano la mente verso un baratro di pensieri e considerazioni senza mai permetterci di saltarci dentro. insomma è un film dai molteplici significati nascosti, intuibili ma non completamente comprensibili per il semplice fatto che il film non si spinge fino a quel punto; rende il pensiero libero di vaneggiare e vagheggiare tra sperdute etiche e lontane verità. Un film da non perdere anche solo per l'efficace resa della regia e dei dialoghi.
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joker91
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venerdì 12 febbraio 2010
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capolavoro
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un cinema ancora grande per fortuna esiste e lo fanno i sempre bravi fratelli coen che si portano a casa l' oscar.
bardem vince come miglior attore non protagonista ed è sublime,lee jones dimostra di essere sempre un grande mentre brolin fa bene.
la storia è quasi totalmente fedele al libro.
il film racconta del trovamento di una valigetta piena di soldi da parte di brolin che se la porta via,probabilmente la valigetta è frutto di un incontro tra narcotrafficanti andato male,peccato che quella valigetta piena di denaro lo porterà alla morte,non voglio svelare altro per chi ancora non la visto. un film grande per chi di cinema ci capisce ovviamente
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terragettata
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domenica 31 gennaio 2010
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attenzione
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I soldi sporcano l'anima. Anche quella dei bambini.
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catilina
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sabato 30 gennaio 2010
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l'antonioni fiammingo
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Il deserto e il suo silenzio ingombra da subito lo schermo di "No Country For Old Men". La voce vissuta dello sceriffo Bell accompagna le fotografie del Texas che scorrono sublimi. Sembra una mostra di Caspar David Friedrich in versione yankee.
Il capolavoro dei Coen è un thriller multiforme, composto di tre storie che la trama lega fra loro. La fissità di pensiero e azione dei tre protagonisti rende vano ogni tentativo di contatto, che in fatti il beffardo montaggio alternato non mai realizzerà, se non via telefono ovvero tra morto e vivo.
Llewelyn Moss è un operaio cui piace cacciare, e quando capita sul luogo di una strana resa dei conti fra narcotrafficanti, decide di intraprendere un viaggio disperato, che certo lo condurrà alla morte.
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Il deserto e il suo silenzio ingombra da subito lo schermo di "No Country For Old Men". La voce vissuta dello sceriffo Bell accompagna le fotografie del Texas che scorrono sublimi. Sembra una mostra di Caspar David Friedrich in versione yankee.
Il capolavoro dei Coen è un thriller multiforme, composto di tre storie che la trama lega fra loro. La fissità di pensiero e azione dei tre protagonisti rende vano ogni tentativo di contatto, che in fatti il beffardo montaggio alternato non mai realizzerà, se non via telefono ovvero tra morto e vivo.
Llewelyn Moss è un operaio cui piace cacciare, e quando capita sul luogo di una strana resa dei conti fra narcotrafficanti, decide di intraprendere un viaggio disperato, che certo lo condurrà alla morte. L'occasione di Llewelyn non è di cambiare identità; sono due milioni di dollari, più un mitra e una pistola, e tanti chili di cocaina lasciati su la scena della strage.
La voce di Ed Tom Bell quando fa da narratore, suona abbattuta, preannunzia la vanità di ogni sforzo che lo sceriffo compirà per attuare la legge o almeno per salvare Llewelyn. La volontà di far qualcosa per sentirsi uomo è quello stesso impulso che Michelangelo Antonioni aveva impresso al suo David Locke, e che i Coen riprendono dal regista italiano per creare quei desolati Llewelyn e Bell.
Anton Chigurh condivide con gl'altri la disperazione di un personaggio che la trama non riesce a cambiare. E' diverso tuttavia, classico nel senso che è un folle. La sua è volontà di ammazzare, con ogni tecnica, fosse pure un'ingombrante bombola d'ossigeno collegata a una pistola da macello.
Nel deserto texano che sconfina in Messico, la musica non serve, suonano già quanto basta i sussurri del silenzio. E quando la scena si sposta in luoghi civilizzati, sono sempre i rumori a risonare, a far degli oggetti un motivo poetico, particolari impressi su la pellicola con fiamminga cura. Per tutto ciò regge il pretesto poetico di un silente deserto che ha invaso l'animo di chi vorrebbe agire. In verità è la fissazione dell'immagine la cifra poetica della pellicola dei Coen. Se la storia e la trama hanno una verosimiglianza assicurata dalla tradizione filmica stessa, intere scene e personaggi si rivelano privi di senso. La più thrillante scena della pellicola è quella che si svolge nelle stanze del Regal Motel, dove Llewelyn, i messicani e Anton si trovano vicini. Quanto a rigore razionale la scena in questione è un monstrum cinematografico: è in realtà impossibile che le azioni si siano svolte in quel modo. Non diversamente Carson Wells è privo di storia, e la profonda conoscenza di Anton di cui va fiero, lo fa inciampare in misera fine, che poi non è chiaro come un tale sprovveduto possa vantarsi di conoscere a fondo il killer più pazzo della storia del cinema.
La verosimiglianza poetica è dai Coen fatta a pezzi, e la continuità della storia è ricostruita per via dei particolari descritti e sentiti, e di un senso percepibile che non sia basato su la coerenza tra immagine e azione. Tutto funziona alla grande, dopo il totale cortocircuito di ogni meccanismo filmico. Sono sublimi fotografie, come le undici che aprono la scena, che si succedono ventiquattro al secondo per tutta la pellicola. E quell' auto che appare d'un tratto, e ti fa saltare sul divano, ti fa credere che è solo il solito deficiente che è passato col rosso. Ed è in vece molto di più, è il grande cinema dei giorni nostri.
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chriss
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domenica 24 gennaio 2010
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mai visto un serial killer così...
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Ho visto recentemente " Non è un paese per vecchi" dei fratelli Coen. Purtroppo non ho avuto il piacere di leggere il romanzo di Cormac McCarthy, anche se ho sentito dire che il film è quasi completamente fedele al libro. Non sapevo nemmeno, francamente, che codesto film avesse vinto quattro premi Oscar più altri sedici premi tra Golden Globe, Saturn Award, etc. La trama è avvincente: un ex saldatore, patito di caccia, si imbatte nel deserto in una valigetta piena di dollari. Evidentemente qualcosa è andato storto nello scambio droga-dollari tra chi voleva concludere l' affare. I soldi hanno una trasmittente, ma Llewelyn Moss, inizialmente, non se ne accorge.
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Ho visto recentemente " Non è un paese per vecchi" dei fratelli Coen. Purtroppo non ho avuto il piacere di leggere il romanzo di Cormac McCarthy, anche se ho sentito dire che il film è quasi completamente fedele al libro. Non sapevo nemmeno, francamente, che codesto film avesse vinto quattro premi Oscar più altri sedici premi tra Golden Globe, Saturn Award, etc. La trama è avvincente: un ex saldatore, patito di caccia, si imbatte nel deserto in una valigetta piena di dollari. Evidentemente qualcosa è andato storto nello scambio droga-dollari tra chi voleva concludere l' affare. I soldi hanno una trasmittente, ma Llewelyn Moss, inizialmente, non se ne accorge. Così sfida la sorte: prende i soldi, commettendo, però, l' errore di tornare sul posto dove è avvenuto lo scambio ( e la carneficina). Inizia così una caccia all' uomo: da una parte i messicani, dall' altra un misterioso killer psicopatico magistralmente interpretato da Javier Bardem ( Oscar strameritato). Il film si conclude con una strage e con le riflessioni finali dello sceriffo, il pur bravo T.L. Jones. " Non è un paese per vecchi" è un film molto violento che non lascia spazio ai sentimenti, ma soltanto alle riflessioni. Dopo il riuscitissimo " Fargo", i fratelli Coen ci fanno vedere ancora una volta l' altra faccia (violenta) dell' America. Lo stesso sogno americano, di cui si parla tanto, è fortemente messo in discussione. Qui, viene proprio infranto! Io, comunque, volevo soffermarmi sull' interpretazione di Javier Bardem. Infatti, nonostante abbia visto tantissimi films, non mi ero mai imbattuto in un serial killer così geniale e stravagante (basta guardargli i capelli) che ha un suo codice e che va in giro uccidendo con una bombola d' aria compressa! Un vero e propio incubo per tutti i suoi nemici, sconosciuti compresi! Mai visto un serial killer così dannatamente spietato! Per il resto, mi pare di poter dire che il film sia ben girato e curato nei minimi dettagli...Bel colpo, fratelli Coen.
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pedro navaja
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sabato 9 gennaio 2010
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il paese dei fratelli coen
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Ho aspettato per vederlo. Volevo avere le condizioni appropriate. I fratelli Coen oramai sono un certificato di garanzia, al di la della carrettata di oscar, che spesso lo sono molto meno. Alla fine la promessa mi sembra mantenuta a metà. Non che sia un film da perdere, non che Barden abbia la faccia giusta (sarà quella che resterà di più nella memoria)...ma perchè il prima spietato Moss torna nottetempo ad abbeverare un sicuro cadavere? E perchè eroina? Non era forse cocaina?
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malussen
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venerdì 20 novembre 2009
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innovativo e completo
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completamente diverso dai soliti thriller, perfetta interpretazione di javier bardem, e una trama grandiosa, un mix adrenalinico, per un ottima regia, da vedere assolutamente...
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packman
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domenica 15 novembre 2009
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un film perfetto tratto da uno bellissimo romanzo
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LA PRIMA VOLTA CHE SI PUO DIRE CHE UN FILM E BELLO QUANTO UN ROMANZO. BRAVISSIMI I COEN CHE DIRIGONO QUESTOFILM PERFETTAMENTE.OTTIMO IL CAST. MENZIONE SPECIALE PER JAVIER BARDEM CHE NELLA PARTE DEL KILLER E STUPENDO.
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