giancojazz
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lunedì 9 novembre 2009
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una primizia fuori stagione
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Questo è uno dei pochi film recenti (valutazione temporale fatta a partire più o meno da Lang) ad essermi veramente piaciuto. La storia è reale ma allo stesso tempo trasfigurata dalla descrizione dei personaggi, in particolare il killer, magistralmente interpretato da Bardem, che impersona un male asettico che si accorda con arrivismo e potere. Il male è primitivo ed incapace di esercitare una propria scelta ma solo obbedire al destino. Destino tanto democratico quanto imprevedibile, che si scontra spesso con la coscienza e la capacità di valutare dell'uomo civilizzato.
Dietro una trama da thriller-poliziesco i Coen racchiudono riflessioni ben più profonde e si dedicano all'allestimento di un personaggio cupo, enigmatico, senza mai perdere di vista la precisione del racconto.
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Questo è uno dei pochi film recenti (valutazione temporale fatta a partire più o meno da Lang) ad essermi veramente piaciuto. La storia è reale ma allo stesso tempo trasfigurata dalla descrizione dei personaggi, in particolare il killer, magistralmente interpretato da Bardem, che impersona un male asettico che si accorda con arrivismo e potere. Il male è primitivo ed incapace di esercitare una propria scelta ma solo obbedire al destino. Destino tanto democratico quanto imprevedibile, che si scontra spesso con la coscienza e la capacità di valutare dell'uomo civilizzato.
Dietro una trama da thriller-poliziesco i Coen racchiudono riflessioni ben più profonde e si dedicano all'allestimento di un personaggio cupo, enigmatico, senza mai perdere di vista la precisione del racconto.
E' raro di questi tempi vedere film così incisivi.
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dovic86
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mercoledì 14 ottobre 2009
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non si racconta il finale!
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Recensire un film non significa raccontare tutta la storia, finale compreso! Va detto solo ciò che è strettamente necessario per la comprensione del lettore.
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turkish
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giovedì 17 settembre 2009
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il surreallismo realistico dei fratelli cohen
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Un film surreale da vari pun di vista ma al contempo reale nel trattare la violenza e uno spaccato dell'america desertica dove la legge viene messa ha tappeto.Girato meravigliosamente e abilmente la trama è chiara fin da subito e appassionante con dialoghi glaciali e penetranti che rimangono nella mente dello spettatore(favoloso il faccia a faccia tra Moss e il commesso del negozio).Il finale è tutto meno che definito e forse in questa ambiguità lo spettatore non deve nemmeno cercare una risposta/messaggio.
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poison
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venerdì 11 settembre 2009
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stupendo
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Non potete dire assolutamente niente, questo film è un capolavoro e chi non lo apprezza non capisce niente di cinema, oggettivamente non si può dire che non è un capolavoro!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
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assurbanipal3
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domenica 9 agosto 2009
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un capolavoro
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assurbanipal3
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domenica 9 agosto 2009
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fantastico
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danilodac
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domenica 9 agosto 2009
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non è un paese per vecchi
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A far da motore all’azione vi è una valigetta contenente due milioni di dollari, ritrovata da Moss (J. Brolin) nel bel mezzo di una tipica zona desertica del Texas. Il bottino è l’unico sopravvissuto ad una strage tra bande di criminali messicani; Moss pensa di tenere il denaro, ma dietro l’angolo vi è un glaciale assassino a pagamento che ha il compito di recuperarlo.
Per il loro 12° film i Coen scelgono di raccontare una storia che rappresenta il compendio della loro intera opera cinematografica.
In questa laconica eppur poliedrica “sentenza”, illuminata dalla splendida fotografia di Roger Deakins, si percepisce un’acuta analisi di carattere del mondo passato e odierno, scaturita da una volontà che rimane congelata anche nei momenti più assurdi.
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A far da motore all’azione vi è una valigetta contenente due milioni di dollari, ritrovata da Moss (J. Brolin) nel bel mezzo di una tipica zona desertica del Texas. Il bottino è l’unico sopravvissuto ad una strage tra bande di criminali messicani; Moss pensa di tenere il denaro, ma dietro l’angolo vi è un glaciale assassino a pagamento che ha il compito di recuperarlo.
Per il loro 12° film i Coen scelgono di raccontare una storia che rappresenta il compendio della loro intera opera cinematografica.
In questa laconica eppur poliedrica “sentenza”, illuminata dalla splendida fotografia di Roger Deakins, si percepisce un’acuta analisi di carattere del mondo passato e odierno, scaturita da una volontà che rimane congelata anche nei momenti più assurdi.
L’ibrida natura di questa tragica odissea nei meandri della malvagità umana è l’essenza stessa dell’opera cinematografica dei Coen, caratterizzata dall’imprevedibile mescolanza dei generi.
Attraverso le disavventure del protagonista(?) e del suo implacabile, folle inseguitore, vengono poste molte domande, alle quali difficilmente si può trovare una risposta.
Il Paese a cui allude il titolo è il Texas, perfetto sfondo per un’esistenza angosciante, avida e perfino immune, spavalda di fronte al giudizio degli uomini.
In questa “apocalisse”, sarebbe difficile stabilire quanto la lente deformante del grottesco alteri la vicenda, che pur tra passaggi di azione iperbolica riesce ad apparire secca, fulminea,realistica. Anche nelle più crude scene di violenza infatti, non c’è compiacimento.
Caratterizzato da un ritmo svelto, spiccio nel mostrare gli eventi, il racconto può risultare a tratti spiazzante, soprattutto a causa del funzionale utilizzo di un tono freddo e distaccato che permette sì allo spettatore di entrare in simbiosi con il film, ma anche di rimanerne al di fuori. La perfetta miscela di suspense, azione, mistero, humour nero, contribuiscono non poco alla riuscita caratterizzazione di un mondo violento, freddo e insensato nella sua follia estrema, turgida e maledetta.
Tutto, o quasi, nel film è accennato, suggerito; Il principale obiettivo dei Coen è, infatti, mostrare, esentandosi da qualsiasi giudizio critico o morale. Anche nell’approfondimento psicologico dei personaggi vi è una voluta insoddisfazione cognitiva che lascia libero lo spettatore di credere o di immaginare, di supporre o di rifiutare.
Nel contesto di un universo spaesato, senza guida e alla deriva, il personaggio di Tommy Lee Jones, in cui s’imprime la metafora del film, vive un incubo ad occhi aperti. Più che un film sulla violenza, è un film sulla normalità della violenza, in un Paese in cui neanche più la normalità ha un’identità precisa.
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sinkro
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giovedì 6 agosto 2009
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tante speranze andate in fumo
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Qualche buona scena diluita in 2 ore di film dove ogni 5 minuti c'è violenza efferata e gratuita (e dove i critici vedano queste morti divertenti non so). Più gratuita è, meglio è.
Non fa ridere, non fa piangere, non fa riflettere. Non fa.
Incapibile la marea di premi vinti.
Un pessimo film fatto molto bene. Sempre pessimo rimane. Per la trama, la violenza, la paradossalità, la mancanza di verosomiglianza (a partire dalle due armi enormi che si porta dietro il killer anche in un palazzo dove entra nell'ufficio di un boss senza che nessuno si insoppetisca e senza aver sparato un colpo prima in quanto non ha una macchia di sangue) sconsiglio la visione e torno a guardarmi Lebowski.
[+] non focalizziamoci su insignificanti dettagli
(di giancojazz)
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[+] la violenza...
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simonex94
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mercoledì 15 luglio 2009
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ma che genere cinematografico guardi?maverick!!!!!
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the departed, fight club, the hours, a beautiful mind, the prestige!!!! alcuni film che dovresti guardare!!!! meno male che hai 16 anni eh!!il cinema non è,decisamente, il tuo forte!!!
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simonex94
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martedì 7 luglio 2009
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scusate un attimo!!!!!!!!
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ma i forum nn dovrebbero servire a confrontare le nostre idee!!??? xke io leggo un sacco di commenti dove ci sono MOLTE persone ke danno dei deficienti stupidi cretini agli altri, solo PERCHE LA PENSANO DIVERSAMENTE!!! ognuno nn dovrebbe avere il diritto di pensarla come vuole!?????
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