Titolo originale | Rabbit-proof Fence |
Anno | 2002 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Australia |
Durata | 94 minuti |
Regia di | Phillip Noyce |
Attori | David Gulpilil, Everlyn Sampi, Tianna Sansbury, Laura Monaghan, Ningali Lawford Myarn Lawford, Deborah Mailman, Jason Clarke, Kenneth Branagh, Natasha Wanganeen. |
Tag | Da vedere 2002 |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,32 su 7 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 23 dicembre 2011
Un film di denuncia tratto da una storia vera: lla deportazione di migliaia di bambini meticci aborigeni da parte del governo australiano terninata negli anni Settanta. In Italia al Box Office La generazione rubata ha incassato 65,1 mila euro .
CONSIGLIATO SÌ
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Nel 1931 l'Australia ha due problemi principali. Da una parte l'invadenza dei conigli, per difendersi dai quali è stata costruita una recinzione che taglia l'intero continente. Dall'altra l'esistenza degli aborigeni, che si pensa di "addomesticare" strappando i più giovani alle famiglie di appartenenza per deportarli in appositi "campi" di rieducazione dove dovranno imparare ad obbedire ai bianchi. Tra le vittime anche Molly, Gracie e Daisy Craig, tre bambine che decidono di fuggire percorrendo le 1.500 miglia necessarie per tornare a casa. Nonostante l'accanimento del funzionario predisposto all'attuazione del programma e gli sforzi della guida indigena incaricata di ritrovarle, due su tre ce la faranno.
Tratto dal romanzo di Doris Pilkington Garimara (peraltro basato su una storia vera), La generazione rubata è un buon film. Il regista mescola con una certa abilità istanze storico/sociali e senso dello spettacolo, supportato anche da un cast privo di nomi famosi (a eccezione di Branagh) ma efficace. Civile, coinvolgente, forse di impianto un po' vecchiotto. Nota di merito a parte per la fotografia di Christopher Doyle e per la dolente colonna sonora di Peter Gabriel
Sono molti i registi australiani che dopo essersi messi in evidenza in patria sono andati verso gli Stati Uniti per dirigere film di budget hollywoodiano. Tra questi uno dei più talentuosi è Phillip Noyce. Ma le radici sono forti. Soprattutto per chi, come Noyce, non dimentica che l'Australia, come la conosciamo oggi, è stata fatta a scapito di chi in quella terra abitava da sempre: gli aborigeni. In uno dei suoi primi film, Backroads, Noyce aveva già puntato l'obiettivo sulla questione. Per questo quando Doris Pilkington lo ha chiamato per sottoporgli il suo romanzo, Noyce non solo lo ha letto, ma è tornato in Australia per trasformarlo in film. Un film che racconta una vicenda poco nota al grande pubblico. Nei primi decenni del `900, il governo aveva deciso di preoccuparsi dell'educazione dei meticci, i figli di bianchi e aborigeni. Per questo aveva allestito un'apposita struttura che con l'aiuto della polizia aveva il compito di rapirli per deportarli in collegi dove sarebbero stati cristianamente educati alla civiltà. La nostra. Doris Pilkington è figlia di Molly Craig e nel romanzo ne racconta la storia. Nel 1931 Molly, quattordici anni, viene rapita con la sorellina Daisy di otto e la cuginetta Gracie di dieci. Sono portate in un centro che dista 1500 miglia dal loro villaggio. Ma Molly, nonostante il rischio di severe punizioni, decide di tentare la fuga, con le due bimbe al seguito. Per orientarsi costeggiano il Rabbit Proof Fence (titolo originale del film) ossia il recinto per fermare i conigli che devastavano le coltivazioni, un recinto lungo migliaia di chilometri. La storia del film è la lunga fuga di tre bimbe braccate. E non si creda che questi rapimenti fossero cose d'altri tempi, il governo australiano ha seguito questa pratica sino ai primi anni `70. E le vittime di quell'educazione mostruosa sono oggi definite generazione rubata. Noyce, con un budget modesto, ha cercato non tanto di risarcire chi ha subito un'ingiustizia patente, nessuno potrà restituire anni e vite rubate e stravolte, ma dare visibilità agli aborigeni, alla loro storia e alla loro cultura. Perché intorno a quella incredibile fuga c'è una concezione e una conoscenza del mondo che l'uomo bianco non è riuscito a estirpare nonostante tutte le violenze commesse in nome della civiltà. Everlyn Sampi, Laura Monaghan, Tianna Sansbury sono le tre ragazzine protagoniste del film, braccate dal più grande tra gli attori aborigeni David Gulpilil su ordine di un Kenneth Branagh magnificamente odioso per un racconto indimenticabile. E una volta tanto vale la pena di avere informazioni dettagliate su storia e geografia della vicenda rintracciabili al sito (http://www.rabbitprooffence.com.au/).
Da Il Manifesto, 1 dicembre 2002
Questo film è una critica all'istituzione australiana degli anni trenta. A quel tempo, migliaia di bambini aborigeni venivano portati via dalle loro famiglie dalle autorità australiane e portati in campi di rieducazione. La storia racconta di come tre sorelle, strappate via alla madre con la forza, vengano rinchiuse in uno di questi campi e di come riescano poi a sfuggire ai loro schiavisti.
Vedi la firma di Phillip Noyce, autore di film come "Ore 10 calma piatta" e "Il collezionista di ossa", e pensi che magari si tratta di un thriller: in ogni caso quello che non sospetti è di trovarti di fronte a una pellicola ambientata nel bush australiano. Con La generazione rubata il cinquantaduenne regista, che prima di diventare un fabbricante di successi hollywoodiani era stato uno dei pionieri [...] Vai alla recensione »
Lineare, drammatico, vigoroso, alimentato da un fervore civile che commuove senza sentimentalismi o volgari cedimenti, La generazione rubata è un terso e veemente film che utilizza la macchina da presa, i paesaggi desertici e sconfinati, le facce autentiche delle sue giovanissime attrici, la tenacia odiosa del personaggio, realmente esistito, interpretato da Kenneth Branagh (A.
Phillip Noyce è uno dei tanti australiani di Hollywood: autore discontinuo, non privo di un talentaccio spettacolare (ricordiamo Ore 10: calma piatta, dove "inventò" Nicole Kidman, e due robusti thriller come Giochi di potere e Il collezionista di ossa). Con La generazione rubata torna nella natia Australia, e fa iI colpaccio. Il film è bellissimo, e sottrae all'oblio un capitolo rimosso della storia [...] Vai alla recensione »
Straordinaria storia vera di liberazione, un Pollicino tenebroso, intenso e di necessità civile. Molly, Daisy e Grace, bambine australiane aborigene, percorrono 1500 miglia per sfuggire ai campi di concentramento bianchi per la continuità della razza (chiamate colonie speciali) e tornare in famiglia. Il titolo originale ( Rabbit-Proof Fence) si riferisce alla barriera di ferro lunga migliaia di chilometri [...] Vai alla recensione »
Sono molti i registi australiani che dopo essersi messi in evidenza in patria sono andati verso gli Stati Uniti per dirigere film di budget hollywoodiano. Tra questi uno dei più talentuosi è Phillip Noyce. Ma le radici sono forti. Soprattutto per chi, come Noyce, non dimentica che l'Australia, come la conosciamo oggi, è stata fatta a scapito di chi in quella terra abitava da sempre: gli aborigeni. Vai alla recensione »