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Non c'è posto per lo sposo, un'opera che non sfigurerebbe in un'antologia della commedia

Sirk sembra aver disconosciuto un film che in realtà non ha nulla di mediocre. Scelto all'interno della retrospettiva curata dal Festival di Locarno. 
di Giancarlo Zappoli

venerdì 12 agosto 2022 - Festival

In un libro intervista sulla sua filmografia, a proposito di questo film Sirk dichiara di non ricordare nulla della sua lavorazione. Sembra quasi un disconoscimento di un'opera realizzata su commissione. Probabilmente è andata così ma, nonostante tutto, lo si potrebbe utilizzare in un corso su come la commedia (anche quella apparentemente più leggera) possa elevarsi sopra la mediocrità se ha alla regia una mente capace di piegare una sceneggiatura apparentemente banale sfruttandone tutti i possibili sottotesti. A partire da quello del rinvio della 'consumazione' del rapporto costantemente ostacolata dagli eventi anche quando si hanno le chiavi di un appartamento prestato dal migliore amico di lui. 

C'è poi uno sguardo non benevolo su un'America che, dopo la fine della seconda guerra mondiale sente il bisogno di affrontare un  nuovo conflitto glorificando retoricamente i propri 'eroi' salvo poi cercare di imbrogliarli o comunque costringerli a cedere alla logica del profitto.

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