Jam

Film 2018 | Drammatico 102 min.

Regia di Sabu (II). Un film con Shô Aoyagi, Keita Machida, Nobuyuki Suzuki, Shintarô Akiyama, Shûhei Nogae. Cast completo Titolo originale: Jam. Genere Drammatico - Giappone, 2018, durata 102 minuti. - MYmonetro 3,00 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento lunedì 29 aprile 2019

Tre storie che si intrecciano in tre diversi generi.

Consigliato sì!
3,00/5
MYMOVIES 3,00
CRITICA
PUBBLICO 3,00
CONSIGLIATO SÌ
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Cinema
Un sofisticato ritratto della malinconia attraverso l'uso dei generi.
Recensione di Tommaso Drudi
lunedì 29 aprile 2019
Recensione di Tommaso Drudi
lunedì 29 aprile 2019

C'è qualcosa di sfuggente in Jam, qualcosa di non immediatamente cartografabile, qualcosa che viaggia tra frenesia di ricomposizione collettiva e simulazione di realtà. Di certo l'ultimo film di Sabu è una rotativa di emozioni, un sofisticato ritratto della malinconia connessa ai generi e agli ingranaggi del cinema tramite l'acuto processo di volizione.

Nonostante un inizio brusco, nel quale veniamo trasportati nel sedile posteriore di un'auto lanciata nel traffico cittadino a folle velocità, l'andatura di Jam cede ad un passo rilassato e profondamente intimo, in cui la polifonia di registri abbraccia una molteplicità di spunti narrativi.

Tre sono infatti le storie raccontate, ciascuna destinata ad incrociarsi con le altre: un popolare cantautore enka è alle prese con le ossessioni di un'attempata fan, mentre un giovane ex galeotto cerca vendetta nei confronti dei compagni che lo hanno abbandonato tra le mani della polizia e infine un ingenuo ragazzo è convinto di poter aiutare la fidanzata ad uscire dal coma accumulando giorno dopo giorno buone azioni.

Una consorteria di personaggi bizzarri, insomma, dalle traiettorie narrative distanti solo all'apparenza e che troveranno nel rocambolesco scioglimento finale una piena ragione d'essere. Il discorso inizia sempre da un rapporto di coppia, sia pure esso casuale o precedentemente costituito, dal quale scaturiscono prototipi di assurdità beckettiana, in bilico tra dramma e commedia, che accompagnano la singola esperienza all'interno di un genere o di una riflessione particolare.

Molto più elegante e genuino di quanto non appaia in principio, Jam si muove tra le pieghe del racconto con grande consapevolezza delle tempistiche e approccia ciascuna storia con una specificità tematica davvero intelligente. Nella vicenda relativa al giovane vendicatore, il quale, nel generoso tentativo di portare un'anziana in sedia rotelle alla stazione, si aggira per le strade notturne della città armato di martello e monoespressività (si sprecano le analogie con il Ryan Gosling di Drive), il regista e sceneggiatore Sabu rielabora sia lo stilema del road movie con la strana coppia sia l'idea, rivisitata in chiave quasi parodica, dell'eroe tipico del film di vendetta, invincibile a prescindere dalla forza e, soprattutto, dalla quantità dei nemici che affronta.

Sono meno intensi ma ben più esilaranti i momenti che coinvolgono il giovane musicista e l'isterica "number one fan", a cominciare dalle ridicole canzoni di lui che mandano in estasi gruppi di ricche annoiate fino alle divertentissime riunioni post-concerto in cui le seguaci tentano, con voli pindarici ai limiti dell'assurdo, di dare i più filosofici significati a brani di spicciolo sentimentalismo.

Difficile non associare l'atteggiamento critico, seppur bonario, di Sabu alla vacuità dei testi musicali delle giovani pop star giapponesi e, perché no, all'ingenuità con cui oggi il fan, in un'epoca cinematografica di fidelizzazione massiva, guarda senza un vero spirito critico ai prodotti di cui è appassionato. Allora le letture si moltiplicano, le interpretazioni si arricchiscono minuto dopo minuto sempre nel segno di uno stile elaboratissimo e mai snob, itinerante tra i generi e puntuale nell'inquadrare le modalità giuste con cui fare storytelling.

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