Gabo - Il mondo di Garcia Marquez

Film 2015 | Documentario, +13 90 min.

Regia di Justin Webster. Un film Da vedere 2015 con Juan Gabriel Vasquez, Gerald Martin, Jaime Garcia Marquez, Aida Garcia Marquez. Cast completo Titolo originale: Gabo, la Magia de lo Real. Titolo internazionale: Gabo: The Creation of Gabriel Garcia Marquez. Genere Documentario, - Spagna, Gran Bretagna, Colombia, Francia, 2015, durata 90 minuti. Uscita cinema giovedì 10 novembre 2016 distribuito da Cineama. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +13 - MYmonetro 3,23 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento lunedì 7 novembre 2016

La vita di Gabriel García Márquez, cresciuto nella povertà della provincia colombiana e diventato un grande, grandissimo romanziere.

Consigliato sì!
3,23/5
MYMOVIES 3,50
CRITICA
PUBBLICO 2,95
CONSIGLIATO SÌ
90 minuti secchi su Gabo, appoggiati su un repertorio fotografico cospicuo ed estratti puntuali da video interviste dello stesso autore.
Recensione di Raffaella Giancristofaro
Recensione di Raffaella Giancristofaro

Creatore di mondi reali e fantastici, protagonista di un'esistenza eccezionale che li alimentò: Gabriel García Márquez (1927-2014) è stata la voce dell'America Latina e il testimone di suoi svariati passaggi politici, non solo da scrittore ma anche da giornalista. Il film del documentarista inglese (ma residente a Barcellona) Justin Webster parte dalla cerimonia del Premio Nobel per la letteratura ricevuto dal colombiano nel 1982 per poi ricostruire le diverse circostanze che lo portarono da un villaggio ai confini del mondo alla fama mondiale e alla partecipazione politica.
L'approccio a una materia tanto nota e riconosciuta è antiapologetico e molteplice: a parte i fratelli, che ottemperano alla funzione di ricordare i momenti della vita familiare, ci sono lo scrittore, il biografo, l'amante, il politico di razza, gli amici, i colleghi giornalisti: tutti rievocano "Gabo" dal loro punto di vista, senza affannarsi a celebrarne il genio, piuttosto concentrandosi nel condividerlo e raccontarne anche gli aspetti più quotidiani. Un notevole sforzo di sintesi in 90 minuti secchi, appoggiati su un repertorio fotografico cospicuo ed estratti puntuali da video interviste dello stesso autore; montati tenendo un ritmo piano ma costante, e in funzione anche della visione televisiva, ma non per questo meno efficaci.
In ossequio allo spirito del suo oggetto, Gabo cerca l'apertura alla conoscenza del mondo interiore dello scrittore, individuandone rapidamente, senza enfasi né pedanterie, le ossessioni dell'opera: nostalgia, solitudine, violenza, amore, illusione umana di controllare il destino. Il ritratto che ne risulta è di un uomo dall'infanzia misteriosa, nel paesino di Arataca (il Macondo della finzione di "Cento anni di solitudine") caratterizzato da adulti violenti e viziosi. Un bambino cresciuto con i nonni materni, che avevano ripudiato la figlia per l'uomo che aveva scelto, recettore quindi di racconti della guerra civile e superstizioni ataviche. Un universo bifronte, speculare, rielaborato decenni dopo, e non solo in saga umanista, attraverso un continuo lavoro di rifinitura, stratificato nella memoria, radicato in luoghi precisi e capace di parlare ai lettori di tutto il mondo. Cristallizzato in una formula, "realismo magico", qui esemplarmente spiegata dallo scrittore Juan Gabriel Vásquez.
Rispettato da leader politici come Fidel Castro, la cui amicizia condizionerà buona parte della sua carriera, e Bill Clinton (che in questa sede si rivela un suo lettore appassionato), l'autore di "Cronaca di una morte annunciata" viene ricordato anche in parallelo per il ruolo di sostenitore del disgelo tra Usa e Cuba, oppositore dei governi di destra che funestarono il Sud America negli anni '70, indagatore dei meccanismi della violenza e del narcotraffico. L'ammirazione dei colleghi non sconfina mai in santino, le affermazioni sono corredate da citazioni dei suoi scritti o dal racconto di testimoni. Nell'impossibilità di rendere pienamente la parabola di un aspirante artista partito dalla Colombia alla scoperta dell'Europa e degli Stati Uniti, affascinato dalla rivoluzione culturale di Che Guevara, ritrovatosi improvvisamente ricco e famoso dopo aver conosciuto la povertà, testimone di mondi dalle velocità opposte, Gabo rincorre tanti fili rossi nella narrazione: la curiosità dell'artista per la vita, il profondo senso di ingiustizia avvertito per la morte, il dialogo necessario con il mondo artistico a lui contiguo, la determinazione a fare arte e meraviglia del dato storico e biografico, la coerenza nella difesa dei diritti civili, la consapevolezza dell'intellettuale di essere a rischio strumentalizzazione. Biografia avventurosa e omaggio sui luoghi dell'ispirazione, Gabo coniuga sapientemente crudeltà e tenerezza, storia e utopia.

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PUBBLICO
RECENSIONI DALLA PARTE DEL PUBBLICO
giovedì 17 novembre 2016
buio in sala

di Buio in sala Uno scrittore indispensabile. Questo è stato, ed è tuttora, Gabriel Garcia Marquez per milioni di lettori in ogni angolo del mondo. Ed è con questa convinzione che si esce dal cinema dopo aver visto “Gabo”, il documentario firmato da Justin Webster. Che si sofferma non soltanto sulle opere dello scrittore colombiano, sulla sua fantasia, sul suo straordinario [...] Vai alla recensione »

FOCUS
FOCUS
martedì 6 giugno 2017
Pino Farinotti

"Muchos años después, frente al pelotón de fusilamiento, el coronel Aureliano Buendía había de recordar aquella tarde remota en que su padre lo llevó a conocer el hielo.." Macondo era entonces una aldea de veinte casas de barro y cañabrava construidas a la orilla de un río de aguas diáfanas que se precipitaban por un lecho de piedras pulidas, blancas y enormes como huevos prehistóricos. El mundo era tan reciente, que muchas cosas carecían de nombre, y para mencionarlas había que señalarlas con el dedo." 

Un assaggio, per la musica, per il suono, in lingua spagnola di uno degli incipit più nobili della letteratura del novecento. Eccolo tradotto: "Molti anni dopo, di fronte al plotone di esecuzione, il colonnello Aureliano Buendía si sarebbe ricordato di quel remoto pomeriggio in cui suo padre lo aveva condotto a conoscere il ghiaccio. Macondo era allora un villaggio di venti case di argilla e di canna selvatica costruito sulla riva di un fiume dalle acque diafane che rovinavano per un letto di pietre levigate, bianche ed enormi come uova preistoriche. Il mondo era così recente, che molte cose erano prive di nome, e per citarle bisognava indicarle col dito".

Trattasi di Cien años de soledad, Cent'anni di solitudine, romanzo del colombiano Gabriel Garcia Marquez (1927-2014), che si presentò al mondo il 6 giugno del 1967.

L'editoriale parte da un paradosso curioso, magari incomprensibile: il romanzo non è diventato un film. Quasi un unicum, che fa il paio con un altro "titolo del secolo", Il giovane Holden di Salinger. Una ragione può esserci, assolutamente ideale, è come se Garcia Marquez e Salinger volessero preservare le loro opere: letteratura pura, non contaminata dal cinema. Una compensazione può essere considerato il documentario Gabo, su Marquez, dove naturalmente il co-protagonista non può che essere il romanzo.

Quando uscì "Cent'anni" divenne una sorta di big bang della letteratura sudamericana e si pose come un precedente dal quale non si è più potuto prescindere. Condizionando, persino sorpassando, i codici delle grandi letterature occidentali. Allora lo leggemmo tutti, studenti, borghesia, intellighenzia, antagonisti. E non era casuale quel 1967, l'anno degli studenti di Berkeley, che anticiparono i movimenti successivi della Sorbona e della Statale di Milano. "Cent'anni" "calava" dunque su scenari vasti e ardenti, e fu la sua fortuna, se è vera la didascalia corrente in quell'epoca, accreditata da tanta gente, e da molti specialisti: "Garcia era lo scrittore più importante del mondo, così come "Cent'anni" era il libro più importante."

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