Caleidoscopio

La storia, a prescindere dall'ordine di visione, verte su un gruppo eterogeneo di ladri, ognuno specializzato e reclutato per svolgere un ruolo specifico in quella che sarà la rapina del secolo: 7 miliardi di dollari in obbligazioni, in mano alla cosiddetta Triade. I tre bancari possessori delle obbligazioni si sono infatti rivolti a Roger Salas (Rufus Sewell - The Man in the High Castle) il quale ha costruito il caveau più sicuro al mondo. La banda, capeggiata da Leo Pap (Giancarlo Esposito - Breaking Bad), svilupperà un piano perfetto, ma ognuno perseguirà motivazioni personali che lasceranno così spazio a errori e colpi di scena.

Netflix prova a recuperare la sua audience dopo aver perso, per la prima volta in dieci anni, ben 200mila abbonati, e lo fa spingendo il pedale dell'interattività. Ma qualcosa, ancora, non funziona.

Il gennaio del 2023 si apre con Caleidoscopio, un esperimento che, più che la trama o la definizione psicologica dei personaggi, agisce sul montaggio degli 8 episodi che la costituiscono, chiedendo agli stessi spettatori di comporre l'ordine temporale di visione. Ma facciamo un passo indietro.

Ricordiamo tutti l'estasi e l'interesse per l'episodio speciale di Black Mirror: Bandersnatch. Era il 28 dicembre 2018, quando la pandemia globale era solo la trama di alcuni film di inizio millennio, e potemmo tutti giocare con il primo film interattivo proposto dalla piattaforma streaming, cliccando o premendo il pulsante che ci rimandava indietro o avanti in una sceneggiatura metanarrativa e coinvolgente. Il successo di Bandersnatch derivava non solo dal formato interattivo ma anche da una particolare attenzione ai punti di accesso, ai riferimenti narrativi (da Lewis Carroll al mondo videoludico) e culturali - si pensi alla rilettura degli Anni '80, decennio che proprio in quegli anni veniva riscoperto e riportato sui nostri schermi.

La nuova miniserie, prodotta dalla Scott Free Production di Ridley Scott e creata da Eric Garcia, viene da subito pubblicizzata come una serie innovativa e rivoluzionaria, per via della sua assenza di linearità. Almeno così sembrerebbe: ogni episodio, intitolato con un colore, può essere l'episodio iniziale e spetta a noi scegliere l'ordine degli stessi.

Malgrado una buona regia e una corretta fotografia - ogni colore sarà dominante nel rispettivo episodio e connesso tematicamente a un personaggio - Caleidoscopio si affida troppo alla forma e poco al contenuto. A differenza di Bandersnatch, la miniserie heist ha come primario rimando quello al grande successo globale de La casa di carta, di cui risulta una fievole imitazione, sia nella costruzione della gang, con un nuovo "Professore" motivato da ragioni personali, sia nella composizione del piano.

Il crimine portato in scena viene, sì, curato in ogni dettaglio, ma la sua scomposizione in episodi che siano autosufficienti non è del tutto garanzia di una visione soddisfacente. Malgrado l'invito della piattaforma a seguire dei percorsi di visione consigliati (cronologico, à la Tarantino, come un classico giallo), la scelta di un episodio piuttosto che un altro può inevitabilmente concedere degli spoiler di una storia che, alla fine, si avrà nella sua interezza e i cui elementi saranno noti a tutti coloro che la completano. Il "caleidoscopio" costruito da Garcia è un'illusione, come lo strumento composto da schegge colorate che ci dà l'idea di un movimento intrinseco, ma è altrettanto illusorio l'intento della piattaforma di concedere ai propri spettatori una supposta libertà compositiva. Piuttosto che interattivo, il risultato è statico; anziché di libertà, la nostra sensazione è quella di essere imprigionati in un'artificiosa scatola di misteri che, prima o poi, ci verranno svelati.

Pur adottando un montaggio "flaneur", come quello scelto da chi scrive - nello specifico individuando negli oggetti o nei vestiti mostrati nelle ultime inquadrature, come in un gioco, il colore dell'episodio successivo da vedere - è evidente come non sempre l'ordine sia quello più adatto. Spesso la scelta è destabilizzante e fuorviante, e ne deriva un puzzle narrativo sincopato, tra il posizionamento di una delle tessere del puzzle prima o dopo, confondendo ulteriormente la temporalità con flashback a 25 anni prima e flash-forward ad alcuni mesi dopo la rapina.

La narrazione appare così non lineare, disomogenea, ma si tratta semplicemente di un'illusione, appunto, più di chi scrive che di chi legge: il racconto è, di fatto, estremamente lineare - con non pochi buchi nella sceneggiatura - e dimostra l'interesse della piattaforma a sfruttare il successo momentaneo di un prodotto, la sua "eventualità", piuttosto che la qualità. 